Per protesta migliaia di studenti si riuniscono davanti alle scuole chiuse per seguire le lezioni on line
Studenti e insegnanti protestano contro la didattica a distanza

Prosegue in tutta Italia la protesta degli studenti davanti alle scuole chiuse contro la didattica a distanza, classista, discriminatoria e dannosa soprattutto verso i soggetti più deboli che spesso non dispongono nemmeno dei mezzi tecnici, economici e infrastrutturali per potervi accedere.
Sfidando i divieti di spostamento imposti dal Dpcm del 3 novembre 2020 ormai da settimane migliaia di studenti si riuniscono quotidianamente davanti ai propri istituti per seguire le lezioni on line dei propri professori.
Tra i primi a scendere in piazza le studentesse e gli studenti del liceo Gioberti di Torino che hanno dato vita al movimento “Schools For Future” suscitando la reazione della dirigente Miriam Pescatore la quale ha diffuso una circolare per vietare agli studenti di riunirsi davanti alla scuola nonostante la regolare autorizzazione di occupazione di suolo pubblico nei pressi della sede di Via Sant’Ottavio ottenuta dai ragazzi. La dirigente ha anche bloccato gli account dei ragazzi per non farli collegare quando sono fuori dalle proprie abitazioni.
A Roma il 17 novembre in occasione della Giornata internazionale degli studenti, decine di ragazzi delle scuole superiori mobilitati dalla la Rete degli studenti medi del Lazio hanno organizzato una “lezione immaginaria”. Si sono riuniti davanti al parlamento indossando maschere della ministra Azzolina e di altri politici per “dargli una lezione” e chiedere maggiori investimenti nella scuola pubblica. Durante la “lezione” gli studenti hanno spiegato ai politici come dovrebbero spendere i fondi del Recovery fund, sempre che una quota arrivi prima dell’avvio del prossimo anno scolastico, sottolineando che almeno il 15% delle risorse andrebbe investito nell’istruzione.
A Faenza, Firenze, Padova, Cuneo e Verona, sempre il 17 novembre, alla protesta degli studenti si sono uniti anche alcuni insegnati e attivisti del movimento Priorità Alla Scuola che hanno tenuto alcune lezioni all'aperto nei presso dei rispettivi istituti trasmesse anche in diretta web.
Alla protesta si sono uniti anche la Rete degli Studenti Medi e l'Unione degli Universitari che hanno inviato una lettera aperta al premier Conte per denunciare il disagio e lo sconquasso causato dalla chiusure delle scuole e della didattica a distanza chiedendo massicci investimenti per la scuola pubblica, il sistema sanitario e le infrastrutture e sottolineando che “Senza una profonda riforma del sistema istruzione non andrà tutto bene”.
A Napoli invece il “Friday for school” organizzato dalla Rete scuola e bambini, che già era scesa in piazza nei giorni scorsi con l’iniziativa simbolica degli “zaini sospesi”, ha riunito in piazza Plebiscito la protesta di decine di studenti, genitori e insegnanti. La manifestazione è stata indetta per “denunciare pubblicamente le difficoltà e le problematiche, oggettive e soggettive, legate alla didattica a distanza”. Al centro della piazza è stato esposto un grande striscione con su scritto “scuola fantasma” e tutt'intorno sono stati disposti decine di banchi vuoti e distanziati a formare la scritta “No Dad”.
Nel mirino dei manifestanti c'è anche il governatore De Luca che dal 16 ottobre ha proditoriamente chiuso le scuole e imposto nuove modalità didattiche. Alla Regione Campania i manifestanti chiedono di riaprire le scuole in presenza, in piena sicurezza e nel rispetto delle normative e dei protocolli anti Covid-19 stabiliti dal ministero dell’Istruzione e dal ministero della Salute.
Nelle prossime settimane, ha annunciato il movimento Priorità alla scuola, sono annunciati altri “presidi didattici”.

25 novembre 2020