Contro i divieti del nuovo PCDM
Sciopero generale e manifestazione nazionale dei tassisti
In piazza anche ristoratori, albergatori e Ncc

Proseguono in tutta Italia le proteste contro la criminale gestione dell'emergenza economica e sanitaria affrontata dal dittatore antivirus Conte e dal suo governo solo a colpi di decreti legge e senza un piano di interventi, assunzioni investimenti in campo sanitario, scolastico e del trasporto pubblico locale in grado di preparare il Paese alla seconda ondata di contagi già prevista fin dalla primavera scorsa e che ora rischia di rivelarsi ancora più cruenta e mortale della prima.
Il 6 novembre, giorno dell'entrata in vigore del nuovo DPCM, i tassisti si sono fermati in tutta Italia dalle 8 alle 22 nell'ambito dello sciopero generale nazionale indetto da Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Tam, Satam, Claai, Unimpresa, Usb taxi, Uritaxi, Uti, Or.S.A taxi, Ati Taxi e Associazione Tutela Legale Taxi per protestare contro i divieti e le chiusure che, denunciano alcuni manifestanti fermi nelle piazzole: “rischiano di farci scomparire per sempre”.
A Roma alcune migliaia di manifestanti hanno preso parte alla manifestazione nazionale sotto le finestre del ministero delle Finanze esponendo cartelli e striscioni con su scritto: "Tutto chiuso il taxi muore, abbandonati dalle istituzioni", "doveri tanti, diritti nessuno" e per "chiedere a gran voce di sostenere un servizio che non ha mai smesso di garantire la mobilità anche quando era tutto fermo".
Da Roma a Milano, Genova, Firenze e centinaia di altre città l'adesione allo sciopero è stata totale perché: "I colleghi sentono ormai sulla loro pelle la forte crisi che ci ha investito", hanno fatto sapere le associazioni sindacali.
Emilio Boccalini presidente di Taxiblu 02.4040, il più importante Radiotaxi di Milano, ha precisato che: "Il Dpcm non ci consente manifestazioni e quindi gran parte dei colleghi è a casa e non, come di consueto nei parcheggi. Circolano solo i taxi, con uno speciale cartello, che svolgono servizi di carattere sociale e che trasportano persone malate o invalide senza farle pagare... Siamo fermi oggi ma in realtà siamo fermi da mesi, siamo ai minimi storici con le corse. Qui non rischiamo di perdere solo il lavoro, ma di veder scomparire un'intera categoria".
Claudio Giudici, presidente Nazionale Uritaxi, sottolinea: "Siamo partiti da Firenze e siamo qui per protestare nei confronti di questa disattenzione irresponsabile del Governo nei confronti della nostra categoria. Stanno abbandonando il mondo del lavoro. Abbiamo bisogno di aiuti concreti e reali. Non di promesse ridicole".
Sulla stessa lunghezza d’onda Valerio Giacopinelli della Claai (Confederazione Libere Associazioni Artigiani Italiane) che aggiunge: "Da Genova a Roma, siamo partiti stanotte per stare insieme ai colleghi. Da noi si è fermato il lavoro, dalle navi ai taxi. Ci sentiamo presi in giro. Se non si muove l’economia noi moriremo. Continuando così, prima o poi qualche casino succederà".
"Non ce la facciamo più, non abbiamo nemmeno soldi per il carburante. Le famiglie sono sul lastrico. Abbiamo fatto proposte - dice Riccardo Cacchione di Usb tassisti - abbiamo messo nostri mezzi per trasportare malati oncologici, a nostre spese abbiamo messo in sicurezza i taxi. Se non cambierà la situazione questa sarà soltanto la prima di tante manifestazioni".
A Torino oltre 180 taxi hanno occupato piazza Castello, davanti al palazzo che ospita la Regione Piemonte, per contestare le nuove misure anti-Covid adottate dal governo nei confronti di bar e ristornati e il coprifuoco imposto dalla Regione: “Se in città tutto è chiuso chi prenderà i taxi?” ribadiscono i tassisti “Ci servono aiuti e incentivi per coprire le perdite”.
Intanto prosegue la marcia di protesta di ristoratori, albergatori e Ncc della Toscana partita il 5 novembre da Piazza Del Campo a Siena tutti uniti per protestare contro le disposizioni del nuovo Dpcm.
Le rivendicazioni anche in questo caso riguardano soprattutto la chiusura delle attività alle 18.
La marcia si concluderà il 13 novembre sotto le finestre di Palazzo Chigi.

11 novembre 2020