Inebriato dalla dittatura antivirus
Conte pasticcia sui commissari alla sanità in Calabria
Strada soccorre il governo in affanno
Il disastro della sanità in Calabria

Dal corrispondente della provincia di Reggio Calabria e della Calabria
Dopo le vergognose nomine di Cotticelli (M5S) prima, e Zuccatelli (LeU) poi, entrambi liquidati dal governo a causa del grottesco show mediatico che li ha visti protagonisti, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte inebriato dalla dittatura antivirus, nominava commissario ad acta della sanità in Calabria il cosentino Eugenio Gaudio, ex rettore dell’università “La Sapienza” di Roma. Lo stesso giorno, martedì 17 novembre, veniva siglato un accordo tra l’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada, Emergency, e la Protezione Civile, per la gestione di una serie di ospedali, Covid-hotel e punti triage da allestire in Calabria.
Fine della tanto discussa vicenda? Nient'affatto. Ventiquattr’ore dopo la nomina, il neo commissario Gaudio, vicino alla massoneria e indagato nel 2019 dalla procura di Catania per aver truccato i concorsi di accesso alle cariche pubbliche dell’università, rassegnava le proprie dimissioni alludendo a presunti “problemi familiari”.
Attaccato ormai da tutti i fronti, il premier ammetteva il pasticcio recitando ipocritamente il mea culpa : “Mi dispiace per i calabresi che meritano una risposta dopo anni di malasanità. Mi assumo la responsabilità non solo del fatto che la designazione di Gaudio non sia andata a buon fine ma anche delle designazioni precedenti”.
Fatto sta che il cosiddetto “Piano-Covid” necessario a fronteggiare la seconda ondata ed evitare la “zona rossa” non è stato attuato per l’incapacità di Cotticelli e l’inerzia di Arcuri; mentre i “Decreti Calabria” approvati proprio dal primo e dal secondo governo del trasformista liberale Conte, hanno affossato definitivamente il sistema sanitario pubblico regionale già al tracollo dopo 10 anni di commissariamento, fissando un piano di rientro del disavanzo pressoché impossibile da realizzare e conferendo sempre più potere a commissari straordinari dalle dubbie competenze tecniche che hanno solo peggiorato la situazione. Con i livelli essenziali di assistenza fermi a 146, ogni anno 70mila calabresi sono costretti a emigrare per farsi curare nelle strutture del Centro e del Nord Italia. Una mobilità regionale che grava sulle casse della Regione per 300 milioni di euro.
Enormi e criminali le responsabilità dei governi nazionali precedenti, in generale, e delle giunte di “centro-destra” e “centro-sinistra” che hanno governato la Calabria, in particolare, al servizio del regime capitalista e neofascista, che per decenni hanno tagliato e depredato i fondi destinati al sistema sanitario pubblico favorendo la classe dominante borghese, ingrassando i grandi gruppi sanitari privati, e generando un vero e proprio affare illegale in cui sono confluiti gli sporchi interessi della criminalità organizzata.
Già verso la fine del 2008, dopo la morte di due ragazze minorenni nell’ospedale di Vibo Valentia per gravi inadempienze nelle strutture e nei servizi, fu istituita una commissione d’inchiesta sugli errori sanitari in Calabria, dove furono relazionate una serie di criticità, tra le quali: dati di bilancio non affidabili, eccessivo ricorso alle anticipazioni di cassa, l'onerosità dell'advisor scelto dal governo che gravava sulle casse della Regione, illegittimità nell'acquisto dei farmaci, mancata utilizzazione di strutture e apparecchiature, inosservanze in materie di appalti, fatture di pagamenti inesistenti, ritardi nei pagamenti dei fornitori, incarichi professionali e di consulenze conferiti illegittimamente, carenza di un efficiente ed efficace sistema di controllo.
A questo si andava ad aggiungere un fattore di non secondaria importanza, quello relativo ai condizionamenti esterni e all’ingerenza della ‘ndrangheta alla ricerca di nuovi profitti nel settore privato della sanità attraverso il controllo delle gare d’appalto pubbliche finalizzate alla costruzione di cliniche, case di cura e laboratori d’analisi, essenziali per il riciclaggio del denaro sporco. Gare d’appalto che venivano assegnate proprio grazie alla compiacenza di politicanti, uomini di fiducia e amministratori pubblici corrotti.
Controllare la sanità in Calabria significa avere il controllo economico dell’intera regione (circa l’80% dell’intera spesa) un bacino d’affari impressionante che ammonta a 3,5 miliardi di euro l’anno a cui le varie ‘ndrine presenti sul territorio non possono rinunciare. Tutto questo ha portato nel corso degli anni a numerose inchieste giudiziarie, allo scioglimento e al commissariamento di diverse aziende sanitarie. Impressionante a tal riguardo il debito accumulato dall’Asp di Reggio Calabria che si aggirerebbe intorno al miliardo di euro.
Appare evidente che per uscire da tutto questo schifo confidare in Gino Strada non può di certo bastare perché si tratta solo di una foglia di fico, una toppa di copertura e di soccorso al governo Conte, che invece va buttato giù.
La pandemia ha messo in evidenza come un sistema basato sulla mercificazione dell’individuo e sulla ricerca del massimo profitto ha trasformato un serio problema epidemiologico, in una vera e propria tragedia di massa.
‘Ndrangheta, corruzione, malaffare e ruberie di ogni sorta ai danni della collettività potranno essere estirpate solo abbattendo il capitalismo che le genera e instaurando al suo posto il socialismo e il potere politico del proletariato, l’unica alternativa al potere della borghesia. Ma questo potrà verificarsi solo quando la classe operaia prenderà coscienza della sua missione storica. Nell’immediato, noi marxisti-leninisti continueremo a batterci per una sanità pubblica, universale, laica e gratuita, con relativo superamento delle autonomie regionali, senza ticket, controllata direttamente dal popolo, che disponga di medici, infermieri, strutture capillari adeguate alle cure su tutto il territorio nazionale, ed estranea alle logiche del profitto capitalistico.
 

25 novembre 2020