Per i magistrati Cesa faceva parte di un “connubio diabolico tra politici, imprenditori e agenti” legati alla ‘ndrangheta
Indagato per associazione mafiosa aggravata il segretario Udc Cesa
Ai domiciliari l’assessore regionale Udc Talarico: “Voti in cambio di affari”

Dal 22 gennaio il segretario nazionale dell'Udc, Lorenzo Cesa, è indagato dalla procura di Catanzaro con l'accusa di associazione mafiosa aggravata.
Secondo l'inchiesta denominata “Profilo basso” e condotta dai magistrati della Dda del capoluogo calabrese, Cesa è "partecipe" di un “connubio diabolico tra politici, imprenditori, pubblici ufficiali e agenti delle forze di polizia” legati alla 'ndrangheta e “si impegnava ad appoggiare il gruppo per soddisfare le mire dei sodali nel campo degli appalti”.
Le indagini ruotano intorno ai loschi legami tra il boss politico dell'Udc e le più potenti famiglie mafiose di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come "Bonaventura" "Aracri", "Arena" e "Grande Aracri", dove da anni Cesa ha interessi diretti in alcune aziende, nonché imprenditori di spessore ed esponenti della pubblica amministrazione collusi con le organizzazioni criminali.
Nell’ordinanza del Gip gli viene contestato in particolare di essere stato a pranzo con alcuni degli indagati, legati alla 'ndrangheta, al fine di discutere dell’assegnazione di appalti.
In tutto sono quarantanove gli arresti, 13 in carcere e 36 ai domiciliari.
La Dia ha effettuato anche il sequestro di beni per un valore di cento milioni e accertato un movimento di denaro illecito per oltre trecento milioni di euro.
Del connubio fa parte anche il segretario regionale dell’Udc Francesco Talarico, l’ex presidente del Consiglio regionale e attuale assessore al bilancio della Calabria, finito agli arresti domiciliari.
La sua casa a Lamezia Terme, insieme a quella di Cesa a Roma, sono state entrambe perquisite.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri e dai sostituti Paolo Sirleo e Veronica Calcagno, punta a scoperchiare le attività illecite di un “comitato d’affari” preposto a “commettere – è scritto nel capo di imputazione – una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare tra l’altro turbative d’asta, corruzione e abuso di ufficio utilizzando società e imprese esistenti, impegnate nel settore della fornitura di materiali per l’anti-infortunistica, aprendo una filiale in Albania, nonché impegnate nel settore delle pulizie, avvalendosi dell’appoggio di personaggi politici di rilievo regionale e nazionale”.
A questo “connubio diabolico” Talarico e Cesa “avrebbero assicurato di intercedere con pubblici ufficiali in servizio presso enti pubblici ovvero con amministratori di società in house a livello nazionale”.
L’obiettivo era quello di fare espandere all’estero le aziende degli imprenditori Antonio Gallo detto “il principino” e Antonino Pirrello, legati alla ‘ndrangheta. Grazie agli appoggi politici dell'Udc i due imprenditori mafiosi sarebbero “sbarcati in Albania, Stato, – scrivono i magistrati – dove, grazie all’ausilio del maresciallo D’Alessandro Ercole, sarebbero stati introdotti nei gangli della pubblica amministrazione”.
Agli atti dell'inchiesta ci sono una serie di intercettazioni in cui spunta anche il nome di Pierferdinando Casini (al momento non indagato).
Nei file registrati Tallarico chiarisce i termini del “criminale connubio” e, a ridosso delle politiche del 2018, alle quali si era candidato alla Camera, “offriva il suo appoggio, in cambio di un consistente pacchetto di voti, per introdurre Gallo e Pirrello in ambienti politico istituzionali nazionali”.
Appoggio che sarebbe passato anche per il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa il quale, all’epoca europarlamentare, secondo gli inquirenti era “partecipe” di questo “comitato d’affari” e, “d’intesa con Francesco Talarico, si impegnava ad appoggiare il gruppo per soddisfare le mire dei sodali nel campo degli appalti”.
Il 7 luglio 2017 la Dia ha documentato alla Procura di Catanzaro addirittura un incontro avvenuto a Roma, presso il ristorante “Tullio”, tra l’imprenditore Gallo, Cesa e Talarico. Incontro al quale ha partecipato anche il consigliere comunale di Catanzaro Tommaso Brutto e suo figlio Saverio, rispettivamente consiglieri comunali di Catanzaro e Simeri Crichi.
Secondo gli inquirenti sono stati proprio i Brutto a mettere in contatto Gallo con Talarico “per creare un connubio efficace volto a reperire appoggi a livello politico e con il maresciallo Ercole D’Alessandro della Guardia di Finanza, per potere disporre di notizie di tipo investigativo”.
Due giorni dopo, a casa di Tommaso Brutto c’è stato un altro incontro: “Il tema della riunione – scrivono i Pm – afferiva ‘entrature’ da ottenere per il tramite di Lorenzo Cesa ed anche di Pierferdinando Casini” del quale il maresciallo D’Alessandro racconta di averlo visto: “Io l’altro giorno quando sono andato a Roma, mi sono incontrato anche con Pier Ferdinando Casini che questo amico mio che stiamo andando giorno 12, praticamente è il braccio destro suo per quanto riguarda l’estero… e mi ha detto Casini che io, qualsiasi cosa avete bisogno, in Albania io… capito?”.
“Nel corso della riunione – riassumono gli inquirenti – i presenti manifestavano l’auspicio di ottenere importanti commesse presso Enti nazionali quali Enel, Eni, Arpacal, Calabria Verde, Tim, anche grazie all’apporto di esponenti della politica regionale e nazionale, passando per le figure di Franco Talarico, segretario regionale dell’Udc, e Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc e parlamentare europeo”.
E ancora: “Oltre agli appalti presso i citati Enti, la carica di parlamentare europeo di Cesa attirava l’attenzione di tutti gli interessati per gli investimenti in Albania e comunque nell’est Europa, potendo egli aprire canali importanti per vendere i prodotti commercializzati da Gallo presso enti pubblici stranieri, ospedali, cliniche, facendo leva proprio sulla sua attuale carica di europarlamentare”.
Pacchetti di voti ma anche tante mazzette di soldi. In diverse altre intercettazioni dell'ottobre 2017 infatti Tallarico fa presente a Tommaso Brutto: “Devo concretizzare… Facciamo le cose solo per gli altri?” riferendosi ai favori fatti a Gallo. “Ti serve in tutti i sensi Francù… – lo tranquillizza Brutto – economicamente… Nella campagna elettorale… si muove, non è che dici tu è uno che si tira indietro… questo non si spaventa… non ha la mano corta eh!.. azziccato! è azziccato, Franco, ma sai perché? perché…. (è un generoso) bravo!… non è fesso!”.
Secondo le accuse, Tallarico reclamava anche il 5% degli affari che avrebbe fatto fare a Gallo attraverso Cesa: “Noi – dice – vediamo qual è la fornitura in base al discorso… noi sappiamo preciso.. il 5%… Lorè (Cesa ndr), questo c’ha il 5%.. capito… ora vediamo… facciamo le cose… fatte bene… e poi lo stabiliamo con lui! quante ne da, quanto ne (inc)… naturalmente che rimane cose… per noi… per voi, no… che facciamo…”.
Lorenzo Cesa era stato già indagato in Calabria per truffa da Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, all’epoca sostituto procuratore di Catanzaro e oggi candidato a presidente della regione Calabria. Nell’inchiesta «Poseidone», Cesa all’epoca europarlamentare e segretario nazionale dell’Udc, figurava tra «i promotori e gli organizzatori» di una ingente truffa ai danni della Comunità Europea e della Regione Calabria. Truffa che avrebbe fruttato circa 5 miliardi delle vecchie lire, nel periodo 2001-2004.
E pensare che proprio Cesa in questi giorni era stato indicato dal premier Conte come uno dei possibili “costruttori” su cui fare affidamento per allargare la maggioranza di governo.

27 gennaio 2021