All'Onu
L'Italia si è astenuta sul nazismo e sul neonazismo

 
La Terza Commissione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si occupa delle questioni sociali, umanitarie e culturali, ha approvato nella sessione del 18 novembre una importante risoluzione contro il nazismo e il neonazismo con 122 voti favorevoli, 2 contrari e 53 astensioni. I due voti contrari sono di Stati Uniti e Ucraina, fra i paesi astenuti ci sono tutti i membri della Nato, partner come Australia e Giappone e tutti i paesi della Ue, compresa l'Italia. Una astensione convinta quella del secondo governo Conte, tanto da essere ripetuta per ben due volte nelle assise dell'Onu e doppiamente vergognosa per un esecutivo che neanche a parole riesce a essere coerente coi principi sempre meno declamati dell'antifascismo e dell'antinazismo, mentre nella pratica è quasi sempre tollerante, a volte complice o diretto protagonista di pratiche contemporanee alimentate da quell'ideologia.
La risoluzione presentata da una serie di paesi tra i quali la Federazione Russa e la Cina, già passata dall'approvazione dell’Assemblea Generale il 18 dicembre 2019 con identico schieramento e risultato di voto nell'ambito dell'appello sulle misure concrete per la totale eliminazione di ogni forma di razzismo e xenofobia, si intitola: "Combattere l'esaltazione del nazismo, neonazismo e altre pratiche che contribuiscono ad alimentare forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza". La risoluzione esprime la "profonda preoccupazione" dell'organizzazione internazionale per la glorificazione del movimento nazista, del neonazismo e di ex membri delle Waffen-SS; mette in evidenza che il neonazismo è qualcosa di più della glorificazione di un movimento del passato ma è "un fenomeno contemporaneo", perché sono i movimenti neonazisti e altri analoghi che alimentano le "attuali forme di razzismo, discriminazione razziale, antisemitismo, islamofobia, cristianofobia e relativa intolleranza" e chiama i paesi membri dell'Onu a contrastare tale fenomeno eliminando tutte le forme di discriminazione razziale con tutti i mezzi appropriati, a partire dall'adozione e applicazione delle necessarie misure legislative.
Nel corso dei lavori tra il 16 e il 19 novembre la Terza Commissione dell'Assemblea generale Onu ha discusso di diverse situazioni nelle quali si sarebbe verificato il mancato rispetto dei diritti umani, tra le quali quelle della Crimea ritornata sotto il diretto controllo di Mosca durante la crisi in Ucraina, dove i movimenti neonazisti sponsorizzati dagli imperialisti occidentali guidati dall'amministrazione Obama hanno avuto largo spazio nella cosiddetta rivoluzione "arancione" e nella successiva guerra alle regioni separatiste dell'Est e hanno deputati che siedono in parlamento. Secondo il rappresentante degli Stati Uniti, la mozione di condanna del nazismo presentata tra gli altri dalla Russia sarebbe stato un "tentativo sottilmente velato di denigrare altri paesi con il pretesto di combattere contro la glorificazione del nazismo”. Il che non si può negare, ma quanto fosse altrettanto strumentale la posizione dell'imperialismo americano nel teatrino dell'Onu lo spiega la posizione Usa che, con ancora calde le piazze della protesta contro gli assassini impuniti degli afroamericani da parte della polizia, dichiarava di condannare l'esaltazione del nazismo e tutte le forme di razzismo, xenofobia, discriminazione e intolleranza. Gli Usa invitavano gli altri paesi a bocciare la risoluzione "strumentale" ma come durante la votazione della risoluzione nel dicembre scorso, raccoglievano solo l'adesione dell'Ucraina. Mantenevano la loro posizione di astensione gli altri paesi imperialisti alleati degli Usa, dalla Ue alla Nato, all'Australia e al Giappone.
La posizione dei paesi Ue era spiegata dal rappresentante della Germania, il paese che ha la presidenza di turno dell'unione degli imperialisti europei: si astenevano perché il testo sarebbe scritto con un linguaggio "problematico e politicizzato" e non avrebbe affrontato ancora "in modo esaustivo tutte le forme contemporanee di razzismo" e rimanesse concentrato "su questioni che sono lontane dalla lotta al razzismo e alla discriminazione". Una posizione ipocrita e vergognosa. Una nuova via di uscita per l'Italia che dopo l'astensione sulla risoluzione del 18 dicembre scorso poteva continuare a far finta di non avere nulla da dire contro i vecchi macellai nazisti e nulla da fare contro i loro moderni seguaci.
Certo che il comportamento concreto del governo italiano, dal precedente esecutivo quando dettava la linea da ministro degli Interni, il capofila dei fascisti del 21esimo secolo Matteo Salvini, a quello del secondo mandato di Conte con M5S, Pd, Iv e Leu non è cambiato sostanzialmente se non ha voluto approvare un testo che denuncia la proliferazione di vari partiti politici, movimenti, ideologie e gruppi estremisti di carattere razzista o xenofobo, in particolare neonazisti e skinhead, e dal fatto che questo fenomeno ha portato all'establishment misure e politiche discriminatorie a livello locale e nazionale. Che rileva "con profonda preoccupazione che il numero di seggi occupati da rappresentanti di partiti estremisti di natura razzista o xenofoba in diversi parlamenti locali e nazionali è aumentato" e chiama tutti i paesi membri, tra le altre, a "dichiarare come reato punibile dalla legge, qualsiasi diffusione di idee basate sulla superiorità o sull'odio razziale, qualsiasi incitamento alla discriminazione razziale, nonché qualsiasi atto di violenza o incitamento a tali atti, diretti contro qualsiasi razza o gruppo di persone di un altro colore o origine etnica, nonché qualsiasi assistenza fornita ad attività razziste, compreso il loro finanziamento"; a "dichiarare illegali e vietare organizzazioni, attività di propaganda organizzata e qualsiasi altro tipo di attività di propaganda che inciti alla discriminazione razziale e che la incoraggia, e dichiarare la partecipazione a tali organizzazioni punibile dalla legge o a queste attività " e a "non consentire alle autorità pubbliche o alle istituzioni pubbliche, nazionali o locali, di incitare o incoraggiare la discriminazione razziale".
 

2 dicembre 2020