Per evitare che si ripeta l'inganno del PCI

In occasione del centenario della nascita del PCI revisionista, che cade il 21 gennaio 2021, ripubblichiamo il fondamentale documento del Comitato centrale del PMLI dal titolo “Bilancio della storia del PCI. E' finito un inganno durato 70 anni”, adottato il 21 gennaio 1991.
Questo documento inquadra su un piano di classe e marxista-leninista la storia e la linea di quel partito e indica cosa bisogna fare per impedire che si ripeta di nuovo un simile inganno politico e che il revisionismo prenda il sopravvento nel PMLI trasformandolo in un partito borghese, riformista e parlamentarista.
Il PMLI fin dalla sua nascita, ma già dal settembre del 1967 quando i suoi primi pionieri muovevano i primi passi, ha combattuto su tutti i piani, anche su “Il Bolscevico”, il partito revisionista, il più forte e fra i più influenti dei paesi capitalistici dell'Occidente, nel tentativo di convincere i suoi militanti della natura riformista, opportunista e antirivoluzionaria del loro partito.
In questo storico tentativo, i membri del PMLI hanno fatto degli sforzi enormi e con estremo coraggio fisico, non indietreggiando nemmeno quando venivano aggrediti durante le manifestazioni e le diffusioni e nei luoghi di lavoro e di studio. Tra queste aggressioni non va scordata quella subita dal Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, nell'azienda in cui allora lavorava, da parte dei dirigenti della Sezione aziendale del PCI.
Fino all'ultimo minuto abbiamo cercato di convincere la base del PCI della giustezza delle nostre denunce andando il 31 gennaio 1991 a Rimini per diffondere ai delegati del XX e ultimo Congresso del PCI il documento del Comitato centrale del PMLI. Le compagne Antonella Casalini, Claudia Del Decennale, Cinzia Giaccherini, Monica Martenghi, Nerina 'Lucia' Paoletti e i compagni Alessandro Casalini, Franco Dreoni, Simone Malesci, Ferruccio Panico e Franco Panzarella che sotto la direzione del compagno Dario Granito hanno compiuto tale coraggiosa e storica missione, ignorata vigliaccamente dai media, rimarranno per sempre scolpiti negli annali della storia del PMLI.
Per i marxisti-leninisti italiani nel PCI non c'è nulla di buono da recuperare e che possa servire per costruire il Partito del proletariato, a parte l'esempio eroico dei suoi militanti nella lotta contro la dittatura fascista di Mussolini, nella Resistenza in cui hanno avuto un ruolo decisivo, nella lotta contro i governi borghesi e anticomunisti diretti dalla Democrazia cristiana e nella lotta per aiutare le masse a soddisfare i propri bisogni immediati e a lungo termine. Fino allo scioglimento del PCI l'aspirazione della maggioranza di essi era il socialismo.
Per i falsi comunisti invece c'è una parte buona del PCI che bisogna recuperare, quella di Gramsci e Secchia e anche quella di Togliatti prima della cosiddetta svolta di Salerno. In particolare l'opera del PCI nell'elaborazione della Costituzione italiana, ignorando che essa non è altro che un compromesso tra il proletariato diretto dai revisionisti e borghesia a sfavore del proletariato e del socialismo, una legittimazione e istituzionalizzazione del liberalismo, della democrazia e del parlamento borghesi e del capitalismo.
Speriamo ardentemente che lo capiscano i sinceri combattenti anticapitalisti che vogliono il socialismo, soprattutto le operaie e gli operai coscienti e le ragazze e i ragazzi che lottano per un mondo nuovo, e aprano un confronto con il PMLI sui diversi bilanci che sono in corso sulla storia del PCI in modo da trarne le dovute decisioni ideologiche, politiche e organizzative: o confermare quelle già fatte oppure superarle schierandosi col PMLI come militanti o simpatizzanti attivi. Non è sufficiente dichiararsi marxisti-leninisti e fautori del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e poi non fare niente di concreto per il trionfo del socialismo in Italia.
In ogni caso noi marxisti-leninisti non dobbiamo mai stancarci di convincere le combattenti e i combattenti anticapitalisti che né il dogmatismo, il settarismo e l'astensionismo elettorale di principio di Bordiga, né l'opportunismo di Secchia, né il revisionismo di destra di Gramsci fino a D'Alema e Occhetto e degli attuali falsi comunisti sono in grado di cambiare l'Italia, di passare dal capitalismo al socialismo e di portare al potere il proletariato. Come dimostra ampiamente la storia del PCI e delle sue copie.
La pratica indica chiaramente che l'unico modo per non farsi ingannare dai revisionisti comunque mascherati e per dare un senso e un carattere veramente rivoluzionari alla propria vita e alle lotte delle masse è quello di acquisire a fondo il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e applicarlo. Come hanno fatto le compagne e i compagni fondatori del PMLI ancora fedeli alla causa. Consapevoli che all'inizio e per lungo o lunghissimo tempo siamo in pochi a cimentarci nella titanica e pionieristica impresa di rovesciare cielo e terra. Consapevoli che il lavoro politico dei marxisti-leninisti non è un fuoco di paglia, ma un continuo accendere scintille per dar fuoco all'intera prateria. Convinti che non c'è cosa più bella, più utile, più rivoluzionaria, più appagante che servire con tutto il cuore il popolo e lavorare per il trionfo della nobile causa del socialismo. L'unica causa in grado di emancipare il proletariato e l'intera umanità.

20 gennaio 2021