In provincia di Reggio Calabria
Poste Italiane mette a rischio la salute dei lavoratori infrangendo la normativa anti-Covid
Slc-Cgil apre un conflitto di lavoro
Lavorare duramente per costruire dal basso un unico grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati

 
 
Dal corrispondente della provincia di Reggio Calabria e della Calabria
 
Nonostante la crisi economica causata dalla pandemia, Poste Italiane Spa ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con ricavi per 7,7 miliardi di euro e distribuito dividendi pari a 0,162 euro per azione, in crescita del 5%.
Alla luce di questo “risultato impressionante”, come definito dall’amministratore delegato Matteo Del Fante, sembra alquanto strano che l’azienda non riesca a trovare i soldi necessari a salvaguardare la salute dei suoi dipendenti. In base agli ultimi dati ufficiali, più di 2.000 lavoratori hanno contratto il Covid-19. La situazione è ormai fuori controllo perché si è deciso di risparmiare sui Dpi, sull’igienizzazione e la sanificazione degli ambienti di lavoro, e soprattutto sui tamponi che avrebbero permesso di individuare e isolare i positivi, impedendo così la diffusione pericolosa del virus.
A rischiare di più sono gli sportellisti degli uffici postali e i portalettere dei centri recapito, costretti a subire quotidianamente ogni genere di vessazioni. Basti pensare che in provincia di Reggio Calabria, oltre alle continue pressioni commerciali per il raggiungimento dei vari target, al controllo asfissiante di Gestione operativa sul rispetto dei cosiddetti “tempi d’attesa” senza tenere conto della reale consistenza numerica del personale impiegato e obbligando quello in servizio allo straordinario nonché allo sfruttamento incontrollato dei portalettere assunti a tempo determinato continuamente minacciati dai loro responsabili del non rinnovo dei contratti in caso di lamentele, Poste Italiane ha sostituito le “costose” mascherine FFP2 ad alta protezione con quelle chirurgiche, causando notevole apprensione tra i lavoratori.
Insomma, per soddisfare la sua insaziabile sete di profitto il capitalista Poste continua a mettere sotto i piedi la sicurezza dei suoi dipendenti e non ha scrupoli a infrangere la normativa anti-Covid. La dimostrazione lampante che gli interessi degli sfruttatori non potranno mai coincidere con quelli degli sfruttati.
E i sindacati confederali, pur essendo a conoscenza della situazione, restano vergognosamente in silenzio. Solo la Slc-Cgil Calabria, pressata dalle numerose denunce dei suoi iscritti, ha aperto nei giorni scorsi un conflitto di lavoro proclamando lo sciopero delle prestazioni aggiuntive e straordinarie. Vedremo come andrà a finire, ma visti i precedenti, non bisogna farsi molte illusioni anche perché il vertice Cgil è riformista, collaborazionista e filopadronale, non ha interesse a spingersi sul terreno della lotta di classe.
Per questo noi marxisti-leninisti continueremo a lavorare duramente per costruire dal basso un unico grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati in grado di soppiantare i sindacati confederali e non, basato sulle democrazia diretta e sul potere contrattuale delle assemblee generali. Un unico grande sindacato che poggi la sua azione sulla lotta di classe, si opponga alle liberalizzazioni, alle privatizzazioni, alla deregolamentazione del lavoro, alla precarizzazione e che rivendichi un forte aumento delle retribuzioni e delle pensioni, lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato, e provvedimenti efficaci per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
 

16 dicembre 2020