Condanniamo le esecrabili decapitazioni di innocenti.
Per fermarle cessare la guerra e le provocazioni ai movimenti antimperialisti islamici
Grave responsabilità del guerrafondaio, provocatore e capofila dell'imperialismo francese Macron

 
Il 29 ottobre, subito dopo l'attentato terrorista di Nizza dove tre persone sono state accoltellate e uccise da un giovane islamico, il Ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin avvisava che la “guerra contro l’ideologia islamista”, contro “un nemico che è sia dentro che fuori”, avrebbe reso più probabili altri attacchi in Francia. In altre parole l'imperialismo francese, come ha in più di una occasione dichiarato il guerrafondaio Macron, si sente investito del dovere di guidare una nuova guerra santa contro la "minaccia islamica" in difesa del "mondo libero" e si muove in direzione opposta a quella necessaria per fermare la guerra e le provocazioni ai movimenti antimperialisti islamici. Il passo indispensabile per fermare anche le reazioni inaccettabili che hanno portano agli attentati e alle esecrabili decapitazioni di innocenti, alle cui famiglie esprimiamo le nostre condoglianze. Quella del 29 ottobre quando l'attentatore ha ucciso due persone e ha decapitato una donna nella Cattedrale di Nizza, preceduta da quella del 16 ottobre di un professore di storia a Conflans-Sainte-Honorine, una quarantina di chilometri a nord di Parigi, che in classe aveva mostrato le vignette satiriche su Maometto pubblicate nel 2015 dal settimanale Charlie Hebdo. I disegni ritenuti offensivi dagli islamici erano stati provocatoriamente ripubblicati lo scorso 2 settembre in occasione dell'inizio del processo contro i 14 presunti complici dei terroristi che il 7 gennaio 2015 avevano attaccato la sede della rivista uccidendo 12 persone.
L'azione davanti la cattedrale di Nizza ha inoltre una inaccettabile valenza religiosa che alimenta la fobia anti-islamica e la vomitevole campagna di stampa dei mezzi di informazione borghesi a favore di nuove crociate, una nuova guerra di religione in difesa della presunta "cristianità" europea e dell'occidente. Un polverone sollevato per ingannare le masse popolari e arruolarle in difesa della borghesia imperialista, in quella che invece è sostanzialmente una guerra politica, creata e alimentata dalle guerre scatenate dall'imperialismo in tutto il mondo e dall'oppressione del capitalismo all'interno degli Stati nazionali. Lo confermano le vicende della Francia che non a caso è spesso teatro di azioni terroristiche, le ultime nate in un clima già avvelenato.
Poco prima dei due gravi episodi, il 25 settembre, non lontano dalla sede oramai abbandonata di Charlie Hebdo a Parigi un giovane accoltellava due dipendenti di una radio che si trova nella sede del giornale. L'avvio di quel processo è stato accompagnato dalla riproposizione delle vignette incriminate, ripubblicate in nome di una falsa libertà di espressione intesa anche come diritto alla blasfemia, alla bestemmia e all'offesa religiosa, che può essere letta come una provocazione dal mondo musulmano perché ad esempio non tiene conto che nell'Islam è proibito qualsiasi tipo di rappresentazione visiva; un tema importante nella Francia dove sono presenti circa 6 milioni di musulmani francesi, quasi il 10% della popolazione e spesso provenienti dalle antiche colonie, non è solo un dibattito teorico ma una questione nazionale che Macron ha deciso di affrontare come una questione di ordine pubblico; dichiarava "difenderò sempre nel mio paese la libertà di parlare, di scrivere, di pensare, di disegnare" e il "diritto alla blasfemia", diritti da difendere con una guerra agli "islamisti che vogliono il nostro futuro" e con la chiusura di una cinquantina di associazioni, scuole coraniche e moschee accusati di diffondere le idee dell'Islam "radicale", comprese Ong umanitarie che contano sul sostegno di calciatori e rapper famosi. Macron è un paladino delle libertà fintantoché gli tornano comode e sono messe da parte per l'attacco islamofobico, al nemico islamico in casa e fuori, come aveva dichiarato il suo ministro dell'interno.
Nel discorso pronunciato il 2 ottobre nel quartiere di Les Mureaux, nella periferia parigina, Macron riprendeva un tema lanciato nel febbraio scorso sulla necessità di eliminare quello che aveva definito il “separatismo islamista” in Francia, presentato come la tendenza di alcuni settori della comunità islamica francese ad adottare regole e pratiche dettate dalla religione e non in linea con i principi costituzionali laici della Francia; quasi un passo verso l'indipendentismo, la rottura dell'unità nazionale ben più grave di una ghettizazzione, il termine forse più adatto a descrivere la situazione dei musulmani nelle periferie delle grandi città. Tanto valeva a Macron per sostenere un intervento pesante dello Stato centrale, attraverso una legge che presenterà entro il 9 dicembre, con l'obiettivo di mettere sotto il pieno controllo del governo il mondo islamico francese a partire dalla questione del finanziamento estero delle moschee e dei centri culturali in Francia, con soldi che arrivano soprattutto dal Qatar, e la creazione di un percorso di formazione nazionale dei responsabili religiosi, gli imam, oggi circa 300 provenienti in paeticolare da Turchia, Algeria e Marocco. Alla faccia delle libertà religiose e della separazione tra Stato laico e chiesa sventolate dal paladino Macron.
Eppure era lo stesso presidente francese a riconoscere parzialmente che il "separatismo" islamico in alcune aree del paese era nato per colpa dello Stato, per aver "concentrato popolazioni delle stesse origini, della stessa religione in determinate zone senza garantire una sufficiente mobilità economica e sociale". L'emarginazione e l'alienazione della comunità islamica, come quella della parte povera della masse popolari, è frutto delle politiche governative borghesi che riguardano la discriminazione sul lavoro e sulle concessioni dell'abitazione, sugli interventi brutali della polizia e di episodi quotidiani di razzismo. Macron lo sa benissimo ma gli torna più utile accusare la comunità musulmana francese di non volere o di non essere riuscita a “integrarsi” e di guardare al “separatismo” e usa strumentalmente gli episodi terroristici per dare un ulteriore giro di vite. E a condire il suo attacco islamofobo con l'affermazione che "l’Islam è una religione che oggi vive una crisi in tutto il mondo, una crisi profonda”.
A questa palese provocazione rispondeva il suo attuale avversario principale in campo avverso in questa guerra di religione, il fascista turco Erdogan che ha cercato visibiltà e lanciato il boicottaggio dei prodotti francesi per presentarsi come portavoce di un movimento di protesta islamico sceso in piazza in vari paesi contro le dichiarazioni del presidente francese. Iniziative che sono funzionali solo al suo progetto egemonico locale, al suo ruolo di nuovo Saladino, di guida almeno di un settore del mondo islamico e che ha già incrociato le spade con l'imperialismo francese in Libia ma anche in Siria e ora nel Mediterraneo orientale e nel Sahel, nella regione africana dove sarebbero schierati dalla stessa parte a combattere contro le formazioni islamiche antimperialiste.
Una mano al presidente francese correva a darla il suo predecessore, il socialista Francois Hollande che era a metà del suo mandato durante l'attacco a Charlie Hebdo del gennaio 2015. In una intervista del 17 ottobre, Hollande avvertiva: "Abbiamo sconfitto l'Isis (...). Abbiamo vinto molte battaglie ma non ancora la guerra. La Francia è nel mirino perché simbolo della libertà, della laicità, e perché siamo stati capaci di intervenire contro l'islamismo in Siria e in Mali". Metteva così a nudo il ruolo in prima fila dell'imperialismo francese, garantito sia coi socialisti sia con la destra al governo. Ed è precisamente l'interventismo imperialista e le guerre condotte negli ultimi 40 anni dall'imperialismo in Medio Oriente ad aver provocato fame, devastazioni e massacri che insanguinano quella regione e che non potevano non provocare anche reazioni inaccettabili come gli attentati contro civili all'interno dei paesi impegnati nella guerra. Durante gli anni della sua presidenza Il guerrafondaio, provocatore e capofila dell'imperialismo francese Macron ha accentuato la crociata imperialista antislamica nelle ex colonie in Africa, in Mali e nella regione del Sahel, dove guida la santa alleanza imperialista europea composta anche da soldati italiani e tedeschi e che rendono palesi le sue gravi responsabilità nel continuare a alimentare una guerra che deve cessare per rompere la catena guerra-attentati e il pesante carico di vittime civili.

4 novembre 2020