Oltre quaranta piazze fisiche e virtuali danno il via al Movimento per la Società della Cura
Mille associazioni, gruppi e partiti, tra cui il PMLI, aderenti fanno del 21 novembre una giornata nazionale di discussione e di lotta. Forte intervento di Schembri a nome del PMLI a Catania

 
Sabato 21 novembre il movimento “Per la Società della cura”, è sceso in piazza per la prima volta. Molteplici forze, eterogenee, della società civile, democratica, progressista e antifascista hanno iniziato un graduale percorso di convergenza per riportare al centro del dibattito pubblico una società “della cura” al posto delle logiche di mercato e di profitto che hanno alimentato e aggravato l’impatto del coronavirus sulle classi meno abbienti.
Attualmente sono un migliaio le sigle che hanno aderito al progetto, fra le quali Arci, Attac, Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata, Stop TTIP, Fairwatch, Fridays for Future, Forum dei movimenti per l’acqua, Medicina Democratica, Non una di meno, ed anche il PMLI e Il Bolscevico , pur mantenendo la propria strategia anticapitalista sulla pandemia, come meglio spiegato sul numero 38 del 19 novembre del nostro giornale.
Uniti dal manifesto dell'iniziativa “Solo insieme ci salviamo, nessun* deve restare indietro. Per la società della Cura, fuori dall'economia del profitto”, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza, nel rispetto delle norme anti-Covid, in tantissime città italiane fra le quali Roma in Piazza del Popolo, Firenze, nei pressi della Stazione SMN, Catania in Piazza Stesicoro, a cui ha partecipato il PMLI (si veda l'articolo a parte), Albenga e Reggio Emilia, a Torino in Piazza Castello, a Palermo in Piazza Verdi, a Bologna davanti all'Ospedale Maggiore, ed ancora presidi a Mantova, Padova, Brescia, Genova, Mestre, Venezia in piazza della Dogana, Cagliari, Napoli, al presidio permanente No TAV di San Didero, Finale Ligure, Termoli, Massa Carrara, San Remo, La Spezia, Sarzana, Casciana Terme Lari (PI), Saronno, Terni davanti alla prefettura, a Milano e Savona.
Per tutto il giorno si sono poi svolte centinaia di assemblee on-line organizzate a livello locale dai promotori del Movimento a Milano, Pavia, Grosseto, Trento, Bergamo, Asti, Caserta, Saronno, Marsala, Vicenza, Pozzuoli, Salerno, ed in tantissime altre città, unite dalla diretta nazionale on-line che ha collegato e reso visibili tutte le iniziative con flash dai vari luoghi. Infine dalle 12 alle 14 le richieste immediate del Movimento sono state inviate al Governo con un’azione coordinata di “mailbombing” e “twitter storm” attraverso le quali centinaia di migliaia di messaggi sono stati recapitati on-line agli indirizzi governativi.
In tutte le iniziative, sono stati numerosi i cartelli e gli striscioni che reclamavano parità dei diritti, solidarietà e mutualismo, con una grande presenza di realtà autogestite, studentesche, sindacali e sociali che sottolineavano come l'esperienza critica della pandemia abbia reso ancora più radicale la necessità di un piano nazionale di conversione ecologica, sociale, economica e culturale che miri alla costruzione della società della cura di sé, degli altri e del pianeta, in grado di affrontare l'ingiustizia sociale e il collasso climatico.
Le iniziative di sabato 21 si sono focalizzate, come già accennato, su quattro richieste immediate: un reddito universale e sussidi adeguati affinché tutti siano in grado di rispondere all'emergenza sanitaria, una vigilanza costante nei luoghi di lavoro sul rispetto delle misure di prevenzione, salute e sicurezza, ed ancora investimenti e assunzioni a sostegno della sanità e dell'istruzione pubblica e per il potenziamento delle infrastrutture sociali; infine un piano di prevenzione primaria che tuteli la salute, la vita, i beni comuni ed il territorio.
Negli slogan lanciati nelle piazze e negli innumerevoli interventi nelle assemblee in rete, sono state formulate anche proposte concrete per reperire le risorse necessarie; su tutte una tassa patrimoniale ma anche altre di pari importanza come la drastica riduzione della spesa militare, oppure l'utilizzo di fondi di Cassa Depositi e Prestiti per investimenti pubblici a sostegno della Società della cura.
Anche la tutela dell'ambiente è stata in cima alle rivendicazioni, in particolare dei giovani attivisti, che hanno protestato contro i sussidi alle attività energetiche ed estrattive ambientalmente dannose delle quali hanno chiesto l'abolizione, per nuove tasse alle aziende nazionali e multinazionali che provocano emissioni di gas climalteranti, e per lo stop alla produzione ed alla vendita della plastica monouso.
Dai territori che più hanno a che fare con le grandi opere – su tutti Torino e la Val Susa ma non solo – si è levato forte un grido per il blocco generale delle opere dannose per l'ambiente, per il clima e per la salute umana e degli animali.
Degno di attenzione lo slogan “Non è andato tutto bene”, che copia in negativo il mantra governativo della prima ondata della scorsa primavera che ebbe l'effetto di riempire i balconi con gli striscioni arcobaleno, dei quali oggi, ad auspici chiaramente falliti, non c'è più traccia.
Merita una nota particolare il contorno romano dell'iniziativa, dove collettivi e reti del Movimento, guidati dal Coordinamento cittadino sanità, hanno occupato simbolicamente l’ex ospedale Forlanini, una struttura che ha ospitato fino a 2.500 posti letto, chiusa definitivamente nel 2015 per favorire il rientro del disavanzo della spesa sanitaria regionale.
I manifestanti hanno chiesto di investire i soldi del Recovery fund nella sanità pubblica, esponendo dalle finestre dell'immobile uno striscione inequivocabile: ”Per una sanità pubblica, gratuita, universale e di qualità. Riaprite gli ospedali”.
Parola d'ordine eccellente, così come ottimo è stato il risultato di questa prima giornata di mobilitazione del movimento “Per una Società della Cura”. L'auspicio è che esso possa rafforzarsi e continuare nella sua attività di informazione, di coesione e di protesta fino ad abbracciare la lotta di classe come strumento di lotta, che possa superare quella “strada maestra” che per ora la testa del movimento individua nel mutualismo e nella Costituzione borghese del '48.

25 novembre 2020