Per violazione della legge 185 del 1990
I genitori di Giulio Regeni denunciano il governo per la vendita di armi all'Egitto

 
Quantunque il regime egiziano di Al Sisi abbia ostacolato in ogni modo le indagini della Procura della Repubblica di Roma sulla morte di Giulio Regeni, lo scorso 10 dicembre quest'ultima ha comunque chiesto il rinvio a giudizio di quattro appartenenti ai servizi di sicurezza egiziani. Eppure il governo italiano, anziché compiere gli opportuni passi diplomatici e politici contro l'Egitto, continua a vendere armi a quel regime come se nulla fosse accaduto (si veda l'articolo pubblicato su Il Bolscevico n. 44/2020).
I genitori di Regeni, Claudio e Paola, avevano già prima del 10 dicembre denunciato pubblicamente l'atteggiamento conciliativo del governo Conte verso il regime egiziano, ma dopo la chiusura delle indagini da parte della magistratura italiana tale atteggiamento è divenuto intollerabile, tanto più che il governo italiano il 23 dicembre, pochi giorni dopo la chiusura delle indagini, ha materialmente consegnato al governo egiziano la prima delle due fregate Fremm vendute da Fincantieri al Cairo nei mesi scorsi.
Infatti risulta che nella mattinata del 23 dicembre Fincantieri abbia materialmente consegnato ai cantieri del Muggiano, presso La Spezia, la fregata multiruolo Fremm “Spartaco Schergat” agli ufficiali della marina militare egiziana che l'hanno subito ribattezzata “al-Galala” e con la quale sono salpati nel primo pomeriggio verso il porto egiziano di di Alessandria, dove attualmente la nave si trova.
Il governo italiano non ha dato alcuna notizia della cessione della nave militare, che è soltanto la prima consegna della commessa da 10 miliardi di euro che comprende la vendita di un’altra Fremm, di 20 pattugliatori d’altura, di 24 aerei da caccia Eurofighter Typhoon, di 20 velivoli da addestramento M346 e di un satellite per uso militare.
Alla luce di quest'ultimo grave atto compiuto dal governo italiano i genitori di Giulio Regeni, come avevano annunciato lo scorso 31 dicembre durante la trasmissione televisiva “Propaganda live”, hanno quindi presentato presso la Procura della Repubblica di Roma una formale denuncia contro il governo italiano e le aziende responsabili per la violazione della legge n. 185 del 9 luglio 1990, la quale vieta all'Italia la vendita, l'esportazione, la cessione a qualsiasi titolo di armi, come recita testualmente il sesto comma dell'art. 1 del citato testo normativo, “verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'UE o del Consiglio d'Europa” .
La denuncia ha preso in considerazione la Risoluzione n. 2020/2912 emanata dal Parlamento dell'Unione Europea il 18 dicembre 2020 con la quale l'organo legislativo comunitario al punto n. 1 del citato testo normativo “deplora ancora una volta e con la massima fermezza la continua e crescente repressione, per mano delle autorità statali e delle forze di sicurezza egiziane, ai danni dei diritti fondamentali e di difensori dei diritti umani, avvocati, manifestanti, giornalisti, blogger, sindacalisti, studenti, minori, attivisti per i diritti delle donne e la parità di genere, persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI), oppositori politici, compresi i relativi familiari, organizzazioni della società civile e minoranze, unicamente in risposta all'esercizio delle loro libertà fondamentali o all'espressione di dissenso” , accertando così la pesante e sistematica violazione, da parte dell'Egitto, dei più elementari diritti umani.
La citata Risoluzione al punto n. 10 è ancora più esplicita, facendo riferimento proprio al caso di Giulio Regeni. Vi si legge che il Parlamento dell'Unione Europea “deplora il tentativo delle autorità egiziane di fuorviare e ostacolare i progressi nelle indagini sul rapimento, sulle torture e sull'omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni nel 2016; esprime il proprio rammarico per il continuo rifiuto delle autorità egiziane di fornire alle autorità italiane tutti i documenti e le informazioni necessari per consentire un'indagine rapida, trasparente e imparziale sull'omicidio di Giulio Regeni, conformemente agli obblighi internazionali dell'Egitto; chiede all'UE e agli Stati membri di esortare le autorità egiziane a collaborare pienamente con le autorità giudiziarie italiane, ponendo fine al loro rifiuto di inviare gli indirizzi di residenza, come richiesto dalla legge italiana, dei quattro indagati segnalati dai pubblici ministeri di Roma, al termine dell'indagine, affinché possano essere formalmente incriminati e nell'ambito di un processo equo in Italia; ammonisce le autorità egiziane da eventuali ritorsioni nei confronti dei testimoni o della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF) e dei suoi legali” .
Al punto n. 18, infine, la Risoluzione “ribadisce il recente invito agli Stati membri affinché diano seguito alle conclusioni del Consiglio 'Affari esteri' del 21 agosto 2013 sull'Egitto, in cui si annunciava la sospensione delle licenze di esportazione di qualsiasi attrezzatura che potrebbe essere utilizzata a fini di repressione interna, in linea con la posizione comune 2008/944/PESC, e condanna il mancato rispetto persistente di tali impegni da parte degli Stati membri; invita gli Stati membri a sospendere tutte le esportazioni verso l'Egitto di armi, tecnologie di sorveglianza e altre attrezzature di sicurezza in grado di facilitare gli attacchi contro i difensori dei diritti umani e gli attivisti della società civile, anche sui social media, nonché qualsiasi altro tipo di repressione interna; chiede all'Unione di dare piena attuazione ai controlli sulle esportazioni verso l'Egitto per quanto riguarda i beni che potrebbero essere utilizzati a fini repressivi o per infliggere torture o la pena capitale” .
È chiaro che l'Italia si trovava il 23 dicembre, data nella quale il governo Conte ha materialmente consegnato la fregata Fremm al governo egiziano, in palese violazione del sesto comma dell'articolo 1 della legge n. 185/1990 che vieta l'esportazione di armi verso paesi violatori dei diritti umani, fatto quest'ultimo accertato in modo incontrovertibile dalla Risoluzione del parlamento europeo del 18 dicembre, e che lo stesso governo italiano ha già violato il punto n. 18 della stessa Risoluzione laddove essa “invita gli Stati membri a sospendere tutte le esportazioni verso l'Egitto di armi, tecnologie di sorveglianza e altre attrezzature di sicurezza in grado di facilitare gli attacchi contro i difensori dei diritti umani e gli attivisti della società civile” .
Il Capo VI della legge n. 185/1990 prevede precise sanzioni penali contro i legali rappresentanti delle imprese che prendano parte all'esportazione di armi verso Paesi che violano i diritti umani, e i ministri del governo italiano che abbiano autorizzato l'esportazione di tali armamenti rischiano a loro volta sanzioni penali. Ma politicamente il primo responsabile rimane sempre e comunque il dittatore antivirus Conte che se ne infischia di Regeni ed è preoccupato unicamente di tutelare l'industria bellica e l'imperialismo italiani.

13 gennaio 2021