Si apre a Salerno il giudizio di appello per il caso Crescent
Il governatore De Luca ancora alla sbarra
La convivente del governatore imputata per il processo Fusandola

Redazione di Napoli
Ancora guai per la famiglia De Luca sul fronte dei processi penali in svolgimento presso il Tribunale di Salerno.
Da qualche settimana è partito il giudizio di appello relativo al caso Crescent (un mega edificio a mezzaluna lungo 300 metri circa, alto quasi 30 metri, realizzato con l’utilizzo di oltre 150.000 metri cubi di calcestruzzo, comprendente anche una piazza sul lungomare di circa 30mila metri quadrati e che doveva essere il fiore all’occhiello dell'allora sindaco Vincenzo De Luca).
Alla sbarra degli imputati, oltre all'attuale governatore campano, 22 “deluchiani” tra cui i fedelissimi Luca Cascone, Nello Fiore e Franco Picarone. Poi l’attuale vicesindaco di Salerno Eva Avossa, l’assessore all’urbanistica Mimmo De Maio, gli ex assessori Enzo Maraio, Gerardo Calabrese, Luciano Conforti, Augusto De Pascale ed Ermanno Guerra. Quindi i costruttori edili Eugenio Rainone e Rocco Chechile; l’imprenditore Maurizio Dattilo, amministratore della Sviluppo Immobiliare Santa Teresa; l’ex soprintendente Giuseppe Zampino; i funzionari della Soprintendenza Anna Maria Affanni e Giovanni Villani; i dirigenti comunali Bianca De Roberto (urbanistica), Davide Pelosio (trasformazione urbanistica), Nicola Massimo Gentile (piani attuativi), Matteo Basile (trasformazioni edilizie) e l’ex dirigente comunale Lorenzo Criscuolo, all’epoca direttore del settore opere pubbliche.
In primo grado De Luca e compari sono stati assolti dalla Seconda Sezione penale del Tribunale in composizione collegiale di Salerno e ora sarà il Collegio A della Corte di Appello salernitana, su impugnazione presentata dalla Procura della Repubblica che contesta reati come la lottizzazione abusiva, abuso di ufficio e falso.
Si trova invece nella fase dell’udienza preliminare il procedimento penale a carico della convivente di Vincenzo De Luca, l'architetto Marilena Cantisani, imputata nel processo Fusandola - che porta il nome del torrente che passa sotto piazza della Libertà e il Crescent, ossia i monumenti simbolo del potere borghese del governatore in camicia nera. Il pm Carlo Rinaldi della Procura della Repubblica di Salerno parla di una deviazione abusiva del Fusandola, compiuta nell’ambito dei lavori di Piazza della Libertà, la piazza del Crescent, e del sottostante parcheggio interrato di Santa Teresa, perché realizzata in “sostanziale assenza del titolo abilitativo edilizio valido ed efficace”. Contestati, a vario titolo, i reati ambientali di disastro colposo, pericolo di inondazione, deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi, falso ideologico. Imputati Paolo Baia (componente della commissione validatrice del progetto e direttore dei lavori), Luca Caselli (Rup dell’intervento di riqualificazione di Santa Teresa), Lorenzo Criscuolo (imputato anche nel processo Crescent, vedi sopra), Antonio Ragusa (Rup dal 2010 al 2013), nonché i componenti della commissione validatrice Marta Santoro, Ciro Di Lascio, Benedetto Troisi, Massimo Natale, Luigi Pinto, Vania Marasco (direttore dei lavori), Antonio Ilario (legale rappresentante della Esa Costruzioni), Salvatore De Vita (amministratore unico del consorzio Tekton). Secondo una consulenza tecnica dell’ingegnere Vincenzo Rago, chiesta dalla Procura, il torrente, negli ultimi anni, è stato deviato “per esigenze di carattere meramente urbanistiche ed edilizie dell’intervento Fronte del Mare”. Continua l’ingegnere: senza la deviazione del Fusandola, il ciclopico Crescent non si poteva edificare.
La Cantisani, rischia il processo in qualità di dirigente Trasformazioni Edili del Comune di Salerno perché avrebbe firmato l’autorizzazione paesaggistica 89/2014 con la quale il consorzio Tekton ha eseguito il pacchetto dei lavori “rifacimento piazza-parcheggio sotterraneo-deviazione Fusandola”. La Procura di Salerno ritiene questa autorizzazione illegittima perché non corrispondente al dettato del parere vincolante della Soprintendenza, e vuol processare Cantisani per falso ideologico e violazione dell’articolo 146 del codice dei beni culturali.
Sia il governatore che Cantisani fanno compagnia a Piero De Luca, il figlio dell’ex neopodestà di Salerno che sta affrontando un processo dove rischia una decina di anni di carcere per il reato di bancarotta fraudolenta per il crac dell’immobiliare Ifil.

2 dicembre 2020