Riaprire subito l'ospedale “Vittorio Emanuele” di Catania

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di Catania
La prima testimonianza certa dell'esistenza dell'ospedale S. Marco (era questa la precedente denominazione del nosocomio di via del Plebiscito) riporta la data del 1361 mentre un'altra fonte documentale ne farebbe risalire la nascita al 1336.
Con l'istituzione del servizio sanitario nazionale i presidi ospedalieri Vittorio Emanuele, Ferrarotto, S. Bambino e Santa Marta sono stati accorpati alla Usl 35 di Catania, poi azienda ospedaliera con legge regionale n° 34/95. Nel quadro della aziendalizzazione della sanità che individuò gli ospedali “non produttivi” e accentrò i posti letto nei grandi nosocomi, a gennaio 2020, per il Vittorio Emanuele, così come per gli altri presidi sanitari del centro storico, si era concluso il progressivo svuotamento da tutte le attività a favore dell’ospedale San Marco di Librino.
Scelte scellerate che non solo avevano esposto questi quartieri al rischio di degrado e abbandono e messo in crisi le attività commerciali che vivevano sull'indotto, ma con l'esplosione della pandemia Covid19 anche a Catania, sono diventate macroscopiche le terribili conseguenze causate dello smantellamento del SSN pubblico.
Un processo di smantellamento che parte da lontano e che l'avvento e il consolidamento della seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista unitamente ai diktat della Ue imperialista, hanno portato a fondo, a tutto vantaggio della sanità privata e quindi della legge del massimo profitto, sbriciolando il quadro unitario del Paese anche dal punto di vista sanitario, affidando alle corrotte e fameliche istituzioni regionali la gestione che ha favorito i privati e le borghesie regionali in particolare del Nord, all'insegna dei tagli, degli intrallazzi politico-mafiosi (che hanno portato a vere e proprie occupazioni militari degli ospedali del Sud da parte delle mafie), della negazione dei servizi e riduzione dei diritti tanto dei lavoratori del settore quanto dei pazienti.
Il punto è che il sistema capitalista non può fare a meno di ricercare il profitto in ogni settore, compresa la sanità. Ecco la causa fondamentale della mancanza di posti letto, di personale medico e paramedico, di attrezzature per sicurezza, la negazione di fatto del diritto di aborto per le donne, la chiusura degli ospedali in conseguenza dei tagli e dello strapotere delle lobby sanitarie delle cliniche private che hanno lucrato sulle spalle del popolo italiano intascando fra l'altro milioni di euro di soldi pubblici sottratti al SSN grazie ai governi locali e nazionali della destra e della "sinistra" del regime neofascista.
Occorre un radicale cambio di passo nell'organizzazione e gestione del sistema sanitario. Occorre investire nella sanità pubblica, assumere medici, infermieri, tecnici e personale, riaprire gli ospedali, aumentare il numero dei posti letto per abitante, così come il numero delle terapie intensive, occorre investire sulla medicina territoriale, abbandonare e invertire il processo di esternalizzazione dei servizi e l’accreditamento di erogatori privati.
Rivendicare con forza la riapertura immediata del Vittorio Emanuele della nostra città è un imperativo per migliorare la qualità del servizio sanitario pubblico e insieme per difendere meglio la salute della popolazione dal coronavirus.


9 dicembre 2020