L'irresistibile ascesa di Mario Draghi pilotata dalla grande finanza imperialista internazionale e dalla massoneria

Mario Draghi nasce nel 1947 a Roma. Frequenta il liceo dei gesuiti Massimo, suo compagno di scuola è il futuro presidente della Fiat e di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo.
Negli anni '70, all'università, è allievo prediletto di Federico Caffè, col quale si laurea in economia e che, da barone, imporrà la sua carriera accademica. Studia e insegna nei migliori campus Usa e consegue un Ph.d in Economics presso il Massachussetts Institute of Technology (MIT) su segnalazione di Franco Modigliani e ha come professore, fra gli altri, Stanley Fischer, futuro governatore della nazi-sionista Bank of Israel.
 
Gli Usa la sua seconda patria
Gli Usa saranno una sua seconda patria. Poi verrà anche Londra, o per meglio dire la City.
Dal 1975 al 1978 è professore incaricato prima di Politica economica e finanziaria all’università di Trento, poi di Macroeconomia a Padova ed Economia matematica alla Ca' Foscari di Venezia, quindi di Economia e Politica monetaria e di Economia internazionale alla Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri dell'Università di Firenze ove, dal 1981 al 1991, è professore ordinario di Economia e politica monetaria.
Alla fine degli anni '80 approda nei corridoi ministeriali come consigliere economico del ministro del Tesoro Giovanni Goria, che lo designa a rappresentare l'Italia negli organi di gestione della Banca Mondiale.
Draghi comincia così a tessere i suoi forti legami internazionali e interni.
Nel '90 è consulente proprio della Banca d'Italia con Ciampi governatore. Alla Banca d'Italia lavorava anche il padre di Draghi, Carlo, all'epoca di Donato Menichella.
Tra il 1984 e il 1990 è Direttore Esecutivo della Banca Mondiale, è membro dal 1998 del Board of Trustees dell'Institute for Advanced Study (Università di Princeton) e, dal 2003, della Brookings Institution.
Nel 1991 diventa direttore generale del Tesoro. Fino ad allora un incarico poco ambito, ma Draghi riesce a trasformare quell'incarico in una delle poltrone chiave del potere economico e finanziario del Paese.
Negli stessi anni è membro del Comitato monetario della CEE e del G7, nonché presidente di Gestione Sace.
Dal '91 al '96 è nel CdA dell'IMI e dal '93 presiede il Comitato per le privatizzazioni.
Dal '94 al '98 è presidente del G10 Deputies.
Al nome di Draghi si lega anche il nuovo testo per la finanza societaria, che passa alla storia, appunto, come Legge Draghi. Una legge che contiene le nuove regole sull'Opa.
 
Le sue responsabilità nella svendita e privatizzazione delle partecipazioni statali
In sostanza, per dieci anni, fino al 2001, Draghi resta alla torre di controllo dell'industria e della finanza pubbliche nonostante la giostra di ministri e di governi che si sono succeduti: dal governo Andreotti, che lo nominò la prima volta, a quelli Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema, ancora Amato e ancora Berlusconi. Una chiave di volta della sua inarrestabile carriera sembra essere il 2 giugno del 1992 quando Draghi partecipa a una "crociera" sul lussuoso yatch "Britannia" della regina Elisabetta d'Inghilterra che incrocia a largo di Civitavecchia.
Tra i passeggeri figurano i rappresentanti delle banche più importanti e dell'alta finanza "giudaico-anglosassone", Barings, Barchlay's e Warburg, il banchiere e speculatore internazionale George Soros e, per l'Italia, Mario Draghi, Beniamino Andreatta, collaboratore di Prodi, e, sembra, il ministro del Tesoro Barucci. Si dice che su quella nave sia stata messa a punto e deliberata una strategia che doveva portare alla svalutazione della lira e alla completa privatizzazione delle partecipazioni statali italiane a prezzi stracciati grazie alla svalutazione. Non vi sono prove, ma certo ciò che avvenne a distanza di soli tre mesi, non può essere pura coincidenza.
Fatto sta che a settembre dello stesso anno viene lanciato un attacco speculativo che porta a una svalutazione della lira del 30% e al prosciugamento della riserva della Banca d'Italia con Ciampi che arriva a bruciare 48 miliardi di dollari. Una crisi che portò anche allo scioglimento del Sistema Monetario Europeo (SME). E subito dopo si apre la stagione delle privatizzazioni selvagge, di cui egli è accanito sostenitore: da Eni a Telecom, da Imi a Comit, al Credit, a Bnl. Passano in mano del mercato estero, oltre a buona parte del sistema bancario, i colossi dell'energia e delle comunicazioni, la Buitoni, Invernizzi, Locatelli, Galbani, Negroni, Ferrarelle, Peroni, Moretti, Perugina, Mira Lanza e molte altre aziende dei settori strategici.
A governare lo smantellamento dell'Iri c'è Prodi col quale Draghi vanta un'antica amicizia e collaborazione nata nella frequentazione del Centro di studi economici bolognese Prometeia del DC Andreatta.
Sono tanto forti i legami di Draghi con buona parte della finanza internazionale, che Ciampi affida a lui tutto il lavoro diplomatico necessario a superare le resistenze in Europa all'entrata dell'Italia nell'euro nel gruppo di testa.
 
Vicepresidente della banca d'affari Goldman Sachs in Europa
La lunga stagione di Draghi al ministero del Tesoro si chiude solo nel 2001, quando il ministro Tremonti chiama a sostituirlo Domenico Siniscalco. Draghi lascia via XX Settembre e torna a insegnare negli Stati Uniti. Dopo soli 5 mesi, nel 2002 entra in una delle più grandi banche d'affari del mondo, Goldman Sachs a Londra di cui ben presto diviene vicepresidente per l'Europa. Un altro clamoroso caso di conflitto d'interesse.
Nel curriculum di Draghi pochi ricordano il curioso riacquisto di una fetta di Seat da parte della Telecom che l'aveva appena ceduta. O del fatto che si è reso conto dell'affare "Telekom Serbia" solo quattro mesi dopo che l'operazione era stata conclusa. O della vendita alla Goldman Sachs per tremila miliardi delle vecchie lire dell'intero patrimonio immobiliare dell'Eni appena un anno prima, nel dicembre 2000, di essere nominato vicepresidente guarda caso proprio della stessa banca d'affari.
Nel 1994 il Tesoro siglò un accordo quadro con la banca d'affari Usa Morgan Stanley che prevedeva una clausola capestro che avrebbe permesso all’istituto finanziario di New York di chiudere unilateralmente i contratti sui derivati. Morgan Stanley la esercitò nel 2011, in piena tempesta finanziaria per l’Italia, ed ottenne dal governo della macelleria sociale Monti il pagamento di 3 miliardi di euro di interessi sui titoli derivati, proprio in quegli anni il figlio di Draghi, Giacomo, faceva carriera nella banca in questione, un ringraziamento nei confronti di Mario che tanto aveva voluto quell'accordo?
 
Presidente della Banca d'Italia
Dunque Draghi, come tanti altri personaggi, si pensi a Siniscalco e Grilli, ha diretto l’acquisizione da parte della Repubblica italiana di titoli speculativi che hanno arricchito le banche d'affari e impoverito le casse dello Stato, in particolare i famigerati “derivati”, titoli tossici diventati tristemente il simbolo della “finanziarizzazione” dell'economia capitalistica e rispetto all'acquisto dei quali, da parte dello Stato (ivi inclusi gli enti locali), vige una forma di segreto di stato di fatto.
Nel 2005 diventa presidente della Banca d'Italia al posto di Antonio Fazio e del Consiglio Direttivo e del Consiglio Generale della Banca centrale europea nonché membro del Consiglio di amministrazione della Banca dei regolamenti internazionali.
Le sue annuali Considerazioni finali esortavano alla riduzione delle tasse per i ricchi, al taglio delle spese correnti, la controriforma della previdenza e del mercato del lavoro, l'innalzamento dell'età pensionabile, il sostegno alle imprese da parte delle banche, richiami al dovere di “modernizzare” in senso privatistico e aziendalistico la scuola.
Nel discorso del 2008 metteva in evidenza lo scarto di produttività tra il Mezzogiorno e il Nord Italia entrando così in polemica con l'allora ministro dell'economia Tremonti all'epoca del governo del delinquente Berlusconi, che comunque lavorerà per farlo diventare nel maggio del 2011 il terzo Presidente della storia della BCE, dove rimarrà fino all'ottobre del 2019 quando verrà sostituito dall'attuale presidente, Christine Lagarde.
 
Berlusconi lo sponsorizza a presidente della BCE
Come presidente della BCE è stato ispiratore e sostenitore delle infami politiche economiche, monetarie, iperliberiste, interventiste e antipopolari dell'UE imperialista, tanto che le sue capacità di influenzare i governi della UE gli sono valsi gli ambiti titoli di “uomo dell'anno” dei quotidiani inglesi “Financial Times” e “Times” nel 2012 e di 18° uomo più più potente del mondo della rivista "Forbes" nel 2018.
Palesi e inquietanti i suoi legami con la massoneria, nel libro: "Massoni società a responsabilità illimitata – La scoperta delle Ur-Lodge", di Gioele Magaldi (Chiarelettere 2014) l'autore afferma che Draghi è membro di ben cinque Ur-Lodge: la Edmund Burke, la Three Eyes (la stessa di "re" Giorgio Napolitano), la White Eagle, la Compass Star-Rose e la Pan-Europa.
 
Un massone di rango da sempre sostenuto da potenti consorterie massoniche
Nel libro: "Fratelli d’Italia – Quanto conta la massoneria?" di Ferruccio Pinotti (BUR 2007) si afferma a pagina 388, per bocca di Florio Fiorini, che negli anni Sessanta e Settanta era uno degli uomini chiave per il finanziamento di tutti i partiti anticomunisti: “Secondo me Draghi è un terminale di finanza americana”.
Nell’intervista concessa al giornalista Fabrizio D’Esposito de Il Fatto Quotidiano Gioele Magaldi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia Democratico (God), sul cui sito è apparsa in versione integrale, così risponde sul Draghi massone: “Mario Draghi e Mario Monti sono entrambi massoni. Di più: appartengono all’aristocrazia massonica sovranazionale. Su ciò saranno peraltro prodotte importanti ed autorevoli testimonianze documentarie nel mio libro Massoni. Tra l’altro, occorre dire che troppo spesso, sulla questione MPS, ci si interroga sul livello italiano degli intrecci massonici. In realtà, se c’è un massone implicato fino al collo nella vicenda, quello è proprio il Venerabilissimo Maestro Mario Draghi, governatore di quella Banca d’Italia che tutto fece tranne che intervenire energicamente al tempo della strana acquisizione di Banca AntonVeneta da parte del Monte dei Paschi di Siena. (…) Quando c’è in ballo il potere: economico-finanziario, bancario, politico, diplomatico, ecclesiastico, etc. c’è sempre di mezzo la Massoneria. Non c’è da stupirsene: il mondo moderno e contemporaneo di matrice euro-atlantica è nato grazie all’azione di avanguardia ideologica svolta dai liberi muratori contro l’Ancien Regime. È naturale che i creatori delle società moderne ne abbiano mantenuto il controllo.”
Del resto sono talmente note le sue frequentazioni con le logge massoniche e con analoghe associazioni segrete dall'indurre il Mediatore europeo ad aprire un'inchiesta su Draghi, come risulta da un post del Movimento 5 Stelle Europa del 27 dicembre 2017 in cui si legge: “è finita sotto torchio l’adesione del Presidente della BCE e il coinvolgimento di alti funzionari dell’Istituto al Gruppo dei Trenta, un gruppo internazionale privato avvolto da assoluta segretezza e opacità che si occupa di questioni economiche, monetarie e finanziarie. Secondo le accuse, la partecipazione di Draghi a questo gruppo mina i requisiti di indipendenza, reputazione e integrità della BCE. Tra le fila del gruppo dei Trenta vi sono soprattutto le grandi banche di investimento, come JP Morgan, Goldman Sachs, Credit Suisse, Morgan Stanley, Deutsche Bank, Santander, UBS, e anche i fondi che speculano sui crediti deteriorati come Blackrock. In particolare, il forum si è occupato di individuare le riforme per mettere in sicurezza il sistema bancario e finanziario che ci ha trascinato nella crisi più profonda della storia recente.”
Da tutto ciò risulta che Draghi non si è limitato a svolgere un ruolo puramente esecutivo da tecnico e comprimario ma da coprotagonista, insieme ai tanti suoi compari, da Prodi a Ciampi, da Amato a D'Alema, a Berlusconi, nella demolizione della Prima repubblica e nell'avvento della seconda repubblica neofascista preconizzata e imposta dalla P2 di Gelli ricorrendo a ogni mezzo, dallo stragismo al ricatto economico, dagli omicidi eccellenti alle privatizzazioni selvagge.
Insomma basta e avanza per capire quali potenti consorterie massoniche ed esclusive associazioni segrete abbiano costruito la sua inarrestabile e travolgente carriera di fedele e abile economista e massimo dirigente del sistema finanziario capitalista e imperialista nazionale e internazionale, fino a condurlo al vertice governativo italiano anche grazie alla regia del presidente Mattarella che lo ha salutato come leader di “alto profilo” e spacciato quale estremo “salvatore della Patria”.
È stato Presidente del Financial Stability Forum del Financial Stability Board nonché Direttore esecutivo per l'Italia della Banca Mondiale e nella Banca Asiatica di Sviluppo. Del resto il Gruppo dei Trenta, di cui è membro, potentissima e segreta organizzazione internazionale di finanzieri ed esperti, fondata dal magnate americano Rockefeller, detta la linea e condiziona le scelte in materie che Wikipedia così riassume: “Cambi e valute; Mercati, capitali internazionali; Enti finanziari internazionali; Banche centrali e la supervisione dei servizi finanziari e dei mercati; Questioni macroeconomiche quali i mercati dei prodotti e del lavoro.”
Fervente devoto di Sant'Ignazio da Loyola, fondatore dell'ordine dei gesuiti, è molto vicino, appunto, al gesuita papa Bergoglio che nel 2011 lo nomina membro ordinario della Pontificia accademia delle scienze sociali.
 
L'entusiastico sostegno dei mercati, dei padroni e del grande capitale europeo e internazionale
La sua carriera tra incarichi pubblici e privati tra alta finanza, cariche pubbliche, massoneria e vaticano, è la personificazione stessa del fatto che nell'epoca dell'imperialismo è sempre più inestricabile l'intreccio e la compenetrazione tra gli stati borghesi e i monopoli e le centrali direttive e di comando del capitale finanziario (nato dalla fusione tra il capitale industriale con quello bancario) al punto che sono spesso gli stessi uomini, com'è il caso di Draghi, a occupare le poltrone di comando ora dell'alta finanza privata ora delle istituzioni governative nazionali e internazionali.
Cosa ampiamente dimostrata dall'entusiastico apprezzamento dei mercati, dei padroni e dei loro fogliacci e organi d'informazione volti a costruire un consenso di massa intorno a Draghi e al suo nascituro governo, che, siamo certi di questo, sarà uno dei peggiori e antipopolari governi della storia d'Italia, in grado di scavalcare a destra perfino l'appena defunto governo del dittatore antivirus Conte al servizio del regime capitalista neofascista.
 

10 febbraio 2021