Flc-CGIL, Cisl-Scuola e ANIEF assolvono il governo e pugnalano alle spalle i docenti
Firmato un contratto integrativo capestro per la didattica a distanza
Aumentano i carichi di lavoro, esautorati la libertà di insegnamento e il diritto allo studio, zero tutele e niente aumenti stipendiali, ritmi di lavoro massacranti e ferreo controllo sulle attività svolte. Obbligo di attivare la Did ogni qualvolta si rende necessaria la chiusura emergenziale delle scuole
Tutto il potere decisionale passa nelle mani dei dirigenti scolastici

 
Gli oltre 835 mila docenti di ogni ordine e grado hanno dimostrato grande senso di responsabilità ed encomiabile spirito di sacrificio durante il primo lockdown della scorsa primavera, hanno attivato la didattica a distanza e hanno fatto di tutto per sostenere anche psicologicamente i propri studenti riuscendo alla fine a garantire anche una chiusura abbastanza ordinata dell'anno scolastico passato e un altrettanto ordinata apertura dell'attuale anno scolastico nel settembre scorso. Ciononostante il 9 novembre sono stati letteralmente pugnalati alle spalle dai vertici sindacali della Flc-CGIL, Cisl-Scuola e ANIEF firmatari di un Contratto Collettivo Nazionale Integrativo sulla didattica digitale integrata (CCNI-did) con relativa nota ministeriale d’interpretazione autentica e vincolante che impone un pesante aumento dei carichi di lavoro, mina alle fondamenta il diritto costituzionale della libertà di insegnamento, nega a oltre 8 milioni di studenti il diritto allo studio e rende obbligatorio il ricorso a tale “metodologia di insegnamento” classista e discriminatoria ogni qualvolta si rende necessaria la chiusura emergenziale delle scuole.
Un contratto capestro, non firmato da Uil-Scuola, Gilda e Snals e aspramente criticato da Cobas, Unicobas e Usb-Scuola, che certifica la completa capitolazione dei vertici sindacali che di fatto hanno dato validità contrattuale al decreto ministeriale del 7 agosto 2020 n. 89 contenente le linee guida sulla Did (Didattica digitale integrata) e, senza ottenere nulla in cambio in termini di diritti e di miglioramenti stipendiali, hanno contribuito in maniera determinante a portare a termine l'infame progetto della “controparte” sulla nuova organizzazione scolastica annunciato dal governo del dittatore antivirus Conte e messo in atto dalla ministra dell'Istruzione Cinquestelle Lucia Azzolina fin dalla primavera scorsa.
Un contratto che punta a imbavagliare e inchiodare tutto il corpo docente e il personale Ata davanti a uno schermo, senza tutele, con orari e ritmi di lavoro massacranti e totalmente in balia dei presidi manager ai quali le nuove norme contrattuali demandano tutta l'organizzazione della Did.
Un contratto “pirata” firmato non sulla base di un mandato ricevuto dai propri iscritti, ma sulla base di un preciso ordine politico impartito dai partiti che compongono la maggioranza e in particolare dal Pd che ha esercitato una forte pressione sui vertici della Flc-CGIL col chiaro intento di assolvere il governo dalle gravissime responsabilità per non aver fatto niente nei mesi scorsi per garantire la “riapertura delle scuole in presenza e in sicurezza” come più volte promesso a cominciare dal mancato potenziamento del trasporto pubblico locale, mancata assunzione di nuovo personale docente e Ata, mancata riduzione del numero di alunni per classe ecc... favorendo in maniera criminale il dilagare della seconda ondata di contagi.
In base alla nuova normativa già in vigore, i docenti di ogni ordine e grado sono obbligati a prestare per intero il proprio orario di lavoro settimanale (18 ore nella scuola secondaria di primo e secondo grado, 22 ore nella primaria – fermo restando le due ore di programmazione, 25 nell’infanzia).
Non solo. La prestazione lavorativa deve essere garantita anche nel caso in cui il docente positivo al Covid viene posto in quarantena perché, è messo nero su bianco nel contratto: “Fino all’eventuale manifestarsi dei sintomi della malattia, benché il periodo di quarantena sia equiparato, come si è visto, al ricovero ospedaliero, il lavoratore non è da ritenersi incapace temporaneamente al lavoro ed è dunque in grado di espletare la propria attività professionale in forme diverse” ovvero attivando dal proprio domicilio sia la Did sincrona: “caratterizzata da interazione in tempo reale tra insegnanti e studenti”; che la Did asincrona: “caratterizzate dall’assenza di interazione in tempo reale fra docente e alunni”.
All'articolo 2 del contratto infatti è specificato che in caso di emergenza l’istituzione scolastica, cioè il preside, dispone un piano orario per classe di non meno di 20 ore di Did sincrona per le scuole secondarie di secondo grado, non meno di 15 per le scuole secondarie di primo grado e le primarie e non meno di 10 per le prime classi della primaria. Inoltre è previsto anche l'attivazione di un nucleo di 10-12 ore di lezione per classe in presenza negli istituti tecnici e professionali ma anche in alcuni licei, per le materie di specializzazione e di indirizzo.
In ogni caso ciascun docente deve svolgere comunque tutto il suo orario di servizio settimanale a prescindere dalle modalità di insegnamento attivate compreso il recupero della riduzione dell'unità oraria, da 60 a 50 minuti, necessari per consentire entrate e uscite scaglionate dall'edifico scolastico e sanificare le aule e gli ambienti.
In sostanza un'ora di Did viene equiparata a un'ora di lezione in presenza non tenendo minimamente in conto l'enorme lavoro aggiuntivo, le risorse e gli strumenti tecnologici che occorrono per la preparazione di una lezione in Did rispetto a una lezione in presenza, tutto a spese dei docenti.
L’effetto congiunto del CCNI-did e della nota ministeriale n° 2002 del 9 novembre 2020 ha creato un vero sconquasso nell'ordinamento scolastico introducendo di fatto una nuova tipologia di lavoro dove si impongono solo nuovi obblighi e nessun diritto per i docenti a cominciare dal diritto alla salute, alla sicurezza, alla tutela della privacy, diritto alla disconnessione e alla limitazione dell’esposizione ai videoterminali ecc...
I docenti vengono di fatto costretti a mettere gratuitamente a disposizione dell'Amministrazione i propri spazi familiari, la connessione, i propri dispositivi e perfino la loro manutenzione e efficienza per garantire la prestazione lavorativa, senza alcun riguardo e tutela per la sfera privata, senza più soluzione di continuità fra l’ambito lavorativo e quello familiare e sociale; quasi fossero divenuti ormai lavoratori autonomi a tutti gli effetti e non più dipendenti pubblici.
Non solo, attraverso l'attivazione di account istituzionali forniti “gratuitamente” dallo stesso ministero dell'Istruzione, l'Amministrazione è in grado di esercitare un ferreo controllo sulla effettiva prestazione lavorativa fornita da ogni singolo docente attraverso l'uso obbligatorio del registro elettronico on line. Mentre per lo svolgimento della Did la quasi totalità degli istituti e delle scuole sono costrette ad affidarsi alle piattaforme e ai servizi on line messi a disposizione dai colossi del web, come ad esempio Google Meet, che in cambio ottengono su un piatto d'argento i dati sensibili di milioni di studenti, insegnanti, genitori e personale Ata accrescendo così a dismisura i loro profitti. Non a caso nella dichiarazione congiunta si parla di piattaforme gratuite per docenti e studenti ma sia i sindacati firmatari che il ministero si guardano bene dal chiarire chi fornisce le risorse on line e soprattutto a che prezzo.
Altro che “nuove risorse per la connettività e ambienti scolastici innovativi” di cui ciancia la ministra Azzolina!
Di fronte a tutto ciò viene da chiedersi: come mai il Miur ha deciso di lasciare campo libero agli ”amici” Bill Gates (Teams), Larry Page (Google Classroom) e Eric Youan (Zoom) invece di mettere a disposizione delle scuole e delle famiglie la sua società partecipata CINECA che si occupa proprio della digitalizzazione del sistema educativo e della ricerca nel suo complesso?
Specie se si pensa che il CINECA (Consorzio interuniversitario italiano senza scopo di lucro, cui aderiscono 69 università italiane, otto enti nazionali di ricerca, due policlinici, l'ANVUR e ovviamente il Miur) si presenta come consulente, per scuole, università, istituti pubblici e privati, per l’implementazione e personalizzazione proprio di una delle piattaforme per l’e-learning più conosciute al mondo, Moodle, che tra l'altro è anche open source!
Il Cineca avrebbe potuto, in queste circostanze drammatiche, mettere a disposizione da subito oltre che i propri server, anche tutto il suo know-how in materia, spesso venduto a caro prezzo proprio ad università telematiche private o inserito in roboanti progetti di digitalizzazione universitaria con la consueta enfasi sulle virtù demiurgiche di queste tecnologie anche in campo formativo. Ci si sarebbe potuti accontentare anche solamente della messa a disposizione delle infrastrutture telematiche di un altro organismo pubblico, il GARR in collaborazione appunto col CINECA, per poter fare video-conferenze di qualità, sempre in open source con applicativi come BigBlueButton.
E invece niente è stato fatto nemmeno in tal senso. Si è preferito affidarsi a piattaforme di multinazionali come Google, Microsoft, ecc., che offrendo tali servizi apparentemente in modo gratuito si sono così prepotentemente accreditate presso le famiglie, le scuole, gli studenti, come gli unici mezzi a disposizione, quelli più logici e naturali. Esattamente come succede con i social network Facebook, Whatsapp, Instagram, ecc.
Il risultato è che: dopo l'esautorazione del Collegio dei docenti, l'avvento dell'autonomia scolastica e un quadro contrattuale e normativo non più in grado di difendere i docenti dagli abusi e dalle illegittimità che si determinano quotidianamente nelle singole scuole, con la firma di questo contratto integrativo CGIL, CISL e ANIEF hanno definitivamente consegnato i docenti e tutto il personale Ata nelle mani dei dirigenti scolastici che d'ora in poi hanno molto più potere e controllo sulla didattica e ampia discrezionalità anche nella contrattazione a livello di istituto.

25 novembre 2020