Appello di Scuderi ai nuovi militanti del PMLI

Ripubblichiamo l'appello del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, rivolto ai nuovi militanti nel discorso pronunciato il 3 novembre 1984 alla 5ª Sessione plenaria del 2° CC del Partito.
 
Il nostro Partito è tuttora proteso verso il grande balzo in avanti sul piano organizzativo e del proselitismo con l'obiettivo di realizzarlo o condurlo a buon punto in occasione del 3° Congresso nazionale.
Stiamo producendo uno sforzo ammirevole in tal senso, anche se incontriamo delle grosse difficoltà nel cammino. La strada è in salita e irta di difficoltà, ma la situazione oggettiva è favorevole e già si intravedono le prime mete intermedie.
Dal 2° Congresso ad oggi nuovi militanti sono entrati nel Partito e nuove cellule sono state create. Si può fare di più, dobbiamo fare di più. Ne abbiamo la capacità e la linea politica del Partito è giusta. Dobbiamo allargare le possibilità di far conoscere il Partito.
Dobbiamo educare i nuovi militanti e comprendere, rispettare e difendere la linea, la struttura, il carattere, lo stile di lavoro e lo spirito del PMLI. Solo così essi potranno divenire una cosa sola col Partito e legare indissolubilmente la loro vita con quella del Partito. Bisogna prima di ogni altra cosa capire il Partito e rispettarlo per quello che esso è e rappresenta. Sarebbe assurdo volerlo diverso da com'è e somigliante ad altri partiti o gruppi sedicenti comunisti. Bisogna capirlo per amarlo, per concorrere alla sua costruzione e al suo sviluppo sulla base della linea espressa dallo Statuto e dal Programma generale. Bisogna lavorare per rafforzarne il carattere e la natura di classe non per indebolirli.
Di fronte al Partito tutti i suoi militanti - dirigenti e non, effettivi e candidati - sono allievi e maestri. Ma non si può essere dei bravi maestri se non si è prima dei buoni allievi. E si è dei bravi maestri solo se il nostro punto di partenza è la linea politica e organizzativa del Partito.
È il Partito che ci forma e ci educa, e mentre diventiamo grazie alla sua scuola dei veri marxisti-leninisti è nostro compito aiutare il Partito a crescere sano e robusto sul piano ideologico, politico e organizzativo. Nella costruzione del Partito, che ciascuno fa nel suo posto di lavoro, di vita o di studio e nel posto o nel settore che gli è stato affidato, noi dobbiamo dar fondo a tutte le nostre energie e alle nostre capacità personali.
I nuovi militanti devono dare la massima fiducia al PMLI e affidarsi ad esso nel lavoro di trasformazione della loro concezione del mondo e di rivoluzionarizzazione della loro coscienza politica. Ammettendo senza assurde resistenze il carattere revisionista, opportunista e trotzkista delle organizzazioni di provenienza.
Una volta entrati nel Partito, non possiamo continuare ad avere la stessa mentalità e la stessa concezione organizzativa di allora e usare gli stessi metodi di lavoro politico del passato. Più lunga è stata la loro militanza in altri partiti, più prolungato e meticoloso deve essere il bagno rigeneratore nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao e nella linea del PMLI. Non possono pensare di fare come prima, che non sia cambiato nulla entrando nel PMLI e che la nuova militanza sia un prolungamento della precedente e in continuità con essa. Devono capire invece che qualcosa di molto profondo è cambiato nella loro vita, essi non sono più quelli di prima ma si avviano ad essere degli uomini nuovi, dei pionieri della causa del socialismo in Italia. E perciò devono rompere ideologicamente e politicamente con l'esperienza politica precedente, dare una svolta di 180 gradi alla loro vita politica e sociale, acquistare per intero una mentalità e uno stile di lavoro marxisti-leninisti.
I nuovi militanti devono ammettere tranquillamente e senza reticenze e riserve che la loro esperienza politica passata non aveva un carattere marxista-leninista - anche se hanno militato in buona fede in organizzazioni sedicenti marxiste-leniniste - e adeguare perciò tutto se stesso alla nuova scelta politica del PMLI. Sarebbe assurdo se pensassero che debba essere il PMLI ad adattarsi al loro passato e non essi al Partito. Debbono capire che la militanza nel PMLI rappresenta una rottura, un'inversione di tendenza, con ogni e qualsiasi altra militanza passata. Questo non significa che debbano buttare via il bambino con l'acqua sporca, perché la loro esperienza, in positivo e in negativo, se filtrata da un bilancio critico e autocritico sarà utile a loro stessi e al Partito.
Chi non ha la volontà di rompere col passato e di fondersi col PMLI, non sarà mai un membro reale del Partito e non farà niente di utile per la rivoluzione. Tutt'al più sarà un iscritto del Partito, vi sarà dentro organizzativamente ma ideologicamente e politicamente rimarrà con la borghesia e col revisionismo.
E i fatti lo dimostrano. Infatti chi ha fatto questo salto di coscienza, in breve tempo è diventato un bravo compagno, chi invece ha indugiato e non ha avuto il coraggio e la forza d'animo di liberarsi dall'influenza borghese prima o poi ha dovuto gettare la maschera ed è rifluito nella borghesia e nel revisionismo.
Non si può stare con un piede su due staffe. O con la borghesia o col proletariato, non ci sono vie di mezzo. Bisogna saper fare delle scelte chiare e nette, tagliando dove c'è da tagliare senza rimorsi e tentennamenti. Ed è bello spendere la vita per la causa del PMLI, del proletariato e del socialismo.
Come dice giustamente il compagno X nella sua domanda di ammissione al Partito, entrare nel PMLI è una scelta di vita. Egli dice anche: "Più profonda è la coscienza politica, maggiore è l'impegno... Se devo esprimermi in termini di propositi di impegno posso azzardare la parola 'totale' in base a un'analisi della mia vita attuale. Infatti già da qualche tempo tutte le mie scelte, grandi e piccole, il mio comportamento quotidiano, i miei rapporti sociali, le mie letture, le mie prospettive future, ecc., al di là delle tante contraddizioni che sempre mi accompagneranno anche se a livelli diversi, troveranno il loro nesso comune nell'ideologia marxista-leninista. È difficile spiegare - egli continua - quello che ho provato e provo, ma sono sicuro che ogni compagno ha provato esperienze analoghe e penso quindi che mi capirete. In fondo la mia è l'esperienza di un individuo che si apre ogni giorno di più a confrontare se stesso alla luce di una ideologia che sempre più non rappesenta solo un impegno politico, ma che dà senso a tutta la sua vita, al suo modo di essere e di pensare alle sue esigenze e alle sue prospettive, al suo desiderio di migliorare se stesso e dialetticamente e contemporaneamente il mondo che lo circonda".
Ecco quali devono essere lo spirito e l'orientamento dei nuovi militanti. Ecco come un membro candidato può essere maestro di tutto il Partito e dello stesso Segretario generale. Grazie compagno X.
I nuovi militanti devono fare particolare attenzione al rispetto del centralismo democratico, specie se la loro origine è piccolo borghese e se sono degli intellettuali. Il piccolo borghese anche se rivoluzionario in genere soffre di individualismo e di protagonismo personale, e ben difficilmente accetta la disciplina proletaria, il lavoro collettivo e centralizzato. Egli crede di essere al centro del mondo, superiore e al di sopra delle masse. Gli mancano la modestia, l'umiltà, la semplicità e il senso organizzativo e collettivo tipici del proletariato, abituato al lavoro disciplinato, coordinato e centralizzato. Tuttavia queste caratteristiche, fondamentali per un membro del Partito, egli le può acquistare purché lo voglia davvero e sia veramente convinto, come dice Mao che "i veri eroi sono le masse, mentre noi siamo spesso infantili e ridicoli" e che "il popolo, e solo il popolo, è la forza motrice che crea la storia del mondo".
Noi dobbiamo essere coscienti che da soli non possiamo nulla e che la nostra capacità, la nostra cultura, la nostra esperienza hanno un senso e possono essere messe a frutto solo attraverso un lavoro collettivo di Partito ben centralizzato. Se vogliamo vincere la partita contro la borghesia dobbiamo muoverci compatti, disciplinati, ciascuno perfettamente dentro il proprio ruolo, evitando che vi siano battitori liberi e monopolizzatori del pallone.
Come ha detto efficacemente un compagno del Partito nel corso della sua autocritica scritta, bisogna "avanzare incollati al Partito sulla via dell'Ottobre" se vogliamo evitare di cadere nell'individualismo e violare il centralismo.
Probabilmente del centralismo democratico dovremo parlare di più perché se ne abbia un'idea chiara e tutti i compagni si impegnino a rispettarlo scrupolosamente. Mi fa piacere che la compagna XX, di cui dovremo ratificare la domanda di ammissione al Partito proprio in questa Sessione, ne abbia afferrato un aspetto fondamentale. Ella così afferma: "Il centralismo democratico è fondamentale per un partito marxista-leninista perché è l'unico modo per difenderlo da qualsiasi infiltrazione".
Il nostro Partito nutre una grande fiducia verso i nuovi militanti, e ad essi lancia un appello.
Crescete rapidamente sul piano politico per dare da subito il massimo contributo possibile al successo del grande balzo in avanti del Partito.
Interessatevi a fondo degli affari della vostra cellula e di tutto il Partito, affinché esso sia costruito e sorretto da tutte le forze di cui dispone.
Siate dei combattenti di avanguardia dentro e fuori il Partito, affinché trionfi sempre il marxismo-leninismo-pensiero di Mao sul revisionismo e la lotta di classe si sviluppi incessantemente fino ad esplodere nella rivoluzione socialista.
Siate dirigenti competenti, amati e stimati dalle masse per riuscire a strapparle gradatamente all'egemonia del partito revisionista, a guidarle con successo verso la realizzazione dei loro bisogni immediati, a far maturare la loro coscienza fino a capire che solo con la rivoluzione socialista potranno emanciparsi dal capitalismo e dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Siate sempre aggiornati sulla situazione politica nazionale e internazionale, sulla situazione locale e dell'ambiente dove operate e sulla linea politica del Partito in modo da individuare bene i bersagli e colpirli al cuore.
Ai compagni intellettuali chiediamo di essere degli intellettuali del tipo di Carlo Marx aiutando il Partito a conoscere meglio il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, la realtà nazionale e internazionale e la situazione italiana e mondiale. A loro chiediamo anche di conquistare altri intellettuali alla nostra causa e di combattere gli intellettuali borghesi e revisionisti sul loro terreno.
La pratica dimostra che a sinistra del PCI c'è spazio solo per il PMLI. Noi dobbiamo marcare nettamente i caratteri di classe del PMLI per distinguerlo dal PCI. Questo si presenta oggi, nella sua ultima versione, come "un partito aperto e di governo". Noi continuiamo invece a presentare il PMLI come un partito proletario, rivoluzionario, anticapitalista, antistituzionale e antigovernativo. Un partito di quadri e di pionieri della rivoluzione socialista.
No, il pensiero di Mao non è stato rimosso in Italia. La borghesia e l'imperialismo sono riusciti dall'interno a far cadere le fortezze socialiste e a far cambiare colore politico ai vecchi partiti comunisti. Ma il PMLI è ancora in piedi, resiste, avanza e contrattacca. Se continueremo ad attenerci al marxismo-leninismo-pensiero di Mao e alla linea proletaria del Partito, noi vinceremo e con noi vincerà il proletariato italiano e mondiale.

10 febbraio 2021