Scuderi: Il socialismo tornerà di moda
Lavoriamo seriamente, serenamente e con fiducia per far vincere il rosso
 
("Botta e risposta" sulle elezioni del 5-6 aprile tenutosi a Firenze il 28 marzo 1992)
 
Domanda
Vorrei salutare il compagno Scuderi. Io sono un operaio edile e ovviamente mi stanno a cuore i problemi degli operai. Guardo questo momento politico e queste elezioni con grande preoccupazione. Volevo chiedere: si assiste a un dilagare di licenziamenti e i servizi sociali e l'assistenza vengono smantellati, vedi l'ultima legge finanziaria. Governo e padronato attaccano i salari, la scala mobile e i diritti sindacali. Ancora si devono fare le nuove elezioni e il nuovo parlamento e già si parla di una pesantissima stangata postelettorale. Perché accade questo e cosa possono fare gli operai per impedire questa situazione?
 
Scuderi
L'origine di quello che sta accadendo è tutta nel capitalismo in generale, e in particolare nella crisi economica che ha investito l'Italia, l'Europa e tutto il mondo capitalistico.
C'è poi un motivo ulteriore, ed è questo: l'Italia vuol stare in Europa, cioè all'interno della superpotenza economica, politica e militare europea che è io lotta per la supremazia con la superpotenza americana e l'altra superpotenza che è il Giappone. Per stare in Europa, per gareggiare nei mercati mondiali, la classe dominante borghese ha bisogno di torchiare al massimo i lavoratori, chiudere le fabbriche che non rendono, licenziare e peggiorare le condizioni di vita delle masse operaie, lavoratrici e popolari e dei pensionati. È il sistema capitalista che produce questo tipo di situazione, ed è quindi contro questo sistema che dobbiamo lottare. Poi c'è un altro elemento. Se siamo arrivati a questo punto è anche perché la direzione della classe operaia, la direzione dei sindacati, è in mano ai revisionisti e ai neoliberali, cioè a coloro che hanno tradito i lavoratori e si sono alleati con gli industriali, con i monopoli, con questo Stato, con questo sistema. Per cui cosa deve fare la classe operaia? Cosa devono fare i lavoratori? La risposta, come ho ricordato nel discorso introduttivo, l'ha data Stalin: devono lottare. Ma per lottare occorre organizzarsi nel Partito marxista-leninista e all'interno della CGIL attraverso la corrente sindacale di classe.
Occorre avere il coraggio di buttare giù concretamente dal seggiolone tutti i traditori e tutti coloro che si sono alleati con la classe dominante borghese. Questo è quello che occorre fare.
Se non si fa questo la situazione peggiorerà di giorno in giorno sul piano economico, sul piano sociale, sul piano politico e sul piano istituzionale. L'unico atteggiamento serio è quello di sviluppare la lotta di classe anche in questo momento politico, in questo momento elettorale, non dando fiducia ai traditori, ai rinnegati, ai saltafossi, a chi è passato dal proletariato e dal socialismo alla borghesia, al capitalismo e all'imperialismo. Non c'è un'altra strada, non c'è un'altra soluzione. La soluzione l'ha data Stalin, noi siamo d'accordo con Stalin, occorre la lotta di classe economica, sindacale, politica ed elettorale.
 
Domanda
Io volevo porre questa domanda: nel suo documento elettorale il PMLI ha chiarito che la seconda repubblica è stata instaurata sulla base del “piano di rinascita democratica” di Gelli e della P2. E queste elezioni appunto e il prossimo parlamento avranno un compito principale cioè quello di sanzionare la repubblica presidenziale di stampo neofascista. Oggi si legge sui giornali che Di Bernardo, il gran maestro del grande Oriente d'Italia, una potente loggia della massoneria, ha invitato a votare Craxi per la presidenza della Repubblica. Che significato ha questa candidatura e che legame essa ha con tutto questo?
 
Scuderi
È semplice, però prima devo fare una precisazione: Di Bernardo non mi pare che abbia detto di votare Craxi come presidente della Repubblica, ha detto soltanto di votare PSI. Craxi, l'ho detto nell'introduzione e lo ripeto, è uno degli uomini fondamentali della P2, della massoneria, dei vecchi e nuovi fascisti. Craxi è spinto in avanti per diventare il presidente del Consiglio del prossimo governo o il presidente della Repubblica. Sembrerebbe che il seggiolone più adatto per lui, in questo momento, sia quello di presidente del Consiglio.
La massoneria è spaccata: una parte sostiene e vuol mandare maggiormente in avanti Craxi, e lo dimostra questa dichiarazione di Di Bernardo, mentre un'altra, vedi la dichiarazione recentissima di Gelli a "L'Espresso", tifa per Cossiga, tifa per Cossiga anche forse dal punto di vista tattico, al fine di spronare Craxi ad andare ancora più avanti, ad essere più deciso nel realizzare il "piano di rinascita democratica" di Gelli e della P2, un piano che tende a concentrare il potere nel Quirinale e a Palazzo Chigi e in generale in tutti gli esecutivi sia esso il sindaco, sia il presidente della provincia, sia il presidente della regione. E qui apro un certo discorso: su questo punto si trovano d'accordo tutti i partiti parlamentari, anche la Rete è per l'elezione diretta del presidente del Consiglio e del sindaco. Quindi vuol dire che tutti rientrano in questo disegno, e Di Bernardo non fa altro che dire esplicitamente appoggiamo Craxi per far andare avanti questo tipo di disegno. Né più né meno.
 
Domanda
Sono uno studente, porgo innanzitutto il mio più calo• roso saluto al compagno Giovanni e a tutto il Partito. Un Partito che conosco da cinque anni e seguo con stima, orgoglio personale e soprattutto fiducia. Io vorrei centrare questo mio intervento sul problema del servizio militare, in quanto ho fatto come tutti i giovani della mia età la visita militate, sono stato dichiarato abile arruolato, e ora nonostante che faccia ancora rinvii per motivi di studio, prima o poi dovrò partire. Ora è stata pienamente dimostrata la piena inutilità del servizio militare com'è strutturato attualmente in Italia, soprattutto con questa immagine nascente d'Italia imperialista che cerca una propria egemonia nel mondo che senza esitare vìola gli articoli della Costituzione, che attacca altri popoli, che attacca altri Paesi per ampliare questo ruolo egemonico e imperialistico italiano. E si parla anche di un esercito professionista composto da volontari al soldo di questa seconda repubblica. Io vorrei conoscere l'opinione esatta del Partito in merito al servizio militare e che proposte ha il Partito in merito.
 
Scuderi
La questione è molto importante. Intanto bisogna capire bene a che punto è arrivata la politica estera e militare dell'Italia. Questo è di fondamentale importanza perché inquadra tutto il problema. Ricordiamo che l'Italia è la quinta potenza economica del mondo. Non siamo più all'inizio del secolo, quando l'Italia era considerata un "imperialismo straccione" dallo stesso Lenin. È un imperialismo che conta, conta in Europa, conta nel mondo. Questo imperialismo vuol contare di più soprattutto nell'area mediterranea e del Medioriente ma non solo, vuol contare in tutto il mondo. Questo dal punto di vista economico, ma per svilupparsi economicamente ha bisogno delle forze armate adeguate a questa situazione per difendere i suoi interessi, che a questo punto sono interessi di tipo non solo europeo, ma di tipo planetario. Per cui ha bisogno delle forze armate, sia come esercito, sia come armamenti, che gli consentano di arrivare dappertutto così come in questo momento arriva dappertutto l'America del Nord.
È questo che bisogna capire, per cui anche il blocco della legge sull'obiezione di coscienza, che come voi sapete è stata rimandata al prossimo parlamento, ha questo tipo di significato.
Prima si vuole approvare il nuovo "modello di difesa", e su questo punto non ci sono in parlamento delle opposizioni reali, delle opposizioni vincenti; ormai è un dato di fatto che l'Italia debba avere il suo posto militare nel mondo.
Da un punto di vista generale non ci si può opporre alla leva. Opporsi significherebbe andare in galera e mandare in galera i giovani di leva. Per cui possiamo chiedere solo di accorciare i tempi della leva, ma nello stesso tempo dobbiamo dire no con molta chiarezza all'esercito professionale, che è un esercito di invasione. Un esercito professionale non è per la difesa del territorio nazionale ma per l'invasione cli altri paesi. Possiamo dire no all'esercito professionale, possiamo dire no agli armamenti e alle forze armate di tipo coloniale e neocoloniale. Il nostro è un discorso di politica estera e di politica militare.
La nostra posizione è che l'Italia non deve mandare al di fuori del suo territorio nazionale né un soldato, né una nave, né un aereo, nemmeno nelle vesti "umanitarie" e di "assistenza" , come è stato fatto per il Kurdistan, il Libano e l'Albania. Perché in realtà attraverso quelle vesti si è voluto costituire delle teste di ponte, delle nuove situazioni per dominare quei Paesi e quelle popolazioni.
C'è l'articolo 11 della Costituzione su cui ci possiamo agganciare. Ad esso ci siamo agganciati anche in riferimento ai due processi gravissimi che abbiamo avuto in merito alla politica estera del governo, perché, voi lo sapete, noi abbiamo lanciato la parola d'ordine "Disertare, non sparare, rivoltarsi" in occasione della guerra del Golfo.
Noi siamo per una politica di pace verso le altre nazioni, verso gli altri popoli. Su questo noi non transigiamo, che ci mettano pure in galera, facciano di noi ciò che vogliono, ma noi terremo ferme queste posizioni. Guardate che noi siamo l'unico Partito italiano antimperialista. Infatti nessun partito parlamentare, nessun giornale, nessuna radio o televisione ci ha difeso quando siamo stati processati, nemmeno la cosiddetta Rifondazione comunista, o la Rete, o quanti altri si riempiono tanto la bocca di pace e di nonviolenza. Hanno fatto blocco con i militaristi, con i nazionalisti, con gli aggressori, con i sostenitori della politica delle cannoniere, con i guerrafondai, e siamo rimasti soli da questo punto di vista qui.
La nostra politica è una politica di pace e di cooperazione con tutti i popoli del Mediterraneo, del Medioriente dell'Europa e del mondo intero. Di più, la nostra politica ha un punto fermo circa l'Europa Occidentale.
Noi non vogliamo che il nostro Paese sia parte integrante dell'Europa Occidentale, la quale si sta armando per arrivare ai livelli degli Stati Uniti d'America, e magari superarli.
Prima del crollo dell'Est europeo c'era una grande contraddizione tra gli Usa e l'Urss. Questa sotto la guida del revisionista Breznev, nel '68, si è scagliata contro la Cecoslovacchia e l'ha praticamente occupata. Cosicché da paese revisionista è divenuto un paese socialimperialista e da allora si scontrava con la superpotenza Usa per il dominio del mondo.
Quella situazione non c'è più, la situazione è un'altra, ed è questa: l'Europa, gli Stati Uniti e il Giappone sono queste ora le tre superpotenze mondiali che vogliono dominare il mondo, e quindi se l'Italia sta nella Cee il gioco è fatto, prima o poi il popolo italiano andrà a finire ad essere come all'epoca di Mussolini carne da cannone.
Questo è il problema, su questo bisogna fare una seria e approfondita riflessione, perché gli altri partiti non la fanno assolutamente, accettano l'Unione europea, accettano l'imperialismo e accettano il nuovo modello di difesa.
 
Domanda
Io condivido pienamente tale posizione. Se per caso mi dovessero mandare ad attaccare l'Irak o la Libia, mi rifiuterò, diserterò, e questo lo dico fin da adesso.
 
Scuderi
Su questo punto io consiglio te, come consiglio tutti i giovani militari, di seguire attentamente le parole d'ordine del Partito. Bisogna evitare assolutamente di fare delle azioni individuali di qualsiasi tipo. Bisogna muoversi dentro una strategia, e allora assumersi collettivamente tutte le responsabilità di qualsiasi tipo.
Certo è che la tua affermazione è molto importante e indicativa per tutti i giovani militari di oggi o che saranno militari domani; essa è la posizione del nostro Partito.
Guardate che all'uscio c'è la questione della Libia, che da un momento all'altro potrebbe esplodere, come c' è la questione dell'Irak. L'Italia potrebbe essere coinvolta in atti aggressivi da parte di Bush e degli Stati Uniti contro la Libia e l'Irak. Ritorna perciò di attualità la nostra posizione: non partecipare, non collaborare, rifiutarsi di sparare, rivoltarsi, disertare. Però bisogna aspettare che sia il Partito a lanciare questo tipo cli parola d'ordine. Noi non vogliamo che l'Italia, in qualsiasi forma e in qualsiasi misura, venga coinvolta in questi due crimini che si stanno preparando, e che speriamo non accadano mai ma è possibile invece che accadano.
 
(Vuoto di domande)
 
Scuderi
Invitiamo a intervenire anche chi non è d'accordo con noi. Siamo qui per parlare, siamo qui per discutere, siamo qui per cercare insieme, come abbiamo detto prima, la verità. Cosa bolle in pentola? Cosa bolle nelle vostre teste? Quali sono i vostri problemi non solo in riferimento al nostro Partito, ma in riferimento a queste elezioni, alla realtà economica, alla realtà sociale, alla realtà politica?
Nel mondo e in Italia stanno avvenendo degli avvenimenti sconvolgenti che non hanno precedenti nella storia, e che perciò richiedono da parte di ciascuno di noi un bilancio, richiedono di ricostruire, direi quasi da zero, una memoria, di ristabilite delle verità che erano chiare fino al 1956, da una parte, e fino al 1976 quando era vivo Mao. Le verità allora erano chiarissime: da una parte c'era il socialismo e dall'altra parte c'era l'imperialismo; da una parte c'era il marxismo-leninismo e da quell'altra parte c'era il liberalismo e c'era la borghesia; i fronti erano chiarissimi. Sono intervenuti i revisionisti che hanno sconvolto tutto, hanno mescolato, hanno fatto una grande confusione e alla fine sono stati battuti, letteralmente battuti, in primo luogo Gorbaciov. Qui in Italia, i suoi pappagalli e i suoi allievi Occhetto, Garavini e Cossutta hanno creato questo tipo di situazione, e oggi dicono date il voto a noi perché noi faremo da argine al picconatore, faremo da argine alla Democrazia cristiana.
A Napoli dicono: "Ca' nesciuno è fesso". Dopo tutto quello che hanno fatto, quale credibilità possono avere? Non solo. Da una parte dicono di non collaborare con la Democrazia cristiana e poi in Calabria, come voi sapete, i neoliberali di Occhetto nella regione più povera del nostro martoriato Paese, fanno un'alleanza governativa con il partito che dicono di combattere, con il partito da cui dicono di voler prendere le distanze. Mentre Rifondazione comunista ha fatto una giunta con la DC a Monte Argentario, per poi essere in questi giorni cacciata via. Quale credibilità può vantare?
Voi capite che qui si tratta di rifare tutto il discorso. Bisogna tornare ad aprire il libro della storia del proletariato nazionale e internazionale e cominciare a leggerlo dal primo rigo del primo capitolo fino all'ultimo capitolo per capire ciò che è accaduto in tutti questi anni e aggiungere i capitoli che ancora devono essere scritti in base agli sviluppi della lotta di classe.
Bisogna andare avanti, ma per andare avanti bisogna domandarsi chi siamo, da dove veniamo, quali vicende abbiamo vissuto, dove dobbiamo andare. Date voi le risposte.
Ecco perché qui non possono venire a confrontarsi con noi Occhetto, Garavini e Cossutta. Costoro devono accendere, se sono dei credenti, come alla fine lo sono, 100 ceri alla Madonna, pregare notte e giorno e andare ai santuari camminando in ginocchio affinché in Italia non ci sia mai il socialismo, e ci sarà, poiché loro sanno ciò che li aspetta, sanno qual è la fine che ha fatto Mussolini a Piazzale Loreto.
 
Domanda
Il compagno Scuderi nell'introduzione ha denunciato che nel parlamento è calata l'omologazione neofascista e sono scomparse le distinzioni del passato tra antifascisti e fascisti, tra riformisti e conservatori. Si tratta di una denuncia, molto forte. Quali sono i passi che hanno portato il PMLI a tirare queste conclusioni?
 
Scuderi
Mi pare di averlo detto, tuttavia posso aggiungere qualche altra cosa. Parliamo un attimino delle proposte di questi partiti, sia per quanto riguarda la "riforma istituzionale, sia per quanto riguarda la "riforma elettorale". Ci sono delle differenze, si o no? E di che tipo sono queste differenze? Sono differenze di classe? Sono differenze fra una posizione democratico borghese e una posizione neofascista? Queste sono le domande che dobbiamo farci.
Secondo la nostra analisi, in base a quello che ho già detto e a quello che magari posso aggiungere, non ci sono differenze. In ballottaggio ci sono due posizioni, ormai però per quanto riguarda la seconda repubblica tutti la danno per scontata, la seconda repubblica è un dato di fatto, nessuno la mette in discussione, e quindi dal momento che nessuno la mette in discussione vuol dire che tutti i partiti parlamentari, armi e bagagli, si sono spostati dalla prima alla seconda repubblica. Dal nostro punto di vista tuttavia la prima Repubblica non rappresenta un toccasana, la nostra Repubblica sognata. La prima Repubblica infatti non è altro che una repubblica borghese a direzione borghese, con Costituzione borghese, una Costituzione antifascista ma borghese, non è il massimo che noi dobbiamo realizzare. Perché nella Costituzione che dobbiamo realizzare, voi mi capite, al primo posto t'è la dittatura del proletariato, c è il potere della classe operaia, il che discrimina nettamente i campi tra proletariato e borghesia, questo è un punto fondamentale.
Comunque sia è un dato di fatto che da una repubblica democratica borghese siamo passati surrettiziamente, gradualmente, a una seconda repubblica senza colpo ferire, e tutti sono d'accordo: questo è un elemento fondamentale che definisce le cosche. Sono tutti per la seconda repubblica, però la differenza dove sta? La differenza sta nel fatto che alcuni vogliono che il presidente della Repubblica sia eletto dal popolo, mentre altri vogliono il presidente del Consiglio eletto dal popolo. Oppure una variante: il presidente del Consiglio deve essere eletto dal parlamento, in entrambi i casi deve avere la funzione del cancellierato. Ma se non è zuppa è pan bagnato, non c'è una differenza sostanziale.
In ogni caso vengono sconvolte tutte le regole democratiche borghesi, tutte le regole costituzionali, chi comanda è il capo della cosca vincente, chi comanda è un nuovo Mussolini. Se poi questo Mussolini sta a palazzo Chigi o al Quirinale non c'è differenza sostanziale, ecco il punto. "Il Bolscevico", qui ne ho alcuni numeri che potrei leggervi, ma potrei annoiarvi perciò andate a documentarvi, ha scritto pagine e pagine per dimostrare che in ogni partito parlamentare ci sono dei mafiosi, ci sono camorristi, ci sono affiliati alla 'ndrangheta, ci sono gli amici degli amici di questo, di quello e di quell'altro mafioso. Inoltre accendendo la radio e la televisione o leggendo i giornali, in questi giorni avrete saputo quanti, non solo parlamentari, ma sindaci, assessori, consiglieri comunali, presidenti di Usl ecc. sono stati incriminati, arrestati o processati. E la tangente? La tangente c'è dappertutto in misura differenziata nell'uno e nell'altro partito parlamentare. E quindi siamo in presenza di cosche.
Anche il PDS, quando si chiamava PCI, ha avuto degli amministratori comunali della Calabria arrestati perché erano affiliati alla 'ndrangheta, tanto per dirne una. Vi ricorderete che un tempo i dirigenti del PCI dicevano, alzando le mani ai comizi o alla televisione, "questo è il partito con le mani pulite'', ora però avrete visto che non alzano più le mani, non dicono più "questo è il partito con le mani pulite". Perché se alzassero le mani si vedrebbe che esse sono sporche. La situazione ora è capovolta, dal momento che la cosiddetta sinistra parlamentare si è omologata, ha abbandonato il socialismo, ha abbandonato il proletariato, si è integrata, si è corrotta e usa gli stessi sistemi che da sempre ha usato la Democrazia cristiana, da sempre ha usato il PSI in misura più o meno minore. Questa è la situazione per cui siamo veramente in presenza di cosche parlamentari verso le quali non possiamo avere nessuna fiducia e nessun rapporto, distinguendo chiaramente tra le segreterie nazionali di questi partiti, le direzioni nazionali di questi partiti, i comitati centrali di questi partiti, e la base.
Gli iscritti di questi partiti e gli elettori di questi partiti, segnatamente ci riferiamo al PRC e al PDS, non c'entrano niente e anzi sono turlupinati, son tutti compagni nostri; ora, domani o domani l' altro saranno tutti quanti compagni nostri, non c'è verso, è una questione inevitabile. Si tratta di lavorare per un grosso recupero ci sono centinaia di migliaia di persone, milioni di persone, che sono turlupinate e ingannate da queste cosche, si tratta di recuperarle.
D'altra parte pensate a quando Lenin si è mosso alla fine del secolo scorso, intorno a lui all'inizio c' erano tre o quattro persone. Ha cominciato a denunciare lo zarismo, ha cominciato a denunciare i partiti borghesi, i partiti riformisti e poi alla fine è arrivata la forza. All'inizio ci vuole qualcuno che lo faccia. Qui in Italia c'è il PMLI, l'unico Partito non omologato, l'unico Partito che legge ancora quel libro sacro, fondamentale, che è il libro del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. E siccome ciascuno legge i suoi libri, noi continuiamo a leggere i nostri libri e quest'altri continueranno a leggere i libri di Mussolini per ispirarsi ad essi e per fare l'Italia un'altra volta fascista. Non c' è nulla da fare.
 
Domanda
Dico subito che condivido appieno la posizione astensionista. La mia domanda riguarda invece le ipotesi post votazioni, dal momento che si è detto anche qui stasera che il prossimo parlamento sarà quello che metterà ufficialmente la camicia nera all'Italia. Ecco io volevo sapere quale scenario politico si può immaginare dopo le elezioni? È vero quello che si legge sui giornali di questi giorni, e cioè che comunque il prossimo parlamento avrà vita breve perché se passerà l'elezione diretta del presidente della Repubblica, cambiando in senso fascista le regole dell'elettoralismo borghese, sarebbero possibili anche nuove elezioni? Oppure, quale altro scenario si può immaginare dopo il voto stando questa situazione politica?
 
Scuderi
Al momento attuale non lo sa nessuno, nemmeno loro. Tutti quanti aspettano che le urne siano chiuse e che si sappiano i risultati elettorali, dopo di che sulla base del mazzetto di voti che avranno si metteranno intorno a un tavolo e vedranno la via d'uscita. La cosa è molto seria perché non c'è un equilibrio. Gli equilibri governativi, parlamentari e istituzionali sono rotti, siamo entrati in una situazione di grande confusione anche da parte della borghesia, una confusione grandissima, di grande sbandamento. Una situazione che se fosse forte il nostr0 Partito, forte e radicato in tutte le regioni, in tutte le città, potrebbe rivolgersi a nostro favore, perché noi potremmo essere un elemento di coagulo e di chiarificazione fondamentale al fine di battere la tendenza di mettere la camicia nera con la forza all'Italia. Lo ripeto, in un senso o in un altro si vuole che l'Italia abbia la camicia nera perché l'Italia deve rimanere in Europa Occidentale, perché l'Italia deve avere un posto fondamentale in Europa Occidentale, e perché l'Italia si deve proiettare fuori dai confini nazionali per sviluppare l'imperialismo italiano. Questo è il punto.
Craxi al momento attuale punta su un tema, e non a caso, quello della ripresa economica. "Un buon governo per la ripresa economica", e mette in un secondo piano, guarda caso, la "riforma istituzionale" che è il suo cavallo di battaglia fondamentale. Lo mette in secondo piano perché vuole che si superi questa confusione, vuole andare lui al governo e sistemare le questioni dal punto di vista economico e in un secondo tempo fare il famoso passo del presidenzialismo pieno e rotondo. Ma c'è chi l' ostacola. Si tratta, ironia della storia, dell'altra forte corrente che ha come capo Andreotti, e non a caso è stata ammazzata la sua controfigura in Sicilia. Riflettete bene, Andreotti fino al 1974 era dentro fino in fondo con tutte le scarpe, con tutti i vestiti, nel golpismo e nel vecchio fascismo. Furbescamente nel '74 si tirò fuori da questa situazione, e non a caso poi fu lui a fare entrare nell'area governativa il PCI attraverso i cosiddetti governi di "solidarietà nazionale" del '76-'78. Anche lui vuol tenere l'Italia in camicia nera, ma senza arrivare a delle forme aperte di fascismo, come vorrebbe Cossiga chiaramente. Cossiga ha detto, ieri mi pare, finalmente fuori dai denti che vuole “una repubblica semipresidenziale”, e la repubblica semipresidenziale nel nostro Paese ha un carattere fascista, non può non avere un carattere fascista. La corrente che fa capo ad Andreotti non la vuole. Quindi o trovano una mediazione, o trovano un compromesso, altrimenti si potrebbe anche arrivare entro due anni, o anche prima, a nuove elezioni. Bisogna tuttavia attendere il responso elettorale del 5 aprile per vedere il rapporto di forza parlamentare che uscirà dalle urne. Qualunque sia lo schieramento parlamentare vincente però se non è zuppa è pan bagnato. Si tenderà comunque a portare avanti un disegno di carattere fascista, il più grave naturalmente è quello di Craxi-Cossiga-Gelli, quello della P2.
Tenete presente che la magistratura ormai è assoggettata al governo, tenete presente che i mass-media sono già assoggettati al governo quindi al neofascismo, anche i sindacati sono già assoggettati, bisognerebbe quindi portarli fuori da questa situazione e spingerli alla lotta di classe e antifascista.
Avere imbavagliato "Samarcanda" è un atto fascista, neofascista. Ciò è avvenuto in una lotta tra una cosca e l'altra all'interno dello stesso sistema. N on è che "Samarcanda" sia uscita o intenda uscire dal sistema, tutt'altro, tant'è vero che il capo di "Samarcanda" è fra il gruppo promotore dei referendum elettorali di Segni, un anticomunista storico, un reazionario. Si tratta allora di una contraddizione che avviene nell'ambito dello stesso disegno politico generale, che è quello che vi ho già detto. Questo tipo di contraddizione non porta niente di carattere progressivo, di carattere sociale, di carattere economico a vantaggio della classe operaia, dei lavoratori e dei pensionati, la situazione rimane quella che è.
Può darsi benissimo che dopo queste elezioni si ritorni da capo a rivotare per sapere chi ci deve· andare al Quirinale e chi ci deve andare a Palazzo Chigi. Ma non si può dire “io voto questo partito parlamentare perché esso è più democratico di quell'altro”. Purtroppo la realtà è che di partiti democratici in parlamento non c'è più nessuno, non c'è più nemmeno una sinistra parlamentare. Finora noi dicevamo nei nostri documenti, nei comizi, sul nostro giornale, c'è una sinistra parlamentare di tipo borghese, di tipo riformista, ma oggi non c'è più. Si può solo dire che il PDS, il PRC, la Rete fanno da copertura al neofascismo, fanno da copertura a questo sistema. Queste sono le questioni di fondo che bisogna capire, e su questo bisogna regolarsi anche dal punto di vista elettorale.
 
Domanda
Sono un'operaia. In questa tornata elettorale ho visto, ho avuto modo di vedere attraverso la televisione, o leggendo i giornali e i manifesti che si fa un gran parlare del "voto donna". Visto che questa campagna cerca di carpire il voto delle masse femminili, dicendo appunto "vota donna", dacci il voto a noi e vedrai che i tuoi diritti saranno salvaguardati in parlamento. Visto che questi diritti, vedi l'aborto, vedi il divorzio, vengono attaccati giornalmente e ripetutamente e sono sempre più in pericolo, mentre altri addirittura sono stati proprio cancellati, volevo sapere che cosa ne pensa il PMLI di questa cosa.
 
Scuderi
Il ''voto donna'' non è altro che un diversivo elettorale. Il problema non è tanto di votare un uomo o di votare una donna, fermo restando che in Italia non c'è parità fra uomo e donna. Il punto non è questo, il punto è un altro: queste donne quale progetto propongono, quale società vogliono? Riflettiamo un pochino. Quando si va alle elezioni politiche ci si deve confrontare sulla base dei progetti generali, e bisogna sapere chi presenta un progetto per il socialismo e chi presenta un progetto per il capitalismo. Questa è la differenza fondamentale, poi votare un uomo o votare una donna diventa del tutto secondario.
Il problema fondamentale è votare l'uomo giusto o la donna giusta che nella pratica sono in prima fila nella lotta di classe e che lottano contro il capitalismo e lottano per il socialismo. Ma allora a questo punto anziché dire " vota donna" bisognerebbe dire vota PMLI, vota socialismo; cioè donna cosciente e ben informata, rivoluzionaria, progressista, proletaria, astieniti. Questo è il voto che noi chiediamo alle donne, non c'è un'altra parola d'ordine sul piano elettorale. Le donne hanno bisogno di emanciparsi come la classe operaia, ma il primo passaggio è l'emancipazione ideologica, culturale, politica, elettorale e organizzativa, perché l'emancipazione sociale, pratica, concreta non può che avvenire nel socialismo.
Nel capitalismo, al di là delle parole, al di là dei progetti dei partiti parlamentari, la donna non può che essere schiava salariata, schiava casalinga, schiava di casa, subalterna all'uomo, sfruttata e oppressa dal capitalismo.
Noi quello che chiediamo alle donne, alle masse femminili, anzitutto è quello di emanciparsi culturalmente, e questa emancipazione può avvenire solo nella misura in cui le donne si orientano verso il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e verso il socialismo. Inoltre diciamo loro: unitevi alla classe operaia, unitevi al PMLI per lottar contro il capitalismo e realizzare l' emancipazione sociale, economica, familiare e pratica, che la potete avere solo e esclusivamente nel socialismo. Il resto sono tutte chiacchiere, il resto sono tutti quanti diversivi fatti apposta per sviare l'attenzione delle masse femminili dal socialismo e di rivolgerla verso il capitalismo.
 
Domanda
Lavoro nella scuola, sono un'insegnante. In questo periodo siamo in lotta per il rinnovo del contratto di lavoro scaduto al dicembre del '90, e purtroppo fra governo e sindacati. è stata sancita una tregua, proprio per lasciare che la campagna elettorale scorra senza nessuna lotta in corso. Questo ovviamente non è stato né condiviso né accettato dai lavoratori.
Devo ringraziare il compagno della sua relazione, dei suoi interventi, delle sue risposte esaurienti e interessanti, volevo solo soffermarmi su alcune cose. Egli ha denunciato il fatto che siamo effettivamente in un regime neofascista. È vero gli spazi di democrazia sono diminuiti, sono stati cancellati diritti fondamentali, proprio nel pubblico impiego ne abbiamo una dimostrazione di fatto: la legge antisciopero ci limita e ci vieta di protestare. In campagna elettorale era stato proclamato uno sciopero ma è stato disdetto per la tregua. C'è poi il discorso della privatizzazione dei servizi, la privatizzazione dei rapporti di lavoro e un attacco reazionario e continuo da patte della Confindustria che si pennette di lanciare proposte tipo 70.000 licenziamenti per esuberi e il blocco dei salari e dei contratti. Ora il compagno ha già esaurientemente detto come mai di fronte a una situazione di questo genere non c'è da parte degli antifascisti, dei democratici e dei progressisti una risposta, una reazione. Veramente se tutti i partiti dell'“arco costituzionale”, diciamo così di queste istituzioni neofasciste, non si distinguono né per posizione, né per proposte, né per linea, è ovvio che le masse soggiogate da essi, dalla loro propaganda, non possono da sole capire e concentrare le loro forze. In questo senso volevo semmai che il compagno precisasse, o comunque finisse di illustrare, come si inseriscono nella proposta astensionista del PMLI, nella lotta fuori dal palazzo, i Comitati popolari, e come si organizzano i lavoratori su questa base.
 
Scuderi
La questione dei Comitati popolari è una questione estremamente importante perché il nostro obiettivo strategico è quello di far crollare il capitalismo e le sue istituzioni. Questa è la nostra grande aspirazione, questo è il nostro grande obiettivo, ma per arrivarci naturalmente c'è un lungo cammino da fare e ci vogliono degli strumenti adeguati. Da un punto di vista politico ed elettorale da una parte noi diciamo non votare, votare nullo o bianco, da un'altra parte diciamo agli astensionisti, alla popolazione, create nei quartieri, in tutte le città, degli organismi democratici di massa, che noi abbiamo chiamato Comitati popolari, che abbiano lo scopo di riunire e organizzare le masse al di fuori delle istituzioni borghesi e contro di esse. Questi Comitati devono essere costituiti sulla base della Democrazia diretta, attraverso l'elezione palese durante l'Assemblea popolare di quartiere, e gli eletti possono essere revocati in qualsiasi momento dall'Assemblea della popolazione che li ha eletti. Non diciamo perciò solo di astenersi, non diciamo di organizzarsi solo nel Partito, nel sindacato, nelle Case del popolo, in tutti gli organismi di massa, non solo nelle scuole medie inferiori e superiori e nelle Università, ma diciamo anche più in generale di organizzarsi come popolazione, compresi i giovani, come elettori, attraverso le Assemblee popolari di quartiere, ed eleggiamo i Comitati popolari per dare battaglia al sistema capitalista e al regime neofascista sulla base di piattaforme di lotta. C'è la questione del lavoro, c'è la questione della casa, c'è la questione dei salari, c'è la questione delle pensioni, c'è la questione della sanità, c'è la questione urbanistica, c'è la questione ecologica, ci sono tutte le questioni insomma che sono oggi in piedi. Le Assemblee popolari e i Comitati popolari diano battaglia giorno per giorno per difendere gli interessi delle masse visto che non esiste in parlamento alcuna forza intenzionata a difendere i loro interessi. Soprattutto gli interessi economici, a partire da quelli salariali e che riguardano le pensioni, i poveri, gli handicappati, gli emarginati, le periferie urbane, che riguardano i giovani e le masse studentesche.
Le masse popolari via via che prenderanno coscienza della situazione, devono capire la necessità non solo strategica, ma vitale, quotidiana, di riunirsi in assemblea, di parlare, di discutere, di elaborare piattaforme e su tali piattaforme accendere delle grandi battaglie di massa. È un discorso grosso, è un discorso strategico, e questo noi lo facciamo non da ora, anche se sappiamo benissimo che la tendenza è opposta a quella da noi auspicata. Anziché l'unirsi, anziché fare assemblee di massa, in atto c'è una controtendenza. Qual è? Quella di ritirarsi addirittura dai pianerottoli del condominio, non solo dalle piazze, di ritirarsi ciascuno a casa propria. Perché questo? Perché c'è stato un grande tradimento, questo tradimento dei revisionisti ha fatto crollare ideali, ha bruciato aspettative, ha distrutto l'amore alla solidarietà di classe, ha spinto ciascuno di noi, ciascun elemento della popolazione italiana e non solo italiana, soprattutto nell'Europa Occidentale e nei grandi paesi capitalistici e imperialisti a ritirarsi a vita privata, a pensare ciascuno per sé.
Il problema di oggi è quello di recuperare il senso di classe, di riorganizzare la propria classe, di lottare per la vittoria della propria classe. La classe operaia non è morta, c'è sempre, questo è un concetto fondamentale. Questa nostra classe attualmente è disgregata, è confusa, è turlupinata, è ingannata, è diretta male e in senso controrivoluzionario, però esiste sempre. Si tratta di svegliarla e di riorganizzarla. Lo stesso occorre fare per le masse popolari e giovanili. Attraverso grandi Assemblee popolari noi vogliamo creare una situazione di questo tipo. Bisogna perciò spostare la maggiore attenzione dal momento elettorale alla vita, all'organizzazione, alla combattività delle masse popolari.
Sembra che il socialismo non sia più di moda. Sembra che nessuno voglia più il socialismo, non solo a Firenze e in Italia, ma nel mondo intero. Ma, state attenti, il socialismo inevitabilmente tornerà di moda, di grande moda. Perché? Perché la contraddizione tra proletariato e borghesia è insopprimibile, si tratta di una questione oggettiva e non teorica, e questa contraddizione prima o poi si farà risentire, soprattutto se noi lavoreremo seriamente, serenamente e con fiducia per far vincere il rosso.
Credetemi, compagne e compagni, il rosso quanto prima ritornerà a trionfare, e l'Italia sarà uno dei primi paesi del mondo che farà risplendere il socialismo.
Viva Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao! Viva il proletariato nazionale e internazionale! Viva il socialismo!
(Giovanni Scuderi, opuscolo n. 2, stampato nel luglio 1992 a cura della Commissione per il lavoro di stampa e propaganda del CC del PMLI)

28 dicembre 2020