Alla kermesse Futura 2020 della Cgil
Dialogo collaborativo tra Landini e Bonomi
Si profila un nuovo “patto sociale” sulla pelle dei lavoratori?

Prove tecniche di dialogo tra il segretario generale della Cgil e il presidente di Confindustria Bonomi, andate in scena durante la kermesse Futura , organizzata dallo stesso sindacato e durata tre giorni. Che conclusioni trarne? C'è chi ha visto un sostanziale “pareggio”, cioè un incontro dove ognuno è rimasto sulle proprie posizioni, chi addirittura una resa di Bonomi come i falsi comunisti trotzkisti de Il Manifesto che titolava: “I passi indietro di Confindustria”. Chi invece, e noi siamo tra questi, ha visto una discussione aperta che non lascia prefigurare niente di buono per i lavoratori.
Chi sostiene che le posizioni sono rimaste distanti si focalizza solo su dichiarazioni parziali dei due interlocutori, estrapolandole dal contesto o tagliandole; ma prendiamone alcune, quelle riportate da tutti i media. Bonomi: “Credo che ci sia sicuramente la necessità di mettersi intorno al tavolo al di là delle differenze: confrontiamoci e troviamo le soluzioni per il Paese", a cui Landini risponde: “Siamo convinti che questo cambiamento o si fa insieme o non si fa. Ma io più che patti vedo contratti, il rinnovo dei contratti".
Il succo della discussione ruota tutto intorno all'accettazione di questo “confronto”, “cambiamento”, che altri non è il “Patto per l'Italia” lanciato dal presidente di Confindustria alcuni mesi fa. E stando a quanto visto e sentito a Futura Landini, pur non scoprendosi ancora del tutto, ha lasciato chiaramente intendere che, ad alcune condizioni, la Cgil è pronta a sottoscriverlo, solo che prima Landini vuol portare a casa la firma dei contratti e strappare qualche spicciolo di aumento salariale, per non presentarsi a mani vuoti davanti ai lavoratori.
Non ci aspettavamo certo un confronto con il coltello tra i denti, ma il tono così pacato e conciliatorio tra i due ha sorpreso un po' tutti gli osservatori. Ma non è solo il metodo a lasciare interdetti, è nel merito che già si intravedono “nuove” relazioni industriali improntate al collaborazionismo, la cogestione e il corporativismo. Avviare da oggi una consultazione permanente tra Confindustria e Cgil come chiede Bonomi? “Sicuramente, e non solo con noi, il sindacato non è solo la Cgil. L’importante è che insieme rivendichiamo con il Governo una discussione, non è sufficiente una discussione a due”, risponde il leader della Cgil.
Insomma, questo “Patto per l'Italia” si può fare, ma deve essere un'intesa a tre, governo, padronato, sindacati confederali. In questo modo si aprono le porte a un patto sociale che, come ci dimostrano le esperienze passate, in nome di un inesistente “bene comune del Paese”, servirà a giustificare i sacrifici che verranno imposti ai lavoratori. Un patto sociale dove il sindacato rinuncia a fare il rappresentante degli interessi dei lavoratori, ma si pone come un interlocutore istituzionale, un mediatore che, pur tenendo di conto i suoi iscritti, pone come “bene supremo” al di sopra di tutto le compatibilità e le esigenze del capitalismo italiano.
Il confronto tra i due esponenti c’è stato anche sul tema dei contratti. “Non è uno scambio salario-welfare. Ho sempre detto che lo scambio deve essere salario-produttività. È questo quello che manca nella discussione, perché siamo un paese fermo da 25 anni sulla produttività”, ha detto il presidente di Confindustria Bonomi, rimarcando il fatto che gli aumenti possono essere concessi solo in cambio di maggiore produttività (che equivale a maggiore sfruttamento della forza-lavoro) e attaccando la contrattazione centralizzata.
Landini ha fatto una difesa d'ufficio del contratto nazionale: “Insisto sui contratti nazionali non perché siano alternativi alla contrattazione aziendale ma perché nel nostro Paese noi siamo fatti anche di tante Pmi (piccole medie imprese ndr) e il contratto nazionale rimane lo strumento che è in grado di dare risposte a tutti, di alzare e unificare il livello di qualità in senso generale”. Ma in fondo gli ultimi contratti firmati da Cgil-Cisl-Uil e il “Patto per la fabbrica” sostenuto anche dalla Cgil non vanno nella direzione dello scambio salario-produttività tanto cara a Bonomi?
Staremo a vedere gli sviluppi di questo dialogo. I lavoratori dovranno essere pronti a respingerlo al mittente se si arriverà veramente alla stipula di un “Patto sociale” sulla loro pelle, magari con il pretesto del Coronavirus e del “siamo tutti sulla stessa barca”.

25 novembre 2020