Sulla scia dello sciagurato esempio del sindaco PD di Firenze Nardella, che ha aperto la sala del Consiglio comunale ai fascisti
“Giorno del ricordo”: l'amministrazione di Rufina sempre più traino del revisionismo storico in Valdisieve
Comunicato della Cellula “F. Engels” della Valdisieve del PMLI

Non abbiamo fatto in tempo a pubblicare un comunicato stampa con il quale chiedevamo ai sindaci della Valdisieve di prendere le distanze e di condannare lo sciagurato esempio dato dal sindaco di Firenze, Città Medaglia d'Oro della Resistenza, Dario Nardella, che ha celebrato il “Giorno del Ricordo” con una diretta you-tube nel corso del Consiglio comunale dell'8 febbraio, che il post delle 14.55 del 9 febbraio apparso sul profilo Facebook del Comune di Rufina, ci ha costretti a cambiare il taglio dell'intervento.
Se da un lato Nardella, e con lui il PD fiorentino, dando la parola a Emanuele Merlino - autore del libro “Foiba Rossa” edito dalla casa editrice Ferrogallico fondata da ex membri di Forza Nuova e, come scrive l'ANPI di Firenze, “assiduo frequentatore dell'estrema destra con numerose presentazioni del proprio libro nelle sedi di Casapound” - non solo ha aperto le porte del Consiglio comunale a un neofascista investendolo di un'aurea istituzionale ma ha anche promosso quella lettura dei fatti revisionista di stampo fascista, anticomunista e che denigra la Resistenza, l'amministrazione Maida (PD) di Rufina si conferma traino del revisionismo storico fra i comuni della Valdisieve installando una targa “In onore e ricordo di tutti i martiri delle Foibe”.
Eclatante la locandina stessa dell'elenco, pubblicata a cura dell'assessorato alla Memoria diretto da Stefania De Luise, dov'è tinta di rosso l'Istria, ma non nel tentativo di rappresentare il sangue delle popolazioni slave massacrate dall'occupazione fascista, bensì quello dei cosiddetti “infoibati”, che nella loro stragrande maggioranza erano fascisti e collaborazionisti del regime. La giunta Maida non solo li ricorda, ma anche li “onora”, in barba alle repressioni, stragi, incendi di villaggi e massicce deportazioni nei campi di concentramento dove vi furono decine di migliaia di morti per fame, malattie e violenze tra la popolazione jugoslava perpetrate dai fascisti di Mussolini.
Il fatto che sia proprio l'art.1 della legge 92 del 30 marzo 2004 che istituisce il “Giorno del Ricordo” parli di “tutte le vittime” non giustifica nulla, anzi conferma, proprio perché non si è scelta una formula diversa, l'intento revisionista dell'operazione fin dalle sue origini.
Al pari del convegno promosso dal sindaco Maida lo scorso anno, anche oggi siamo di fronte a una celebrazione che consegna alla pietra della targa che sarà affissa in biblioteca, luogo di conoscenza e cultura, una versione distorta della storia, parziale, isolata da un contesto più ampio e complesso, ben diverso dal tentativo di far passare la vicenda come una “pulizia etnica” da parte dei comunisti - che non si è mai verificata come testimoniano le numerose enclavi italiane tutt'ora presenti in quei territori - come invece dichiara la Lega di Pontassieve in opportunistica chiave nazionalista e anticomunista.
Queste iniziative - che se ne abbia coscienza oppure no - riabilitano il fascismo storico e il colonialismo del ventennio, infangando nei fatti l'azione stessa dei partigiani, ma soprattutto rafforzano e sdoganano il neofascismo attuale e i suoi neri militanti che giubilano di fronte a certi riconoscimenti istituzionali, e che addirittura sono chiamati a declamare la loro versione dei fatti a popolazioni e studenti dalle stesse amministrazioni che poi fanno a gara per esibire la propria patente “antifascista”.
Possibile non comprendere questa grande e pericolosa contraddizione?

 

Partito marxista-leninista italiano
Cellula “F. Engels” della Valdisieve
Rufina, 10 febbraio 2021