Intervento di Andrea Cammilli all'assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi del 29 novembre
Occorre uno sciopero generale dal carattere antigovernativo, antistituzionale e anticapitalista

Un saluto a tutti quelli che stanno seguendo l'assemblea. Mi unisco a quel compagno che all'inizio ha ricordato il bicentenario della nascita di Engels, che spese interamente la sua vita, insieme a Marx, nell’epica lotta per la fondazione del socialismo scientifico e per illuminare al proletariato mondiale la via rivoluzionaria all’emancipazione dallo sfruttamento capitalistico e alla conquista del potere politico.
Sono un operaio chimico dell'area Opposizione in Filctem Cgil di Pisa e ho partecipato alle assemblee di luglio e settembre.
Io credo che uno sciopero generale non sia più rimandabile di fronte al ritorno della pandemia e ai rischi che corrono i lavoratori e la popolazione, sanitari ed economici, con un governo del tutto impreparato a fronteggiare questa seconda ondata, con una Confindustria che vuole un nuovo “Patto sociale” che prevede libertà di licenziamento, cancellazione del contratto nazionale di lavoro, blocco dei salari e utilizzo generalizzato del cottimo.
Io sono d'accordo e aderisco alla proposta di uno sciopero generale entro la fine di gennaio, e invito tutti quelli come me dell'opposizione Cgil a fare altrettanto. Serve uno sciopero che sia qualificato politicamente, ma con poche e semplici rivendicazioni, mettendo al centro il lavoro prima di tutto, nel senso che nessuno deve perderlo, ma devono essere creati nuovi posti anche con la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, chiedere il blocco permanente dei licenziamenti, la cig per covid a salario pieno, 1.200 euro mensili ai senza reddito.
Uno sciopero dal forte carattere anticapitalista perché non possiamo accettare che le risorse economiche siano messe a disposizione dei padroni per salvaguardare i loro profitti mentre i lavoratori subiscono la cassa integrazione che copre solo una parte di salario. Non possiamo accettare che in molti luoghi si lavori senza DPI, né l'apertura totale, sempre e comunque, delle fabbriche. Gli operai non sono carne da macello.
Non possiamo accettare rinnovi contrattuali dove gli aumenti sono bloccati o legati alla produttività, che siano licenziati i precari e chi si trova a tempo determinato, che si chiedano sacrifici ai lavoratori e alle masse popolari senza prendere neanche in considerazione una patrimoniale che faccia pagare i ricchi.
Lo sciopero deve avere un forte carattere antigovernativo perché è inaccettabile che dopo sei mesi dalla prima ondata del Covid-19 ci si ritrovi ad affrontare la nuova ondata nelle stesse drammatiche condizioni, a partire dalla sanità, scuola e trasporti.
Né possiamo accettare questo modo di governare attraverso i Dpcm del dittatore antivirus Conte, provvedimenti senza controllo parlamentare, che restringono la democrazia borghese e limitano i diritti e le libertà sanciti dalla Costituzione. È il caso per esempio del coprifuoco, esteso a tutto il Paese, o della possibilità di chiudere alcuni quartieri, vie e piazze cittadine, anche per impedire manifestazioni di dissenso.
Lo sciopero deve avere un forte carattere antistituzionale perché noi non ci associamo al clima di “unità nazionale” continuamente invocato da Mattarella e dal governo Conte. Gli sfruttati non sono sulla stessa barca degli sfruttatori, i loro interessi sono inconciliabili. Invece tutti i partiti presenti in parlamento remano nella stessa direzione, perché tutti sostengono il sistema capitalistico. Non a caso destra e cosiddetta “sinistra” alcuni giorni fa hanno votato all'unanimità lo scostamento di bilancio.
Dobbiamo combattere il nuovo patto sociale, il “Patto per l'Italia” proposto dal presidente di Confindustria Bonomi. che prevede lavoratori assoggettati alle esigenze dei capitalisti, dove padroni e governo, assieme ai sindacati, collaborino per mantenere la stabilità sociale e assicurare competitività al capitalismo italiano in questo delicato momento. Un patto sociale che i sindacati confederali, come ha lasciato intendere Landini, sembrano disponibili ad accettare. Cgil-Cisl-Uil, che finora hanno accettato senza fiatare tutte le misure di emergenza attuate dal governo Conte sostenendolo in maniera incondizionata, adesso si preparano a calare le braghe davanti ai padroni.
Appare perciò indispensabile fare il massimo sforzo per mettere in campo una forte risposta all'attacco padronale attraverso iniziative che ricerchino la più ampia unità d'azione dei lavoratori combattivi ovunque collocati sindacalmente, iscritti e non iscritti a partire dai sindacati conflittuali e dalla Cgil. Quanto più lo sciopero riuscirà a coinvolgere i lavoratori delle più svariate sigle, tanto più l'iniziativa avrà successo.

2 dicembre 2020