Manca persino l'ossigeno
Ecco come il governo Conte ha preparato il Paese ad affrontare la seconda ondata del virus

Con l'avanzata della seconda ondata di pandemia di coronavirus in Italia si sono rivelate in numerose parti del Paese criticità dovute a carenze sanitarie che il governo Conte, nonostante gli avvertimenti tempestivi del mondo scientifico, non aveva minimamente previsto, con conseguenze gravi per i malati gravi, come la carenza sia di ossigeno liquido sia di bombole per contenerlo.
Già agli inizi di novembre iniziavano a manifestarsi criticità in tal senso, tanto che Federfarma, l'associazione che rappresenta le oltre 18.000 farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, denunciava l'insufficienza di bombole di ossigeno per le cure domiciliari di pazienti Covid, o comunque affetti da patologie respiratorie, in Abruzzo, Basilicata, Campania, Liguria, Valle d’Aosta e alcune zone del Piemonte e della Sicilia.
In una nota congiunta dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), di Federfarma e di Assogastecnici (che riunisce le aziende che producono e distribuiscono gas speciali e medicinali), che fa seguito a una riunione delle tre organizzazioni e che è stata pubblicata sul sito di Federfarma il 16 novembre, si legge, tra l'altro, che “nelle fasi più critiche dell’emergenza, al crescere della domanda di ossigeno si assista in parallelo ad un aumento esponenziale della domanda di dispositivi medici quali bombole e contenitori criogenici, in particolare nelle aree più colpite dalla epidemia “ e che “la disponibilità di questi dispositivi sia attualmente una potenziale criticità, tenuto conto che non è possibile né prevedibile aumentarne significativamente la disponibilità nei tempi brevi richiesti dalla pandemia” .
Di situazione drammatica ha parlato il presidente di Federfarma della provincia di Napoli, Riccardo Maria Iorio, che in un'intervista pubblicata il 13 novembre sull'edizione di Napoli del quotidiano 'la Repubblica' ha denunciato che la grave carenza di ossigeno in città sta portando a situazioni di vero e proprio mercato nero, tanto più illegale in quanto si tratta di un prodotto terapeutico. “Ci arrivano segnalazioni di improbabili vendite di bombole di ossigeno e, addirittura, di ‘ricariche’ attraverso canali paralleli illegali'” ha dichiarato il farmacista al quotidiano, aggiungendo che “l’ossigeno è un farmaco, va prescritto dal medico anche nella posologia. La quantità non è irrilevante. La vendita illegale è ad alto rischio per i pazienti. È come abusare di qualsiasi farmaco, oltre al fatto che non c’è nessuna certezza sulla qualità del prodotto” .
Anche i medici hanno lanciato l'allarme, come ha fatto il presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, che il 12 novembre scorso ha dichiarato all'ANSA: “in Italia abbiamo circa 3 milioni di bombole d'ossigeno su cui poter contare, ma in realtà un milione sono state distribuite in passato e mancano all'appello, perché non sono stati riportati i vuoti. E a questo si sta affiancando un fenomeno di accaparramento. Il rischio è quello di dover affrontare nelle prossime settimane una carenza di questi contenitori, come è stato, nella prima ondata della pandemia, con la carenza delle mascherine” .
Eppure Federfarma della Campania aveva previsto questa emergenza già all'inizio della prima fase della pandemia, tanto da scrivere una lettera il 28 marzo 2020 indirizzata alle farmacie associati e alla Regione: "l'amministrazione regionale non ci ha nemmeno risposto“ ha commentato amaramente Iorio che così conclude: “in quella lettera chiedevamo di recuperare tutte le bombole in circolazione e alla Regione di predisporre un piano in caso di emergenza. Ciò che stiamo vivendo poteva essere evitato” .
Anche le aziende produttrici di contenitori per ossigeno avevano da tempo lanciato l'allarme, puntualmente inascoltato da parte del governo, ed è emblematico il caso della Faber, azienda friulana con due stabilimenti e 400 dipendenti, la quale in una nota stampa ha fatto sapere di essere stata contattata dal commissario Arcuri, il quale per conto del governo italiano ha dimostrato interesse per una fornitura di bombole di ossigeno, solo alla metà di novembre: “tutto ciò sorprende, perché i tempi tecnici di produzione sono di 2-3 mesi” ha commentato l'amministratore delegato dell'impresa, Giovanni Toffolutti, il quale ha detto che se anche gli ordini di bombole fossero fatte entro la fine di novembre “le consegne avverrebbero a partire da gennaio ”.
Gli ordini di tale materiale da parte del governo, perciò, dovevano essere effettuati già da molti mesi in previsione della seconda ondata della pandemia, che purtroppo si è abbattuta: “come addetti ai lavori - si legge in una nota del 17 novembre sul sito della Faber - possiamo riferirci esclusivamente alla nostra esperienza, senza poter commentare ciò che è al di fuori della nostra portata. Ma una precisazione è doverosa: da mesi, dopo l’infiammata tra marzo e aprile 2020 gli ordini per fornitura di bombole per ossigeno medicale si sono interrotti” .
È almeno dallo scorso giugno, da quando la prima ondata virale si stava attenuando sul nostro Paese, che la comunità scientifica lanciava l'allarme sul probabile arrivo di una seconda ondata a partire dall'autunno, e valga per tutti quanto affermato da Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, alla trasmissione televisiva Agorà il 12 giugno 2020: “è possibile che con il ritorno dei mesi più freddi, nel tardo autunno o inverno, ci possa essere una ripresa perché il virus circola ancora in molti paesi del mondo “.
Il governo Conte, da allora, non ha fatto pressoché nulla al fine di assicurare scorte di ossigeno e di bombole, nonostante fosse stato ripetutamente affermato da tutti gli esperti che occorreva dotare tutti i presidi territoriali, ad iniziare da quelli di prossimità come le farmacie, degli strumenti essenziali per fronteggiare l’ondata e soddisfare immediatamente le richieste degli ammalati, tra cui l'ossigeno è sicuramente lo strumento più importante per consentire agli ammalati di polmonite di poter respirare: eppure, a fronte di una spesa sanitaria pubblica di 120 miliardi l’anno e di una spesa sostenuta direttamente dai cittadini di oltre 40 miliardi, la popolazione si ritrova ora al rischio concreto di morte per la carenza di un una cura, tanto essenziale quanto semplice, come l’ossigeno.
Anche se non mancano di certo le responsabilità regionali nelle numerosissime inefficienze e carenze in campo sanitario, è compito primario ed esclusivo del governo nazionale, guidato da Conte sin dall'inizio della pandemia, fornire i servizi essenziali per la salvaguardia della salute degli appartenenti alla collettività in un momento di emergenza sanitaria come quella che dalla fine di febbraio ha colpito l'Italia, e dunque è suo il compito di organizzare piani nazionali di contenimento e prevenzione della malattia, e in questo rientra pienamente la fornitura di ossigeno sanitario: la lettera m) del secondo comma dell'articolo 117 della Costituzione stabilisce infatti che lo Stato ha un potere legislativo esclusivo nella “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale “, ed era quindi dovere costituzionale del governo, data la necessità e l'urgenza che la pandemia implica, servirsi degli strumenti necessari al fine di garantire l'approvvigionamento di uno strumento essenziale per la stessa sopravvivenza come la somministrazione di ossigeno a chi, in conseguenza dell'infezione da coronavirus, non è in grado di respirare autonomamente.

2 dicembre 2020