Strabiliante proposta dell'assessora alla sanità e vice governatrice della Lombardia
Moratti: vaccinare prima i ricchi

Sono bastate poche ore per farci ricordare bene chi è la nuova vicepresidente della Lombardia e assessore al Welfare, Letizia Moratti, di storica appartenenza a Forza Italia.
Moratti ha sostituito da un paio di settimane il compare di partito Giulio Gallera, allontanato quale responsabile di tutte le inefficienze, gli atteggiamenti poco trasparenti e truffaldini, ma anche come capro espiatorio del presidente Fontana e della destra lombarda e nazionale; nessuno di loro infatti, neppure di fronte a questo sfacelo e a un numero impressionante di morti per Covid si è dimesso anzi, al contrario, tutti si sono arroccati alle proprie poltrone, considerandole vere e proprie rampe di lancio per future nomine o candidature in ben altri palcoscenici borghesi, e respingendo scandalosamente ogni critica e accusa.
Il nuovo debutto della Moratti ha scatenato una lunga serie polemiche, sia perché ha presentato immediatamente un'istanza che ha sollecitato il governo a ritardare il prolungamento delle restrizioni “rosse” in Lombardia, polemizzando sui criteri adottati e chiedendo di valutare altri dati che, secondo la vicepresidente, avrebbero certificato “il minor grado di rischio”, sia per una richiesta classista e discriminatoria, e persino razzista, sui criteri di distribuzione dei vaccini.
Per quanto riguarda la prima questione, le si è rivoltato contro tutto l'apparato ministeriale che attraverso Boccia e la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, le hanno ricordato che i numeri e i parametri sono stati condivisi da tutti, Lombardia compresa.
Ricordiamo infatti la vergognosa chiamata alla cogestione di ciò che resta del sistema sanitario nazionale che Speranza pose su di un piatto d'argento alle destre all'indomani della disastrosa prima ondata, per evitare rotture immediate dovute alla criminale impreparazione del governo.
In realtà poi la zona rossa è stata confermata, stracciando tutte le previsioni della Moratti stessa e innescando nuove polemiche sulle responsabilità dell'errore nella valutazione e trasmissione dei dati.
Ma la vicenda che ha fatto più rumore è stata la proposta di distribuire i vaccini ai territori in base a una serie di caratteristiche tra le quali la capacità produttiva, la densità della popolazione, la maggiore mobilità e il numero di contagiati nel territorio.
Ne ha data notizia lo stesso Fontana che sostiene tale linea tanto da aver dichiarato che “la vicepresidente Moratti sulla distribuzione dei vaccini ha chiesto una serie di integrazioni che mi sembrano estremamente coerenti e logiche e ascolteremo cosa ne pensa Arcuri”.
In pratica la Moratti e sostanzialmente tutta la giunta lombarda, sosterrebbe di vaccinare prima i ricchi giustificando il provvedimento con non ben precisati motivi di interesse pubblico ma evidentemente con la necessità di salvaguardare i profitti massimi. Dopo le prime polemiche la Moratti stessa ha tentato di giustificarsi malamente, riconfermando poi nei fatti la sostanza di tale proposta classista e discriminatoria; in una lettera ha infatti scritto che la richiesta non sarebbe legata al concetto di "ricchezza", bensì alla richiesta di un'"accelerazione nella distribuzione dei vaccini in una Regione densamente popolata di cittadini e anche di imprese, che costituisce una dei principali motori economici del Paese". "Il concetto - spiegano all'assessorato - non è quello di dare più vaccini alle Regioni più ricche" ma "se si aiuta la ripresa della Lombardia, si contribuisce in automatico alla ripresa dell'intero Paese".
Traducendo senza tanti giri di parole, si tornerebbe proprio all'inizio del giro, e sostanzialmente al “diamo più vaccini alle zone più ricche d'Italia”.
Ma d'altra parte cosa aspettarsi di diverso quando alla testa della Sanità pubblica in Lombardia è stata chiamata una delle più alti rappresentanti delle imprese private? Nei fatti queste sono le conseguenze dirette del federalismo e dell'Autonomia Differenziata che tutti, nessuno escluso né nei banchi di governo, né in quelli di opposizione, stanno appoggiando con forza per ridurre ancora di più l'Italia in 20 staterelli diversi economicamente e socialmente.
Inoltre è il curriculum di Letizia Moratti, moglie del petroliere milanese, a parlare chiaro: fra le altre decine di incarichi di prestigio nel mondo dell'economia e della finanza borghesi spiccano quelli da top manager nei settori delle telecomunicazioni e assicurativo, la sua nomina a presidente RAI con il governo Berlusconi e più recentemente la presidenza di UBI Banca; plurindagata per abusi d'ufficio e stipendi d'oro ai suoi collaboratori ai tempi nei quali era sindaco di Milano; primo responsabile dell'expo di Milano del 2015; condannata per non aver concesso case popolari a famiglie di etnia rom nonostante il loro diritto, poi ex amministratore delegato di News Corp Europe società che fa capo a Murdoch, ex membro del consiglio di amministrazione di un numero infinito di altre società, ed ex ministro dell’Istruzione.
Non si può poi dimenticare che sullo sfondo di questa vicenda pende ancora l’indagine della Procura di Bergamo sulla gestione del Covid in Lombardia, avviata con la mancata proclamazione tempestiva della zona rossa ad Alzano Lombardo.
Pochi giorni fa infatti il procuratore capo Maria Cristina Rota ha sentito, in qualità di persona informata dei fatti, il segretario generale del ministero della Salute ed ex direttore generale della prevenzione Giuseppe Ruocco che, come spiega il magistrato, ha ammesso che il piano pandemico in vigore “era quello del 2006”; ora i PM intendono capire fino a che punto è stato applicato, così da far luce su cosa non ha funzionato durante la prima ondata in Lombardia.
Ma come si può parlare di “Sanità pubblica” se anche quel poco che ne rimane in Italia, e in special modo proprio in Lombardia, è messo nelle mani di un Top Manager dai giganteschi interessi privati come la Moratti? Ciò vuol dire, in ultima analisi, che tutta la sanità lombarda è “privata”, perché viene gestita nell'interesse dei privati che la compongono e che si tuffano come squali sulle sue volute inefficienze o ritardi.
Oltre alla Moratti, anche il resto del rimpasto in giunta, come scrivono alcune testate on-line, conferma la solita continuità: per esempio l'aspirante duce d'Italia Salvini ha scelto Alessandra Locatelli alle politiche sociali, l'ex vice-sindaco di Como che vietava ai cittadini di fare l’elemosina ai senzatetto e mandava le idropulitrici alle cinque del mattino a sparare acqua su chi dormiva per strada. Insomma siamo caduti dalla padella alla brace.

27 gennaio 2021