Colpevole incuria e abbandono del territorio da parte dei governi borghesi nazionale, regionale e locale
La Sardegna ancora sommersa dall'acqua e dal fango
Tonnellate di acqua, sassi e terra travolgono Bitti nel nuorese causando tre morti

L'allerta rossa di criticità massima emanata dalla protezione civile non ha risparmiato alla popolazione sarda un'altra devastante alluvione, frane, allagamenti e morte. Tonnellate di acqua, sassi e terra hanno travolto la cittadina di Bitti, nella provincia di Nuoro, la più colpita, causando tre morti, trascinati dalla furia dell'acqua e del fango: Lia Orunesu 89 anni, Giuseppe Mannu di 55 anni e Giuseppe Carzedda di 90. Nella vicina Galtellì, uno dei paesi della valle del Cedrino, dove è arrivata una valanga d'acqua dalla diga di Preda Othoni, 160 persone sono state evacuate e sistemate nella palestra. Stessa situazione a Oliena.
Strade e piazze distrutte, case invase da fango e detriti, non c'è abitazione che non sia stata toccata dal fango e nelle campagne molti allevatori sono rimasti isolati: si contano danni per milioni di euro. “Lo scenario è apocalittico, un evento tre o quattro volte superiore a ciò che si era verificato nel 2013 con il ciclone Cleopatra - afferma il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini - l'acqua ha superato i 3-4 metri mentre nel 2013 era salita di un metro. Sapevamo di non essere al sicuro, perché stavamo programmando gli interventi di messa in sicurezza e ora questa situazione ci costringe a rivedere tutto”, ammette spudoratamente. Eppure Bitti è stato uno dei paesi più colpiti dall'alluvione del 18 novembre 2013 ma da allora quali “interventi di messa in sicurezza” sono stati fatti? E di chi è la colpa?
Non possiamo addebitarla certo all'imprevedibilità della natura che a causa del riscaldamento globale, dell'inquinamento e della devastazione ambientale sempre più spesso scatena precipitazioni eccezionali e per questo prevedibili (l'allerta rossa di criticità massima emanata dalla protezione civile lo testimonia). Il governatore Christian Solinas (Partito Sardo d'Azione, eletto senatore con la Lega nel marzo 2018) per sollevarsi da ogni responsabilità se l'è presa con la “troppa burocrazia”, che ha impedito di spendere i 20 milioni già stanziati per il piano di messa in sicurezza dei territori e le infrastrutture dopo il primo ciclone del 2013. La vera responsabilità di tanta distruzione e dei morti è da addossare alla colpevole incuria e abbandono del territorio da parte dei governi borghesi nazionale, regionale e locale, per la mancanza di piani e interventi specifici a difesa delle strutture, infrastrutture e della messa in sicurezza degli abitanti di questa martoriata terra. In molti fra gli alluvionati intervistati, infatti, hanno denunciato la totale assenza di questi interventi da parte delle amministrazioni competenti.
Le rassicurazioni che “Roma non lascerà sola la Sardegna” del capo della Protezione civile Borrelli, arrivano tardi, come pure la telefonata del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che non hanno mosso foglia per salvare questa regione dal disastro idrogeologico, come pure quello occupazionale e produttivo.
A spalare il fango e ad aiutare la popolazione così duramente colpita c'erano tantissimi volontari accorsi da ogni paese della Sardegna mossi da una grande solidarietà, che hanno affiancato l'esercito, la Protezione civile, i vigili del fuoco, gli operai di Forestas, Corpo Forestale e la Croce Rossa.
L'ondata di maltempo non ha risparmiato le altre zone della Sardegna con frane e allagamenti in moltissime strade, sia statali che provinciali, che sono state chiuse al traffico. ll maltempo ha interessato anche la Sicilia, con nubifragi e una tromba d'aria che ha colpito la periferia di Catania. Danni anche nel Ragusano e nel Palermitano.

2 dicembre 2020