Rapporto Censis
Aumentano i poveri. Più larga la forbice della disoccupazione tra donne e uomini

Il rapporto Censis-Tendercapital presentato al Senato lo scorso 23 novembre ha delinato uno stato della società italiana al limite del collasso, complice ovviamente – ma non certo causa esclusiva – la pandemia di coronavirus, che ha notevolmente aggravato il già persistente stato di povertà del nostro Paese.
Secondo il Censis ci sono nel 2020 oltre 5 milioni di italiani con evidenti problemi nel riuscire a garantirsi dei pasti decenti, con ulteriori 600mila nuovi poveri rispetto allo scorso anno.
Secondo i dati emersi dalla ricerca ben 7,6 milioni di famiglie hanno già registrato un severo peggioramento del tenore di vita a seguito di redditi decurtati e di spese fisse affrontate, 23,2 milioni di persone che vivono in Italia hanno dovuto fronteggiare delle difficoltà con redditi familiari ridotti e 9 milioni di persone hanno dovuto integrare i propri redditi da familiari o banche.
I più colpiti, ovviamente, sono coloro che sono già deboli: a dicembre del 2019 un nucleo familiare a basso reddito poteva contare su un reddito disponibile di circa 900 euro mentre ora è ormai ridotto di un terzo, ossia a 600 euro, e il 53% delle persone a basso reddito teme di perderlo completamente, mentre il 42% degli italiani vede il proprio lavoro a rischio.
Le restrizioni sulle attività economiche hanno avuto un fortissimo impatto sull'occupazione femminile, e il rapporto ha evidenziato che le donne sono più penalizzate degli uomini, con un calo del tasso di occupazione che nel secondo trimestre è stato del 2,2%, un dato quasi doppio rispetto al calo dell'occupazione maschile, che è stato dell'1,3%.
I drammatici dati del Censis sulle difficoltà economiche della popolazione che vive in Italia non fanno che confermare quanto era emerso nel corposo rapporto di 82 pagine pubblicato dalla Caritas italiana lo scorso 17 ottobre, dal titolo “Gli anticorpi della solidarietà”: in esso si evidenzia un drastico aumento, dal 2019 al 2020, di coloro che si sono rivolti ai centri di ascolto, e tra coloro che sono definiti “nuovi poveri“ ci sono appartenenti a categorie sociali finora ritenute solide economicamente, come piccoli commercianti e lavoratori autonomi, che a seguito delle restrizioni conseguenti alla pandemia stanno vivendo gravi difficoltà economiche se non addirittura scivolando nella condizione di indigenza.

2 dicembre 2020