Santa Caterina Villarmosa (Caltanissetta)
Inquisiti sindaco e vicesindaco
Fiaccato e Agostino Macaluso (Lega) e altri sedici tra tecnici, imprenditori e funzionari sono accusati di corruzione e turbativa d’asta

 
Venerdì 10 luglio i carabinieri e i finanzieri del comando provinciale di Caltanissetta
hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari emessa dal gip del tribunale locale nei confronti di 16 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere, concussione, corruzione, turbata libertà degli incanti e falso ideologico, abuso d’ufficio.
Agli arresti domiciliari sono finiti il sindaco del comune di Santa Caterina Villarmosa, Antonino Fiaccato, eletto nel 2017 in una lista civica, il vicesindaco con simpatie leghiste, Agatino Macaluso, e l’assessore alla Cultura Giuseppe Natale. Divieto di dimora invece per Calogero Rizza considerato dagli inquirenti la vera interfaccia tra politica e imprenditoria. Per quanto riguarda gli altri indagati, i funzionari pubblici sono stati sospesi dal servizio mentre agli imprenditori è stato proibito l’esercizio della loro attività insieme ad altre misure restrittive.
Le indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia della procura di Caltanissetta, che hanno permesso di scoprire una fitta rete d’affari illeciti tra professionisti tecnici, imprese e amministratori comunali, sono scattate dopo il sequestro e l’esame di alcuni documenti trovati a un imprenditore coinvolto nell’operazione “Pandora” incentrata sulle infiltrazioni mafiose del comune di San Cataldo e su presunti episodi di corruzione a carico di funzionari pubblici.
Al centro dell’inchiesta denominata “Cerbero”, il sindaco di Villarmosa Antonio Fiaccato che attraverso una vera e propria gestione “familiare” del comune basata sull’appoggio di “amici” e uomini fidati, tra i quali spiccavano il vicesindaco Macaluso e l’assessore Natali, assegnava lavori pubblici alle imprese compiacenti tramite l’affidamento “diretto-fiduciario” e “sotto-soglia” per un valore complessivo di 7,5 milioni di euro; una cifra considerevole per un comune di 5.000 abitanti.
Ma non è tutto, secondo gli investigatori i dipendenti comunali che si opponevano alla volontà del sindaco, considerato un “signore di epoca medievale”, venivano minacciati, emarginati e infine costretti alle dimissioni mentre chi era disposto a collaborare veniva ricompensato.
Nonostante le continue inchieste e i numerosi arresti, la povera Sicilia continua tristemente a detenere il primato per maggior numero di casi di corruzione registrati nella pubblica amministrazione. Questo grazie alle vergognose politiche liberiste attuate negli anni dai governi della “sinistra” e della destra borghese al servizio del regime capitalista e neofascista che tra le altre cose hanno smantellato il codice sulla regolamentazione degli appalti alimentando di fatto il fenomeno corruttivo che, finché perdurerà il capitalismo, continuerà inevitabilmente a dilagare essendo ad esso connaturato.
E il cosiddetto “decreto semplificazioni” presentato dal dittatore antivirus Conte come la “madre di tutte le riforme” non promette nulla di buono perché non solo legalizza la cementificazione e la speculazione edilizia senza regole, ma allo stesso tempo apre nuovi e pericolosi orizzonti alla corruzione e al malaffare.

10 febbraio 2021