Risultati dello studio dei periti
Il ponte Morandi è crollato perché senza manutenzione
Arrestati amministratori di Autostrade per attentato alla sicurezza dei trasporti
Ma quando toccherà ai Benetton?

Il ponte Morandi è crollato a causa del cattivo stato di manutenzione e conservazione della struttura.
É questa l'amara e sconvolgente verità messa nero su bianco il 20 dicembre scorso dal pool di periti nominati dal Giudice per le indagini preliminari (Gip) Angela Nutini titolare del filone principale d'inchiesta sul disastro avvenuto il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone.
La perizia, di circa 500 pagine, è stato redatta nell’ambito del secondo incidente probatorio, quello che deve stabilire le cause del crollo.
Secondo i periti del tribunale il crollo del ponte è stato causato da una serie di concause a cominciare dal “fenomeno di corrosione a cui è stata soggetta la parte superiore del tirante Sud- lato Genova della pila 9”. Ma, aggiungono i periti, oltre alla corrosione, a determinare il crollo sono stati anche “i controlli e le manutenzioni che se fossero stati eseguiti correttamente, con elevata probabilità avrebbero impedito il verificarsi dell’evento... La mancanza e/o l’inadeguatezza dei controlli e delle conseguenti azioni correttive – si legge ancora nella perizia - costituiscono gli anelli deboli del sistema; se essi, laddove mancanti, fossero stati eseguiti e, laddove eseguiti, lo fossero stati correttamente, avrebbero interrotto la catena causale e l’evento non si sarebbe verificato”.
Oltre a ciò, concludono i periti: “Non sono stati individuati fattori indipendenti dallo stato di manutenzione e conservazione del ponte che possano avere concorso a determinare il crollo, come confermato dalle evidenze visive emerse dall’analisi del filmato Ferrometal”.
L’inchiesta della Procura della Repubblica di Genova, coordinata dal procuratore capo Francesco Cozzi, procede ora nella forma dell’incidente probatorio, una sorta di parentesi dibattimentale all’interno dell’indagine preliminare con l’obiettivo di “cristallizzare” in prova tutti gli elementi raccolti, per arrivare entro gennaio 2021 alle richieste di rinvio a giudizio e istruire un processo che possa concludersi in tempi relativamente stretti. Infatti la perizia dei tecnici ha permesso agli inquirenti di formulare un nuovo capo di imputazione a carico degli imputati chiamati a rispondere anche di “crollo di costruzioni o altri disastri dolosi”.
In tutto questo filone d'inchiesta conta 71 indagati tra i quali figurano tecnici e manager di Autostrade spa e la controllata Spea. La maggior parte risponde di omicidio colposo e disastro colposo plurimo e attentato alla sicurezza dei trasporti, in tre anche di falso, e altri tre di favoreggiamento perché avrebbero depistato le indagini. Secondo l'accusa gli ex vertici di Autostrade avevano messo in atto falsi rapporti per nascondere “l’assenza di reali ispezioni” e per “nascondere la sottovalutazione dei reali vizi accertabili”.
Per quanto riguarda invece il secondo filone d'inchiesta inerente i pannelli fonoassorbenti utilizzati nella rete autostradale l'11 novembre sono finiti agli arresti domiciliari Giovanni Castellucci ( amministratore delegato di Autostrade per l’Italia dal 2005 al 2019); Michele Donferri Mitelli (ex responsabile nazionale delle manutenzioni di Autostrade) e Paolo Berti (ex direttore centrale operativo). Tutti e tre già indagati anche per quanto riguarda il filone principale d'inchiesta sul crollo del ponte.
Agli arrestati vengono imputate le accuse di attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture.
Per altri tre manager invece sono state disposte le interdittive per un anno: Stefano Marigliani, ex direttore del Primo Tronco di Genova, poi trasferito a Milano ad altro incarico ed infine uscito dall'azienda. Poi i tecnici di alto livello Paolo Strazzullo, prima responsabile delle Ristrutturazioni Pianificate e ora trasferito al Traforo del Monte Bianco; e Massimo Meliani, che teneva i rapporti con i fornitori e che tuttora lavora nel tronco genovese. Dunque questi ultimi due sono ancora alle dipendenze di ASPI (Autostrade per l'Italia) che fa parte del Gruppo Atlantia della famiglia Benetton.
L'inchiesta sui pannelli fonoassorbenti condotta dal procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio e dal Pm Walter Cotugno è stata avviata circa un anno fa in seguito all’analisi di documenti acquisiti nel corso delle indagini inerenti il crollo del ponte.
Secondo la procura genovese i manager arrestati sarebbero stati consapevoli dei difetti dei panelli e della loro pericolosità tanto è vero che nel 2016 e nel 2017 sulle autostrade genovesi i pannelli ebbero cedimenti, a causa del forte vento.
Le strutture presentavano anche errori di progetto che mettevano in pericolo la sicurezza degli automobilisti. Ciononostante, scrive il Pm nella richiesta di arresto, i pannelli non vennero cambiati “per evitare le ingenti spese che avrebbe comportato”.
Secondo una nota della Guardia di Finanza, nel corso dell’indagine è emerso che gli arrestati erano a conoscenza dei “difetti progettuali e di sottostima dell’azione del vento, nonché dell’utilizzo di alcuni materiali per l’ancoraggio a terra non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti”. Ma soprattutto non hanno voluto “procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi. Per questo è scattata la frode nei confronti dello Stato”.
Castellucci è stato amministratore delegato di Autostrade per l’Italia dal 2005 fino a dicembre 2018 quando, in seguito alle prime indagini sul crollo del ponte, è stato costretto alle dimissioni e ringraziato dai Benetton con una liquidazione di 13 milioni di euro. Al suo posto è stato nominato Roberto Tomasi.
Di fronte a tutto ciò appare a dir poco incredibile che ad oggi nessun componente della famiglia Benetton, i padroni di ASPI attraverso il gruppo Atlantia, citati decine di volte sia nell'inchiesta principale sul crollo che in quella sui pannelli fonoassorbenti, ancora non figurino nell'elenco degli indagati o degli arrestati della procura di Genova.

6 gennaio 2021