Civitavecchia
Cgil e ambientalisti contro la nuova centrale a gas Enel
Si chiede di passare all'idrogeno e alle fonti rinnovabili

 
La centrale a carbone dell'Enel di Torrevaldaliga Nord, presso Civitavecchia, non ha fatto che inquinare da quando, nel 2008, è stata inaugurata, con un record, certificato dall'Unione Europea, di 8,1 milioni di tonnellate di CO2 emesse nel 2018, risultante al 14° posto tra le aziende con maggiori emissioni inquinanti in Europa.
Nel Lazio, secondo il registro europeo delle emissioni E-PRTR, su 11.409.000 di tonnellate di CO2 derivante da 9 impianti di produzione energetica da fonti fossili, il 78% provengono dalla Centrale Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia, l’11,2% del totale nazionale.
Dopo anni di manifestazioni popolari della popolazione che, sostenuta da tutte le associazioni ambientaliste, chiede la chiusura della centrale, la scorsa estate l'Enel ha annunciato la riconversione della stessa a gas, ma la popolazione del territorio, sostenuta stavolta non soltanto dalle associazioni ambientaliste ma anche dalla Cgil di Civitavecchia, non è d'accordo.
La novità è proprio la svolta ambientalista del maggiore sindacato italiano che arriva alla fine di un lungo percorso di ascolto e confronto con il territorio iniziato già da alcuni anni e conclusosi recentemente negli incontri del 27 novembre e del 4 dicembre scorsi che il sindacato ha avuto con la Regione Lazio e con il Ministero dello Sviluppo Economico sul tema della riconversione di Torrevaldaliga Nord, dove la Cgil ha apertamente contestato la riconversione a gas della centrale, sostenendo che comunque il gas è un elemento inquinante e proponendo, in perfetta sintonia con tutte le associazioni ambientaliste a iniziare da Legambiente, che la riconversione annunciata dall'Enel punti invece sulle fonti rinnovabili, quali l'eolico offshore e l'idrogeno verde.
La svolta ambientalista della Cgil arriva alla fine di un lungo percorso di ascolto e confronto con la popolazione del territorio: “la Camera del lavoro - ha spiegato il segretario della Cgil di Civitavecchia, Stefania Pomante - è stato un punto di aggregazione e di convergenza fra le tante associazioni sul territorio, un territorio che da 70 anni sta pagando un prezzo molto alto sotto l’aspetto dell’inquinamento e della salute e che ora lancia un progetto di rilancio ambientale e occupazionale basato sull’uso dell’idrogeno, dell’eolico e del fotovoltaico, messo a punto assieme a tecnici dello stesso territorio a dimostrazione che non siamo il partito del no ma vogliamo sfruttare una situazione storica senza precedenti: le fonti rinnovabili possono dare più lavoro e i fondi europei fanno superare la frattura fra lavoro e salute ”.
Dal canto suo Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, già a luglio aveva scritto scritto sul sito dell'associazione che “la riconversione ecologica della Centrale di Civitavecchia non può che passare da un polo a fonti rinnovabili, fatto dall’insieme di eolico, solare fotovoltaico e sistemi di accumulo, in grado di rispondere alle esigenze energetiche del Paese ma anche di dare una nuova opportunità di sviluppo al territorio ”.
Le associazioni ambientaliste, insieme a Cgil, propongono quindi per Civitavecchia una completa riconversione di tutto il sistema energetico del territorio, che punti entro il 2040 all'integrale utilizzo di fonti rinnovabili e di idrogeno verde in un sistema integrato che riguardi la città, la mobilità, l’occupazione industriale, il porto e l'integrità dell'ambiente.

6 gennaio 2021