Lo denuncia Report su Rai 3
“Improvvisata e caotica” la prima risposta dell'Italia alla pandemia, poi impreparata alla seconda ondata
Il piano italiano contro l'influenza pandemica non sarebbe mai stato aggiornato dal 2006

I nodi stanno venendo al pettine, nonostante la ritrosia alla pubblicazione di tali notizie sulla stampa di regime, così come a rendere note certe informazioni negli innumerevoli dibattiti e talk show sul tema della pandemia che popolano incessantemente i canali delle TV italiane.
Eppure alcune interessanti puntate della trasmissione d'inchiesta Report diretta dal giornalista Sigfrido Ranucci, già dal maggio scorso aveva lanciato denunce che sono state via via completate e approfondite, fino a mostrare – prove alla mano – una realtà completamente diversa da quella che il ministro Speranza e il premier Conte vanno vantando da sempre, e cioè che il governo italiano è stato impeccabile nel fronteggiare l'epidemia.
Certo, bastano i dati dei contagiati, dei ricoveri e dei decessi a dimostrare che la realtà è un'altra; tuttavia è l'operato criminale dei governi centrale, regionali e comunali che hanno inizialmente impedito quella tempestività che avrebbe salvato migliaia di vite, e poi hanno laciato il Paese nuovamente impreparato alla seconda ondata.
L'arroganza, la corruzione e il malaffare che imperano nei vertici ministeriali e governativi, hanno fatto il resto, rendendo chiare le dinamiche inaccettabili che coinvolgono anche la stessa OMS che molti ritengono una struttura autonoma e indipendente, ma che in realtà fa parte del sistema capitalistico internazionale e ne replica caratteristiche e difetti.
 

Il Dossier dell'OMS sull'Italia
Come abbiamo anticipato, già nel maggio scorso i giornalisti di Report erano entrati in possesso di informazioni e di scambi di email relative alla sorte di un documento redatto dai ricercatori del distaccamento dell'Organizzazione Mondiale di Sanità che ha sede a Venezia, dal titolo “Una sfida senza precedenti, la prima risposta dell'Italia al Covid”.
Il dossier evidenzia con una chiarezza che l'Italia non aveva un piano pandemico aggiornato rispetto al vecchio documento del 2006. Infatti il documento in vigore risultava senza firme, senza luogo e data di approvazione e addirittura con un riferimento al 2006 con un verbo al futuro, il che testimoniava senza appello la redazione del documento stesso antecedente a quella data.
I giornalisti verificavano attraverso il contributo di alcuni ricercatori informatici dell'Università di Amsterdam che, grazie ad un meccanismo chiamato “analisi dei metadati”, sono riusciti a vedere quando il file del piano pandemico in vigore nella scorsa primavera fosse realmente stato generato.
Ecco perché l'Italia non disponeva di nessuna scorta di dispositivi di protezione individuale per proteggere innanzitutto i medici e gli infermieri, né di un adeguato piano di interventi; insomma nulla che potesse essere utilizzato per fronteggiare la pandemia. A causa di questa mancanza migliaia di medici e infermieri si sono contagiati e hanno a loro volta contagiato pazienti e da questa inefficienza è dipesa direttamente la mancanza di ossigeno, e di test diagnostici che sarebbero stati fondamentali; sempre per la mancanza di protocolli aggiornati, in Italia è stato individuato tardivamente il paziente uno di Codogno, e solo perché un dottore, paradossalmente, ha disobbedito alle linee guida nazionali.
In sostanza il dossier dell'OMS faceva una fotografia impietosa della risposta italiana alla diffusione del Covid utilizzando aggettivi come “caotica, improvvisata e creativa”, in particolar modo degli ospedali, evidenziando le problematiche della sanità regionale federalista italiana, unica al mondo. La sua pubblicazione riscuoteva grande interesse nella comunità internazionale soprattutto per l'approfondimento dei dati e per l'autorevolezza dei redattori stessi, alcuni dei quali avevano già redatto in precedenza 4 rapporti mondiali sulla salute e numerosi articoli per il British Medical Journal e per Lancet, riviste specializzate di fama mondiale.
 

Le pressioni del governo e dell'OMS per il ritiro del dossier
Visto il dossier, l'11 maggio, alla vigilia della pubblicazione, il direttore generale aggiunto dell'OMS, Ranieri Guerra, intimava a Francesco Zambon, il coordinatore dei ricercatori OMS autori del dossier, di “correggere subito” quella data, aggiungendo “ultimo aggiornamento dicembre 2016”.
In altre email, Guerra rafforza le pressioni: “Non fatemi casino su questo – si legge – stasera andiamo sui denti di Report e non possiamo essere suicidi (…) Adesso blocco tutto (…) Così non può uscire. Evitate cazzate.”, e sempre a Zambon, intima, invitandolo a riflettere sulle conseguenze politiche, “Uno degli atout di Speranza è stato sempre il potersi riferire all'OMS come consapevole foglia di fico per certe decisioni impopolari e criticate (…) Ricordati che hanno appena dato 10 milioni di contributo volontario sulla fiducia e sulla riconoscenza”.
Pressioni che diventavano vere e proprie minacce quando in altra email scriveva a Zambon: “Come sai, io sto per iniziare il percorso di riconferma parlamentare e finanziaria del centro di Venezia e non vorrei dover subire ritardi o contrattacchi”. Non sfugge a nessuno che quello sia proprio il posto di lavoro dello stesso Zambon e che questa sia una vera e propria minaccia di licenziamento. Zambon poi rilascerà nel tempo interviste chiarificatrici a diversi quotidiani, fra i quali il Financial Times .
Nonostante ciò, i ricercatori non mollavano, portando a termine il proprio lavoro e pubblicando tutto, soprattutto perché volevano essere sicuri che quello capitato all'Italia non accadesse nei Paesi che al momento erano indietro nella curva epidemica (come scrive Zambon a Tedros, Direttore Generale dell'OMS, il 28 maggio, quando gli viene fatto notare anche il “rischio di danni catastrofici per l'indipendenza e la trasparenza dell'OMS” qualora il dossier fosse stato rimosso).
Da quel momento l'attività di Ranieri Guerra – palesemente bugiardo fra l'altro alle numerose domande rivoltegli più volte dai giornalisti di Report ai quali nega tutto – è esclusivamente finalizzata a farlo ritirare. Una ricercatrice europea sentita da Report ha riferito che Guerra ha minacciato pesantemente il redattore del rapporto: “O ritiri la pubblicazione o ti faccio cacciare”.
E ci riesce appena 24 ore dopo quando il documento scompare dal sito dell'OMS che vorrebbe chiudere la pratica affermando che il testo avrebbe contenuto “inesattezze e incongruenze”; ma come avrebbe fatto allora a superare le revisioni interne, a essere pubblicato e anche stampato con la prefazione di Hans Kluge, direttore dell'OMS stessa? Impossibile.
 

I rapporti fra Speranza, Guerra e l'OMS
Dal quartier generale di Ginevra, l'OMS a settembre ha elogiato la risposta del governo italiano alla prima ondata della pandemia. Speranza ha dichiarato che dovremmo essere orgogliosi “della qualità del nostro servizio Sanitario Nazionale che è all'altezza e è pronto ad affrontare anche questa emergenza”, e insieme a Conte, rilancia il video dell'OMS della scorsa primavera che rappresenta un vero e proprio riconoscimento mondiale per l'immagine dell'Italia e del suo governo nel mondo.
Ma perché l'OMS realizza e diffonde quel video che ha poco a che fare con la risposta italiana evidenziata nel dossier dei ricercatori? Report su questo tema evidenzia una fitta rete di malaffare e di disonestà che coinvolge tutti i maggiori apparati in questione.
Il motivo della censura è che il rapporto metteva sotto accusa il governo italiano, in primis il ministro Speranza, ma al pari anche lo stesso Ranieri Guerra perché era lui stesso negli anni tra il 2014 e il 2017 Direttore Generale della Prevenzione al Ministero di Sanità. Quel piano dunque avrebbe dovuto aggiornarlo anche lui. Ma oltre a questo, Guerra oggi risulterebbe l'unico delegato, dipendente dall'OMS distaccato all'Italia; una differenza sostanziale rispetto agli altri Paesi che distaccano loro il proprio personale all'OMS per evitare interferenze di qualsiasi tipo. In passato, peraltro, è stato anche addetto scientifico dell'ambasciata italiana a Washington.
Questa ambiguità ha fatto sì che si costruisse a tavolino una realtà lontana anni luce dall'accaduto, nella quale Guerra appare come il tessitore della strategia concordata con i vertici dell'OMS incluso Tedros che toglie le castagne dal fuoco alla scandalosa inefficienza italiana, millantando meriti inesistenti, arrivando addirittura a dichiarare il 30 gennaio del 2020, poco prima dell'esplosione della pandemia, che l'Italia sarebbe stato “il Paese fra quelli occidentali più fornito e attento”.
Dalle inchieste di Report insomma non esce pulito nessuno: oltre agli imputati principali Ranieri Guerra, Tedros e Speranza, gravi sono le responsabilità di questa vergognosa operazione del presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, di Cristiana Salvi, Direttrice della comunicazione dell'OMS e collaboratrice di Guerra, che nonostante tutto a febbraio sosteneva che “abbiamo 15 mila casi in tutto il mondo (…) e il contenimento dell'epidemia ha il suo effetto”, e che in seguito ha clamorosamente dichiarato che il dossier non sarebbe stato un documento dell'OMS.
 

Un processo boicottato fin dall'inizio
La Procura di Bergamo indaga per falso e epidemia colposa nel tentativo di vederci chiaro sulle reali responsabilità della diffusione del virus e l'incapacità di contrastarlo. Mentre però a Ranieri Guerra l'OMS ha pagato le spese di viaggio per testimoniare, ai ricercatori redattori del rapporto è stata negata ogni testimonianza avendo l'OMS presentato richiesta di “immunità diplomatica” per i propri dipendenti. Naturalmente l'operazione consente a Guerra di andare a raccontare la propria versione dei fatti – in accordo coi vertici OMS - senza contraddittorio alcuno, in particolare di quei ricercatori che aveva tentato di zittire.
“Ma insomma – conclude Ranucci in una di queste puntate – che senso di giustizia hanno lassù a Ginevra?”.
Al momento, il silenzio dei ministri competenti Speranza (scontato essendo parte in causa), ma anche di Di Maio, la dice lunga sulla volontà istituzionale di coprire questi atteggiamenti criminali e le responsabilità del governo nella gestione dell'emergenza sanitaria
La tragedia di cui è stato vittima il popolo italiano è stata originata proprio dalla impreparazione e assenza di qualsiasi piano antipandemico, oltreché della distruzione inferta alla sanità pubblica per riempire le tasche dei magnati privati.
L'ex-comandante della Scuola per la difesa Nucleare, Batteriologica e Chimica, Pierpaolo Lunelli, autore di numerosi protocolli militari contro le pandemie per diversi Paesi, in un rapporto di 60 pagine depositato in Procura a Bergamo sostiene che i tassi di mortalità dei Paesi che contavano su piani pandemici aggiornati sono stati infinitamente inferiori di Italia, Belgio e Spagna che erano fermi al 2006.
Nel nostro Paese si sarebbero potuti evitare dunque decine di migliaia di morti.
 

Impreparati prima e dopo: governo criminale
Gli avvenimenti sono stranoti e sono stati trattati ripetutamente e approfonditamente anche sulle colonne del nostro giornale. Tuttavia è bene precisare che ai vertici marci e corrotti delle istituzioni borghesi italiane, l'esser stati colti impreparati dalla pandemia, non ha insegnato nulla e, dopo la prima ondata, stessa sorte alla nostra popolazione è toccata nella seconda di ottobre.
Nella primavera scorsa Stefano Merler, consulente del Comitato Tecnico Scientifico del governo, aveva elaborato un modello per l'Italia sulla base degli studi sui dati cinesi, ipotizzando tre scenari possibili di tre gravità diverse, e oggi quello più tragico si è rivelato una triste profezia.
Sulla base di questo modello veniva poi approntato un nuovo piano antipandemico che però si dimostrava inapplicabile date le condizioni disastrose del nostro Sistema Sanitario nazionale e conseguentemente veniva declassato a semplice scenario e riposto in un cassetto con il sigillo di riservatezza.
Ecco perché la seconda ondata ha provocato nuovi morti e il collasso della sanità: i pronto soccorso continuano a essere presi d'assalto, mancano infermieri e medici specialistici, e quelli che sono in servizio continuano a essere sottopagati e, dopo essere stati definiti “eroi”, sono stati traditi dalle vane promesse di rafforzamento degli organici e sono costretti ancora una volta a subire turni di lavoro massacranti.
Inoltre la dittatura antivirus del governo Conte continua a opprimere le masse popolari modificandone le abitudini, restringendo anche i più basilari diritti democratico-borghesi e impoverendole ogni giorno di più.
“La dittatura antivirus di Conte -spiega il Comunicato dell'Ufficio stampa del PMLI de 27 ottobre scorso- fa solo danni, danni enormi alla salute e alle condizioni di vita e di lavoro del popolo italiano. Pur avendo avuto sette mesi di tempo, Conte non è riuscito a preparare il Paese alla seconda ondata del coronavirus. Un crimine.
Non è stato fatto nulla, o sono stati adottati solo dei pannicelli caldi, in materia di sanità, lavoro, trasporti, scuola, sicurezza nei luoghi di lavoro; si è solo pensato a limitare le libertà costituzionali, a realizzare l’“autonomia differenziata”, che dà il colpo di grazia al sistema sanitario nazionale, oltre a dividere l’Italia in venti staterelli (…) Questo governo e i governi regionali della destra e della “sinistra” borghese vanno spazzati via. Vanno sostituiti dal potere politico del proletariato e dal socialismo. Quando le masse sfruttate e oppresse e le nuove generazioni prenderanno coscienza che questa è l’unica alternativa al capitalismo e al potere della borghesia, che sono la causa di tutti i mali di cui soffrono il popolo, la natura, l’ambiente e il clima.”

9 dicembre 2020