Scuderi: Fare il bilancio della storia del movimento operaio per sapere che cosa bisogna fare oggi
(Dibattito organizzato dalla Cellula "Vesuvio Rosso" di Napoli del PMLI presso la Redazione locale de “Il Bolscevico” in via Diodato Lioy, 9/ il 13 febbraio 1993)

 
Compagni e amici, buonasera e benvenuti a questo dibattito organizzato dai compagni, bravissimi, generosissimi ed estremamente coraggiosi, della Cellula "Vesuvio Rosso" del nostro Partito. Questi compagni rappresentano il prototipo del militante marxista-leninista, cioè delle ragazze, dei ragazzi, degli operai; dei lavoratori, insomma di tutte quelle persone che danno la propria vita e le proprie sostanze alla causa del socialismo, del proletariato e della rivoluzione. Tutto il Partito ha da imparare dall'esempio e dal coraggio dei compagni napoletani.
Noi siamo qui per illustrarvi la proposta del PMLI che è diretta specificamente alle ragazze e ai ragazzi, ma che interessa tutto il proletariato e tutto il popolo di Napoli, della Campania, del Sud e di tutto il nostro Paese. Vogliamo discuterla con voi, che siate
d'accordo o che non siate d'accordo, che siate d'accordo totalmente o che siate d'accordo parzialmente.
Il compagno X ha fatto una proposta per il dibattito. Gli interventi però si possono moltiplicare e i tempi si possono allungare, a seconda l'esigenza di conoscerci reciprocamente. lo, una volta che ho fatto l'introduzione, potrei poi stare zitto per ascoltarvi, per imparare da voi. Idealmente il dialogo lo potremmo continuare attraverso i compagni di Napoli, che rimangono qui vita natural durante, e attraverso “Il Bolscevico”. Ha poca importanza da parte mia stare ore e ore a parlare e monopolizzare tutto il tempo. Se è vero che da parte nostra c'è l'esigenza di avanzare una proposta politica limpida, dati questi "chiari di luna" che ci sono a Napoli, al Sud, a livello nazionale e internazionale, nello stesso tempo da parte nostra abbiamo l'altra esigenza di conoscere la realtà locale, di conoscere il pensiero delle masse, di discutere con le masse, di portare tutte le questioni alle masse.
In quella mangiatoia che è il parlamento, mangiatoia o porcile, come preferite, si fanno tante proposte, e tutti dicono che parlano a nome e a favore delle masse, ma in realtà essi barano perché queste loro proposte non vengono fuori dal basso, non vengono fuori dal proletariato, non vengono fuori dai disoccupati, non vengono fuori dai poveri, dalle persone che soffrono. Mi riferisco a tutte le questioni d'ordine economico, d'ordine istituzionale, d'ordine politico e d'ordine sindacale. Occorre invece discutere con le masse prima di fare delle proposte a livello istituzionale di qualsiasi tipo. Bisogna prima recepire la volontà e le idee delle masse e a quel punto, solo a quel punto, uno è veramente delegato a rappresentarle.
Come ha già fatto bene il compagno X, vorrei esprimere personalmente e a nome dell'intero Partito marxista-leninista italiano il nostro saluto militante, la nostra attiva solidarietà a tutti i disoccupati, ai cassintegrati, agli operai e ai lavoratori in mobilità, ai poveri, ai diseredati di Napoli e della Campania. Noi ci sentiamo una cosa sola con questi lavoratori, con questi disoccupati, come con i terremotati dell'Irpinia. Una cosa sola, perché? Perché siamo carne della stessa carne e sangue dello stesso sangue, perché i loro problemi sono i nostri stessi problemi, in quanto anche i militanti del nostro Partito sono lavoratori, sono operai, sono disoccupati, sono terremotati. Per cui non c'è distinzione tra i nostri militanti e le masse del Sud, come del Centro e del Nord.
Se il proletariato a livello mondiale non ha confine, non ha patria, figuratevi voi, compagne e compagni, se a livello nazionale ci possono e ci debbano essere delle barriere tra Sud, Centro e Nord. Siamo tutti componenti delle masse. Le masse sostanzialmente non hanno delle contraddizioni interne antagonistiche, non hanno dei problemi interni laceranti. È la borghesia e le sue cosche parlamentari che introducono all'interno delle masse delle divisioni, delle contraddizioni di ordine economico, di ordine sociale, di ordine sindacale, di ordine territoriale. Ma questo non lo fa il proletariato, e noi, in quanto Partito del proletariato, ricerchiamo, attraverso la chiarezza, la discussione e la verità, l'unità del proletariato e delle masse popolari di tutte le regioni del nostro Paese, come del mondo intero perché in prospettiva il proletariato italiano e di tutti gli altri paesi mirano alla grande unità mondiale di tutti gli sfruttati e gli oppressi.
lo sono particolarmente contento, felice e emozionato di essere a Napoli. Perché nella sto' ria del nostro Paese, e in particolare nella storia del proletariato italiano, le masse napoletane hanno svolto un ruolo di primo piano. Se ci riflettiamo bene, in ultima analisi, la Resistenza è partita da qui, è partita da Napoli nel settembre del 1943 con l'eroica insurrezione antinazista che ha visto una grande unità di popolo senza distinzione di età, con gli scugnizzi in prima fila. Rimarranno scritte a lettere d'oro nella storia di Napoli, della Campania, del nostro Paese e del proletariato mondiale, le quattro giornate di Napoli del settembre del '43. La popolazione di Napoli ha avuto il coraggio e l'ardore di battersi a dorso nudo, a sassate e con tutto quello che poteva avere nelle mani, per scacciare via il mostro del nazismo. Tutto il proletariato italiano e internazionale deve imparare, non può che imparare, dalle masse napoletane. Ecco spiegati la mia emozione e il mio riconoscimento alla popolazione di Napoli.
Se andiamo poi più indietro nel tempo, se ricordiamo la fondazione della I Internazionale di Marx e di Engels nel 1864 e ci domandiamo qual è stata quella città, quella popolazione di una regione d'Italia, che ha per prima appoggiato Marx ed Engels, la risposta è Napoli. Infatti proprio qui a Napoli si è creata la prima sezione italiana dell'Internazionale di Marx e di Engels.
Se poi ci interroghiamo; sempre guardando !a nostra storia, su ciò che avvenne nel '21, quando ci fu la grande scissione dei rivoluzionari dai socialdemocratici alla Craxi, alla Benvenuto e alla Martelli, vediamo che Napoli è stata uno dei centri fondamentali di questa grande divisione tra comunisti e socialdemocratici.
Nel Sessantotto, quando esplode la Grande Rivolta storica della gioventù del nostro Paese che si tira dietro la classe operaia e i contadini poveri, a Napoli si crea una base grossissima di questo movimento.
Quando nel 1964 e negli anni successivi i rivoluzionari hanno tentato di formare un Partito marxista-leninista noi vediamo che a Napoli e nella Campania nascono dei gruppi che si definiscono marxisti-leninisti. Recentemente, quando c'è stata la liquidazione del PCI, noi abbiamo visto che la parte dei napoletani più a sinistra di quel partito, quella che idealmente aspira al socialismo, ha lasciato quel transfuga, quel voltagabbana di Occhetto ed è andata con Rifondazione comunista.
Andando poi avanti, e finalmente si arriva al nostro Partito, vediamo ancora una volta i rivoluzionari di Napoli in prima linea. Riassumendo sottolineo due cose. Il proletariato e le masse di Napoli e della Campania hanno sempre avuto un ruolo di prima linea e chiave nella storia e nello sviluppo sociale del nostro Paese. Questo è un concetto preciso. C'è però un altro concetto che non deve sfuggire e che io sottopongo fin da subito alla vostra riflessione.
Purtroppo fin dal 1867 e 1869 e negli anni successivi le masse napoletane e campane, come del resto in tutto il nostro Paese, hanno avuto un grosso problema. Qual è? Quello di essere state fagocitate, strumentalizzate e ingannate o dagli "ultrasinistri" e dagli anarchici o dai riformisti e dai revisionisti mascherati. Questo è un fenomeno . che riguarda non solo Napoli e la Campania ma tutto il Paese, e io credo che riguardi tutto il movimento operaio mondiale.
Che significa, qual è il problema? Il problema è, e qui si innesta subito la riflessione per esempio sul ruolo di Rifondazione comunista, che quando le masse italiane con alla testa il proletariato si liberano dell'influenza degli oppressori e degli sfruttatori e si rivoltano contro di essi, immediatamente gli agenti della borghesia travestiti da rivoluzionari cercano di prenderne l'egemonia in modo che, gradualmente e nel tempo, ciò che è uscito dalla porta rientri dalla finestra, salvaguardando così il potere della classe dominante borghese.
Questo è il punto. Il punto da capire e che ci segue, dall'Unità d'Italia ad oggi. Il nostro è un proletariato, entro il quale si inseriscono i proletari di Napoli, complessivamente tra i più avanzati e maturi su scala planetaria, che si è sempre posto in avanti ma che finora ha avuto alla sua testa qualcuno che gli ha messo le catene. Questo è importante per capire quello che è accaduto nel nostro Paese e quello che è accaduto nel mondo intero, perché è stata ammainata la bandiera rossa a Mosca, perché è stata ammainata la bandiera con la falce e martello e la stella del PCI, perché adesso un Garavini, un Cossutta, un Libertini, un Russo Spana o chicchessia ancora una volta non dicono quello che dovrebbero dire, ovvero sia: sfruttati, oppressi, progressisti, democratici, antifascisti volete liberarvi dalla dittatura della classe dominante borghese? Se volete fare questo, ecco cosa dovete fare, ecco come dovete muovervi. E qui si introduce il nostro discorso riguardo al revisionismo, alla conquista del potere da parte del proletariato e al socialismo. Un'esperienza storica enorme che va studiata e che non si può esporre in mezz'ora, ma nemmeno in due ore.
Scusate, voi sapete o no che nel 1956 c'era un certo omone, non Craxi s'intende, un certo gigante che si chiamava Mao? Lo sapete o no? Certo che lo sapete, non siete mica ignoranti. Ma questo gigante del pensiero e dell'azione rivoluzionari cosa ha detto nel 1956, subito dopo la presa del potere da parte di Krusciov a Mosca? Mao ha detto: attenzione compagni, il XX congresso del Pcus ha spezzato la spada di Stalin, prima o poi i revisionisti sovietici spezzeranno la spada di Lenin. In altri termini egli voleva dire che Krusciov aveva restaurato il capitalismo in Unione Sovietica e che aveva dato il via libera ai vari Togliatti d'Italia e del mondo per portare su un vassoio d'argento la testa della classe operaia alla classe dominante borghese. Pochi ascoltarono Mao in Urss, nel mondo e anche in Cina, dove 10 anni dopo Mao lanciò una grande rivoluzione per impedire ai revisionisti di conquistare il potere nel Partito e nello Stato. Per quanto ormai fosse molto in là con l'età, vi ricordate, fece quella famosa nuotata, tanto derisa dalla borghesia e dai fascisti internazionali, per dare una prova lampante che, nonostante fosse anziano, il suo fisico, e non solo il suo cervello, era pronto per la battaglia, pronto per fare un'ulteriore rivoluzione, per guidare le grandi masse cinesi, un quarto dell'umanità, a difendere il socialismo e il potere politico del proletariato. Lancia così nel 1966 la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria che dura 10 anni fino al 1976 affinché il proletariato cinese mantenesse il potere politico. Dopo la sua morte però la borghesia l'ha ripreso tramite Deng Xiaoping. Il discorso di Mao contro il revisionismo, così vero, così reale, così lungimirante, fu quasi ignorato, fu messo in un angolino dai sedicenti comunisti. Perché? Perché nessun dirigente revisionista mascherato, da Togliatti a Cossutta, che allora si schierarono contro la Cina socialista e il suo massimo artefice, aveva alcun interesse a dire che Mao era nel giusto, era nel vero e che bisognava continuare sulla via della Rivoluzione d'Ottobre. Ecco il punto: continuare sulla via della Rivoluzione d'Ottobre. Ma essi, come hanno dimostrato i fatti, non volevano il socialismo e quindi hanno ingannato il proletariato inculcandogli il veleno del revisionismo, del riformismo, del parlamentarismo e del riformismo. Cosicché una moltitudine di iscritti ai loro partiti culturalmente e ideologicamente sono diventati dei borghesi non coscienti. Perché alla direzione di questi partiti che erano nati per fare la rivoluzione, per buttare giù dal potere politico la classe dominante borghese, c'erano dei revisionisti che hanno rinunciato alla via dell'Ottobre e quindi hanno bruciato intere generazioni di rivoluzionari.
Ma noi non possiamo mica stare qui a piangere sul latte versato. Attenzione bene. Noi ne parliamo solo per riflettere sul passato, come un punto al quale dobbiamo agganciare la nostra attuale riflessione personale e collettiva. Perché se non si parte da lì, non si può capire quello che è accaduto nel mondo intero da allora ad oggi, e non si può capire l'attuale situazione italiana. Oggi c'è un gran caos, un gran caos e una grande confusione, e ci sono tante proposte in parlamento e fuori dal parlamento per uscire da questa situazione. Ma un momento. Il punto primo da capire è che al potere c'è la classe dominante borghese. Punto secondo: questo Stato, queste istituzioni, questa morale, questo costume, questa scuola, questa università, questa ideologia, questi partiti parlamentari, nessuno escluso, sono tutti quanti al servizio e in funzione della classe dominante borghese. Questi sono i due punti centrali da capire. E la confusione da dove nasce? Nasce dal fatto che si presuppone che all'interno di questo Stato, all'interno di queste istituzioni, all'interno di questo parlamento ci possa essere una forza politica che sia pure in una certa misura faccia gli interessi delle masse popolari e della classe operaia. È lì l'inganno, è Il che casca l'asino.
Eh no! Come è possibile, compagni e amici, una cosa del genere quando nessuno, dico nessuno, fatemi nome e cognome se ne conoscete qualcuno, mette in discussione il sistema economico, che è il punto dei punti, il punto che sta a monte. È questo il problema su cui bisogna porre l'attenzione, su cui bisogna riflettere e discutere. Vogliamo eliminare dal potere la classe dominante borghese? Allora bisogna sostituirla con un'altra classe. E qual è questa classe? La classe operaia. Vogliamo eliminare la disoccupazione, la miseria, il razzismo, il fascismo? Sì, allora bisogna eliminare il capitalismo. Questo è il punto. Al mondo c'è o socialismo o capitalismo. Da qui non si scappa. Nessun cervellone o cervellino è riuscito, al momento in cui sto parlando, ad elaborare una terza via, un qualcosa che sia né capitalismo e né socialismo. State bene attenti. La chiesa cattolica, Hitler, Mussolini, Fini, Togliatti, Berlinguer, parlano di terza via. Lo stesso fanno Cossutta e Garavini e gli altri lustra-scarpe della borghesia. Questi imbroglioni hanno commesso dei crimini talmente grossi che li attende piazzale Loreto. Quando la classe operaia, i lavoratori, le masse prenderanno coscienza dei loro inganni ci sarà un grande piazzale Loreto e ci saranno tanti impiccati, fra cui questi signori.
Hitler ha proposto la terza via, Mussolini ha proposto la terza via, il papa ha proposto la terza via. Se voi andate a leggere gli atti del papa, vedrete che il papa non dice che è per il capitalismo, dice però chiaramente che è contro il socialismo. Critica certi aspetti del capitalismo e il liberalismo come filosofia ma poi è d'accordo con la libera iniziativa capitalista e con il mercato. In realtà due sono i sistemi economici: o la proprietà è della classe operaia e delle masse lavoratrici, o è degli Agnelli e degli altri sfruttatori e oppressori. Da qui non si scappa. Non si può dire: mettiamo un po' di operai nell'ufficio di Agnelli che insieme a lui stabiliscono se la Fiat deve produrre a Napoli o altrove, e con ciò eliminiamo lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che è poi il punto che ci interessa.
Sistema economico capitalistico e società divisa per classi. Questa è la realtà in cui viviamo. Quel crumiro di Benvenuto, che ha preso il posto di quel bandito che si chiama Craxi, nel discorso di investitura ha detto ieri, lo leggevo in treno mentre venivo qui,: uno, non ci dobbiamo irrigidire nelle ideologie fossilizzate. Due: non dobbiamo fare una battaglia di classe contro classe. Beh, un crumiro come può fare un altro tipo di discorso, ma un proletario autentico, un progressista autentico, un antifascista autentico, non parliamo di un comunista autentico, come fa ad accettare il sistema capitalistico e la società divisa in classi? È un controsenso.
Ma come si fa, e siamo così pochi. Qualcuno potrebbe dire. Marx ed Engels quanti erano, scusate, 200 milioni? Erano due. Però avevano capito una cosa fondamentale, avevano capito che all'origine di tutto c'era il dominio del capitale, il dominio della borghesia e che bisognava distruggerli, sennò non si potevano abolire le classi.
Marx ed Engels non arrivarono al punto di Lenin. Lenin aggiunse altri insegnamenti ma partendo da Marx ed Engels. Lenin disse a Stalin e agli altri suoi compagni: Marx ed Engels ci hanno insegnato che bisogna far piazza pulita del capitalismo, ma come? seguendo quale via? con quali mezzi? con quali strumenti? Tutto non potevano insegnarci, bisogna applicare il loro pensiero alla nostra realtà.
Lo sforzo di Marx ed Engels è stato enorme. Nella storia della filosofia, nella storia del pensiero umano, nella storia del progresso umano Marx ed Engels rimangono incancellabili, dei giganti straordinari che hanno segnato un'epoca non solo sul piano culturale ma anche sul piano politico. Essi hanno smascherato per sempre il capitalismo.
Marx ed Engels non sono venuti dal cielo, sono usciti dal grembo fertile della classe operaia e dei lavoratori. Non sono degli angeli, dei santi e dei puri spiriti. Sono esseri umani in carne ed ossa, che hanno sacrificato per la causa la propria vita e la propria famiglia. Marx non aveva nemmeno i soldi per comprare il carbone per riscaldare i propri figli. Essi sono stati di una generosità esemplare, enorme.
Il loro grande sforzo era quello di smascherare il capitalismo e vi son riusciti in pieno. Nessuno più è riuscito a ribaltare le conclusioni a cui sono arrivati Marx ed Engels. Lenin su questa base comincia a pensare, a discutere con gli altri suoi compagni: che dobbiamo fare? quale linea seguire? Ma mica in astratto, mica si rinchiuse in una biblioteca e nel suo ufficio. Lui si mise ad analizzare la situazione concreta del suo paese.
In quel momento in Russia erano forti i populisti, come voi sapete, ma agivano anche gli “ultrasinistri". Un fratello di Lenin era un bombarolo, un terrorista. Lenin era in contraddizione con il fratello terrorista, all'inizio però aveva una certa simpatia verso di lui. Ma c'era questo grande insegnamento di Marx ed Engels da realizzare nella pratica: spazzare via il capitalismo e dare il potere alla classe operaia. Non si trattava di uccidere questo o quello oppressore, quanto il problema fondamentale era quello di rovesciare una classe per dare il potere a un'altra classe. E questo problema è stato risolto magnificamente da Lenin nel 1917. Dopo di lui altri l'hanno risolto in diversi paesi. A un certo punto un quarto del mondo intero era dominato dal proletariato guidato dai seguaci di Lenin.
Purtroppo, ecco il discorso che si è fatto prima, all'interno dei partiti comunisti e dei paesi socialisti c'erano i vari Krusciov, coloro i quali all'esterno, come dei cocomeri alla rovescia, erano rossi, e all'interno erano bianchi se non neri, cioè dei borghesi mascherati, falsi comunisti comprati dalla borghesia.
Cosa è cambiato mai nel mondo dal 1917 ad oggi? Mi domando: le classi sono sparite? Il capitalismo è sparito? In Italia e negli altri paesi chi c'è al potere? Possibile che non si capisca che al potere c'è la borghesia e che è necessario rovesciarla? Dobbiamo avere una grande fiducia verso il nostro proletariato e il nostro popolo. Ci si arriverà a capirlo, non possiamo non arrivarci. Gli sfruttati e gli oppressi non possono non arrivarci. Passeranno dei decenni, dei secoli, dei millenni, che importanza ha, prima che trionfi il socialismo in Italia e nel mondo. Ciascuno però deve fare la propria parte nel momento in cui vive. Che si sia soli come Marx ed Engels, o che si sia in tanti come quando un quarto dell'umanità aveva alla testa la classe operaia e la bandiera rossa. Oggi bisogna avere un cuore di pioniere del tipo di Marx ed Engels, del tipo Lenin e Stalin, del tipo Mao. Occorrono delle ragazze e dei ragazzi, degli operai, dei lavoratori, chiunque voglia abolire le classi, che abbiano il coraggio di alzare la bandiera rossa.
Qui bisogna essere precisi perché si tratta di alzare un certo tipo di bandiera rossa, non una bandiera rossa qualsiasi. Avrete visto che i traditori e gli imbroglioni revisionisti in tutto il mondo si stanno riciclando, stanno ricreando dei partiti che si chiamano socialisti o comunisti, ma se andiamo a scandagliare ci accorgiamo che sotto il rosso c'è il bianco, se non il nero. Bisogna quindi alzare una ben precisa bandiera rossa, la bandiera rossa con grande falce e martello e con l'effige di Mao. Perché non bastano più i simboli dell'unità del proletariato e dei contadini, occorre anche il simbolo della teoria rivoluzionaria. Noi abbiamo imparato dalla storia, abbiamo imparato dai fatti, che bisogna essere delle persone coscienti, delle persone colte sia da un punto di vista politico, che da un punto di vista ideologico. Mao diceva che un esercito, quindi un partito, il proletariato, senza cultura è un esercito ottuso, cioè non può capire che chi guida la politica, e non solo il fucile, é l'ideologia, il disegno politico.
Il nostro Partito propone alle ragazze e ai ragazzi di essere gli alfieri della lotta contro la seconda repubblica e per il socialismo. Che significa essere alfieri? Essere alfieri significa stare in prima linea nella lotta di classe, significa tenere alta la bandiera rossa con falce, martello e l'effige di Mao, significa stare alla testa dei movimenti di massa dando la direzione politica alla classe operaia, che nonostante tutto rimane sempre la classe generale, la classe portatrice oggettivamente della nuova società socialista e della società senza classi.
Il nostro Partito ha una grande fiducia verso le ragazze e i ragazzi perché se la meritano, guardando la storia del nostro Paese, guardando la storia del mondo intero e guardando anche i fatti recentissimi che dimostrano che i giovani hanno il coraggio di essere fra i primi ad affrontare il nemico e la lotta di classe. Ma che significa essere alfieri della lotta contro la seconda repubblica? Nonostante la mia pochezza espositiva, immagino che voi abbiate già capito che attualmente in Italia il potere ce l'ha la classe dominante borghese. Ma con quale camicia? Con la classica camicia bianca della Democrazia cristiana o con l'altrettanto classica camicia nera fascista? Il nostro Partito dice che noi attualmente siamo in un regime neofascista. Andate a prendere la Costituzione del '48, andate a prendere la collezione di un qualsiasi quotidiano e andate a vedere che cosa è accaduto dal '48 ad oggi, soprattutto in questi ultimi anni.
Prima però va detto che questa Costituzione non è né una cima né tantomeno la Costituzione del proletariato. È una Costituzione democratico-borghese che riflette nient'altro che un compromesso tra il proletariato e la borghesia quando il proletariato era diretto dai revisionisti e dai riformisti, non dai marxisti-leninisti, per cui chi ci ha scapitato di più è il proletariato. Un compromesso accettabile fino ad un certo punto, ma quando la borghesia dal '47 in poi ha cominciato a menare gli operai, ha cominciato a menare i contadini, ha cominciato a imporre tutto il suo potere impedendo con l'inganno e con la forza l'avvento del socialismo, è divenuto un compromesso non più tollerabile. Non è vero, come dicono Garavini e Cossutta che questa Costituzione sia il non plus ultra della democrazia, perché essa legalizza il potere della classe dominante borghese, legalizza lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, legalizza la disoccupazione, la sottoccupazione, il sottosalario, il lavoro nero, la miseria, la povertà.
Non solo nei fatti, ma anche da un punto di vista istituzionale, questa Costituzione è stata completamente stracciata ed è stata introdotta a pezzetti, un boccone per volta, in maniera surrettizia, una nuova costituzione, la costituzione della seconda repubblica. Il fenomeno, per esempio, dell'ultima stangata, il fenomeno delle privatizzazioni, compresa quella della sanità, rientrano nello smantellamento della Costituzione, così come l'accentramento di tutti i poteri nell'esecutivo (sindaco, presidente della provincia, presidente della regione, presidente della Repubblica, presidente del consiglio). Tutte queste cose sono una violazione violenta e palese della Costituzione democratico-borghese, cioè del regime che ha organizzato il potere della borghesia dal dopoguerra fino a questi ultimi anni.
Andate a leggervi “Il Bolscevico” che riporta il Documento del PMLI del 20 febbraio del 1988, già allora dicevamo, nemmeno avessimo avuto dei potenti cannocchiali, che la sovrastruttura del capitalismo era stata stracciata, era stata bruciata ed era stata introdotta una nuova sovrastruttura, una nuova organizzazione per mantenere ancora una volta il potere alla classe dominante borghese non più vestita in camicia bianca alla Democrazia cristiana, ma vestita in camicia nera.
Prima dell'ascesa di Mussolini nel '22 la questione era chiara: avanzava il fascismo con la camicia nera e la classe dominante borghese si metteva la camicia nera. Era chiarissimo e lampante, perché c'erano scontri costanti di piazza tra proletariato e borghesia sul piano politico, sul piano economico e sul piano sociale. C'era lo scontro fisico costante, c'erano le bande di Mussolini che andavano verso Roma e il re che le accoglieva con il tappeto rosso per dargli il potere, e così abbiamo avuto vent'anni di fascismo. Le masse avevano coscienza di ciò perché alle spalle avevamo la Rivoluzione d'Ottobre, alle spalle avevamo la spinta delle rivoluzioni in tutto il mondo, alle spalle avevamo il proletariato cosciente, nonostante la direzione revisionista e riformista, che il suo avvenire, il suo potere passava dalla lotta contro il fascismo, passava dalla lotta contro il capitalismo per prendere il potere politico.
La situazione di oggi è completamente cambiata e le masse non si sono accorte che è ritornato il fascismo sotto nuove forme. Oggi tutti i giornali dicono che siamo nella seconda repubblica, ma noi l'abbiamo detto il 20 febbraio del 1988 documentandolo con pagine e pagine de “Il Bolscevico”.
Tutte queste proposte che vengono fatte, istituzionali, referendarie, elettorali, che carattere hanno? Neofasciste, tutte quante neofasciste. Nel momento in cui la classe dominante borghese è entrata in crisi, data anche la congiuntura mondiale, in una crisi verticale sul piano economico, sul piano istituzionale, sul piano morale, su! plano culturale, tutto si è sfasciato, e quindi anche i partiti della classe dominante borghese si sono sfasciati e ora sono in fase di riorganizzazione. Siamo in questa situazione: si sta riorganizzando il potere della classe dominante borghese e i vari partiti, le cosche parlamentari, portano l'acqua alla classe dominante borghese in camicia nera. Una cosa enorme, di portata storica.
Non dobbiamo piangere per questa situazione, né cascare nella depressione e nella demoralizzazione. Non è vero che non ci sia nulla da fare e che l'avvenire è buio. No, l'avvenire è sempre rosso, perché la ruota della storia nessuno la può fermare. La lotta di classe, come ora, può segnare il passo, ma prima o poi riprenderà il suo corso naturale e fisiologico e tutto si rimetterà a posto. Il problema è capire quale ideologia, quale cultura, quale disegno deve stare al fondo del risveglio, del rilancio della lotta di classe, della lotta della classe operaia per la conquista del potere politico. Solo se c'è questa stella della conquista del potere, ogni nostro atto tattico rientra nella strategia del rovesciamento del vecchio mondo in camicia nera e del grande rilancio del socialismo.
Compagni e amici, io sono convintissimo che il socialismo ritornerà di moda. Se vogliamo che il socialismo ritorni presto di moda, di gran moda, dobbiamo darci da fare, dobbiamo fare il punto della situazione, il bilancio di quanto è accaduto fin qui e riprendere il cammino con l'esperienza degli oltre 150 anni di storia del movimento operaio.
Noi siamo un punto di riferimento piccolissimo, una luce tenue, potremmo però diventare un grande faro, ma questo spetta al proletariato, spetta alle ragazze e ai ragazzi darci la forza necessaria e mettersi a lavorare per dare le gambe all'ideologia proletaria e al socialismo.
lo ho fatto la mia parte, spero che mi abbiate capito, ora fate la vostra parte. Grazie.
 
 
 

Il dibattito

 

GASPARE. A me interessava rivolgere una domanda a lei che è il Segretario generale del Partito marxista-leninista italiano.
SCUDERI . Dammi pure del tu.
GASPARE . Va beh. lo volevo sapere questo: condivido l'analisi storica che lei ha fatto del tempi passati e più recenti, però mi interessa sapere quali sono gli strumenti per arrivare agli obiettivi, perché io penso che la prassi, cioè i mezzi molto spesso sono diventati il fine. Penso che questo sia un punto importante.
SCUDERI . Siamo perfettamente d'accordo. Questa è una domanda alla Lenin ed è Lenin che ci ha dato la risposta. Noi impariamo da Lenin e diciamo le sue stesse cose, anche se le riportiamo alla nostra esperienza e alla nostra situazione concreta, perché noi non siamo dei pappagalli o dei copioni. Noi dai nostri maestri impariamo, sono maestri, non c'è nulla da fare. Noi diciamo loro: scusateci, come avete risolto questo problema? Quindi studiamo come l'hanno risolto e poi vediamo come noi lo possiamo risolvere nella pratica. Quali sono i mezzi per raggiungere gli obiettivi? A livello ideologico bisogna fare una grande pulizia nel nostro cervello, nella nostra testa. Il punto di partenza è questo: o noi la pensiamo come Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao o noi finiamo col pensare come Agnelli e tutti i suoi servi, che è inutile che li elenchi. Questa è una cosa fondamentale. Dal punto di vista ideologico, culturale e morale bisogna rifarsi ai maestri, non ci sono altri maestri al di fuori di loro cinque. Quindi da un punto di vista ideologico ...
GASPARE . lo però ho parlato condividendo la sua analisi.
SCUDERI . Ho capito, ma mi aggancio a certi discorsi che sento in giro per fare delle sottolineature.
GASPARE . lo penso che il discorso, per esempio, della struttura economica sia fondamentale.
SCUDERI . Se mi dai un attimino di tempo, ci arrivo. Ti ringrazio. Sei bravo, sei molto attento. A livello politico e partitico cosa bisogna fare? È semplicissimo, bisogna dare il ben servito in una forma o in un'altra a tutti gli imbroglioni politici, dico a tutti, in particolar modo a coloro che hanno distrutto l'organizzazione nazionale e mondiale del proletariato, cioè i revisionisti e i riformisti. A questi bisogna dare il ben servito subito. E quindi dare tutte le proprie forze intellettuali, morali, fisiche, economiche e la stessa vita al Partito del proletariato. Ci vuole un grande Partito marxista-leninista esteso in tutte le contrade del nostro Paese. Per prima cosa perciò occorre rivoluzionarizzare la nostra mente, i nostri cuori e la nostra coscienza e nutrirsi dell'ideologia e della cultura del proletariato sintetizzate nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Secondo, dare tutto se stessi al Partito del proletariato, della rivoluzione e del socialismo. Terzo, a livello sindacale occorre, e qui vi dò in anteprima la grande notizia che l'Ufficio politico del nostro Partito, sabato scorso, analizzando la situazione sindacale e facendo il bilancio della storia del movimento sindacale, è approdato a queste conclusioni: le tre confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno fatto il loro tempo, è l'ora che facciano le valige e diano posto a un grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, che venga costruito dal basso cominciando dalle fabbriche e da tutti i luoghi di lavoro.
Nel frattempo, finché non maturano i tempi e non nasce questo nuovo sindacato di tutti i lavoratori, noi lavoreremo dentro e fuori la Cgil, come abbiamo sempre fatto, al fine di far maturare le coscienze e di consentire alla classe operaia di realizzare questa grande liberazione non solo ideologica, non solo partitica ma anche sindacale.
Quale altro mezzo ci vuole ancora per raggiungere gli obiettivi? La ripresa e lo sviluppo alla grande della lotta di classe contro la classe dominante borghese in camicia nera, il suo governo e i suoi partiti. Di ciò non si può fare a meno. La classe operaia di fronte alla Costituzione, di fronte alle istituzioni, di fronte alle regole vigenti, come si deve comportare? Fino a che punto deve arrivare? La classe operaia nella sua creatività e nella sua azione non ha limiti. La classe operaia e le masse lavoratrici e popolari lottano nelle piazze, nelle fabbriche, nelle aziende, nei campi, nei rioni, nei quartieri, nelle città con metodi legali, con metodi pacifici. E quando non ce la fanno usando questi metodi? Possono tranquillamente ricorrere a tutti i metodi possibili e immaginabili. Ché forse la classe dominante borghese si perita di schierare la polizia e le forze armate contro la classe operaia e i lavoratori? No. Allora se le masse operaie e lavoratrici vogliono fare il blocco stradale, facciano pure il blocco stradale; se vogliono fare il blocco ferroviario, facciano pure il blocco ferroviario; se vogliono fermare con lo sciopero generale la città, la regione, la provincia o tutto il Paese, facciano pure lo sciopero generale. Perché i metodi di lotta delle masse devono avere dei limiti? Chi sta sotto e vuole andare sopra, al fine che non ci sia più in Italia e nel mondo intero nessuno che stia sotto e sopra, tutti i metodi di lotta, legali e pacifici, illegali e violenti sono legittimi e necessari. Tutti i lavoratori hanno diritto di essere liberi, di essere emancipati, ma finché non è emancipata la classe operaia nessun'altra classe o gruppo sociale può emanciparsi. Per cui il punto centrale rimane sempre il potere della classe operaia.
Riassumendo, per emanciparsi occorrono il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, il Partito marxista-leninista, il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, la lotta di classe. Sono questi i mezzi fondamentali che bisogna acquisire oggi.
Nel nostro Statuto e nel nostro Programma a chiare lettere c'è scritto che il nostro obiettivo, il nostro Programma fondamentale, è rovesciare il dominio della classe dominante borghese e instaurare la dittatura del proletariato. Mamma mia! Di fronte a questa espressione, dittatura del proletariato, c'è una grande confusione e un certo allarmismo. Siamo accusati di voler sostituire una dittatura con un'altra dittatura. Scusate, andiamo a grattare e vediamo cosa ci sta sotto. Dittatura vuol dire dominio di una classe su un'altra classe. Il punto è di sapere qual è la classe che esercita questo dominio. Noi oggi siamo sotto una dittatura in camicia nera della classe borghese. Essa viene spacciata come potere democratico e per perpetuarla ora tutti i partiti parlamentari si appellano alla ''sovranità del popolo'', mentre il popolo non sa nulla delle "riforme" elettorali, non sa nulla delle "riforme" istituzionali ed è ridotto alla fame.
Oggi per uscire da questa situazione, l'unico modo leale di rivolgersi al popolo è quello di invitarlo ad alzarsi in piedi e ad abbattere la dittatura borghese in camicia nera. "Su la testa" non è sufficiente. Bisogna dire perché devo alzare la testa. Se alzo la testa piena dell'ideologia e della cultura della borghesia e pensando come la pensa Agnelli lascio le cose come stanno. Devo invece alzare la testa come sfruttato e oppresso, come detentore del diritto fondamentale di concorrere allo sviluppo della società umana che passa dall'abolizione de!.capitalismo e della società divisa in classi. Tutto il resto sono ciance.
GASPARE . Posso chiedere altre cose?
SCUDERI . Quante ne vuoi, fino a domani.
GASPARE . Quando lei ha parlato della Costituzione ha detto che i principi fondamentali sono largamente disattesi, questa è la realtà. Ha anche detto che i sindacati Cgll, Cisl e Uil sono sempre meno rappresentativi della classe operaia, e questo è vero. Vorrei ora sapere se il Partito marxista-leninista rifiuta, a proposito di strumenti, Il confronto parlamentare?
SCUDERI . Bellissima domanda. Credo che dobbiamo ringraziare tutti quanti il compagno Gaspare perché penso che questa domanda l'avevate in testa in molti e non avevate il coraggio di tirarla fuori per timidezza o altro. Abbiamo quindi di fatto un vostro portavoce, che idealmente è anche il portavoce della classe operaia e dei lavoratori.
Prima di venire alfa domanda, vorrei ritornare sulla questione della Costituzione. Nelle scuole, nelle università, in parlamento, questa Costituzione viene presentata come una grande Costituzione, una Costituzione avanzata, fra le più avanzate del mondo. Sul piano democratico-borghese possiamo anche essere d'accordo, ma come classe operaia, come sfruttati, come oppressi non possiamo certo considerarla l'Alfa e l'Omega, secondo la definizione che ne ha dato l'ottavo congresso del PCI del 1956. Come vi ho già detto prima, e ve lo ripeto, l'attuale Costituzione non è altro che un compromesso tra il proletariato e la borghesia stipulato quando la direzione del proletariato era dei riformisti e dei revisionisti. Se alla testa del proletariato ci fossero stati un Mao o un Lenin certamente sarebbe venuta fuori un'altra Costituzione, sempre democratico-borghese, perché al potere c'era la classe borghese, che avrebbe avuto dei contenuti più avanzati.
Comunque questa Costituzione ormai è un simulacro, non esiste più nei fatti perché i vari Cossiga l'hanno abbattuta a picconate. La prima Repubblica è stata in piedi dalla Liberazione fino all'88. A un certo punto andava superata, il dramma è che è stata superata da destra. È stata completamente distrutta dai neofascisti. Il referendum elettorale che ci sarà prossimamente costituirà il funerale ufficiale di questa Costituzione e della prima Repubblica.
Scalfaro a parole dice di essere il difensore della Costituzione ma guarda caso, noi l'abbiamo denunciato su “Il Bolscevico”, quand'era a Parigi in visita a Mitterrand ha affermato che lui non ha preclusioni verso la seconda repubblica. Guardate che grande contraddizione. Lui capo dello Stato che ha giurato su questa Costituzione dice che gli va bene una seconda repubblica, cioè una nuova organizzazione del potere della borghesia con la camicia nera.
GASPARE. Scalfaro è un uomo di destra.
SCUDERI . Esatto! Perché allora i neorevisionisti sostengono la parola d'ordine "Noi siamo il popolo della Costituzione"? Ciò si poteva dire nel '48 quando è stata fatta la Costituzione fino agli anni '50. Lo potevamo dire sul piano tattico affinché fossero applicati quei punti positivi che questa Costituzione contiene per dare più spazio al proletariato, ma ora che questa Costituzione non esiste più e che si sta lavorando per una costituzione neofascista non è assolutamente più valida e accettabile una simile parola d'ordine.
Noi vogliamo il socialismo, tutte le nostre tattiche politiche, elettorali e sindacali, tendono a creare situazioni tali da indebolire l'organizzazione statale e istituzionale borghese da una parte, e dall'altra a elevare la coscienza politica e la combattività delle masse.
Al momento attuale si può verificare che anche l'operaio più avanzato e più combattivo quando si trova di fronte al parlamento, quando si trova di fronte alla Costituzione, si paralizza, si immobilizza, come se queste fossero delle cose intoccabili. Perché? Perché alla classe operaia e ai lavoratori è stato inculcata la cultura della borghesia, della reazione, della controrivoluzione, non è stato mai spiegato alla classe operaia e ai lavoratori che questa organizzazione statale, e quindi anche il parlamento, è interamente al servizio della classe dominante borghese.
Fino al 1968, tatticamente, come ha insegnato Lenin, i marxisti-leninisti potevano andare in parlamento, potevano andare nei consigli comunali, provinciali e regionali per smascherare queste istituzioni anche dal loro interno. Ma dal momento in cui la situazione è cambiata, che l'astensionismo è divenuto un fenomeno di massa, che siamo arrivati dove siamo arrivati, in cui si fa la corsa ai progetti di "riforma" elettorali tutti quanti in camicia nera, sia che si proponga la proporzionale sia che si proponga il maggioritario e l'uninominale, noi diciamo al proletariato, ai lavoratori e alle masse popolari: non vi fate più turlupinare, basta, cambiate radicalmente atteggiamento verso lo Stato, verso le sue istituzioni, verso la classe dominante borghese, e quindi passate all'astensionismo marxista-leninista, a un astensionismo attivo. Noi diciamo alle masse: create i Comitati popolari. Come? Attraverso le assemblee popolari dei quartieri. Fate delle grandi discussioni e attraverso queste grandi discussioni pubbliche eleggete con voto palese i membri del Comitato popolare, che possono essere sempre mandati a casa in qualsiasi momento. I Comitati popolari devono organizzare politicamente le masse, difendere gli interessi di queste e lottare contro le marce istituzioni borghesi.
Bisogna da una parte negare il voto ai partiti del parlamento nero, e dall'altra parte organizzarsi nei Comitati popolari.
Per saperne di più sulla nostra strategia e sulla nostra tattica, è necessario conoscere il Partito e il suo Programma e conoscerci reciprocamente.
Scusate se le risposte sono molto lunghe, ma se vi annoio fermatemi, e dò subito la parola a voi.
LUIGI . Il mio non vuole essere un Intervento. D'altronde la tua esposizione è stata meravigliosa, un'analisi storica e filosofica del marxismo-leninismo molto esauriente. Intanto mi complimento per la meravigliosa camicia rossa che porti. Penso che questo sia importante. Glielo dico spesso al compagno X che non porta mai nulla di rosso.
SCUDERI . Attento, compagno! La cosa veramente importante, è essere rossi dentro. Anche Krusciov agitava la bandiera rossa, come pure Togliatti e si è visto quello che hanno fatto. Però hai ragione se sostieni che in questo momento in cui il rosso non è di moda metterselo addosso e portarlo in piazza è un atteggiamento politico importante. Non dico che si debba necessariamente farlo, ma una grande manifestazione di massa dove si vedono molte camicie rosse è di un impatto tremendo per la borghesia.
A noi l'esteriorità non ci interessa. Se uno si fa la permanente o l'altra si mette la minigonna, non ci interessa. Però a volte ci sono delle cose esteriori che costituiscono degli atti politici. lo, scusate, mica porto la camicia rossa tutti i giorni, l'ho indossata in questa occasione per rispetto vostro e per simboleggiare che il rosso deve tornare di moda. Ho voluto dare un segnale. Quando si va al combattimento è necessario avere le nostre insegne, perché sennò alla fine non portiamo in piazza nemmeno le bandiere rosse se le consideriamo soltanto una cosa esteriore.
LUIGI . La mia era una battuta. lo e il compagno X facilmente scherziamo. Volevo chiedere al compagno Scuderi se non ritiene che la crisi che attraversiamo, ma non è il fallimento del socialismo come dicono alcuni riformisti e revisionisti, non sia dovuta alla fine dell'internazionalismo proletario. Perché per me il socialismo consiste nell'Internazionalismo proletario, è l'internazionalismo proletario la base del socialismo. La crisi attuale non è dovuta alla crisi dell'internazionalismo, cioè al fatto che non esiste più l'internazionalismo, l'internazionale marxista-leninista?
SCUDERI . Ti ringrazio, voglio dire questo a te e agli altri compagni: non sempre si vince e non sempre si perde. Il Napoli è stato campione d'Italia, ora non lo è. Non si può essere tutti gli anni campioni d'Italia. Si può esserlo come si può non esserlo, lo stesso è per il socialismo. Non sempre il socialismo vince, qualche volta perde. Ma stiamo bene attenti, il socialismo non ha mai perso attraverso un'aggressione esterna, salvo che in Cambogia. Non c'è stata barba di esercito in camicia nera o grigia che è stato capace di distruggere il socialismo. Il socialismo è crollato dall'interno, cioè è crollato non perché è mancato l'internazionalismo proletario, è crollato perché c'erano dei traditori, dei rinnegati che davanti ai grandi maestri agitavano la bandiera rossa ma che in realtà aspettavano il momento opportuno per pugnalarli alle spalle e dopo la loro morte prendere il potere.
LUIGI . Scusa se ti interrompo. lo non dico che è crollato l'internazionalismo proletario da parte del vertice. Con lo scioglimento dell'Internazionalismo e dell'internazionale marxista, io penso che il socialismo sia andato in crisi.
SCUDERI . Ci arrivo. Abbi pazienza un attimino, sii comprensivo nei miei confronti perché io non riesco a sintetizzare. A volte mi perdo e faccio un discorso, diciamo, strategico e invece devo imparare ad essere più conciso. Però, sai, è la prima volta che vi vedo e quindi bisogna che vi dica quel pochino che so, poi fate voi quello che volete. Dunque dicevo che le fortezze socialiste sono state conquistate esclusivamente dall'interno grazie ai revisionistì. Non si può parlare però del fallimento del socialismo. Fino al 1978, mica cento anni fa, il socialismo era trionfante perché ancora aveva un grande bastione costituito dalla Cina di Mao. Quando è morto l'ultimo grande maestro che noi abbiamo avuto fino a qui, gli imbroglioni revisionisti e riformisti dei paesi dell'Est, dell'Unione Sovietica e della Cina sono venuti completamente allo scoperto e hanno distrutto tutto.
Quando è stata ammainata la bandiera rossa a Mosca, Cossutta ha detto che ha avuto dei crampi allo stomaco. Ma come? Lui che ha contribuito in quanto revisionista e riformista storico alla distruzione dei paesi socialisti e dei partiti comunisti dice di essersi sentito male. Che ipocrita!
Ma in pratica cosa è successo? È successo che sono crollati i regimi revisionisti che passavano come regimi socialisti, è lì l'inganno è lì la truffa. Lo stesso discorso vale per il PCI. Non è stato liquidato un vero partito comunista ma un partito revisionista. Passava come il partito della classe operaia e dei lavoratori perché otteneva i loro voti, oltre undici milioni. Ma dal punto di vista ideologico, dal punto di vista strategico, dal punto di vista politico non poteva essere certo il rappresentante autentico della classe operaia. È crollato quindi un partito consunto dal revisionismo, la cui storia è costituita da 70 anni di inganni.
Sono falliti e crollati Stati e partiti revisionisti e riformisti e non il socialismo. Finché la classe operaia è stata al potere il socialismo ha retto benissimo. Quando la classe operaia è stata rovesciata dal potere con l'inganno dalla borghesia che si annidava nel partito è stato surrettiziamente restaurato il capitalismo.
Mao diceva negli anni '60, non ricordo le parole precise, compagni, noi cantiamo l'Internazionale da 50 anni ma io mi domando, guardando fisso negli occhi chi gli stava attorno, se la borghesia esiste ancora in Cina. E dava questa risposta: la borghesia esiste ancora in Cina, esiste nel Comitato centrale, esiste nello Stato, esiste nelle istituzioni, esiste in mezzo alle masse, e lavora per distruggere il Partito comunista e il socialismo.
In una lettera del 1966 Mao diceva: quando io sarò morto i revisionisti di me faranno polpette, mi strapperanno le carni. Non importa, aggiungeva Mao, perché io quello che ho potuto fare per prevenire la restaurazione del capitalismo e combattere il revisionismo l'ho fatto. lo ho fiducia nel popolo e non durerà a lungo il dominio dei revisionisti. Passerà tutto il tempo che dovrà passare, ma poi il popolo comprenderà la situazione, si risolleverà e riconquisterà il potere politico.
Il problema è capire la storia del socialismo, capire la storia del movimento operaio italiano e internazionale, capire il revisionismo.
Abbiamo detto prima, e lo ripetiamo ancora una volta, dobbiamo fare pulizia nella nostra testa, non possiamo parlare come Agnelli, ma nemmeno come Occhetto, nemmeno come Cossutta, nemmeno come Segni, nemmeno come Orlando.
Noi abbiamo cinque maestri, non dobbiamo parlare come parla Scuderi, per carità, io non sto dicendo questo, noi dobbiamo parlare e soprattutto agire come Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, sennò prolungheremo il dominio della classe dominante borghese e ci renderemo corresponsabili delle sue azioni. Noi dobbiamo lavorare per distruggere il potere della classe dominante borghese.
L'internazionalismo è un aspetto fondamentale del socialismo, ma la base del socialismo è l'economia socialista, cioè l'abolizione della proprietà privata capitalista. Marx ci ha insegnato che nella bandiera dei marxisti-leninisti ci deve essere scritto abolizione della proprietà privata.
Questa è la base del socialismo e l'internazionalismo proletario è la manifestazione internazionale del socialismo. Ho detto e lo ripeto: i proletari non hanno patria, i proletari non hanno confini. L'inno "L'Internazionale" cosa dice?: "L'Internazionale futura umanità", il che significa l'unione di tutti gli sfruttati e gli oppressi del mondo intero, capite bene, del mondo intero, che si dividono quello che hanno, quel molto o poco che hanno, un boccone a te e un boccone a me, e si aiutano reciprocamente nella lotta per l'emancipazione e contro l'imperialismo.
Quand'erano vivi i grandi maestri del proletariato, i popoli della Russia e della Cina si sono levati il pane di bocca per darlo ad altri popoli che si sollevavano contro l'imperialismo e il colonialismo. Hanno patito la fame per aiutare la rivoluzione mondiale, per aiutare gli altri popoli oppressi.
Il socialismo è stato sempre vittorioso finché la classe operaia è stata al potere, quello che è crollato non è il socialismo ma il revisionismo. Compagni, diceva Mao, due sono le vie, due sono i sistemi sociali, due seno i poteri, o capitalismo o socialismo, o di qua o di là. Qualcuno può dire che il nostro è un discorso schematico, macché discorso schematico! Se io sono sfruttato, se io sono oppresso, sono schematico se dico ai padroni di andare via? Sono schematico se dico a queste istituzioni di andare via? Sono schematico se difendo la mia classe, se lavoro per la mia classe, se ho una coscienza di classe, se mi ribello contro il capitalismo, ma non attraverso una ribellione individuale? Noi non abbiamo bisogno di eroi staccati dalle masse. Diceva Mao che noi non siamo gli eroi, noi siamo spesso infantili e ridicoli, comprendiamo poco e che i veri eroi sono le masse. Non conta l'individuo conta il collettivo, contano le masse. Se ciascuno di noi è espressione delle masse allora abbiamo un significato, abbiamo un valore, se non siamo espressione delle masse non valiamo niente. I nostri eroi sono le masse, la nostra linfa viene dalle masse, la nostra ispirazione viene dalle masse.
Prima o poi le masse comprenderanno che non possono fare a meno del socialismo e si ribelleranno al capitalismo. Ci arriveremo al socialismo, lo auguro a ciascuno di voi, lo auguro soprattutto ai più giovani, che possano godere il socialismo. Vorrei godermelo anch'io, ma sono un tantinello in là con l'età e probabilmente non ci arriverò. Ma non è questo il problema. Il problema è di come uno vuol vivere oggi, se vuol vivere da schiavo felice o se vuol vivere da schiavo ribelle.
PASQUALE . lo volevo formulare due domande di carattere storico. Volevo sapere come giudica la Nep, la famosa Nep, la nuova politica economica di Lenin, che parecchi osservatori, anche della sinistra ufficiale da lei definita revisionista, hanno giudicato un compromesso con la borghesia. Il secondo quesito che volevo porle è questo: lo ho notato una grande esaltazione dei cinque maestri ma invece nessun cenno su Enver Hoxha, che secondo me è un'altra figura assolutamente eminente del proletariato mondiale, è un vero eroe che secondo me sarebbe opportuno accomunare a questi grandi in base alla sua opera e ai suoi scritti.
SCUDERI . Ho capito. Vedi Pasquale, per quanto riguarda la Nep il discorso è molto semplice. Noi non è che siamo contrari a tutti i compromessi, il problema è se il compromesso va o non va a vantaggio, al momento o in prospettiva, degli sfruttati e degli oppressi, è questo il punto centrale che determina la questione. Perché sennò si fa un discorso "ultrasinistra", avventurista. Nessun compromesso, nessun compromesso che poi vuol dire di fatto subalternità alla borghesia.
La Nep (la nuova politica economica) è stato un compromesso con la borghesia che è andato a vantaggio del proletariato russo. Così come, in precedenza, il compromesso di Brest-Litovsk avversato anch'esso, guarda caso, dai trotzkisti. Allora la Russia lottava contro la Germania. Lenin ad un certo punto chiama i suoi compagni e dice loro: cessiamo o non cessiamo la guerra? Tatticamente non ci è più utile un compromesso con la Germania? Lui sceglie la strada del compromesso, perché questo gli serviva per sviluppare la rivoluzione nel suo Paese, e i fatti hanno dimostrato che Lenin aveva ragione e i trotzkisti e gli "ultrasinistri" avevano torto.
Lenin lancia la Nep perché la Russia aveva bisogno di commerciare, aveva bisogno di avere delle finanze, aveva bisogno di dare da mangiare al suo popolo, aveva bisogno di far riprendere fiato al popolo al fine di fare avanzare la rivoluzione in Russia e nel mondo intero. Per questo elaborò questo compromesso e dette un po' di spazio, un certo spazio al capitalismo. Ma successivamente, quando finisce quella fase e il proletariato ha accumulato quelle forze economiche e finanziarie necessarie, la costruzione del socialismo riprende il suo corso naturale. Si è trattato quindi di una virata per rientrare al più presto nel cammino della rivoluzione. Di virate se ne possono fare tante, però il punto fermo deve rimanere la strategia, cioè gli obiettivi che vogliamo raggiungere. Cosa fare momento per momento lo vediamo tatticamente.
Ci sono però delle tattiche sbagliate, come quelle degli "ultrasinistri" e dei trotzkisti russi che volevano continuare la guerra con la Germania e non volevano la Nep. Se vincevano loro avrebbero portato alla fame il popolo russo e bloccato la rivoluzione mondiale. La partita però si è risolta a favore di Lenin, per cui oggi ripresentare gli stessi discorsi alla fine si risolve in una perdita di tempo. Bisogna stare ai fatti, bisogna studiare la storia, bisogna vedere quali sono stati i risultati. Lenin e Stalin vittoriosi, Trotzki e gli "ultrasinistri" battuti. Questi sono i fatti.
Tu hai detto che Hoxha è un eroe, boh! Gli eroi per noi sono le masse, diffidiamo di chiunque si presenta o viene presentato come un eroe. Quello è un eroe? E che ha fatto? Scusa, e se un domani qualcuno dicesse che Scuderi è un eroe perché ha fondato il PMLI? Come, lui solo? E gli altri pionieri che erano con lui? Si è trattato di un'opera collettiva, di un eroismo collettivo. Tu hai citato un imbroglione, un trotzkista. Due fatti soli: per l'ottantesimo anniversario della nascita di Mao, e lo ricordo bene perché anche noi come Organizzazione non ancora Partito mandammo un messaggio bellissimo a Mao, pubblicato da tutta la stampa cinese e da radio Pechino, in cui si esaltava il suo ruolo nella lotta contro il revisionismo moderno, Enver Hoxha scrisse nel suo messaggio augurale che Mao era un grande maestro del proletariato internazionale e che la sua opera si collocava accanto a quella di Marx, Engels, Lenin e Stalin. Ma una volta morto Mao il nostro "eroe", fra virgolette, ha scritto dei libri per calunniare Mao dicendo che egli era un piccolo borghese, un rappresentante dei contadini e non del proletariato. Inoltre ha infangato la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria che Mao aveva lanciato proprio per sconfiggere il revisionismo.
Se guardiamo i fatti Enver Hoxha non solo non è un eroe ma è un imbroglione; di più, e questo bisogna dirlo, è colui il quale ha creato questa situazione che c'è oggi in Albania.
PASQUALE . No, sono stati i suoi successori.
SCUDERI . Ma tu sai bene che il suo primo successore, Ramiz Alia, era l'ideologo del partito, era il numero 2, era il braccio destro di Hoxha. Se il successore di Hoxha ha creato l'attuale situazione in Albania figuriamoci quali devono essere state le responsabilità del suo maestro. Se non è zuppa è pan bagnato. Si tratta di imbroglioni revisionisti, segnatamente trotzkisti. Andiamo avanti.
Stiamo attenti ai falsi eroi. Ora la direzione neorevisionista di Rifondazione comunista ha lanciato come eroe Guevara. Ma quale eroe?
Ricordiamo che negli anni in cui nel mondo intero infuriava la lotta tra il proletariato e la borghesia, tra il capitalismo e il socialismo, tra il marxismo-leninismo e il revisionismo, Guevara e Castro erano d'accordo con Krusciov, cioè con colui che ha iniziato la liquidazione del socialismo e del movimento comunista internazionale.
Oggi per ingannare i giovani e distoglierli dalla via dell'Ottobre si ricorre a Guevara perché ha una figura fisica prestante, un "nuovo Gesù Cristo", con la barba, la pipa e il basco. Ma non bisogna farsi attrarre dall'aspetto esteriore. Dobbiamo vedere cosa c'è dentro, dobbiamo vedere se la sua linea politica serve il proletariato o serve la borghesia. Certo è che in quel momento in cui bisognava essere con Mao, con la Cina socialista e con la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, Guevara e Castro sono stati con Krusciov, sono stati con Togliatti e Berlinguer, con Cossutta e Garavini, sono stati con la cosiddetta "quarta internazionale" trotzkista. E oggi si ha il coraggio di riproporre Enver Hoxha da una parte e Castro e Guevara dall'altra. Ma perché non si ha il coraggio di riproporre i veri maestri del proletariato? Ecco dove casca l'asino! Ecco dove viene fuori l'imbroglio! I neorevisionisti e i trotzkisti ignorano o combattono Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao perché sono stati quelli che hanno portato la classe operaia al potere, mentre esaltano chi ha lavorato per distruggere il potere della classe operaia. I nostri modelli sono i cinque maestri perché ci insegnano continuamente a parlare, a muoversi, a vivere, a lottare, a sprigionare energia rivoluzionaria, anticapitalista, antifascista, per questo noi siamo legati a loro. Essi ne!!a pratica hanno date la loro vita alla causa del socialismo, non come eroi ma come rappresentanti dei rispettivi popoli e del proletariato mondiale e rimarranno per sempre nei nostri cuori e nei cuori dei popoli e del proletariato oppressi di tutto il mondo.
Qualsiasi manovra ci sarà contro di noi, rimarremo per sempre fedeli ai nostri maestri. Hanno buttato giù le loro statue, ma le loro idee no. Compagni, se queste idee sono giuste, prima o poi rispunterà la verità e il proletariato riprenderà il suo cammino. Oggi ci vuol coraggio a vestirsi di rosso e a mettersi il distin​ tivo con la falce, il martello e l'effige di Mao...
LIDIA . Per me ci vuole più coraggio ad avere la sede qui a Napoli che vestirsi di rosso. Questo secondo me è Il coraggio più grande che esiste.
SCUDERI. L'apertura di questa sede è merito vostro, perché i compagni della Cellula "Vesuvio Rosso" sono espressione vostra. Ho detto nell'introduzione che essi sono il prototipo dei marxisti-leninisti, sono i campioni, i gioielli del nostro Partito. I compagni di Napoli sono il nostro vanto, sono la nostra gioia. Se questa base si rafforza e si allarga potrebbe avere un effetto assai benevolo in tutto il Sud. La stessa storia secolare di Napoli lo fa supporre. Andiamo avanti.
GASPARE . Aspetti, scusi, mi sembra Interessante. Ho visto che con pochi slogan ha liquidato Che Guevara. Ora, al di là del fatto che sia stato più o meno mitizzato, mi incuriosisce questa polemica forte. Questo contrasto è solo un fatto dialettico, politico? Perché lei si è infervorato per questo?
SCUDERI . Se la lotta è tra proletariato e borghesia, se la lotta è all'ultimo sangue, è chiaro che tutti coloro che contribuiscono, in un modo o in un altro, allo sfruttamento della classe operaia devono essere attaccati duramente. In questo caso non posso non infervorarmi, capisci, perché è stato toccato un nervo scoperto.
Mentre Mao indicava al proletariato del mondo intero la via dell'Ottobre sovietico, Guevara la negava e quindi si metteva dalla parte della borghesia, andava contro il proletariato. Per cui necessariamente non posso che essere duro, capisci?, egli ha fatto un male enorme alla rivoluzione. Se la questione riguardasse solo il passato si potrebbe lasciar correre. Ma dal momento, porca miseria cane, che su "Liberazione" e nei documenti di Rifondazione si rilancia un'altra volta Guevara come si fa a stare zitti? Non credi che sia in atto una sporca manovra? A cosa essa mira? Mira ad evitare che la classe operaia prenda coscienza che in Italia c'è un Partito marxista-leninista, che in Italia sono ancora vivi i cinque maestri, che in Italia il socialismo è ancora vivo, ed è vivo perché c'è il PMLI. Questo è il punto, capito? La vita della classe operaia, l'avvenire della classe operaia stanno in cima ai nostri pensieri, per questo ci arrabbiamo. Se qualcuno ti dice che sei un "terrone" tu giustamente ti arrabbi, e con foga dici: "terrone" a me, allora ti spacco il muso. Se attaccano la classe operaia bisogna arrabbiarsi due volte...
GASPARE. (interrompendo) Non si arrabbi.
SCUDERI. Bravo, volevo soltanto spiegarti che mi arrabbio mille volte di più se viene attaccato il socialismo, perché è più grave che attaccare i meridionali...
GASPARE . (interrompendo) lo volevo capire se era solo una polemica fatta fra i vari punti di vista all'interno della sinistra, un discorso, una polemica tra chi ha comuni obiettivi socialisti. Ma se lei mi dice che Che Guevara era consapevole e che perseguiva un discorso diverso...
SCUDERI . Era un controrivoluzionario, un controrivoluzionario.
GASPARE. Consapevolmente Guevara aveva una posizione politica diversa, non era una sfumatura ma una liquidazione di un altro discorso. Un argomento storico molto più grave...
SCUDERI . Porca miseria!
GASPARE . Molto più grave, molto più pesante.
SCUDERI . C'è la posizione pratica dei guevaristi e dei trotzkisti che lo dimostra, capisci, e ci sono i loro libri che la teorizzano.
GASPARE . Ma questi sono serpi in seno...
SCUDERI . Certo, è così.
GASPARE . lo sono ingenuo.
SCUDERI . No, no, sei intelligente; sai capire le cose, sai quello che dici e sei molto profondo. Stai bene attento. Il Guevara ha teorizzato in contrapposizione alla via dell'Ottobre il "fuoco guerrigliero", che in Italia e nell'Occidente è sfociato nel terrorismo. Una strategia che i fatti hanno dimostrato fallimentare. Lenin ha teorizzato una strada e Guevara ne ha teorizzata un'altra, e con questo ha messo in confusione il proletariato. Egli quindi ha fatto un lavoro di depistaggio.
Tu ti sei prima appellato alla sinistra, ma parliamoci chiaramente, di quale sinistra si tratta?
GASPARE . (interrompendo) Dicevo in senso generale, chiariamoci sulle parole.
SCUDERI . lo faccio una domanda a te. Quale sinistra? Perché
tutte le classi si dividono in sinistra, in centro e in destra. È un dato di fatto scientifico, oltreché essere stato teorizzato dai maestri. Anche in tutti i partiti c'è una sinistra, un centro e una destra. È così anche nel nostro Partito, sia pure allo stato potenziale. Prima o poi però si svolgeranno delle grandi battaglie anche all'interno del nostro Partito, è inevitabile. Attualmente la destra della borghesia con l'aiuto del centro sta portando avanti la seconda repubblica, la dittatura borghese in camicia nera...
GASPARE. (interrompendo) La DC.
SCUDERI. Alt! Non solo la destra della DC. La sinistra della borghesia vorrebbe fermarsi alla prima Repubblica e a questa Costituzione ma in pratica si muove sul terreno della seconda repubblica. All'interno di questa sinistra borghese ci sono i vari Garavini, Cossutta, eccetera...
GASPARE . (interrompendo) Leoluca Orlando.
SCUDERI . Lui poi, direi più centro che sinistra, comunque è un borghese. Si dice: Pds sinistra, Pannella sinistra, Verdi sinistra, Orlando sinistra, Rifondazione sinistra. Ma quale sinistra? Al momento attuale nel parlamento in camicia nera esiste solo una sinistra in camicia nera che appoggia il regime neofascista. Noi neghiamo in tronco che in parlamento esista una sinistra proletaria e comunista.
La sinistra politica e partitica è rappresentata unicamente dal PMLI. A livello sociale la sinistra è rappresentata dalla classe operaia e dai suoi alleati. Come nelle altre classi anche all'interno della classe operaia c'è una destra, un centro e una sinistra. Se la sinistra della classe operaia, dei lavoratori, dei disoccupati non si confronta e non apre un dialogo con il PMLI continuerà a essere succube e strumento del centro e della destra del proletariato. Se il proletariato non incontra il PMLI e non gli dà tutta la sua forza rischia di rimanere subalterno ancora per decenni alla classe dominante borghese in camicia nera.
GASPARE . (interrompendo) In questa accezione della sinistra allora mi domando se Guevara era un marxista.
SCUDERI. No, non era di sinistra e nemmeno un marxista. Era un controrivoluzionario come Garavini e Cossutta.
GASPARE . Ma era solo un problema di mezzi, non di finalità o anche di finalità?
SCUDERI. Bisogna essere chiari e spietati fino in fondo, perché se non siamo chiari e spietati fino in fondo ci si imbroglia reciprocamente. Occhetto dice: io sono la componente maggioritaria della sinistra. Segui bene il mio ragionamento, seguitemi per cortesia. Il crumiro Benvenuto dice: io sono una componente della sinistra. L'aspirante leader della seconda repubblica Martelli attraverso le parole di Benvenuto dice: io sono una componente storica della sinistra. Garavini e Cossutta dicono che sono la sinistra d'opposizione. Mamma mia che confusione! Com'è possibile che si possa pensare che questi individui possono essere componenti della sinistra quando essi stessi hanno distrutto da un punto di vista ideologico, politico, organizzativo, partitico e pratico la sinistra organizzata della classe operaia. Sono perciò degli imbroglioni borghesi riciclati.
Noi assistiamo oggi a una grande corsa al riciclaggio ideologico, politico e partitico. Tutti si riciclano. Falsi marxisti-leninisti di ieri li troviamo persino nella Lega di Bossi, elementi che sono stati dirigenti del PCI li troviamo nella Lega. Uno di questi pochi giorni fa è divenuto sindaco nella giunta leghista di Monza con l'appoggio del PDS. Quanta confusione c'è in giro! Dobbiamo chiarirci bene le idee e fare pulizia nella nostra testa. Dobbiamo capire che il proletariato è una classe contrapposta e antagonistica alla borghesia, ma che per colpa dei revisionisti, dei riformisti, dei neorevisionisti e dei trotzkisti ha smarrito la strada maestra. In essa regna molta confusione, come dimostrano i problemi che tu hai posto. Tu stai infatti sollevando una serie di problemi ideologici, strategici, politici, organizzativi che sono dentro la classe operaia, ma se la classe operaia, come ho già detto mille
volte, non fa pulizia nel suo cervello, nel suo cuore, nella sua coscienza, non riuscirà mai, come si dice a Firenze, non so come si dice a Napoli, a cavare un ragno da un buco. Solo nella misura in cui la classe operaia si riappropria delle proprie insegne, dei propri maestri, della propria ideologia, della propria storia, del proprio avvenire, potrà avere un avvenire. Questo avvenire l'avrà comunque. Ma quando? Domani, domani l'altro o fra cento, duecento, mille anni? Il problema è che deve sfangarla oggi, non fra cent'anni o fra duecento anni.
Noi lottiamo affinché la classe operaia la sfanghi fin da adesso, e perciò faccia il bilancio storico del movimento operaio nazionale e internazionale, si confronti con i marxisti-leninisti e faccia quella necessaria pulizia, anzitutto ideologica e culturale, e apra una nuova fase della sua storia.
Ora che la borghesia sta riorganizzando il suo Stato, le sue istituzioni, la sua economia e i suoi partiti, anche il proletariato ha la necessità di riorganizzarsi per affrontare adeguatamente la battaglia contro la seconda repubblica. Se la classe operaia oggi, anziché un Occhetto, un Garavini e un Cossutta, avesse alla sua testa i marxisti-leninisti potrebbe essere questa l'occasione per spazzar via il capitalismo. Infatti questa situazione di crisi profonda, storica, di ordine istituzionale, economico, politico, morale della classe dominante borghese è estremamente favorevole al proletariato. Ecco perché noi diciamo, soprattutto alle ragazze e ai ragazzi, di avere il coraggio di essere gli alfieri della lotta contro la seconda repubblica e per il socialismo. Abbiate il coraggio di dire io sto col socialismo, io sto con Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, io sto con la mia classe, io sto con il mio avvenire. Questo è il punto, il resto via, buttatelo dalla finestra. Non vi fate ingannare dalle proposte fuorvianti, depistanti, fatte apposta affinché la classe operaia e le nuove generazioni non prendano coscienza dell'attuale situazione economica, politica, sindacale e sociale e non imbocchino la via del socialismo.
ROBERTA . Volevo dire questo: il proletariato si è imborghesito perché non gli è stato proposto un modello di vita alternativo a quello della classe borghese. Che cosa è stato promesso al proletariato? Il socialismo, non gli è però stata proposta la vita basata non sui beni materiali, anzi il raggiungimento di quegli stessi beni materiali che aveva la borghesia.
SCUDERI . Stai attenta bene. Mentre da parte dei marxisti-leninisti, cioè i comunisti autentici, si è cercato di dare al proletariato una cultura, una politica, una ideologia, una strategia e una tattica tese al rovesciamento del vecchio mondo e alla costruzione del nuovo mondo, da parte di quelli che sono rossi di fuori e neri e bianchi di dentro alla classe operaia, ai lavoratori, agli sfruttati e agli oppressi hanno inculcato sostanzialmente la cultura borghese, ossia il riformismo, il pacifismo, il parlamentarismo, la collaborazione fra le classi, il rispetto della Costituzione, un tabù inviolabile, intoccabile. Cosicché la classe operaia è stata depotenziata, disarmata e imborghesita da parte dei revisionisti e dei riformisti, e quindi oggi ha bisogno di riappropriarsi della propria cultura. Tuttavia la classe operaia tende al potere, tende al socialismo per emancipare se stessa e tutta l'umanità e soddisfare tutti i bisogni materiali dei lavoratori. Fin qui è stata al potere solo per qualche decennio. Una prima breve esperienza, cui ne seguiranno altre. Il proletariato però non vuole il potere per basare la sua vita sulla povertà e sulla miseria. La classe operaia nel socialismo deve stare bene e devono stare bene tutti i lavoratori e tutte le masse. Diverso è il discorso sull'egoismo e sulla mentalità di arricchimento individuale.
Mao negli ultimi anni della sua vita, vedendo la corruzione che operava il revisionismo, esortava i compagni a combattere l'egoismo che è un elemento dell'ideologia borghese. Questa ideologia è l'ultima a cadere nel socialismo. Quando si abbatte il capitalismo la borghesia rimane ancora e questa classe opera dietro le quinte, si riorganizza per abbattere il potere del proletariato. Di più, l'ideologia di questa classe continua a circolare anche quando c'è il socialismo. Non è che si instaura il socialismo e di colpo la cultura borghese scompare. La storia cosa insegna? Che l'ideologia della classe borghese spodestata dal potere è l'ultima a morire, perché mentre i borghesi, ma quanti? non certo tutti, li puoi eliminare, le idee loro non è possibile eliminarle subito. Capisci? Se poi il socialismo esiste solo in uno Stato o in pochi Stati e il resto del mondo è capitalista e imperialista è più difficile spazzare via l'ideologia borghese. La stessa classe operaia non è pura, non c'è nulla di puro al mondo. Essa subisce l'influenza della borghesia anche quando è al potere.
GASPARE . (interrompendo) La prima rivoluzione dev'essere allora culturale?
SCUDERI. No, alt! Aspetta. La prima rivoluzione è molto materiale più che culturale. Mi riferisco alla rivoluzione proletaria per la conquista del socialismo. Dopo avviene la rivoluzione culturale. Ma se ci riferiamo al nostro caso, allora sì che occorre fare una rivoluzione culturale. Stasera, infatti, c'è una battaglia fra di noi, tra chi tende alla rivoluzionarizzazione completa della propria mente e chi in qualche maniera, che ne abbia coscienza o no, si contrappone a ciò. La prima cosa che dobbiamo fare è dunque realizzare la nostra emancipazione intellettuale, ideologica, culturale, politica, morale, cioè dobbiamo emanciparci dalla cultura borghese e essere in grado di contrapporre a essa la cultura proletaria.
Un lavoro enorme che non si fa in un giorno e senza ricorrere al marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Dobbiamo continuare tutti i giorni a lavarci il cervello buttando fuori da esso ciò che è borghese, ciò che è marciume ideologico, culturale e politico borghese, ciò che ci affloscia, che ci ammorbidisce, ciò che ci frena, ciò che non ci consente di liberare tutte le nostre energie materiali, morali, fisiche, spirituali, politiche, organizzative. Se non acquisiamo una concezione del mondo proletaria rivoluzionaria, prima o poi deperiamo, il Partito si affloscerà e i tempi dell'avvento del nuovo, del socialismo si allungheranno. Abbiamo bisogno fin da adesso di diventare tutti quanti come Marx e Engels e gli altri tre maestri, sennò il primo bischero che sa parlare meglio, che sa tenere meglio la penna in mano riuscirà a ingannarci e ci spaccerà l'ideologia borghese come cultura proletaria.
GASPARE . (interrompendo) Ci vuole quindi la rivoluzione culturale.
SCUDERI. Sì, ci vuole. Gli operai saranno sempre schiavi se non avranno un'emancipazione culturale, un'emancipazione sociale, un'emancipazione economica, se non avranno il potere politico. Dice Mao che senza il potere politico la classe operaia non ha niente. Questa è una verità marxista-leninista verificata dalla pratica e dalla storia. Non so se ho risposto alla domanda.
ROBERTA . No, non vorrei che fin da stasera si facesse della demagogia, cioè si promettesse un qualcosa che poi non vi sarà.
SCUDERI . Promettere? lo non ti prometto nulla, sei tu che devi promettere a me e a tutti i presenti. Più che a me, perché io conto men che niente, lo devi promettere alla tua classe, devi fare i conti con la tua classe, capisci? È questo il punto fondamentale, dobbiamo tornare alla classe operaia, la classe operaia è la classe generale, è la classe dirigente della rivoluzione socialista e del socialismo, noi siamo tutti figli e parte della classe operaia con ruolo e compiti diversi ma non contiamo un bel niente e non siamo niente senza la classe operaia.
GASPARE . (interrompendo) Col termine operaio Intendiamo anche gli impiegati?
SCUDERI . No, quelli sono lavoratori non operai.
GASPARE. Intendevo riferirmi al lavoro manuale e al lavoro intellettuale, sennò parliamo di una minoranza.
SCUDERI . Certo che parliamo di una minoranza, un momento, un momento. È un discorso molto serio quello delle classi. Anche su questa questione c'è una gran confusione. Siamo tutti operai, siamo tutti lavoratori, si sente dire. No, no, e poi no. Ogni classe ha i suoi confini ben precisi e bisogna essere rigidi nel definirli. Attenti: la classe operaia è la classe operaia, la piccola borghesia è la piccola borghesia, la quale a sua volta si distingue in strato inferiore, in strato medio, in strato superiore, poi c'è la media borghesia...
GASPARE. (interrompendo) Ma lo sfruttamento è stratificato, non è un problema... parliamo dei disoccupati, rispetto agli operai sono degli emarginati.
SCUDERI . Ma no, la massa dei disoccupati fa parte della classe operaia. Scusa, se un operaio viene buttato fuori dalla fabbrica va forse a far parte di un'altra classe?
GASPARE . (interrompendo) Anche un giovane in cerca di prima occupazione?
SCUDERI. È naturale, ti faccio un esempio. Se io sono un disoccupato figlio di Agnelli, farò parte della classe dominante borghese. Se sono figlio di operaio e ricerco un lavoro di operaio farò parte della classe operaia.
Classe operaia, classe dei contadini, sottoproletariato, piccola borghesia, media borghesia, grande borghesia. Sono queste le classi che esistono nel nostro Paese.
La classe operaia ha il suo confine, ed ogni classe ha il suo confine. Bisogna fare chiarezza su questo punto. Ciò è fondamentale per capire chi sono gli amici, chi sono i nemici e chi sono i falsi amici e per stabilire chi sono i nostri alleati potenziali. La distinzione in classi, questo è abc del marxismo-leninismo, non dico nulla di mio, io l'ho imparato e così lo rivendo, perché questa è la mia cultura, questa è la mia ideologia. Le classi sono stabilite in riferimento al posto che si occupa rispetto ai mezzi di produzione e a seconda della divisione del lavoro e della gerarchia che si genera nella produzione sociale.
GASPARE . (interrompendo) Ma questa è una nozione intellettuale.
SCUDERI . Direi ideologica, fondamentale. Una volta che abbiamo fatto chiarezza sulle classi il problema si sposta sulle alleanze. La classe operaia da sola infatti non può fare e non può vincere la rivoluzione. È assurdo il solo pensarlo. Sarebbe operaismo, sarebbe trotzkismo, sarebbe ultrasinistrismo. Ma chi ha mai detto una bestialità del genere?
La classe operaia intanto deve riuscire a compattarsi complessivamente sulla base della strategia del socialismo, sulla base del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. La classe operaia può allearsi con tutte le classi che sono disponibili anche per una sola battaglia. La classe operaia al limite, diceva Marx, si può alleare anche col diavolo, ma il problema è di non far vincere il diavolo, allearsi con lui per batterlo. Questo è il punto. Se però non teniamo ferma questa ideologia e questa strategia la classe operaia prima o poi diventa subalterna ai suoi alleati. Per concludere, il proletariato è una cosa e le alleanze sono un'altra cosa.
GASPARE . Se l'obiettivo è comunque la scomparsa delle classi e la proprietà dei mezzi di produzione da parte di chi lavora, il problema non si pone più nel senso di chi deve essere ad avere il potere.
SCUDERI. No, no, e no. Scusami caro, ma la storia cosa insegna? Se noi vogliamo arrivare a quella situazione dell'abolizione delle classi, bisogna che la classe operaia prenda prima il potere, dopodiché comincia a distruggere le classi. Stalin in Urss e Mao in Cina hanno impiegato 30-40 anni e non sono riusciti a distruggere le classi pur essendo la classe operaia al potere. Questo perché nel socialismo, l'ha teorizzato Mao, esistono ancora le classi e la lotta di classe. Al comunismo non ci arriveremo mai se non riusciremo a distruggere le classi vecchie o nuove che si ricreano nel socialismo. Tutto il mondo deve arrivare al comunismo ma per arrivarci bisogna passare dal socialismo, bisogna che la classe operaia abbia il potere. Se non si fa questo passo si casca nell'anarchismo, cioè non si fa niente. Solo se la classe operaia ha il potere politico può distruggere il potere della borghesia, le classi, anche quelle che si ricreano nel socialismo, costruire una economia socialista e avanzare verso il comunismo.
FABIO . Fra i cinque maestri che lei ha citato c'è Stalin.
SCUDERI . Perché mi dai del lei, mi mettete in difficoltà.
FABIO . Ho letto che Stalin è addirittura un nazionalista. Tu lo metti fra i cinque maestri, mi sembra strano. Posso però peccare di ignoranza.
SCUDERI . Voglio discutere con tutti. Prima di tutto io sono convinto che quello che hai detto non l'avrai letto su un libro del proletariato, l'avrai letto su un libro borghese o sentito alla televisione o alla radio.
FABIO . L'ho letto sui libri di storia.
SCUDERI. Ma scusa, caro compagno Fabio, i libri di storia chi li ha scritti? Il proletariato o fa borghesia? La storia la scrivono le classi, la scrive il proletariato o la scrive la borghesia, e quindi si leggono i libri del proletariato e i libri della borghesia.
Ma lo sai tu chi è stato il primo nel mondo assieme a Lenin, a realizzare in un paese enorme, un paese che si chiamava Urss, la libera unione di oltre cento nazionalità, che nel passato e in precedenza erano sottomesse e schiave degli zar o di altri paesi feudali e imperialisti? Questi è Stalin. Vai a leggerti la straordinaria Costituzione del 1936 dell'Unione Sovietica che è il trionfo del socialismo, il trionfo dell'unità di un centinaio di nazionalità che liberamente, emancipandosi dal feudalesimo e dall'imperialismo, si univano nella grande Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche. Per cui Stalin, in contraddizione con quello che hai sentito dire, in realtà è stato il primo, il primo nella storia che ha unito più nazionalità sulla base del socialismo. Parliamo del nostro Paese, le nazionalità o le etnie del nostro paese chi le ha unite? L'Italia chi l'ha formata? Come mai siamo diventati un'unica nazione, un unico Stato?
UNA VOCE . Cavour.
SCUDERI . Sì Cavour, ma a nome della borghesia e del capitalismo. Mentre Stalin a nome del proletariato e del socialismo. L'unità d'Italia, stai bene attento, l'ha realizzata la borghesia per i suoi fini e per i suoi interessi. Ciò nonostante si tratta di un atto progressivo, storico. Bisogna essere dialettici. La borghesia è oggi un flagello, è una classe che va distrutta, va distrutta perché ormai ha fatto il suo corso storico ed è divenuta un ostacolo allo sviluppo umano. Quando però la borghesia si è emancipata dal feudalesimo, si è emancipata dalla monarchia, ha fatto un atto progressivo per se stessa ma ha fatto anche il gioco del proletariato perché ha creato migliori condizioni per !a sua emancipazione.
Dopo la rivoluzione borghese francese la borghesia ha creato in Occidente degli Stati unificando nazionalità, etnie, popolazioni sotto però il tallone, sotto il dominio della nazionalità più forte economicamente.
Stalin invece, seguitando l'opera di Lenin, ha realizzato una grande unità di popoli e di nazionalità, di carattere emancipatorio per ciascuno di essi. Una volta creata l'Unione sovietica essa si è messa al servizio del progresso sociale e del progresso economico delle nazionalità che la componevano; si è messa anche al servizio di tutti i popoli della Terra. Una cosa enorme. Diversamente dagli Stati borghesi che tengono soggiogate le minoranze nazionali interne e ricercano sempre di espandersi e di dominare il mondo. Ora la borghesia ne ha inventata un'altra, la teoria del "diritto-dovere di ingerenza umanitaria" dietro cui si nasconde l'antico imperialismo, l'antico colonialismo, l'antica ricerca del dominio di altri paesi, di altri popoli.
Il primo che ne ha parlato è stato papa Wojtyla e altri via via si vanno accodando. L'altro giorno Botta ha scritto due articoli sull'“Unità” riprendendo il discorso del papa, esaltandolo e dando un contributo teorico, politico e strategico per sostenere questo criminale "diritto-dovere di ingerenza umanitaria" purché, egli dice, non sia gestito da Clinton e dall'America ma dall'Onu. Oh bravo, oh bravo! La Carta delle Nazioni Unite non prevede tale diritto, che è un'aberrazione enorme, e noi l'abbiamo denunciato sul nostro giornale con un brillantissimo fondo di un nostro compagno redattore. Si tratta di una novità assoluta sul piano del diritto borghese, sul piano del diritto internazionale. In realtà con la scusa della fame, della guerra civile o di altre questioni, si cerca da parte degli imperialisti di introdursi legalmente in certi paesi per mettere le mani sul petrolio, per mettere le mani sulle ricchezze locali o per occupare capisaldi strategici a livello internazionale. Tornando a bomba, la verità e la storia dicono un'altra cosa, e cioè che Stalin non è stato un nazionalista ma un internazionalista. Stalin ha il grande merito immortale e incancellabile di aver creato l'Urss. Nel corso della sua costruzione ha però commesso un errore per mancanza di esperienza. Gli è capitato quanto può succedere a un muratore che comincia da solo, senza maestri, a costruire una casa. Senza che nessuno glielo insegni può sbagliare a mettere un mattone sopra un altro.
Quando vara la storica Costituzione del '36, andate a leggerla su “Il Bolscevico”, egli dice: compagni, il socialismo ha vinto, abbiamo spazzato via le classi, la classe operaia regna sovrana. Perché Stalin diceva questo? Perché aveva battuto Trotzki, aveva battuto il maestro di Togliatti, Bucharin, e con questo pensava di aver definitivamente liquidato la borghesia. Ma non era così perché nel socialismo continuano ad esistere le classi e la lotta di classe, come sarà teorizzato da Mao anche sulla base dell'esperienza dell'Urss quando scrive, nel 1957, "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo".
Tuttavia Stalin nel 1952, egli morirà il 5 marzo del '53, tra pochi giorni ricorre l'anniversario e quindi già fin da adesso gli mandiamo un bel saluto, si era accorto dell'errore che aveva commesso. Nella sua importante opera sui problemi della costruzione del socialismo in Urss egli fa l'autocritica, aveva preso coscienza che intorno a sé c'erano ancora dei traditori, c'erano i revisionisti, i riformisti, c'erano ancora le classi. Troppo tardi, ormai i buoi erano scappati.
Dal punto di vista ideologico dal 1936 al 1952 il proletariato, il popolo sovietico, erano stati educati contando sul fatto che il socialismo aveva vinto, che non c'era più nulla da fare per la borghesia e che chiunque avesse attaccato dall'esterno o dall'interno dell'Unione Sovietica il proletariato l'avrebbe distrutto. Il che poi è avvenuto per quanto riguarda l'aggressione esterna. Come dimostra la grande vittoria non solo di Stalingrado, un avvenimento epico, ma della seconda guerra mondiale. Scusate, chi sono gli attori e i protagonisti fondamentali? Forse Roosevelt e gli americani e Churchill e gli inglesi? Anche loro ma ancor di più Stalin e l'Unione Sovietica che hanno pagato il prezzo più alto in vite umane.
Grazie a Mao ora sappiamo che nei socialismo ci sono le classi e la lotta di classe, che questa non avrà fine finché non si arriva nel comunismo. E nel comunismo cosa avverrà, compagni? Nel comunismo sparirà il Partito, sparirà lo Stato, sparirà l'esercito, spariranno le classi, spariranno le contraddizioni di classe. Cosa rimarrà? Rimarrà la dialettica, rimarrà il confronto tra il nuovo e il vecchio, il progressivo e il regressivo, tra le idee giuste e le idee sbagliate, insomma l'umanità mondiale a quel punto avrà accumulata una tale esperienza politica, culturale, governativa, economica che sarà capace di autogovernarsi. Però se non si passa dal potere del proletariato, se non si passa dalla dittatura del proletariato, se non si passa dalla Grande rivoluzione culturale proletaria non si arriverà mai al comunismo. Mao, nel 1966, aveva saputo che degli studenti universitari di Pechino avevano preso un foglio di carta, avevano preso dei pennelli e avevano scritto: il nostro professore, il nostro rettore sono dei borghesi mascherati, sono dei revisionisti, abbasso i borghesi, abbasso i revisionisti. Mao allora va in Comitato centrale, prende anche lui un bel foglio, prende il pennello e scrive: Bombardare il quartier generale, gli studenti dell'Università di Pechino hanno ragione, nel nostro Paese, nel nostro Partito, nel nostro Stato c'è la borghesia, bisogna combattere la borghesia e per combatterla bisogna combatterla dentro il Partito, bisogna smascherare tutti quelli che pur agitando la bandiera rossa parlano e vivono da borghesi.
Mao invece muore in povertà. Non che fosse un San Francesco, ma è vissuto come gli operai e i contadini. Quando è morto hanno trovato i suoi vestiti logori e le sue pantofole consumate. Eppure era il capo di un immenso paese. Si era forgiato nell'epica Lunga marcia, altro che Guevara, bevendo l'acqua ricavata dalla neve, mangiando le foglie degli alberi, percorrendo oltre diecimila chilometri a piedi assieme ad altri centomila compagni. Mao è vissuto, come del resto Lenin e Stalin, come deve vive​re un autentico marxista-leninista. Non nella ricchezza e nelle agiatezze principesche come hanno fatto Enver Hohxa, Ceaucescu, Breznev e Gorbaciov. Abbiamo imparato da Mao che nel socialismo i dirigenti devono periodicamente andare a fare lavoro manuale, non devono imborghesirsi. Quando nel socialismo si ricopre la carica di capo di Stato, capo di governo, mini stra, sottosegretario è facile diventare dei nuovi borghesi. Invece bisogna rimanere semplici, modesti, bisogna vivere come vivono i lavoratori, come vivono gli operai.
Ma non vi siete ancora stancati? Sono le sette, io sto fino a domani, ma voi dovete andare a cena, dovete riposarvi.
LUIGI. Una domanda, compagno. Lei ritiene ancora possibile la lotta parlamentare all'interno delle istituzioni? Come fatto strumentale, non come fine ovviamente.
SCUDERI . L'ho detto prima e lo ripeto. Secondo il nostro punto di vista il partecipazionismo parlamentare è un'esperienza non solo superata ma oggi negativa, ai fini dello sviluppo della lotta di classe e dell'emancipazione ideologica e politica della classe operaia e delle masse popolari. Lenin ci ha insegnato che finché le masse, soprattutto le masse più arretrate, non hanno preso coscienza della natura del parlamento, delle istituzioni borghesi, bisogna andare in quelle istituzioni per smascherarle anche dall'interno, è quindi una scelta tattica. I tempi e l'esperienza hanno fatto maturare questa coscienza, nel nostro caso.
Guardando poi la storia del nostro Paese, pensando a Gladio, pensando alla P2, pensando al "piano di rinascita democratica" di Gelli, pensando alle "riforme" elettorali e al relativo referendum, che sono già passati di fatto, si riducono ulteriormente le possibilità e gli spazi tattici per utilizzare in senso strumentale, come tu dici, il parlamento.
La tattica dell'utilizzazione rivoluzionaria del parlamento è bruciata anche per tutti questi motivi. Dato il nuovo sistema elettorale, non emergeranno più i partiti, non emergeranno più le masse organizzate in partiti ma emergono i rappresentanti diretti della borghesia, del grande capitale, comunque mascherati. Per cui per il Partito del proletariato gli spazi parlamentari, per colpa di Gladio, o di Gelli, o delle "riforme" istituzionali, o della ''riforma" elettorale, vengono totalmente cancellati.
Comunque se un giorno noi proletariato, noi Partito del proletariato, dovessimo decidere tatticamente di mandare una civetta, o più civette, in parlamento al fine di fare una determinata operazione all'interno delle istituzioni, oppure per verificare quante rispondenze in voti ottiene il Partito del socialismo e della rivoluzione socialista, dovremmo farlo con chiarezza strategica e con chiarezza programmatica, con accordi limpidi, con il consenso del proletariato. Questa manovra elettorale, più teorica che pratica, la potremmo fare per tutta la durata della legislatura, o per un giorno, per una settimana, per un mese, sulla base delle nostre esigenze strategiche. Questo bisogna capirlo bene, sennò si fa alla svelta a cadere nel parlamentarismo. L'uso della civetta parlamentare è solo una tattica, che non contraddice l'astensionismo marxista-leninista ormai acquisito dal Partito. E non bisogna aggrapparsi alla civetta per scardinare il nostro antiparlamentarismo.
Noi invitiamo le masse a creare delle proprie organizzazioni politiche rappresentative attraverso i Comitati popolari eletti direttamente dalle assemblee popolari, che si differenziano e si contrappongono alle istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera.
LUIGI . Sì però, scusi io sono un operaio di fabbrica, sono comunista da quindici anni, prima lo ero in maniera teorica adesso lo sono in maniera pratica, In quanto vivo dei conflitti fra me e il capitalista, fra me e i sindacati. Sono stato varie volte minacciato dall'azienda, hanno tentato di comprarmi sia i sindacalisti che altri perché sono un comunista.
In questa fase politica, nella situazione italiana, ci troviamo di fronte a un attacco sferrato da parte dell'ideologia dominante, non solo da parte della borghesia ma all'interno dello stesso proletariato. Per chi vive in fabbrica purtroppo vede che c'è un proletariato borghese, un proletariato che non ha coscienza di classe.
SCUDERI . Dire che il proletariato attualmente non ha coscienza di classe è corretto. Ma stai però bene attento, il proletariato non arriverà mai ad avere una coscienza di classe se non si aggrappa ai Maestri, se non si appropria della propria ideologia, della propria cultura.
LUIGI : Lo so, la coscienza comunista, diceva Lenin, deve essere portata alla classe operaia dall'esterno. Questo lo so, però ci vuole un Partito rivoluzionario.
SCUDERI . Anche la borghesia porta al proletariato la propria cultura dall'esterno. La borghesia ha la televisione, ha la scuola, ha l'Università, ha i giornali e attraverso essi inculca la propria ideologia, la propria cultura, e lancia un Segni, lancia un Martelli, lancia un Orlando, imponendoli al proletariato, all'elettorato, alle masse che non hanno possibilità di ascoltare altre voci. Prima di proseguire esprimo a te e a tutti quelli che si trovano nella tua stessa situazione, la solidarietà del Partito e l'elogio per il tuo atteggiamento in fabbrica e per la tua coscienza di classe. Devo però dire pane al pane e vino al vino. Non posso non vedere le cose dal punto di vista del proletariato e del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Tu dici di essere comunista e continui ad essere comunista, vabbè ma per essere comunista, scusa, bisogna veramente essere comunista. Se si comincia a dire Marx non l'ho capito bene perché fornicava con la donna delle pulizie, Stalin non mi va bene perché è un barbaro, ammazzava i Kulak, come si fa a definirsi comunista? Come si fa a definirsi comunista se non si sta con i Maestri, non si sta col socialismo, non si sta col Partito che vuole il socialismo, c'è una contraddizione profonda. lo posso dire che sono bello, che so parlare, che so scrivere, ma chi mi conosce, mi ascolta e mi legge vede che non sono bello, che sono un oratore mediocre e che ciò che scrivo non è un gran che. lo posso dire di me quel che voglio, ma sono i fatti ciò che conta. Andiamo su un terreno di classe: uno è comunista nella misura in cui dà la sua vita alla causa del comunismo, sennò sono parole, aria fritta, lascia il tempo che trova. Siamo tutti comunisti, allora anche Occhetto e soci. Lo sai cosa ha detto Amato a "La Stampa" di Agnelli?
LUIGI . No, ma tu mi metti in contraddizione.
SCUDERI . Scusami, io colgo al balzo certe cose per andare in profondità. Amato a "La Stampa", che gli ha dato tutta quanta una pagina, ha detto che si considera ancora un socialista e ha rivendicato il socialismo. Ma se si va poi a leggere quello che ha detto vediamo che non c'è né economia socialista, né dittatura del proletariato, né rivoluzione. Allora come possiamo credergli? È di sinistra? È un compagno? Lui dice di essere socialista, c'è una contraddizione profonda.
Un altro può dire sono comunista e vado in Rifondazione. Che contraddizione! Come si fa ad andare in un partito che ha per parola d'ordine "Siamo il popolo della Costituzione"? Di quella Costituzione che legalizza il potere della borghesia e impedisce, attraverso il diritto borghese, il diritto costituzionale, agli sfruttati e agli oppressi di conquistare il potere politico. E tu stai con questa Costituzione che ti opprime? C'è una contraddizione profonda. Cossutta e Garavini dicono di essere comunisti, ma come fanno allora a essere i paladini di questa Costituzione che tiene il popolo oppresso, schiavo, affamato, disoccupato? Mezzo milione di disoccupati solo a Napoli, su circa 3 milioni. Questi disoccupati sono figli di questa Costituzione.
Si può utilizzare questa Costituzione tatticamente, ma non si può dire "siamo il popolo della Costituzione". Ti faccio un esempio. Recentemente sono andato in tribunale come imputato e con me altri compagni. Abbiamo avuto un processo quasi ogni anno in questi venticinque anni di militanza marxista-leninista, e nessuno ne parla, e nessuno sa niente, sempre per reati ideologici, per propaganda sovversiva, perché avevamo scritto un documento "Il potere politico nasce dalla canna del fucile", per vilipendio alle istituzioni, al capo dello Stato, per aver istigato i militari alla diserzione, perché abbiamo attaccato la politica estera di Craxi e quella successiva del governo Andreotti. In questi ultimi sei anni abbiamo avuto due processi, uno è arrivato fino in Cassazione, e li abbiamo vinti entrambi. In sede di processo tatticamente ci siamo rifatti all'articolo 11 della Costituzione per cercare di uscirne indenni, sennò quelli ci "mazziavano", come si dice a Napoli. Ma non abbiamo detto "noi siamo il popolo della Costituzione". Nella dichiarazione che abbiamo fatto durante il processo, e che potete andare a leggere su “Il Bolscevico”, abbiamo detto che ci sono dei punti della Costituzione, tra cui il punto 11, che noi riporteremo nella sostanza nella Costituzione socialista. Questo è un modo tattico di utilizzare la Costituzione per quello che essa ci può dare.
La Costituzione ci permette, per esempio, stasera di essere riuniti qui, magari domani non ce lo consentirà più perché mettono una bomba e salta tutto in aria. Però formalmente ci hanno consentito di aprire questa sede e di riunirci stasera. Formalmente ci consentono di fare delle diffusioni. Un giorno però il compagno X va a fare una diffusione e viene "mazziato", e nessuno ne parla, nemmeno "Liberazione", nemmeno "il manifesto", eppure dicono di essere dei giornali comunisti. Abbiamo inviato un fax a "il manifesto" per dirgli che c'era qui a Napoli un dibattito pubblico del PMLI e non ha pubblicato niente. Siamo tutti comunisti, siamo tutti di sinistra, ma a un quarto a mezzogiorno ognuno va a mangiare a casa sua!
Chi vuol essere veramente comunista sa quel che deve fare. Marx ha girato mezza Europa perché la polizia, la magistratura di più paesi, iniziando dalla Germania, gli davano la caccia. Marx aveva sempre la valigia in mano e insieme alla moglie e ai suoi bambini era costretto a trasferirsi in Francia, in Belgio, in Inghilterra, sempre in​ seguito dalla polizia. Se uno si dice comunista e però ha paura di fare la vita di Marx, ma che stia a casa a far la calza. Nessuno mica lo obbliga, uno sfruttato e un oppresso cosciente deve imparare da Marx. Marx, Engels e Lenin, intellettuali di fama mondiale, ci dimostrano che si può essere degli ottimi laureati e professionisti e insieme degli ottimi marxisti-leninisti.
I nostri maestri non hanno avuto paura della repressione, nemmeno noi dobbiamo averne. Sene venticinque anni che starno sulla breccia, e ne abbiamo passate tante. Andate a leggervi la collezione de “Il Bolscevico”. Vedrete la repressione che si scatena non appena un nuovo compagno in una qualsiasi città, anche la vostra, ha il coraggio di alzare la bandiera del Partito.
Ricordo un episodio storico. Era il 19 novembre del 1969, a Firenze si svolgeva una manifestazione oceanica, si lottava per la casa, noi avevamo le bandiere rosse, le insegne dei maestri, arrivati di fronte alla prefettura si comincia ad attaccare il governo a parole, non con le uova e nemmeno con i bulloni, con il pugno alzato, quando il servizio d'ordine del PCI, nessuno ne ha parlato però abbiamo un documento filmato che un giorno faremo vedere al proletariato, entrò a cuneo nel corteo, ci aggredì e ci distrusse i cartelli e le bandiere. Ma perché fummo aggrediti con tale ferocia? Perché su uno dei nostri cartelli avevamo scritto abbasso il riformismo, abbasso il revisionismo, viva il marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Evidentemente avevamo messo il dito sulla piaga. Per coprire il loro crimine, i revisionisti misero in giro la voce che eravamo pagati dalla borghesia, oggi si è visto chi è in realtà pagato dalla borghesia, che eravamo servi della DC e del Vaticano. Da sempre siamo stati nel mirino dei revisionisti, oltreché dello Stato borghese. Il Primo Maggio 1969 teniamo un comizio, l'unico comizio che si svolgeva nella città di Firenze. I sindacati già da allora iniziavano a non festeggiare più il Primo Maggio come 1'8 Marzo. Perché? Perché vogliono cancellare completamente la memoria storica del proletariato. Ebbene il nostro comizio fu assaltato da dei banditi col distintivo di Mao sul petto e con il fazzoletto rosso al collo. Dicevano di essere dei marxisti-leninisti ma dietro c'era il PCI e presumibilmente i servizi segreti. Erano venuti da tutta Italia per impedirci di tare il comizio, ma non ci riuscirono perché li respingemmo. Chi li guidava, Walter Peruzzi e Angelo Gracci, ora sono in Rifondazione comunista. Un'altra parte di questi banditi aveva nel contempo assaltato la nostra vecchia sede di via dell'Orto, scassinando la porta, fracassando il mobilio e rubando un sacco pieno di libretti rossi. Sul loro giornale in precedenza avevano scritto "distruggere la banda di via dell'Orto".
Tanto tempo è passato da allora, e cosa dimostra la pratica? Che fin dal 1967 avevamo ragione a mettere in guardia la classe operaia contro il revisionismo moderno. Guardate compagni del PCI, dicevamo, prima o poi, scusate la parola che sto per dirvi, ma quando ci va ci vuole, prima o poi vi troverete con il culo a mollo, perché alla vostra testa avete degli imbroglioni, dei traditori che vi stanno impantanando nel capitalismo. E così è stato. Noi non siamo certo venuti qui per chiedervi la medaglia che ci spetta. Vi diciamo soltanto questo: volete essere comunisti, o meglio marxisti-leninisti, allora fate come Marx, oppure più modestamente fate come "la banda di via dell'Orto", fate come "la banda, come si chiama questa via?, di via Diodato Lioy". A voi la scelta.
Comunque io vi saluto e vi ringrazio per la pazienza che avete avuto nell'ascoltarmi. Tenetevi stretti i compagni della Cellula "Vesuvio Rosso" del nostro Partito, aiutateli come potete perché sono sangue del vostro sangue e carne della vostra carne.
Vedo però che ci sono ancora delle domande. Dite pure.
PASQUALE . A proposito della politica internazionale, vorrei sapere la vostra posizione sui due conflitti: quello arabo-israellano, e il conflitto cruento che si sta svolgendo nell'ex Jugoslavia.
SCUDERI . Per quanto riguarda il conflitto arabo-israeliano la questione è estremamente semplice. Da parte di Israele, degli imperialisti e dei loro servi si cerca di arrivare a un compromesso ai danni del popolo palestinese. Il PDS per bocca di Fassino è su questa linea.
Il popolo palestinese ha diritto ad avere il suo Stato, quello che oggi è chiamato Israele non era altro che Palestina. Alla testa dei palestinesi c'è Arafat, legato a forze borghesi e filoimperialiste, che ricerca un compromesso che lascerà come minimo la bocca amara al popolo palestinese. La direzione del popolo palestinese è una questione centrale. Con l'attuale direzione non ci può essere che un compromesso ai danni del popolo palestinese.
Nei Balcani c'è una guerra interetnica in presenza di un'aggressione serba. Noi appoggiamo la parte più debole, la parte che ha ragione, cioè la parte musulmana. Voi potreste dire, ma come, voi materialisti, voi marxisti-leninisti, vi mettete ad appoggiare i musulmani? Ebbene io non vado a guardare se uno è di questa o di quella religione, di questo o di quel partito, io vado a guardare che cosa fa e per cosa opera, se io vedo un popolo che lotta per la propria indipendenza, per la propria autonomia, per la propria libertà, per la propria sovranità, io sto con quella parte.
Circa l'intervento armato dell'Onu, degli Usa, dell'Italia, della Cee e di chicchessia, noi siamo contrari. Loro sostengono, in base al famigerato "diritto-dovere di ingerenza umanitaria", l'intervento nell'ex Jugoslavia, noi ci opponiamo fermamente anche perché ci sono seri rischi che scoppi la terza guerra mondiale.
Siamo contro qualsiasi ingerenza dell'imperialismo nella zona.
PASQUALE . In che modo?
SCUDERI . In tutti i modi. Per esempio la parte musulmana dice: non voglio più scatolette, non voglio più salamini, datemi armi. Bisogna allora darle le armi, è logico.
Quando erano vivi Stalin e Mao ai popoli che combattevano
contro l'imperialismo e il colonialismo cosa davano? Gli davano le scatolette, gli davano il salamino, ma gli davano anche le armi. Mao dice: il potere politico nasce dalla canna del fucile. È così, non c'è nulla da fare, e ciò vale sia per il potere politico che per la libertà o l'indipendenza nazionale. Piacerebbe anche a noi che si fosse tutti frate lli, ci aiutassimo l'un l'altro, ma se poi, come dicevo prima, a un quarto a mezzogiorno ciascuno va a mangiare a casa sua dov'è la fratellanza? Il problema rimane quello: tu vuoi il potere politico? Conquistatelo con il fucile. Tu vuoi l'indipendenza nazionale? Conquistatela con il fucile.
ANDREA . Come si devono porre i comunisti, in particolar modo i marxisti-leninisti, visto che a definirsi tali sono in tanti e magari loro sono in pochi, alla luce del crollo del muro, alla luce delle nuove contraddizioni che stanno scoppiando nel mondo? Perché a me pare che da quando è caduto il muro il sistema borghese capitalistico non riesce a garantire la pace mondiale, e si sta verificando esattamente il contrario. Ci sono una serie di contraddizioni che stanno esplodendo e che si stanno ripercuotendo anche nella classe operaia. Un compagno prima diceva che i lavoratori forse sono un po' imborghesiti. lo direi semmai che non hanno coscienza di classe non che siano borghesi. Alla luce del crollo del muro, il revisionismo, che sembrava negli anni passati si potesse combattere con più energia, adesso sta riprendendo voce in capitolo, ci sono tutta una serie di contraddizioni. Adesso i comunisti lanciano solo parole d'ordine. Se io ne11'89 avessi detto nel mio ambiente di lavoro, sto in ferrovia, io sono comunista e sono per la dittatura del proletariato, abbasso la borghesia, molto probabilmente, non perché gli operai sono borghesi ma perché non c'è la coscienza di classe, mi avrebbero preso a calci in quel posto e dicendomi che il comunismo era caduto. Però oggi qualcuno si sta ricredendo.
La classe operaia a tutt'oggi è confusa, si muove per le esigenze immediate. Non dice dittatura del proletariato, che è un concetto di classe. Allora, stando così le cose, quelli che dicono e affermano di essere comunisti e marxisti-leninisti che cosa fanno per dare una coscienza di classe, e come agiscono nel mondo del lavoro e nel loro posto di lavoro? Devono muoversi sulle esigenze immediate che ha la classe In quel momento e in quel settore particolare, oppure devono lanciare solo delle parole d'ordine? lo penso, e finisco, che le due cose possono convivere, visto che le contraddizioni della borghesia stanno scoppiando, non è che si stanno dissolvendo nella pace mondiale.
lo vivo fra i macchinisti, non so se questo movimento riuscirà a continuare la sua esistenza. Per me, se continua su questa strada, avrà una vita breve perché sta facendo una scelta sbagliata, non allargando ii dibattito ai mondo del lavoro, visto che è una delle organizzazioni più grosse che si contrappongono al sindacalismo confederale. Non facendo questa scelta di campo ben precisa molto probabilmente si prenderanno grosse batoste. lo nel mio settore prego, cioè, ora non mi viene la parola, perché ci sia l'avvicinamento fra i lavoratori.
Penso che se per esempio dovessi dire oggi ai compagni lottiamo per la dittatura del proletariato non mi capirebbero. Occorre allora nei nostri singoli settori agire per l'immediato, anche se è corporativo. Questa parola corporativo è diventata molto inflazionata, ma se in questo momento serve a unificare un settore va bene. Un salto in avanti va fatto nell'unificazione e penso che i marxisti si debbano muovere in questo modo. Può essere che ml sbaglio.
SCUDERI . Hai detto delle cose molto importanti, però stai attento. lo ritorno lì, sono noioso lo so. Non so se per invecchiamento o per altro, però io insisto su un punto fondamentale: se vogliamo uscire da questa situazione bisogna salire, salire e andare a monte. Prima bisogna fare una grande pulizia in noi stessi, quando l'avremo fatta avremo la chiarezza necessaria per capire come stanno le cose. Finché non si sono chiariti i nodi storici e ideologici noi continueremo, in ultima analisi, a balbettare. Capisci?
Prima bisogna scavare nella storia, prima bisogna far pulizia in noi stessi. Bisogna capire come è andata la storia sennò brancoliamo sempre nel buio, con buone idee, in buona fede, con buone aspirazioni, con sacrificio, con passione, ma tutto ciò alla fine non conta nulla. Se non si riesce a smuovere qualcosa di molto profondo in noi qualsiasi sacrificio viene buttato al vento, non serve completamente a nulla. Allora per prima cosa dobbiamo fare il bilancio della storia del movimento operaio nazionale e internazionale, bisogna partire da lì per sapere che cosa bisogna fare oggi.
Prima della caduta del muro di Berlino c'erano due superpotenze, gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica, che si spartivano il mondo e si combattevano accanitamente l'una contro l'altra per il dominio assoluto del mondo. Non c'era socialismo in Unione Sovietica. L'Unione Sovietica il salto da paese revisionista a paese socialimperialista lo fa esattamente nel 1968 quando invade la Cecoslovacchia. Mao diceva che a Mosca non c'è più socialismo ma una dittatura fascista, nazista. Se non si capisce questo, cioè cosa significa revisionismo e cosa è accaduto in Urss, che cosa vogliamo discutere? Possiamo discutere tutto quello che volete. Possiamo trovarci d'accordo su molte cose, ma se non comprendiamo il significato della lotta tra i marxisti-leninisti e i revisionisti non faremo mai chiarezza.
Allora il proletariato italiano pensava che a Mosca ci fosse il socialismo, ci fosse la bandiera rossa e si sentiva protetto. Si diceva: meno male che c'è l'Unione Sovietica, meno male che l'Unione Sovietica tiene a bada gli Stati Uniti d'America, sennò succederebbe un macello. Non aveva la coscienza che l'Unione Sovietica non lavorava più per il proletariato, per la rivoluzione e il socialismo, ma lavorava per se stessa, egoisticamente, e per il dominio del mondo.
Quando è caduto il muro che è successo? Che i revisionisti e i riformisti hanno fatto bancarotta, hanno perso per K.O. e gli Stati Uniti d'America hanno avuto via libera.
Nella guerra d'Indocina gli Stati Uniti avevano subito una cocente sconfitta. Il popolo vietnamita, il popolo cambogiano, il popolo laotiano, gli avevano dato tali e tante batoste che dovettero letteralmente fuggire da quella Regione inseguiti dai contadini e dagli operai che li combattevano con tutto quello che potevano avere in mano. Allora c'era Mao che ispirava quegli eroici popoli e li aiutava anche materialmente e con le armi. Erano il socialismo e il marxismo-leninismo-pensiero di Mao che li orientavano nella lotta, non il revisionismo. Se non si capisce questo, che cosa stiamo a discutere qui?
Tramontata la superpotenza sovietica sono emerse con forza la superpotenza europea e quella giapponese che contendono lo spazio e il dominio mondiali agli Usa. Le carte si sono quindi rimescolate ancora una volta. L'Italia è una punta avanzata dell'imperialismo europeo nel Mediterraneo. Essa vuole avere l'egemonia nel Mediterraneo e allo scopo sta approntando un nuovo modello di difesa che non prevede la leva di massa ma un esercito di professionisti pronto a conquistare attraverso il "diritto​ dovere di ingerenza umanitaria" nuovi mercati, nuove zone di influenza, nuove fonti di materie prime. Ecco spiegate le missioni "umanitarie" in Somalia, Albania, ecc. E con ciò è stato reintrodotto nella politica estera e nella politica militare il vecchio colonialismo del fascismo.
Quando è crollato il muro di Berlino noi abbiamo continuato lo stesso il volantinaggio e il lavoro politico incassando anche le smusate e l'incomprensione delle masse. Perché noi eravamo quelli di prima e non quelli che hanno voltato gabbana e cambiato il nome, non quelli che portano la colpa di aver disarmato le masse, cioè i revisionisti che per tanti anni ti hanno detto non puoi dire dittatura del proletariato, non puoi dire rivoluzione socialista.
Se il PCI in tutta la sua storia di 70 anni avesse veramente educato le masse al socialismo e alla lotta per il socialismo, nessuno ti avrebbe minacciato di prenderti a "calci in culo", come hai detto, ma si sarebbe stretto a te per superare assieme la bufera.
ANDREA . (interrompendo) Questa è la colpa principale dei revisionisti. Ma prima potevamo combatterli, dicendo tu sei revisionista. lo combatto il revisionismo.
SCUDERI . Nessuno in Italia, questa è storia, per quanto ci risulta, tranne il PMLI, un pugnello di pionieri, fino ad ora, ha combattuto il revisionismo e il riformismo. Se non fosse stato così non ci sarebbe il PMLI. Diversamente che ci stiamo a fare noi? Noi ci siamo perché abbiamo riempito un vuoto, è stato creato un vuoto dai revisionisti e noi cerchiamo con tutte le nostre forze di riempirlo. Ma non si dica che in Italia c'è stata una lotta contro il revisionismo da parte di un qualsiasi partito che non sia il PMLI. A livello individuale, soggettivamente, ci può essere stato qualcosa, ma dove sono gli atti, dove sono i documenti?
Andiamo a leggerci i libri che hanno scritto Cossutta, Garavini, Russo Spena o chi altri e vediamo se hanno detto qualcosa di vero contro il revisionismo e contro il riformismo.
Un'altra cosa. Ma chi ti ha detto che noi nelle fabbriche, nelle scuole, nelle Università, nei quartieri, nelle città dove siamo presenti siamo capaci solo di lanciare slogan sulla dittatura del proletariato, sulla rivoluzione e sul socialismo? Noi interveniamo su tutte le questione concrete e su tutte le esigenze immediate delle masse. Se in una scuola ci sono i topi noi invitiamo gli studenti a unirsi per combattere i topi. Non diciamo mica uniamoci per la dittatura del proletariato! Sarebbe ridicolo.
A livello sindacale, data la discussione che c'è attualmente in corso, diciamo: Cgil, Cisl, Uil, Cobas, Cub, ecc. fate le valige e andate via, date tutto il potere sindacale e contrattuale ai lavoratori, anche macchinisti. Andate via perché la classe operaia e i lavoratori hanno bisogno di sprigionare tutta la loro potenza, tutta la loro vitalità, tutta la loro forza, e se ci siete voi alla loro testa questo non potrà mai accadere. Per questo lanciamo la grande parola d'ordine strategica "È ora di costruire dal basso un grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori".
Niente più sigle, niente più sindacati degli iscritti e di una parte di lavoratori, ma un sindacato di tutti i lavoratori creato attraverso la democrazia diretta. Bisogna spazzar via le vecchie organizzazioni sindacali, ma anche quelle "nuove" come i Cobas, ecc., affinché si dia finalmente tutto il potere sindacale e contrattuale alle lavoratrici e ai lavoratori. Ai lavoratori diciamo anche di sviluppare nelle fabbriche e nelle piazze la lotta per il salario, per il lavoro, per i servizi sociali, per la sanità pubblica gratuita per tutti. E queste sono cose concrete, caro compagno, non diciamo soltanto socialismo, dittatura del proletariato. Ma, stai bene attento, se noi dicessimo solo ed esclusivamente queste cose concrete e non inserissimo queste cose concrete nella nostra strategia rivoluzionaria, noi saremmo neorevisionisti, neoriformisti, uguali agli altri che si muovono sul terreno concreto ma nell'ambito del capitalismo e del regime neofascista.
Noi dobbiamo fare chiarezza, tutti devono sapere con chiarezza che il marxista-leninista che parla in fabbrica pur senza averlo scritto in fronte, che parla in un quartiere, che parla in una scuola, che parla nell'Università, ha una sua ideologia, ha una sua strategia e non solo delle proposte concrete.
Ancora una cosa sul piano sindacale, e chiudo. Amato ha proposto un salario d'ingresso per favorire l'occupazione. Noi siamo contro il salario d'ingresso in quanto lo consideriamo una forma di sottosalario e di supersfruttamento giovanile.
ANDREA . Se non sbaglio hai associato i confederali ai Cobas. Secondo me hai fatto un errore di fondo.
SCUDERI . Tu hai capito bene quello che ho detto.
ANDREA . E allora fammi capire, perché nei Cobas ci sono del comunisti.
LIDIA . I Cobas non sono mai stati comunisti.
SCUDERI . Fino a un quarto a mezzogiorno siamo tutti comunisti, l'ho già detto.
Se permetti ti voglio dire una cosa importante, è una novità per noi perché l'abbiamo deciso sabato scorso. La nostra indicazione è di lavorare dentro e fuori la Cgil attraverso la corrente sindacale di classe per...
ANDREA . (interrompendo) Anche dentro la Cgil?
SCUDERI . Direi, soprattutto dentro la Cgil perché essa ha una determinata tradizione. Seguimi e io ti spiego la nostra strategia sindacale.
LUCIO . Guarda che questo è un punto importantissimo, altrimenti quell'elemento di novità che tu dicevi non si capisce.
SCUDERI . Ma non ho finito. Con il lancio del sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori abbiamo fatto un salto di qualità straordinario per quanto concerne il lavoro sindacale. Capisci? Cerca di afferrare questo. Tempo fa abbiamo fatto il bilancio partitico, politico, ideologico del movimento operaio italiano. Ora abbiamo fatto il bilancio sindacale. E in questo bilancio ci siamo accorti che la classe operaia, le lavoratrici e i lavoratori sono espropriati da Cgil, Cisl e Uil e nel contempo, nella stessa misura, che si capisca o non si capisca, perché dietro ci sono dei volponi, dagli autorganizzati, Cobas, Cub, ecc. E lo dimostrano i fatti e i loro progetti. Basta analizzare la loro concezione del sindacato, la legge che vorrebbero sostituire all'articolo 19 dello "Statuto dei lavoratori", e la loro piattaforma politica e rivendicativa. Si sono smascherati in pieno. Se non sono zuppa sono pan bagnato. Come Cgil, Cisl, Uil vogliono espropriare le lavoratrici e i lavoratori del potere sindacale e contrattuale. A loro interessa unicamente di farsi un po' di spazio per compartecipare al monopolio delle tre Confederazioni sindacali.
A questo punto noi diciamo che la parola deve tornare alle lavoratrici e ai lavoratori i quali devono avere la forza di cacciare, a calci in culo se è possibile, tutti i vecchi e "nuovi" sindacalisti imbroglioni e costruire dal basso finalmente una nuova organizzazione sindacale generale che non ha precedenti nella storia del movimento operaio nazionale e mondiale.
Fino a ieri si ragionava in base a certi criteri ormai superati dalla attuale situazione. Stante la situazione di allora era giusto lavorare unicamente nella Confederazione sindacale più avanzata, cioè la Cgil, per tentare di conquistarla alla lotta di classe per il socialismo. Dal momento in cui abbiamo visto che questo strumento è irriformabile, che è divenuto inservibile, che si è trasformato in una catena al piede del proletariato, abbiamo detto basta, bisogna smascherarlo assieme alle altre sigle. Basta con le sigle sindacali, diamo la parola alle lavoratrici e ai lavoratori che costruiscano unitariamente, fabbrica per fabbrica, azienda per azienda il loro sindacato. Attraverso la Corrente sindacale di classe faremo tutto quello che potremo fare affinché presto si realizzi questo grande obiettivo.
Sono le otto e mezza, immagino che voi sarete molto stanchi, grazie. Buona sera e buon riposo, buon riposo e buon appetito. Buona salute.

28 gennaio 2021