Fusione FCA-Peugeot
Nasce Stellantis quarto gruppo automobilistico al mondo
Per Landini è “un accordo storico” e chiede l'ingresso dei lavoratori nel Consiglio di amministrazione
Riassetti monopolistici

 
Le assemblee degli azionisti di Fiat Chrysler e PSA (Peugeot) con il 99% dei voti favorevoli, hanno approvato la fusione che ha dato vita a Stellantis, quarto costruttore di auto al mondo con oltre 8 milioni di auto vendute, alle spalle di Toyota, Volkswagen e del cartello Renault-Nissan-Mitsubishi.
Il 18 gennaio il titolo di Stellantis, che avrà sede in Olanda come Fca, viene quotato alle Borse di Milano e Parigi, martedì 19 a New York. Intanto però ai suoi azionisti Fca distribuirà un dividendo straordinario condizionato di 1,84 euro per azione ordinaria corrispondente a un totale di circa 2,9 miliardi di euro. Tanti soldi, che arricchiranno ulteriormente i grandi padroni di Fca stessa.
Il nuovo gruppo ha dichiarato che manterrà tutti i 15 marchi delle due società, avrà 400.000 dipendenti, oltre 180 miliardi di euro di fatturato e 44 miliardi di capitalizzazione. Avrà una presenza globale forte grazie alla posizione di Psa in Europa e di Fca in Nord America e America Latina.
 
Gigantismo e riassetti monopolistici
Con la benedizione della Ue che ha dato in commissione il via libera all'operazione, Fca è “finalmente” in un grande gruppo, maggiormente “competitivo” come non esitano a dire tutti gli esperti neoliberisti del settore; d'altra parte guardando in “casa nostra” - come se i riassetti monopolistici come questo avessero dipendenze sociali o morali nazionaliste -, gli azionisti di Exor si sono portati a casa 5,5 miliardi, e la famiglia Agnelli foraggiata negli anni da miliardi di euro pubblici che hanno fruttato solo licenziamenti in Italia ed evasione fiscale, hanno rafforzato fino all’80% la loro quota di controllo di Exor.
Exor, per comprendere meglio la natura dell'operazione, è una holding finanziaria olandese controllata dalla famiglia Agnelli. Con una capitalizzazione di oltre 24 miliardi di dollari, ha partecipazioni importanti nel gruppo FCA, nella compagnia di capitale CNH Industrial, nel gruppo riassicurativo Partner Re, in Ferrari, nella società calcistica Juventus, nel settimanale The Economist, e possiede di fatto il gruppo editoriale GEDI proprietario dei quotidiani italiani La Repubblica , La Stampa , Il Secolo XIX , il settimanale L'Espresso , oltre ad una catena di quotidiani locali e varie radio. Exor è la prima società in Italia per fatturato, e la 28ª al mondo, e dopo questa operazione sarà il primo azionista del nuovo gruppo, con il 14,4%, seguito dalla famiglia Peugeot (7,2%), lo Stato francese (6,2%) e i cinesi di Dongfeng (5,6%).
Ma nonostante negli anni proprio la FIAT sia diventata monopolista del mercato italiano inglobando tutti gli altri marchi nazionali come Lancia, Alfa Romeo e Maserati per citare i più importanti, oggi è fuori discussione il fatto che tra i due partner di Stellantis chi compra è Peugeot e chi è inglobato finanziariamente è FCA, per una differenza di valore di circa 7 miliardi secondo stime a suo tempo fatte da Mediobanca.
L'attuale presidente di Fca, John Elkann presiederà anche Stellantis, mentre il numero uno di PSA, Carlos Tavares, ne sarà il nuovo amministratore delegato.
 
Il plauso dei sindacati italiani
Per i sindacati italiani si tratterebbe di una vera e propria opportunità, con la sola incombenza di dover vigilare sull'occupazione in Italia. La segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, il sindacato più filopadronale e cogestionario dei confederali italiani, sostiene senza mezze parole che la fusione sia "un fatto certamente positivo per tutto il sistema industriale europeo e una opportunità per l'occupazione” e rilancia una posizione ormai storica della Cisl chiedendo di “introdurre la partecipazione dei lavoratori nella governance".
"Ogni fusione nasconde anche dei pericoli (…) a tal riguardo abbiamo ricevuto la formale rassicurazione di Fca che la fusione non determinerà chiusure", afferma il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella che si fida degli Agnelli e compagnia nonostante tutto.
La segretaria generale della Fiom, Francesca Re Davide, e il responsabile automotive, Michele De Palma, definiscono addirittura l'operazione "un cambiamento storico per l'industria automobilistica che in Italia può rappresentare una possibilità di invertire un trend sul piano produttivo, occupazionale", chiedendo al governo italiano "di fare la propria parte e aprire un confronto".
 
L'intervista di Landini alla compiacente Repubblica
Il 6 gennaio, con la fusione in fresca approvazione, il segretario generale della CGIL Maurizio Landini, rilascia una significativa intervista al giornalista Roberto Mania di Repubblica , dalla quale emerge in maniera chiara la linea politica del maggior sindacato italiano.
Secondo Landini la questione centrale sulle nozze tra FCA e PSA sarebbe l'attuale nicchiare del governo italiano che farebbe “da spettatore”; il riferimento alla mancanza di partecipazione pubblica italiana a differenza del 6,2% di proprietà francese è più che evidente.
Per il resto si moltiplicano i ringraziamenti all'Europa, sia per aver messo a disposizione i “tanti” miliardi per progettare un nuovo modello di sviluppo in riferimento al Green Deal Europeo, così come gli apprezzamenti al “passaggio storico” di Stellantis proprio perchè è il più grande accordo finanziario e industriale tra soggetti privati mai realizzato nel vecchio continente.
Landini risponde con un secco “si”, alla domanda secondo la quale nell'operazione si vedrebbe “l'opportunità di ridefinire i criteri della mobilità ambientalmente sostenibile sfruttando la nascita di un nuovo colosso europeo”, con la sola precisazione della necessità di fare “sistema” che, di fatto, vuol dire poco o nulla.
“Questa è una occasione anche per ridisegnare la stessa filiera della componentistica perché la lunga catena del valore che si è imposta nei decenni del neoliberismo ha mostrato tutti i suoi difetti proprio durante questi mesi terribili del coronavirus”, continua il Leader della CGIL, “non abbiamo più tempo da perdere sul terreno degli investimenti in elettrico, ibrido e idrogeno”; ma la risoluzione di tutto ciò può passare dalla costituzione dell'ennesimo colosso multinazionale privato?
E una partecipazione governativa italiana, o il coinvolgimento anch'esso richiamato in un altro passaggio di Enel, ENI, Snam e Terna in progetti non solo automobilistici, ma anche di trasporto pubblico locale, treni, navi e sistema infrastrutturale nei quali Landini vede possibile un ruolo anche di Stellantis, potrebbe garantirlo?
Certo che no, perché il profitto, globale, verrà sempre prima del rispetto dell'ambiente e delle condizioni di lavoro; basti pensare proprio alle aziende, anch'esse multinazionali seppur partecipate, che Landini prende ad esempio.
 
Landini punta forte sulla “cogestione aziendale”
Ma se la posizione del capitalismo “controllato” come sistema ideale per la CGIL è ormai consolidata, sulla questione della partecipazione dei lavoratori dei CDA delle aziende Landini accelera fortemente, condividendo le pressioni di CISL e UIL, e richiamando a gran voce al governo la rapida definizione di regole che possono consentirlo, e che allineerebbero il nostro Paese alla Francia ed alla Germania che rappresentano il modello sindacale per la CGIL da diverso tempo.
Addirittura Landini arriva a dichiarare che “Serve un confronto per un nuovo modello di relazioni che faccia decidere direttamente i lavoratori (…) non fare da spettatori.” , come se i lavoratori potessero davvero decidere indipendentemente e nel loro interesse essendo in minoranza assoluta nei Consigli di Amministrazione. Un inganno clamoroso, la vendita di una illusione che contraddice anche la storia stessa del sindacato italiano, conflittuale, dal momento in cui indirettamente (ma non troppo poiché lo dimostra ogni giorno nei fatti), Landini dice che se non si entra in CDA, i lavoratori rimarrebbero semplici spettatori. Non è vero. Perché essi così si trasformerebbero in schiavi soddisfatti e complici della propria schiavitù salariata.
In realtà sono stati sempre gli scioperi, le proteste e dunque la lotta di classe che hanno consentito di conquistare tutti i diritti e di far fare passi in avanti alle conquiste immediate e a lungo termine della classe operaia, mentre essa ha arretrato e ha subito ogni qual volta si è piegata al padronato contando sul collaborazionismo interclassista.
I tagli di salario e personale, i sacrifici richiesti alle lavoratrici e ai lavoratori in Stellantis prima o poi ci saranno, poiché sono propri del sistema capitalista basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sulla ricerca del massimo profitto; e ci saranno a prescindere dalla composizione del CDA. Il fatto grave che noi non possiamo accettare è che con l'ingresso dei “rappresentanti” dei lavoratori in CDA, si finisce per diventarne complici partecipando dall'interno a tali misure e schiacciando sotto un macigno qualsiasi idea di lotta e di protesta.
Illuminante è poi l'ultima domanda del giornalista che pone a Landini: “Landini, lei è stato l'uomo della rottura tra la Fiom e Marchionne sulla nuova organizzazione e i diritti dei lavoratori. Stellantis è frutto anche di quella stagione. Oggi la Fiom, come lei, apprezza. Ha cambiato idea?”.
“Personalmente no - risponde il segretario arrampicandosi sugli specchi - Siamo in un'altra fase, il quadro è cambiato. Il nostro non è mai stato uno scontro contro un uomo”.
Ma il giornalista ha compreso l'essenza di questa involuzione che di fatto vede il massimo rappresentante della CGIL rilanciare il mantra del lavoro “cambiato”, come se fosse conseguenza di un percorso naturale, mentre è chiaro che il lavoro salariato non cambia se non vengono rovesciati i rapporti di produzione e il sistema di sfruttamento capitalistico.
Oggi Landini mendica uno strapuntino in CDA, ma noi ben ricordiamo quando si opponeva non solo all'ormai dilagante modello Marchionne, ma anche alla linea ultrariformista e cogestionaria dell'allora segretaria Susanna Camusso.
Poi, dopo mesi e mesi di silenzio, eccolo riapparire come candidato segretario generale della linea di maggioranza, la stessa linea alla quale si opponeva, in piena continuità con i suoi predecessori.
Oggi accade lo stesso anche sul tema delle relazioni sindacali, che confermano uno spostamento sempre più a destra dei vertici della Cgil e l'abbandono totale della lotta di classe, unico strumento di conquista nelle mani delle lavoratrici e dei lavoratori di tutti i settori. Mentre la Cgil di Landini ha sostituito il collaborazionismo e la cogestione al conflitto sociale e alla lotta di classe.

13 gennaio 2021