Manifestazioni in 13 città organizzate dal movimento Priorità alla scuola
“No alla didattica a distanza”

In risposta all'ordinanza del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che giovedì 15 ottobre ha ducescamente chiuso per quindici giorni le scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio regionale, il 19 ottobre il Comitato Priorità alla Scuola ha organizzato una serie di manifestazioni di protesta, presidi e flash mob davanti alle prefetture e alle principali sedi istituzionali di 13 città e 10 regioni su tutto il territorio nazionale per ribadire che “la scuola non si chiude, né in Campania, né altrove”.
Le manifestazioni sono iniziate a Roma, davanti al Miur e a Napoli davanti alla sede della Regione e sono preseguite per tutto il pomeriggio davanti alle sedi delle Regioni a Milano, Firenze, Bologna, Trieste, Bari, Torino e Pescara e nei pressi delle Prefetture di Padova, Reggio Emilia e Vicenza.
Mentre ad Avellino la protesta si è svolta davanti al Plesso scolastico Borgo Ferrovia.
“Con queste mobilitazioni – si legge in una nota - il Comitato vuole dare solidarietà agli studenti e alle famiglie campane e ribadire ancora una volta che il diritto all’istruzione in presenza deve essere garantito a tutti e uniformemente su tutto il territorio nazionale perché un diritto o è di tutti o si trasforma in privilegio.
Il Comitato – continua la nota – chiede di potenziare il trasporto pubblico e i servizi diagnostici, in modo che gli studenti e i lavoratori della scuola possano accedere rapidamente ai tamponi... Con i presìdi davanti alle sedi delle Regioni e delle prefetture vogliamo ribadire la nostra contrarietà alla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e il ricorso alla didattica a distanza che non può essere la soluzione per problemi, dai trasporti alla gestione sanitaria, per i quali occorre trovare alternative che non ne scarichino il peso su studenti e famiglie”.
Il 23 ottobre sono scesi in lotta anche gli studenti in tutto il Paese mobilitati davanti alle scuole e nelle piazze per ribadire che “è arrivato il momento di farci sentire, il governo Conte non può continuare ad ignorare le esigenze degli studenti.
Serve un piano nazionale che abbatta le classi pollaio, ampliando gli spazi e assumendo organico scolastico in più eliminando il precariato a cui centinaia di insegnanti sono costretti. Il trasporto pubblico va incrementato aumentando le corse sovraffollate attraverso l’inserimento di nuovi mezzi di trasporto che riescano ad accogliere le esigenze degli studenti, quanto a garantirgli di arrivare a scuola negli orari previsti in caso di entrate e uscite scaglionate. Vogliamo studiare in sicurezza in ogni tipo di situazione senza doverci ammalare. Il governo non può continuare a puntare sulla didattica integrata digitale senza tener conto di tutti quegli studenti che non hanno i dispositivi e connettività necessari per seguire le lezioni, isolandoli di fatto dalla didattica e alimentando la dispersione scolastica, così come gli studenti che hanno contratto il virus non possono essere isolati. Occorre fermare al più presto la dispersione scolastica che dopo la pandemia ha raggiunto il 14 percento con il picco al Sud dove raggiunge addirittura il 19, e permettere a tutti e tutte di accedere all'istruzione.
Se non verremo ascoltati continueremo a mobilitarci in tutto il Paese non ci stiamo a subire le conseguenze di un rientro mal gestito, che ha aspettato l'ultimo momento per finanziare e organizzare il rientro a scuola!”.
Le decisioni imposte dal dittatore antivirus Conte con l'ultimo Dpcm confermano il totale fallimento dell'azione di governo sul fronte scolastico e sanitario. In otto mesi la ministra Azzolina non ha fatto niente per garantire la riapertura delle scuole in presenza e in sicurezza. Basti pensare alla pubblicazione delle nuove graduatorie on line, quasi tutte con punteggi sballati e sotto ricorso, che a tutt'oggi stanno procurando gravissimi ritardi per le nomine dei supplenti. Per non parlare dei famigerati concorsi, prima rimandati, e poi imposti in presenza dalla ministra Invece di assumere tutto il personale e i docenti precari necessari per far fronte all'emergenza, Azzolina ha ostinatamente rifiutato perfino la stabilizzazione di 32 mila docenti, previa prova per titoli e servizio, costringendo così 65 mila persone a muoversi in tutto il paese per partecipare alle prove concorsuali che andranno avanti fino al 9 novembre. Mentre le “classi pollaio” sono addirittura aumentate rispetto all'anno scorso; non sono stati individuati spazi alternativi consoni per la didattica in presenza sdoppiando ad esempio le classi e tutelando così il tempo-scuola; non è stato potenziato il trasporto pubblico locale; non è stata presa nessuna misura per evitare la didattica a distanza alternata sistematicamente con quella in presenza con il conseguente frazionamento delle lezioni; nessun provvedimento è stato adottato per effettuare tamponi rapidi e continuativi per rilevare i contagi da Covid e addirittura in molti istituti manca perfino il medico scolastico e la sala Covid, così come chiesto dai vari movimenti e associazioni di studenti, genitori e insegnanti scesi in piazza nei mesi e nelle settimane scorse.
Di fronte alla nuova ondata di contagi già prevista fin dalla scorsa primavera, il premier Conte e la ministra Azzolina hanno risposto con l'ennesimo Dpcm che di fatto impone la strutturazione per tutto l’anno scolastico dell’alternanza tra la didattica in presenza e quella online alle superiori scaricando così tutte le responsabilità e l'organizzazione sulle singole istituzioni scolastiche alle prese entrate scaglionate, doppi turni e ritmi di lavoro insostenibili per tutto il personale scolastico.
Il tutto, ha minacciato a più riprese Conte, in attesa di altri provvedimenti primo fra tutti un nuovo confinamento e chiusura totale delle scuole qualora la situazione dei contagi non dovesse migliorare nelle prossime settimane. Buttiamo giù questo governo prima che sia troppo tardi.

28 ottobre 2020