Cile
Al macero la costituzione di Pinochet. Plebiscito per una nuova costituzione
Il governo Pinera reprime la festa di massa in Plaza Dignitad
Lungo e complesso il percorso per una Costituzione democratica borghese

 
Non lascia dubbi l'esito del referendum per mandare al macero la costituzione di Pinochet del 25 ottobre, voluto dal popolo cileno che lo ha sostenuto con una lotta di piazza iniziata un anno fa contro la volontà del presidente Pinera: un plebiscito a favore dell'ipotesi di riscrivere una nuova carta fondamentale, una Costituzione democratica borghese che sostituisca quella varata dalla dittatura militare e ancora vigente nonostante il regime golpista sia finito trenta anni fa.
A favore della nuova costituzione si è espresso il 78,28% dei votanti, contro il 21,72%. L’affluenza alle urne è stata di circa il 50 per cento. In base all'esito del voto il lavoro di riscrittura della costituzione è affidato a una Assemblea costituente di 155 membri che saranno tutti eletti, l'altra opzione prevedeva un organismo formato per metà da parlamentari e solo l'altra metà eletti; il voto è preisto in concomitanza con le elezioni amministrative dell’11 aprile 2021, con liste di candidati costruite sulla base di un criterio di parità di genere e con una rappresentanza di delegati delle popolazioni indigene. L'Assemblea costituente dovrà completare il suo lavoro al massimo entro un anno e presentare una proposta di testo che sarà sottoposta a un apposito referendum da tenere entro il 2022.
La netta vittoria del referendum è il risultato raggiunto al momento dalla mobilitazione di massa guidata dagli studenti e iniziata un anno fa contro l'aumento di 30 pesos del prezzo del biglietto della metropolitana, la scintilla che accese con le proteste del 18 ottobre 2019 una massiccia rivolta popolare contro la disuguaglianza sociale.
Una disuguaglianza favorita dalla costituzione liberista e liberticida varata l'11 settembre 1980 e rimasta come eredità della dittatura di Augusto Pinochet, organizzata dall'imperialisno americano, che ha schiacciato il popolo cileno del 1973 al 1990. La costituzione dei golpisti è stata solo parzialmente riformata nel 2005 durante la presidenza del socialista Ricardo Lagos per eliminare la possibilità ai rappresentanti delle Forze Armate di essere nominati in parlamento e nei principali organismi di gestione ma è rimasto intatto il riconoscimento e il sostegno all’attività privata in tutti i settori, compresi l’istruzione, la sanità e le pensioni. Le norme definite secondo le direttive degli economisti neoliberisti Usa difendono la proprietà e l'iniziativa privata con meccanismi istituzionali come quelli che prevedono quorum altissimi in parlamento per modificare parte della normativa vigente con leggi che comunque devono passare a una sorta di giudizio finale da parte della Corte Costituzionale che può bloccare qualsiasi tentativo di cambiamento. Il ruolo dello Stato è in posizione secondaria rispetto all’iniziativa economica privata financo nella gestione dell'acqua; le acque sono definite un bene nazionale per uso pubblico con una formulazione ipocrita e retorica dato che il diritto di utilizzarle è privato. Si tratta evidentemente di una carta a vantaggio degli interessi della borghesia nazionale, di un pugno di super ricchi come la famglia del presidente Pinera che ovviamente non aveva interesse a modificare. Ma che non è stata toccata nella parte economica neanche durante il periodo in cui ha governato la "sinistra" borghese, sotto la presidenza dei socialisti Michelle Bechelet e di Ricardo Lagos. Eppure l'applicazione della carta ha facilitato una spaventosa disuguaglianza sociale che vede l’1% della popolazione beneficiare del 26,5% delle ricchezze del paese mentre più della metà dei lavoratori guadagnano meno di 540 dollari al mese, ovvero sopravvivono a stenti con un salario che è sotto la soglia di povertà di una famiglia.
Nelle piazze, nel corso delle lotte contro l'insostenibile costo della vita per larghi strati delle masse popolari, le basse pensioni, la scarsa qualità dell’istruzione e i prezzi elevati per cure mediche e farmaci maturava la richiesta di mandare al macero la Costituzione del 1980. Nello scorso novembre i partiti parlamentari firmarono l'Accordo per la pace sociale e la nuova Costituzione, che prevedeva il referendum. Ma che è arrivato solo con una lotta condotta dai movimenti sociali che hanno sfidato la pesante repressione di Pinera e lo stato di emergenza con un pesante bilancio di morti e feriti e oltre a migliaia di denunce di violazione dei diritti umani da parte di polizia e esercito. Una repressione che è continuata persino a urne chiuse col presidente che inviava la polizia a repimere la festa di massa in Plaza Dignitad dove i manifestanti celebravano la vittoria referendaria.
Il successo nel referendum è comunque solo il primo passo di un percorso ancora lungo e complesso per definire una Costituzione democratica borghese. I capitoli della nuova carta passeranno dalla discussione nelle assemblee comunali e territoriali ma alla fine per essere inseriti nel testo definitivo dovranno avere l’approvazione dei due terzi dei 155 parlamentari dell'Assemblea costituente, una soglia molto alta che potrebbe garantire il potere di veto a una destra anche in minoranza nell'assise.
L'accordo del novembre scorso non prevede tra le altre la formazione di una commissione per condannare le gravi violazioni commesse da agenti e soldati nella repressione delle manifestazioni nell'ultimo anno. Finiranno impuniti i militari responsabili dei 40 manifestanti assassinati e degli oltre 3.500 feriti, resteranno senza seguito le 700 azioni giudiziarie per tortura e violenza sessuale e le 8.375 cause per violazione dei diritti umani.


11 novembre 2020