Il socialimperialismo cinese infligge un altro colpo all'imperialismo americano
Accordo Cina-Ue sugli investimenti
Pechino ne approfitterà per avere più spazio e più influenza nel mercato europeo

 
Nell'incontro in videoconferenza del 30 dicembre scorso tra Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, col presidente cinese Xi Jinping, Cina e Ue hanno concluso i negoziati avviati nel 2013 per un importante accordo commerciale, il Comprehensive Agreement on Investments (CAI, Accordo globale sugli investimenti). Tanto per rimarcare chi comanda nella Ue imperialista, registriamo che all'incontro erano presenti anche il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel che chiude il suo semestre di presidenza non con l'accordo di addio della Gran Bretagna ma con un accordo strategico di apertura commerciale con la Cina.
Come sottolinea lo stesso comunicato rilasciato da Bruxelles, il CAI è di grande importanza economica e aiuterà a riequilibrare le relazioni commerciali e di investimento tra l'UE e la Cina sulla base di valori e principi di sviluppo sostenibile, ossia dei reciproci interessi imperialisti. Fornisce un livello di accesso al mercato "senza precedenti per gli investitori dell'UE", offrendo alle imprese europee certezza e prevedibilità per le loro operazioni. Il CAI migliorerà in modo significativo la parità di condizioni stabilendo obblighi chiari per le imprese statali cinesi, vietando trasferimenti forzati di tecnologia e altre pratiche distorsive e migliorando la trasparenza dei sussidi. Pechino ha promesso niente concorrenza sleale verso le aziende europee dei colossi cinesi sui rispettivi mercati. Si prospettano quindi grandi affari in Cina per i capitalisti europei e altrettanto per i socialimperialisti cinesi in Europa lungo la già realizzata nuova Via della seta che adesso diventerà un'autostrada. E garantirà a Pechino più spazio e influenza nel mercato europeo.
Le procedure formali per la ratifica e l'applicazione dell'accordo che punta a imprimere maggiore velocità all'aumento del volume degli scambi e degli investimenti reciproci in diversi settori, dalla finanza al mercato di automobili elettriche e ibride, dal manifatturiero alle telecomunicazioni e alle costruzioni, dovrebbero concludersi entro il 2022, magari non a caso quando la presidenza di turno semestrale della Ue sarà della Francia di Macron.
Le aperture del proprio mercato interno erano rivendute dal presidente cinese Xi come una dimostrazione della buona volontà di Pechino di cooperare anche con i paesi concorrenti con l'obiettivo di rilanciare l'economia mondiale una volta usciti dalla paralisi causata dalla pandemia. Un rilancio che favorirà soprattutto i paesi capitalisti più forti e che prima degli altri si sono organizzati. Il CAI rilancerà gli affari tra Cina e Ue che, secondo Eurostat, si sono assestati su 477 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2020, un volume di scambi del 2,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2019, cresciuto nonostante il coronaviurus. L'accordo con la UE segue di poco quello concluso lo scorso 15 novembre a Hanoi, il Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep) che riguarda commercio, servizi e investimenti, stabilisce regole per la concorrenza e semplifica procedure doganali ma soprattutto è il più grande accordo della storia del commercio mondiale che mette assieme paesi che rappresentano quasi un terzo dell'economia e della popolazione mondiale, i dieci membri dell’ASEAN più Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Quando tra due anni saranno concluse le procedure di ratifica del Recep, la Cina sarà l'economia di riferimento della più grande area di libero scambio del mondo. E avrà un legame speciale anche con la Ue.
Il socialimperialismo cinese infligge un colpo dietro l'altro all'imperialismo americano, al principale concorrente per la leadership mondiale. Lo hanno ben chiaro a Washington, tanto che alla vigilia della firma del CAI il futuro consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan aveva dichiarato che "l’amministrazione Biden-Harris si augura che i partner europei si confrontino sulle nostre preoccupazioni comuni sulle pratiche economiche della Cina”. La Commissione europea rispondeva che l’accordo non intaccherà l’impegno del blocco europeo rispetto all’alleanza transatlantica, la coalizione globale che include l'Europa proposta da Biden, per affrontare una serie di sfide poste dalla Cina, e procedeva a chiudere la trattativa. Gli imperialisti della Ue non avevano partecipato alle guerre commerciali scatenate da Trump contro la Cina, anzi in parte ne erano stati vittime, ma la conclusione del negoziato con Pechino alla vigilia dell'insediamento di Jo Biden alla Casa Bianca vuol dire anche che tirano dritto per i propri interessi e non attendono le mosse in politica estera della nuova amministrazione americana per frenare l'espansionismo della Cina.

20 gennaio 2021