Dopo aver aumentato le pene con la “Spazzacorrotti”
Il governo Conte depenalizza l'abuso d'ufficio

Durissime proteste degli avvocati penalisti e dei professori universitari
 
In piena pandemia e senza – apparentemente – alcun motivo, il governo del dittatore Conte ha emesso l’ennesimo decreto-legge estivo, il n. 76 del 16 luglio 2020, che è stato convertito dalla legge n. 120/2020 dell'11 settembre 2020 già entrata in vigore, che disciplina la materia della semplificazione amministrativa. L’intervento normativo, teso a semplificare la burocrazia nell’ottica del rilancio dell’economia a pezzi sia per il coronavirus sia per le scelte sciagurate dell’esecutivo PD-M5S-IV-LeU, interviene, tra l’altro, sul reato previsto dall'art. 323 del codice penale (abuso d'ufficio), un reato contro la pubblica amministrazione, cavallo di battaglia dei pentastellati per la battaglia contro corruzione e concussione. Tanto è vero che con la cosiddetta “legge Spazzacorrotti” il governo Conte tentava, aumentando fortemente le pene edittali, di porre un limite alla dilagante delittuosità negli uffici amministrativi, soprattutto ai piani alti dirigenziali, che avevano creato non pochi danni proprio alla già fatiscente macchina amministrativa democratico-borghese. Mentre si attendeva una riformulazione del reato di abuso di ufficio, disciplinato dall’art. 323 del codice penale, nel solco proprio dell’intervento relativo all’inasprimento dei reati contro l’amministrazione pubblica, esso veniva nei fatti depenalizzato: infatti veniva esclusa dal sindacato del giudice penale la valutazione dell’attività discrezionale della pubblica amministrazione, che può esprimersi nell’eccesso di potere, ovvero nel cattivo uso del potere discrezionale, dovendo verificare la “legalità” dell’azione amministrativa. Vi è il fondato timore che con tale novella il reato di abuso di ufficio sia stato - nei fatti - depenalizzato, pur non potendo escludersi che per evitare tale effetto la giurisprudenza delle corti giudiziarie possa andare in direzione opposta, creando un diritto sostanziale, almeno nell'applicazione pratica, analogo al precedente, mediante la valorizzazione dell’art. 97 Cost. e dei principi, espressi da tale norma, di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione e dell’art. 1 della legge n. 241 del 1990, che disciplina il procedimento amministrativo, come aveva già avvertito l’Avv. Gaetano Vicotonte in “Diritto di difesa”, rivista ufficiale dell’UCPI, l’Unione Camere Penali Italiane. Sono molteplici gli atti amministrativi già presidiati dalla norma che disciplinava la fattispecie penale di abuso d'ufficio e che erano sottoposti alla vigilanza della magistratura: si pensi, solo per indicare le materie di maggiore applicazione, alle materie di urbanistica, di edilizia, dei contratti pubblici, delle imposte (c.d. potere impositivo), dell'erogazione di contributi e di sovvenzioni ai privati, dell’iscrizione agli albi professionali, dell’applicazione dello sconto obbligatorio sul prezzo dei farmaci previsto dalla legge 24 giugno 2009, n. 7735, della sospensione obbligatoria dalla carica di Sindaco qualora egli sia condannato in sede penale, come previsto dall’art. 11 del d.lgs. 31 dicembre 2012, n. 235. Vi sono poi altre materie dove il reato di abuso di ufficio svolgeva la sua fondamentale funzione, quali l'attività di comminazione di sanzioni amministrative accessorie alla sospensione della licenza di porto di fucile per uso di caccia prevista dall’art. 32 della l. 11 febbraio 1992, n. 1573, e l'attività sanzionatoria in materia ambientale per la violazione dei parametri imposti dalle varie normative. Si tratta di tutti settori delicati sui quali viene di fatto eliminato il potere di intervento del giudice penale e la possibilità di punire l’eventuale reo fino a 4 anni di carcere per reati che dovrebbero garantire un minimo di tutela per la collettività. Critici anche i professori universitari, come il docente di diritto penale milanese Gian Luigi Gatta che parla di panpopulismo penale o “panpenalizzazione”, di un diritto populista declinati alla pancia e alle emozioni del momento e non corrispondente ai valori costituzionali.
Sta di fatto che si tratta di una vera e propria manipolazione normativa creata ad arte dal governo M5S-PD-IV-LeU per lasciare le mani libere a tutti quei funzionari che hanno da sempre commesso abusi nella loro attività discrezionale svolta nella pubblica amministrazione, atti che ora vengono “giustificati” dal fatto che è necessario virare verso la ripresa economica, anche se bisogna di fatto sterilizzare e rendere inoffensivo un reato contro la amministrazione pubblica come quello di abuso di ufficio. L’intento dichiarato è quello di rasserenare, dunque, funzionari e amministratori pubblici, chiamati a ‘darsi da fare’ per facilitare la ripresa economia, come affermato in conferenza stampa da Conte in piena estate: “stop alla paura della firma: i funzionari pubblici devono poter sbloccare lavori e spese”. Alla faccia di tutte le campagne moralistiche e in difesa della “legalità” sempre professate da Conte, Zingaretti e dai loro compari, come Renzi che ha appoggiato la “riforma”.

10 febbraio 2021