Si conclude con un compromesso il braccio di ferro tra le due potenze imperialiste
Brexit: in extremis nuovo accordo di libero scambio tra Ue e Gran Bretagna
Salvaguardata la libera circolazione di merci e capitali

Dal primo gennaio 2021 la Gran Bretagna non fa più ufficialmente parte del mercato unico e dell’unione doganale e completa il percorso di uscita dall'Unione europea, dove era entrata nel 1973, così come si era espressa la maggioranza del 51,9% dei votanti nel referendum del 23 giugno 2016; il percorso della cosiddetta Brexit aveva portato all'uscita della Gran Bretagna dalla Ue lo scorso 31 gennaio quando le parti avevano stabilito un periodo di transizione fino al 31 dicembre per definire i nuovi rapporti fra le parti. L'accordo tra Bruxelles e Londra è arrivato il 24 dicembre, a un passo dalla data limite dopo la quale la Gran Bretagna sarebbe stata comunque fuori anche senza un accordo di uscita e al posto delle regole sulle frontiere aperte per merci e capitali tra i paesi della Ue ci sarebbero stati quantomeno i controlli di frontiera, le barriere normative, le quote e i dazi dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC).
A dire il vero alla certificazione dei nuovi rapporti manca ancora almeno un passaggio formale per rendere valido il ponderoso testo di 2 mila pagine dell'accordo attivato in via provvisoria dopo il via libera del 30 dicembre del parlamento di Londra, col voto favorevole di conservatori e laburisti, e del Consiglio Ue; manca il consenso formale anche da parte del parlamento europeo, atteso nella sessione plenaria di marzo.
"Abbiamo la libertà nelle nostre mani e sta a noi sfruttarla al meglio” ha affermato il premier Boris Johnson nel messaggio di Capodanno, perché "la Gran Bretagna ha ripreso il controllo delle sue leggi, dei confini e delle sue acque di pesca" con quello che ha definito “il più grande accordo commerciale fino ad oggi, un accordo di libero scambio completo, come quello con il Canada, tra il Regno Unito e l’Ue”, che garantirà la continuazione degli scambi di merci senza dazi o quote. Che interessa molto di più a Londra che ha con la Ue solo l'8% del proprio import e ben il il 47% del suo export e avrebbe avuto il danno maggiore senza intesa. I limiti alla libera circolazione delle persone già esistevano dato che Londra era con la sola Irlanda fuori dal trattato di Schengen e con le nuove regole ha deciso di restare fuori da altri programmi di scambi comunitari quali l'universitario Erasmus.
“Per i nostri cittadini e le nostre imprese (soprattutto per le imprese e la finanza, ndr) un accordo globale con il nostro vicino, amico e alleato è il miglior risultato" per una Ue "unita e determinata", scriveva il presidente del Consiglio europeo Charles Michel nell'annunciare l'accordo mentre la presidente della Commissione Ursula von der Leyen sottolineava che il Regno Unito manteneva l'accesso al mercato unico senza quote e senza tariffe su tutte le merci che rispettano le regole concordate ma con l'obbligo di evitare distorsioni alla concorrenza e di sottomettersi in caso di controversie a un arbitrato di un apposito Consiglio congiunto. La Brexit è alle spalle, dichiarava la von der Leyen, guardiamo al futuro; ai rapporti con Cina e Usa, le potenze concorrenti nelle sfide imperialiste per la leadership mondiale.
Confermata la soluzione già trovata per il mantenimento della frontiera aperta in Irlanda con la regione del Nord occupata dagli Inglesi e lo spostamento virtuale dei confini doganali nelle acque tra la due isole, il negoziato stabiliva tra le altre il mantenimento per altri 5 anni, seppur con una riduzione del 25% delle quote, dei diritti di pesca degli ex partner europei nelle acque britanniche e il rinvio all'1 marzo 2021 della definizione di uno specifico accordo sul fondamentale settore della finanza e dei servizi che riguarderanno i rapporti tra le Borse, i limiti all'attività della City di Londra nei centri finanziari europei, da Francoforte a Milano.
Gli effetti dell'applicazione dell'intesa sono tutti da misurare ma intanto Johnson cantava vittoria e spacciava il suo presunto successo negoziale sulla maggior parte delle questioni affrontate in un accordo che non è detto "liberi le mani" dell'imperialismo britannico quanto speravano i sostenitori della Brexit, senza contare che nel frattempo hanno perso il sicuro ancoraggio che pensavano di poter costruire con gli Usa di Trump. E invece si trovano con un nuovo fronte che si riapre in casa con la premier scozzese Nicola Sturgeon che ha ribadito la contrarietà della Scozia alla Brexit e ha annunciato un nuovo referendum per l’indipendenza che aprirebbe al ritorno nella Ue.
La Brexit ha richiesto più di quattro anni di negoziati, durante i quali ha bruciato i governi conservatori di David Cameron, che aveva acceso la miccia pensando di poter cavalcare l'onda nazionalista spinta dalla destra fascista, e di Theresa May che ha visto bocciare in parlamento dalla sua stessa maggioranza gli accordi parziali che via via definiva coi negoziatori della Ue, fino a trovare con Boris Johnson una soluzione sui rapporti tra Bruxelles e Londra, legati da un giro commerciale e finanziario di 770 milioni di euro all'anno. Il premier britannico puntava a mantenere il volume di affari ma rinegoziando regole più vantaggiose, con la stessa tattica usata dal maestro d'oltre oceano Trump che lo aveva pubblicamente sostenuto e incitato a pretendere le redini del governo e a dare uno scossone alla concorrente potenza imperialista europea. Le intenzioni di Londra di avere le mani libere sull'immigrazione, sugli aiuti di Stato alle proprie aziende e favorirle rispetto le concorrenti, sulle regole del mercato interno e degli accordi commerciali con il resto del mondo erano palesate nello scorso ottobre nel documento presentato dal premier britannico ai negoziatori europei; una proposta che violava persino l'Accordo di recesso, il trattato firmato pochi mesi prima dallo stesso Johnson con la Ue. Proposta morta sul tavolo dei negoziati.
Perso l'alleato alla Casa Bianca e alle prese con gli effetti ancora devastanti della pandemia da coronavirus, lasciata inizialmente correre in maniera criminale dal suo governo e che con la cosiddetta variante inglese ha prodotto una nuova tremenda terza ondata nel paese, Johnson si è trovato ancora più in difficoltà di fronte al blocco commerciale per ragioni sanitarie deciso sulla sponda francese da Macron che chiudeva le frontiere e il canale sotto la Manica. Di fronte aveva i vertici della Ue, che tra le altre non volevano creare un precedente di facile divorzio dall'alleanza imperialista a monito verso altri partner che volessero andarsene, ma neanche tirare la corda fino alla rottura per non regalare Londra e gli affari della City ai concorrenti imperialisti.
Il braccio di ferro terminava il 24 dicembre con l'annuncio dell'intesa che poneva fine a uno scontro tra paesi imperialisti, con un dato certamente positivo: dalla vicenda ne esce indebolita la potenza imperialista europea che perde la Gran Bretagna che è pur sempre fra le prime 10 potenze mondiali e poco dietro la Germania in Europa.
 

6 gennaio 2021