Pressioni elettorali al sindaco di Jolanda di Savoia
Bonaccini indagato per abuso d'ufficio

Il neo presidente Pd dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini è indagato dalla Procura di Ferrara per abuso d'ufficio in riferimento alle pressioni elettorali esercitate sul sindaco di Jolanda di Savoia Paolo Pezzolato e denunciate un anno fa con un esposto alla magistratura.
Agli atti dell'inchiesta condotta dal Pubblico ministero (Pm) Ciro Alberto Savino c'è anche un file audio di una telefonata tra il governatore Pd e il sindaco Pezzolato eletto con la lista civica di “centro-sinistra” Insieme per Jolanda promossa dallo stesso Pd.
Al centro della conversazione telefonica c'è la candidatura di Elisa Trombin (ex sindaco di Jolanda e attuale vice di Pezzolato) che alle elezioni regionali del gennaio 2020 aveva deciso di candidarsi con la Lega di Salvini.
Secondo le accuse di Pezzolato, dopo la decisione della vicesindaca di appoggiare la candidata leghista Borgonzoni, Bonaccini avrebbe fatto pressioni affinché i Comuni limitrofi rifiutassero di condividere con Jolanda di Savoia alcuni dipendenti.
Nella registrazione si sente Bonaccini che parla con Pezzolato e, riferendosi alla scelta di Trombin di cambiare casacca, minaccia: "La cosa che dico solo è che dal candidarsi con me al trovarsela di là... chiaro che dopo allora c'è un giudizio. Se per caso vinco io, come è probabile, dopo però non mi cercate più".
Subito dopo l'elezione di Bonaccini, Pezzolato si è infatti visto revocare o negare da alcuni municipi vicini l’utilizzo ‘condiviso’ di alcuni dipendenti comunali, necessari in quel momento per far fronte ad alcune difficoltà nella gestione di vari servizi comunali.
Per il sindaco del Comune del Delta, dietro a questa decisione dei colleghi c’era proprio la longa manus di Bonaccini.
L'iscrizione di Bonaccini nel registro degli indagati è avvenuta dopo il trasferimento del fascicolo da Bologna alla Procura di Ferrara che nei mesi scorsi ha chiesto una proroga delle indagini per concludere gli accertamenti.
La scandalosa vicenda esplose in piena campagna elettorale nel gennaio 2020 e Bonaccini parlò di "fango", definì l'apertura dell'inchiesta un fatto "surreale" e disse di aver fatto "dell'onestà" e della “moralità” la sua "bandiera di vita" e del suo "impegno politico".
Evidentemente i magistrati ferraresi la pensano diversamente soprattutto perché l’attività investigativa svolta in questi mesi è stata corposa e approfondita, sia sul fronte dell’analisi dell’audio che su quello delle verifiche sul ‘prestito’ dei dipendenti.
Finora in procura sono state ascoltate circa trenta persone, tra cui i tre sindaci dei Comuni dell’Unione Terre e Fiumi (Copparo, Tresignana e Riva del Po).
Uno di questi, Andrea Zamboni, sindaco di Riva del Po e presidente dell’Unione, è poi protagonista di un filone parallelo. Ha infatti querelato Pezzolato, il quale lo aveva tirato in ballo riportando alcuni stralci di una loro conversazione. Il primo cittadino di Riva del Po (uno di quelli che avevano revocato il ‘prestito’ di impiegati) avrebbe confidato al collega jolandino di "avere il fiato sul collo di chi governa più in alto". Nell’annunciare battaglia legale, Zamboni dichiarò "deplorevole" tale utilizzo "di uno scambio di telefonate fuori dal contesto".
Insomma una vera e propria guerra per bande all'interno del Pd con il segretario Nicola Zingaretti, anche lui sotto inchiesta per abuso d'ufficio per le nomine ai vertici Asl effettuate nel novembre 2019, che cerca di minimizzare l'accaduto e su twitter manda "Un abbraccione a Bonaccini , persona onesta, sicuro che l'inchiesta lo dimostrerà".
Un livello di corruzione che, insieme al processo di Perugia contro l'ex governatrice Catiuscia Marini, l’ex assessore regionale alla Sanità Luca Barberini e l’ex sottosegretario e segretario umbro del Pd Gianpiero Bocci, la dice lunga sul modo di governare del Pd.

3 febbraio 2021