Lettere

Revisionisti e riformisti dell'ex PCI e de “il manifesto” si smascherano da soli
Come sempre, "Il Bolscevico" (n. 4) non si limita a documentare e ad analizzare, ma smaschera il revisionismo di sempre di personaggi (che non saprei definire altrimenti che come "socialtraditori") come D'Alema, nell'intervista a "Repubblica" dello scorso 20 gennaio e di Castellina, Tortorella, Rodano junior (Giorgio), Canfora, Prospero e Pintor (in questo caso, certo, si tratta del "repechage" di un suo testo del 2001, dato che Pintor scompare nel 2003). Interventi, questi ultimi, raccolti ne “il manifesto" del 21 gennaio.
Se D'Alema è smaccatamente sincero, rivelando il suo revisionismo di sempre, indifferente com'è alla sofferenza e all'oppressione del proletariato, gli altri, con varie distinzioni interne, sono più "prudenti", ma chiaramente non riescono a camuffarsi per ciò che sono, ossia dei sonori revisionisti. Un tratto comune a tutti è il gramscismo, dove Gramsci diventa il teorico della "via italiana al socialismo", con Castellina che addirittura ne rivendica ed esalta il "genoma".
Tra l'altro Gramsci, come noi marxisti-leninisti sappiamo, rivendica (ma a modo suo, dunque in modo capzioso e falsandone il reale significato) la grande Rivoluzione d'Ottobre affermando che "Essa è la rivoluzione contro il Capitale di Carlo Marx. Il Capitale di Marx, in Russia, era il libro dei borghesi più che dei proletari" (Gramsci, La Rivoluzione contro il Capitale, pubblicato in "L'Avanti" del 24 novembre 1917 e poi su "Il Grido del Popolo" del 5 gennaio 1918). Affermazione falsa, ovviamente, dato che Lenin partiva propriamente dai Maestri Marx ed Engels, dunque anche da "Il Capitale" nel quale troviamo la formidabile demistificazione scientificamente economica del capitalismo. Affermare che esso fosse, in Russia più il libro dei borghesi che dei proletari è falso; semmai si potrebbe affermare che i borghesi avevano gli strumenti culturali per leggerlo, più dei proletari, ma è ben chiaro come la volontà di Gramsci fosse di stabilire una discontinuità tra Marx, Engels e Lenin e dunque la Rivoluzione bolscevica.
Decisamente Castellina, trotzkista, si muove su una linea anch'essa (pur se diversamente, più "movimentista”, ovviamente) con l'Intellettuale collettivo, il Nuovo Principe (che dovrebbe essere il proletariato, ma in Gramsci non è poi così scontato), l'egemonia, concetti tutti decisamente revisionisti. Tortorella naturalmente è in continuità con Berlinguer, tra l'altro rivendicando la sua affermazione per cui sarebbe venuta a mancare "la spinta propulsiva della Rivoluzione d'Ottobre", come se questa non fosse invece stata completamente distrutta dal revisionismo di Breznev e del XX Congresso e di quanto poi segue, fino a Gorbaciov, Eltsjn, Putin. Canfora fa una sorta di "fritto misto", rivalutando persino il rinnegato Kautsky (opera fondamentale di Lenin, “La Rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky”) nonché la super-revisionista Luxemburg, mentre Rodano è fan del liberal-liberismo (sic!) e Prospero rimpiange DC e socialdemocrazia anche golpista (Tanassi...), mentre il testo postumo di Pintor è un "I remember" dove il rimpianto va al PCI già assolutamente revisionista.
Per noi marxisti-leninisti, più che mai, vale invece, quanto afferma Mao, con la teoria delle due spade, Lenin e Stalin, dove Mao constatava come il revisionismo russo avesse definitivamente abbandonato Stalin, e quanto alla spada Lenin, "A mio avviso, essa è stata abbandonata in misura considerevole. È' ancora valida la Rivoluzione d'Ottobre? Può servire ancora d'esempio agli altri paesi? Il rapporto di Krusciov dice che è possibile ottenere il potere politico attraverso la via parlamentare; vale a dire che non è più necessario per gli altri paesi seguire l'esempio della Rivoluzione d'Ottobre. Una volta rigettato questa porta, si è praticamente rigettato il Leninismo " (Mao, Discorso alla II Sessione plenaria dell'VIII Comitato Centrale del PCC, 15 novembre 1956).
Come il Grande Maestro Mao aveva previsto, già con Krusciov era stato abbandonato il Leninismo, per cui il successivo revisionismo europeo, in realtà, non sarebbe stato neppure necessario, nell'ottica dei vari eurocomunisti e fautori delle "vie nazionali" a quello che ipocritamente chiamavano ancora "socialismo".
Eugen Galasso - Firenze
 

Cercherò di scrivere degli articoli da inviare a "Il Bolscevico"
Sono un giovane studente universitario di Filosofia.
Quando avrò l'opportunità, cercherò di scrivere degli articoli da inviare a "Il Bolscevico" sui problemi delle masse popolari ad Andria e di leggere e commentare il Documento sul Bicentenario dalla nascita di Engels. E inoltre mi farebbe molto piacere essere iscritto alla vostra mailing list.
Dario - Andria
 

Vi seguo da anni e mi siete sembrati i più ideologicamente "completi e precisi"
Sono interessato a conoscervi. In passato ho frequentato Lotta Comunista qui a Genova, ho letto molti libri della loro casa editrice (sto leggendo ora “Che Fare?”) ma non condivido la loro chiusura ideologica totale sulle figure di Stalin e Mao e il loro trotzkismo radicale. Qui a Genova c'era anche una sezione del PC di Rizzo, ed ero andato a trovarli, erano inclusivi al discorso Stalin-Mao ma poi la loro sezione genovese si è dissolta per dissidi interni.
Visitando il vostro sito che seguo da anni mi siete sembrati i più ideologicamente "completi e precisi".
Matteo - Genova
 

Oggi siamo chiamati a fare memoria della potenza liberatoria del socialismo e del comunismo su ogni manifestazione del capitalismo
Oggi giornata della memoria dell'olocausto, giorno in cui siamo chiamati ancora una volta a fare memoria della liberazione dalla barbarie nazifascista. Ma noi marxisti-leninisti siamo chiamati oggi a riflettere sull'importanza che l'Unione Sovietica, guidata dal compagno Stalin, e dal socialismo, ha avuto nello svolgimento della guerra e delle sorti dell'umanità. La foto che riprende i soldati sovietici che liberano il campo di Auschwitz ci fa riflettere su cosa abbia compiuto Stalin alla guida dell'Unione Sovietica e sul sacrificio di milioni di compagni sovietici, i quali hanno dato la vita per la liberazione dell'Europa.
Non possiamo non ammirare la grandezza di Stalin e la pienezza del socialismo, vittorioso sul capitalismo. Così oggi, noi facciamo sicuramente memoria dell'olocausto ebraico, ma siamo anche chiamati a fare memoria della potenza liberatoria del socialismo e del comunismo, vittorioso su ogni manifestazione del capitalismo che si è pienamente incarnato nel nazifascismo. Oggi dobbiamo dire a piena voce, grazie compagno Stalin, grazie Soldato Sovietico e grazie Maestri del proletariato internazionale perché ci avete donato il socialismo e il comunismo, strada della nostra libertà.
Ema - provincia di Napoli
 

27 gennaio 1945: la memoria dei popoli è più forte di qualsiasi revisionismo storico
Il comandante sovietico Georgj Elisavetskj ricorda così quel 27 gennaio 1945: “Ancora oggi, il sangue mi si gela nelle vene quando nomino Auschwitz; Quando sono entrato nella baracca ho visto degli scheletri viventi che giacevano sui letti a castello a tre piani. Come in una nebbia, ho sentito i miei soldati dire: 'Siete liberi, compagni!'. Ho la sensazione che non capiscano e comincio a parlargli in russo, polacco, tedesco, nei dialetti ucraini. Mi sbottono il giubbotto di pelle e mostro loro le mie medaglie… Poi ricorro allo yiddish. La loro reazione ha dell’incredibile. Pensano che stia provocandoli; poi cominciano a nascondersi.
E solamente quando dissi: 'Non abbiate paura, sono un colonnello dell’Esercito sovietico e un ebreo. Siamo venuti a liberarvi'… Finalmente, come se fosse crollata una barriera… ci corsero incontro urlando, si buttarono alle nostre ginocchia, baciarono i risvolti dei nostri cappotti e ci abbracciarono le gambe. E noi non potevamo muoverci; stavamo lí, impalati, mentre lacrime impreviste colavano sulle nostre guance”.
Fu in questo giorno di 76 anni fa che l’Armata Rossa libera il campo di concentramento di Auschwitz. Sono passati così tanti anni da quel giorno ma noi non dimentichiamo in quanto consapevoli che tutto ciò che è accaduto non può essere cancellato.
La memoria dei popoli è più forte di qualsiasi revisionismo storico.
Partito Comunista Italiano - Federazione di Varese

3 febbraio 2021