Adesione del PMLI e de “Il Bolscevico”
Partecipiamo al movimento “Per la Società della cura”
Mobilitazione nazionale il 21 novembre

A metà ottobre il PMLI e “Il Bolscevico” hanno aderito, mantenendo la propria strategia anticapitalista sulla pandemia, al movimento “Per la Società della cura”, dove diverse forze della società civile, democratica, progressista e antifascista e dei movimenti sociali italiani hanno iniziato un graduale percorso di convergenza per riportare al centro una società della cura al posto delle logiche di mercato e di profitto che hanno alimentato e aggravato l’impatto del coronavirus.
Nel lunghissimo elenco di adesioni, ad oggi oltre 700 tra collettive e individuali, tra cui Arci, Attac, Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata, Stop TTIP, Fairwatch, Fridays for Future, Forum dei movimenti per l’acqua, Medicina Democratica, Non una di meno, attualmente ci trovate tra i sostenitori, insieme al PRC e ad altri partiti e organizzazioni.
Si tratta di una iniziativa importante anche se al di fuori della strategia del PMLI; un compromesso che ci giova e che ci mette a confronto con tante nuove forze a sinistra del PD. Per questo invitiamo tutte le istanze intermedie e di base del Partito, nonché i suoi simpatizzanti a partecipare alle iniziative unitarie di tale movimento, a partire da quelle locali che si svolgeranno in presenza o sul web il 21 novembre, giornata di mobilitazione nazionale.
Questo interessante percorso è stato attivato da Attac Italia dentro la pandemia e dopo il lockdown di marzo che ha prodotto il manifesto “Uscire dall’economia del profitto, costruire la Società della cura”, dove vengono espresse diverse proposte alternative concrete: la manutenzione invece delle grandi opere; per una Sanità pubblica e universale; la salute non è una merce, la sanità non è una azienda; la strategia rifiuti zero; lo stop al consumo di territorio; l’accoglienza dei migranti; la conversione delle fabbriche di armamenti; la conversione ecologica dell’economia; la conversione agroecologica dell’agricoltura; la rivalutazione del lavoro; la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali; lo stop al nucleare. Ed ancora: il Patto di stabilità, il fiscal compact, vanno aboliti, perché questi vincoli come l’austerità sono contro la vita delle persone; va sostituito il paradigma del pareggio di bilancio finanziario con il pareggio di bilancio sociale, ecologico e di genere; bisogna cominciare a parlare di autogoverno; non ci possono essere più attività, fabbriche, sostanze chimiche contrarie alla cura; reddito garantito a tutte le persone; nessuna produzione economica è possibile senza garantire la riproduzione biologica e sociale. Insomma la cura non come assistenza ma come relazione sociale.
A quel manifesto sono seguite assemblee, tra cui quella nazionale molto partecipata del 24 ottobre, e la conseguente elaborazione di piattaforme tematiche in vista della giornata di mobilitazione nazionale programmata per il 21 novembre in tutte le piazze del Paese, primo vero momento collettivo del movimento. A seguito della riunione del 30 ottobre è stato pubblicato un forte Appello, dove si richiedono alcuni provvedimenti immediati: reddito per tutti e aiuti adeguati fino alla fine dell’emergenza sanitaria; vigilanza costante sul rispetto delle misure sanitarie di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro; investimenti pubblici per garantire sanità, istruzione, infrastrutture sociali, trasporto locale in sicurezza, dignità e qualità; un piano di prevenzione primaria della rete della vita, di difesa della biodiversità, di tutela del territorio.
Le risorse ci sono, continua l’Appello, e vanno recuperate attraverso: Tassa straordinaria su tutti gli alti redditi e patrimoni, riduzione delle spese militari, abrogazione dei sussidi ambientalmente dannosi, tasse sulle emissioni di gas climateranti e sulla plastica monouso, blocco delle Grandi Opere dannose per l’ambiente e il clima, utilizzo fondi di Cassa Depositi e Prestiti per gli investimenti pubblici sui servizi.

11 novembre 2020