Reclamando libertà, lavoro, scuola, sanità, reddito, ristoro
Le piazze anti-Dpcm non si placano
A Firenze, Milano e a Torino il 26, i giovani e i giovanissimi in prima linea
Non lasciamo le piazze ai neofascisti

Al grido di libertà, lavoro, scuola, sanità, reddito, ristoro migliaia di giovani e giovanissimi, lavoratori, studentesse e studenti, disoccupati, cassintegrati, precari e vari settori dello spettacolo e della cultura, del turismo, ristoratori, baristi commercianti, lavoratori autonomi e partite Iva sono scesi in piazza in decine di città da Nord a Sud del Paese per protestare contro i decreti del dittatore antivirus Conte tesi a tutelare unicamente gli interessi della classe dominante borghese, del grande capitale e dell'alta finanza scaricando sulla pelle delle masse popolari e lavoratrici la spaventosa crisi economica del sistema capitalismo aggravata dall'emergenza sanitaria e condannando alla fame, alla povertà, all'isolamento sociale e alla morte vasti strati della popolazione.
Le manifestazioni, in gran parte spontanee, sono scoppiate all'indomani dell'approvazione del Dpcm del 24 ottobre che limita ulteriormente le libertà costituzionali, chiude le scuole e impone la didattica a distanza negli istituti superiori, riduce gli orari di apertura di negozi, bar e ristoranti e decreta la serrata totale di cinema e teatri, mostre e musei su tutto il territorio nazionale.
Pur avendo avuto sette mesi di tempo, Conte non è riuscito a preparare il Paese alla seconda ondata di contagi e adesso criminalizza soprattutto i giovani e gli studenti additandoli come i massimi responsabili del diffondersi dell'epidemia per giustificare l'imposizione del coprifuoco e di un nuovo regime di isolamento a livello territoriale.
Le prime proteste, a cui ha preso parte anche il PMLI, erano cominciate nella tarda serata del 23 e proseguite il 24 ottobre a Napoli dove migliaia di manifestanti hanno assediato palazzo S. Lucia, sede della Regione Campania, per protestare contro i diktat del presidente della Regione in camicia nera Vincenzo De Luca il quale, sulla base del Dpcm di Conte, ha emanato una serie di ordinanze neofasciste che prevedono fra l'altro la chiusura delle scuole, ulteriori restrizioni di orario per gli esercizi commerciali, il coprifuoco notturno e un lockdown di ben 40 giorni su tutto il territorio regionale.
Il corteo spontaneo che è sfilato per il centro cittadino con in testa le masse popolari giovanili, soprattutto dei quartieri popolari e studenti, è stato ripetutamente caricato dalle “forze dell’ordine” del ministro Lamorgese (M5S) che si sono accanite fino a tarda serata contro i manifestanti a suon di manganellate, blocchi stradali e veri e propri “check point” da Stato di guerra sparsi per la città. Nella zona di Chiaiano i manifestanti hanno opposto un vigoroso blocco contro la tracotanza delle istituzioni locali in camicia nera (Si leggano gli articoli pubblicati sullo scorso numero del Bolscevico ).
Il 26 ottobre altre migliaia di manifestanti si sono radunati in Piazza Plebiscito armati di cartelli e striscioni per chiedere le dimissioni del governatore De Luca e dire “Basta spese militari. Se ci chiudi ci paghi”, “la salute è la prima cosa ma senza soldi non si cantano messe”, “per gestire l’emergenza subito reddito per tutte/i”. La piazza è stata immediatamente blindata dalla polizia in assetto antisommossa per impedire al corteo di manifestanti di raggiungere la sede della regione Campania, a Santa Lucia. Un manifestante è stato arrestato.
Altre manifestazioni, cortei e presidi di protesta si sono svolti a Salerno e in provincia di Caserta .
Giovani e giovanissimi in prima linea nelle proteste anche a Firenze dove sono scesi in piazza i partiti con la bandiera rossa e la falce e martello contro il governo e il Dpcm e ha visto la partecipazione del PMLI (vedi articoli a parte). E a Torino dove sono state due le piazze che hanno espresso la rabbia contro il Dpcm del governo. Da un lato piazza Vittorio dove si sono concentrati centinaia di commercianti e ristoratori, dall’altro piazza Castello dove la polizia ha caricato violentemente a suon di manganellate e lacrimogeni i manifestanti scatenando la loro sacrosanta reazione. Che la stampa di regime definiva scene da “guerriglia urbana con devastazioni e saccheggi dei negozi” enfatizzandole col chiaro obiettivo di criminalizzare chiunque scende in piazza. 5 manifestanti sono stati arrestati e due denunciati per resistenza a pubblico ufficiale. Mentre un minorenne è stato ferito alla testa da una manganellata ed è stato necessario l'intervento del 118 e il ricovero in ospedale. Alle proteste iniziate la mattina del 26 ottobre hanno preso parte anche alcune centinaia di tassisti che si sono radunati nei pressi dell’Allianz Stadium.
Sempre il 26 ottobre a Milano altre centinaia di giovani manifestanti sono sfilati in corteo contro il governo Conte e al grido di “libertà, libertà”. Il corteo non autorizzato ha attraversato il centro della città partendo da piazzale Loreto, passando per Corso Buenos Aires, per poi cercare di raggiungere la sede della regione Lombardia dove è stato fermato e disperso a suon di manganellate, arresti e lacrimogeni dalla polizia schierata in assetto antisommossa. 28 manifestanti, tra cui 13 minori, sono stati arrestati e denunciati per resistenza, devastazione e saccheggi.
La procura per i minorenni di Milano ha già annunciato che è pronta ad aprire un fascicolo nei confronti dei 13 minori che verrà trattato “con particolare sollecitudine vista la gravità della vicenda”.
Ancora a Milano il 31 ottobre al grido di “Milano non morirà un Dpcm alla volta" centinaia di manifestanti in gran parte lavoratori autonomi e partite Iva sono tornati in piazza davanti alla sede della Regione Lombardia per protestare contro le misure messe in atto da governo e Regione.
I manifestanti hanno urlato slogan contro il governo e il lockdown imposto da Conte e dal governatore Fontana.
A Trieste migliaia di titolari di bar, ristoranti, pasticcerie, palestre e piscine sono scesi in piazza Unità.
"Ci avete preso in giro, ora ci state uccidendo", si legge su uno striscione e in un altro: "Non siamo untori ma lavoratori". "Una settimana fa ci hanno chiesto di metterci in regola" sostiene il gestore di una palestra ricordando che l'attività motoria contribuisce a mantenere le persone in salute. "Ma ora siamo costretti a chiudere. Per quale motivo ci state massacrando". "Vogliamo convivere con il virus, ma non sopravvivere. Vogliamo lavorare" ha dichiarato un dipendente. "Non sappiamo come portare il pane a casa" ha detto un ristoratore. "Ci siamo adattati: plexiglass, sanificazione, guanti, mascherine. E ora dobbiamo chiudere".
La manifestazione ha vissuto alcuni momenti di tensione al termine dell'incontro tra gli organizzatori e le autorità locali a cui ha fatto seguito il lancio di alcuni fumogeni in direzione della Prefettrura.
Alcune centinaia di manifestanti hanno protestato anche in Piazza Del Popolo a Roma . La polizia è intervenuta col pugno di ferro e ha disperso i manifestanti tramite l'uso di idranti. Arrestate 12 persone. La protesta si è poi spostata nelle vie limitrofe dove sono stati bruciati alcuni cassonetti e, successivamente, verso il quartiere Prati e Via Cola di Rienzo.
La neopodestà Virginia Raggi ha duramente condannato “gli atti di violenza dei manifestanti” e minacciato “tolleranza zero verso chi vuole soffiare su fuoco disperazione".
Momenti di tensione fra manifestanti e polizia anche a Lecce durante una manifestazione di lavoratori. Al grido 'Libertà, Libertà' alcuni manifestanti, che esibivano un cartello dei 'Lavoratori autonomi uniti', hanno forzato un cordone di polizia in assetto antisommossa nel centro cittadino e hanno lanciato un paio di fumogeni. Sul cartello la scritta: “Meglio il rischio di morire di Covid che la certezza di morire di fame”.
A Bari oltre 2 mila manifestanti, commercianti, ristoratori, gestori di palestre, di attività sportive e culturali sono scesi in piazza al grido di “Bari non chiude. No al nuovo Dpcm”. Con questa parola d'ordine riportata sullo striscione di apertura un partecipato corteo è partito da piazza Ferrarese e ha raggiunto Piazza della Libertà davanti alla Prefettura unensosi alle altre due iniziative di protesta promosse da commercianti e ristoratori.
A Foggia circa mille manifestanti, intere famiglie, titolari di ristoranti, bar, pub e tifosi del Foggia calcio, si sono radunati in piazza XX Settembre esponendo striscioni contro il governo e contro le ultime misure adottate anti-Covid e in corteo sono sfilati fin sotto il palazzo della Prefettura al grido di “Apri le scuole, apri le scuole” rivolto contro il governatore Michele Emiliano (PD).
Lungo il percorso tanti i foggiani si sono uniti al corteo che ha attraversato corso Vittorio Emanuele e il centro cittadino. Mentre i titolari delle attività commerciali, al passaggio del corteo, in segno di solidarietà ai ristoratori hanno spento le luci dei propri negozi.
A Genova al grido di "Lavoro, lavoro, lavoro" si è svolto un partecipato e combattivo presidio in piazza de Ferrari a cui hanno preso parte centinaia di ristoratori e commercianti per protestare contro la chiusura anticipata delle loro attività e il decreto Ristori. Nel mirino il governo Conte ma anche la Regione e il Comune. Al sit-in hanno partecipato anche i proprietari di palestre, piscine, scuole di danza e istruttori per chiedere “la sospensione dei canoni di locazione, la cessione dei crediti di imposta, l’azzeramento delle utenze e il bonus wellness per gli iscritti”.
A Padova alcune centinaia di manifestanti si sono radunati in piazza Antenore e hanno occupato via San Francesco, mettendosi a cavallo dell’incrocio con Riviera dei Ponti Romani, bloccando il traffico per alcuni minuti e spostandosi poi davanti la Feltrinelli. La piazza è stata presidiata da decine di poliziotti, in borghese e in divisa ma non si sono registrati scontri o violenze.
Protesta silenziosa contro il Dpcm e lezioni gratuite di pilates all'aperto a San Lazzaro di Savena (Bologna) nella centralissima piazza Bracci dove i titolari di alcuni centri sportivi locali hanno inscenato un flash mob sotto le finestre del Comune per “far sentire la nostra voce contro il nuovo Dpcm”.
Anche in Sicilia non sono mancate le manifestazioni di protesta contro il governo. Manifestazioni molto partecipate e combattive si sono svolte a Catania in via Etnea, dove ha partecipato anche il PMLI (si legga articolo a parte) e davanti alla prefettura e poi a Palermo e Siracusa .
A Cosenza e a Reggio Calabria sono scesi in piazza i titolari di palestre e piscine.
A Verona decine di giovani si sono radunati in piazza delle Erbe urlando lo slogan “Libertà, Libertà”.
Iniziative di protesta si sono svolte anche a Catanzaro, Cosenza e in diversi altri centri della Calabria.
Il 30 ottobre invece sono scesi in piazza in tutta Italia i lavoratori dello spettacolo per ricordare al premier Conte che "Siamo lavoratori come gli altri, vogliamo le stesse tutele".
Presidi e manifestazioni in di protesta contro il Dpcm che ha chiuso di nuovo cinema e teatri si sono svolte in diverse città. A Roma, davanti alla Camera, si è tenuta invece la manifestazione nazionale unitaria delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo, del cinema, del teatro e della musica.

4 novembre 2020