Rapporto del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, presentato alla 11ª Sessione Plenaria del 1° CC del PMLI allargata a tutti i membri fondatori del Partito
Il ruolo e i compiti dei membri fondatori del PMLI

In queste pagine pubblichiamo l'importante e sempre attuale Rapporto che il compagno Giovanni Scuderi presentò alla 11ª Sessione plenaria del CC del PMLI allargata a tutti membri fondatori del Partito, tenutasi con successo il 25 aprile 1980. Come si legge nel Comunicato della Sessione: “Il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del Partito, ha presieduto i lavori ed ha presentato un rapporto sul tema "Il ruolo e compiti dei membri fondatori del PMLI". Questo rapporto, che sarà pubblicato su "Il Bolscevico" (il n. 19 del 1980, ndr), è stato discusso in profondità ed approvato con entusiasmo. Sulla base di esso, i fondatori del Partito hanno preso coscienza fino in fondo del loro ruolo di pionieri dell'edificazione del Partito e si sono solennemente impegnati a decuplicare i loro sforzi per diffondere fra la classe operaia e le masse lavoratrici, giovanili e femminili e i sinceri rivoluzionari la coscienza della necessità del Partito marxista-leninista, per trasmettere integralmente e correttamente la linea politica del Partito ai nuovi militanti e per divenire dei comunisti esemplari in modo da esercitare un'influenza positiva e più incisiva sui compagni e sulla lotta di classe contro il capitalismo, la DC e il revisionismo.”
 
Compagne e compagni,
In base al mandato ricevuto dal Comitato centrale devo trattare il tema: “Il ruolo e i compiti del membri fondatori del PMLI”. Ma permettetemi anzitutto che esprima a ciascuno di voi i miei più profondi e riconoscenti ringraziamenti per tutto quello che con tanta generosità avete donato al Partito in questi suoi tre meravigliosi anni di vita, e che rivolga un saluto molto affettuoso e augurale ai due compagni cooptati nel CC come membri candidati in occasione del 3° anniversario della fondazione del Partito. Essi si sono conquistati sul campo di battaglia i “galloni” di dirigente dando del contributi importanti alla causa del Partito. La loro nomina a dirigente costituisce un'importante vittoria della linea proletaria rivoluzionarla del Partito e del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Ciò rafforzerà il lavoro del CC e apporterà una nuova ventata di freschezza e di dinamismo al suo interno. Sono convinto che i due nuovi quadri centrali daranno delle grandi soddisfazioni politiche al Partito. Invito i membri del CC eletti dal Congresso ad aiutarli, come del resto già stanno facendo, ad inserirsi completamente nella massima istanza del Partito e a trasmettergli tutta la ricca esperienza che possiedono in modo che essi acquistino le conoscenze e la preparazione politica che sono già patrimonio di tutto il Comitato centrale.
Oggi ricorre il 35° anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo e noi siamo qui, in prima linea, per tenere ben alti i valori di quell'epica lotta, operando concretamente perché la storia dell'emancipazione delle masse lavoratrici italiane non conosca soste e raggiunga presto il prossimo traguardo che è il socialismo.
È questa la prima volta che il CC del PMLI si riunisce in Sessione plenaria allargata a tutti i membri fondatori del Partito. Si tratta di un evento eccezionale, più unico che raro. In genere, le Sessioni allargate dei Comitati centrali del partiti comunisti si tengono insieme a dirigenti di livelli inferiori o di strutture direttamente dipendenti dal CC e, nel socialismo, con i responsabili di organismi statali ma mai, a quanto risulta, con i fondatori del Partito in quanto tali.
Se il CC ha perciò invitato a questa Sessione plenaria tutti i membri fondatori del Partito, anche se non dirigenti, è perché l'attuale situazione nazionale e internazionale e l'incalzare del revisionismo moderno su scala mondiale richiedono un grande sforzo da parte di ciascuno di voi per dare un nuovo impulso alla grande opera di consolidamento e sviluppo del Partito.
 

I fondatori sono i pionieri dell'edificazione del partito
In effetti voi, cari compagni, avete dimostrato nella pratica di essere, Indipendentemente dalla vostra attuale collocazione gerarchica, la colonna portante del Partilo, i pionieri dell'edificazione dei Partito. Senza di voi non solo non esisterebbe il Partito ma non si potrebbe procedere nemmeno di un palmo nella sua costruzione e nella sua espansione in tutto il territorio nazionale. Questo perché fra tutti i militanti del Partito solo voi potete capire fino in fondo i suoi problemi in quanto siete voi che l'avete creato e lanciato verso l'avvenire. Senza voler togliere nulla agli altri compagni, che hanno tanti altri meriti, è un dato di fatto che siete voi che sopportate da tanti anni, in alcuni casi da 13-10 anni, il peso maggiore dell'edificazione del Partito senza venir mai meno all'impegno solenne che vi siete liberamente assunti di fronte al proletariato italiano e al movimento comunista internazionale. Mentre altri sono stati risucchiati dalla borghesia e dal revisionismo, voi avete resistito a tutte le prove della lotta di classe e temprati e forgiati da essa siete divenuti d'acciaio e decisi più che mai a fare del PMLI un grande partito rivoluzionario.
Il segreto della vostra forza, della tenuta alla distanza, della capacità di resistere alle dure fatiche e alle pallottole inzuccherate della borghesia, risiede nella incrollabile fiducia che nutrite verso le masse, il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e il Partito. Infatti, la pratica dimostra che chi non ha fiducia in uno solo di questi tre elementi non potrà mal far nulla di utile per la rivoluzione socialista, e prima o poi tradirà il proletariato e passerà nel campo della controrivoluzione.
Noi membri fondatori abbiamo un ruolo fondamentale nella costruzione del Partito. Questo perché siamo contemporaneamente gli architetti e i manovali di questa grandiosa opera che non ha precedenti nella storia del movimento operaio italiano. In quanto manovali possiamo essere sostituiti e coadiuvati ma non come architetti, poiché il progetto globale del Partito solo noi lo conosciamo a perfezione e lo possiamo trasmettere integralmente e correttamente ai nuovi militanti del Partito. Il nostro ruolo storico non è quindi terminato con la fondazione del Partito, ma è iniziato da lì e lo dispieghiamo completamente man mano che procede l'opera di costruzione ideologica, politica, programmatica e organizzativa del Partito. Anzi si può dire che il nostro ruolo di membri fondatori del Partito diventa sempre più importante col trascorrere del tempo, quando è più facile che si disperdano i valori, i sentimenti, lo spirito e lo slancio del primi momenti, e col sorgere di nuovi problemi e difficoltà, quando è più grosso Il rischio di perdere l'orientamento rivoluzionarlo iniziale.
 

Diffondere la coscienza della necessità del Partito marxista-leninista
Noi non rappresentiamo solo la memoria storica del Partito e la testimonianza vivente della fedeltà alla causa del Partito, ma siamo anche i principali e più decisi artefici politici e materiali della costruzione del Partito in quanto ci rendiamo conto che senza la nostra azione diretta e multiforme non è possibile che i rivoluzionari acquistino la coscienza della necessità del Partito rivoluzionario basato sul marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Ora, finché migliaia e migliaia di elementi avanzati del proletariato non entreranno nel Partito, il nostro compito principale è di diffondere fra le masse rivoluzionarie la coscienza della necessità del Partito marxista-leninista. A volte, come nell'attuale situazione, ci vuole un lungo periodo di tempo prima che la parte avanzata della classe operaia capisca che senza partito rivoluzionario non è possibile emanciparsi dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Ma anche nel passato, nonostante la spinta di Marx ed Engels, ci volle molto tempo affinché si costituissero i primi partiti proletari. E Lenin impiegò ben 17 anni per arrivare a formare il Partito bolscevico. Evidentemente la propaganda e l'azione dei rivoluzionari si devono incontrare con avvenimenti eccezionali e con l'esperienza diretta delle masse affinché venga acquisita a un livello più largo la coscienza del partito. Il potenziale organizzativo del '68-'69 è stato dilapidato in gran parte dai gruppi sedicenti marxisti-leninisti e rivoluzionari e quello del '77 dalla cosiddetta “autonomia operaia”. Ma in questi anni '80 si presenteranno ancora altri grandi sconvolgimenti sociali che favoriranno enormemente l'espansione della coscienza del partito. Speriamo di potere avere più mezzi rispetto al passato per poter dedicare più forze a tempo pieno al lavoro di proselitismo e di edificazione del Partito. Tuttavia la lentezza con cui allo stato attuale matura la coscienza della necessità del partito e le difficoltà che si incontrano per infonderla alla classe operaia non devono scoraggiarci né farci desistere dal nostro compito. Ci sono diversi fattori che impediscono ai rivoluzionari di vedere subito come stanno effettivamente le cose e di orientarsi immediatamente secondo gli interessi della rivoluzione. Il revisionismo, il trotzkismo, il terrorismo, lo spontaneismo sono dei fattori che annebbiano la vista di molti elementi rivoluzionari e li portano ad assumere degli atteggiamenti oggettivamente in contrasto con la rivoluzione. Ma poiché i rivoluzionari vogliono la rivoluzione finiranno con l'abbandonare queste correnti controrivoluzionarie e con l'unirsi ai marxisti-leninisti. Solo che non dobbiamo pensare che questo passaggio organizzativo avvenga spontaneamente e senza la nostra influenza. Al contrario è necessario centuplicare i nostri sforzi, studiare meglio la situazione e affinare la nostra tattica per far breccia sui rivoluzionari e conquistarli al nostro Partito.
Non è facile avere un rapporto diretto, esclusivo o privilegiato con i rivoluzionari poiché sono molte le organizzazioni che si contendono la fiducia degli elementi che escono dal PCI su posizioni rivoluzionarie. Ma se partecipando attivamente e su posizioni d'avanguardia alla lotta di classe sapremo unirci a essi gradualmente riusciremo a convincerli della giustezza della nostra linea, e della necessità di militare nel nostro Partito. Dobbiamo avere più Iniziative nel lavoro di proselitismo. Non dobbiamo aspettare che tutto ci venga calato dall'alto, che altri compagni facciano ciò che spetta a ciascuno di noi, e che i simpatizzanti prendano da sé la decisione di essere membri del Partito. La propaganda generale del proselitismo non può sostituire il lavoro personale e specifico dei singoli membri del Partito, i quali hanno il dovere di aprire un dialogo con tutti gli elementi effettivamente rivoluzionari che conoscono per mettere a confronto le rispettive posizioni e, quando i tempi sono maturi, proporgli nelle dovute forme di entrare nel PMLI.
Ancora adesso l'ostacolo principale che si frappone tra noi e i rivoluzionari è il partito revisionista. Per noi è chiaro che questo partito non ha più nulla di comunista e che è completamente integrato nel sistema capitalistico. Ma suoi membri rivoluzionari non ne sono convinti del tutto, e comunque pensano di potergli cambiare linea e direzione tramite la corrente filosovietica di Cossutta o quella trotzkista di Ingrao. Questo naturalmente complica il nostro lavoro di proselitismo verso i compagni di base del PCI, ma quando questo partito entrerà nel governo e l'URSS intensificherà la sua politica espansionistica e guerrafondaia le condizioni cambieranno rapidamente e a noi sarà più facile ottenere la fiducia e l'adesione organizzativa dei rivoluzionari. Ciò però non ci autorizza a starcere con le mani in mano in attesa che questi fatti si compiano. Nelle risoluzioni di Partito, negli interventi di massa, nei colloqui personali con gli elementi avanzati dobbiamo battere e ribattere sulla necessità storica e pratica del Partito rivoluzionario e del conseguente dovere di ogni rivoluzionario di farvi parte.
Vi sono dei giovani, intellettuali, piccolo-borghesi, sottoproletari e anche qualche operaio, che credono di aver risolto il problema gettandosi nel terrorismo e nella clandestinità. Essi non si rendono conto così facendo di fare il gioco della reazione e degli stessi revisionisti che non gli pare il vero che fresche energie giovanili vengano bruciate e disperse nella folle avventura del terrorismo.
Cosicché la nostra opera di proselitismo diventa quanto mai complessa e ardua in una situazione come questa in cui da più parti, da destra e da "sinistra", si cerca di attrarre i rivoluzionari e di distorglierli dal loro dovere principale che è quello di riunirsi nel Partito rivoluzionario e di partecipare attivamente alla sua costruzione. Da qui l'urgenza e la necessità che i fondatori del Partito mettano tutto l'impegno, l'esperienza, la preparazione politica la capacità dialettica che posseggono per convincere i rivoluzionari a tagliare i ponti con il revisionismo di destra e di "sinistra" e a lavorare alacremente all'edificazione del Partito del proletariato.
 

Trasmettere ai nuovi militanti la linea politica del PMLI
II secondo compito dei fondatori dei Partito è quello di trasmettere ai nuovi militanti la linea politica del PMLI.
Il Congresso di fondazione del Partito ha adottato una linea politica rivoluzionaria proletaria che discrimina nettamente il nostro Partito da qualsiasi altro partito che si richiama alla classe operaia e al socialismo. Essa è conforme al marxismo-leninismo-pensiero di Mao e alla situazione concreta dell'Italia, e su ogni questione fornisce il giusto orientamento di classe. Man mano che aumentano l'esperienza, la conoscenza e la forza del Partito, la nostra linea si arricchisce e si sviluppa ma sempre rimanendo nell'ambito del suo solco originario. Il revisionismo moderno ha tentato a più riprese di mutarla e capovolgerla ma il Partito è stato più forte ed è riuscito a conservare, rafforzandola, la sua linea. Noi siamo consapevoli che il revisionismo tenterà ancora dl sovvertirla per distruggere il nostro Partito ma siamo preparati a tenergli testa e a respingere i suoi velenosi attacchi.
L'odio del revisioniamo contro di noi si capisce perfettamente. Esso è dovuto al fatto che il nostro Partito costituisce nei suoi confronti l'unico elemento di contraddizione reale e antagonistico all'interno della classe operaia e dei rivoluzionari. Quest'odio però è ricambiato molto volentieri da parte nostra perché i revisionisti sono del traditori, dei rinnegati, i più pericolosi corruttori e ingannatori del movimento operaio, il partito di riserva della borghesia con il quale essa può continuare ad esercitare il proprio dominio senza ricorrere alla aperta dittatura fascista.
La nostra linea politica rappresenta un punto di forza non solo per il proletariato italiano ma anche per il proletariato internazionale. Altrove, di fronte agli attacchi incessanti del revisionismo, si è capitolato, si è ammainata la bandiera del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, ma noi non abbiamo ceduto nemmeno di un millimetro e rimaniamo fieramente fedeli alla via della Rivoluzione d'Ottobre. Con ciò apportiamo il nostro modesto contributo alla causa comune di tutto il movimento comunista internazionale e incoraggiamo i partiti fratelli a tenere duro, a superare le temporanee difficoltà e a proseguire con maggiore ardore nella lotta contro il revisionismo moderno sicuri della vittoria finale.
L'esperienza insegna che al revisionismo moderno non bisogna fare alcuna concessione, specialmente sul piano dei principi e della linea politica. Cedere qualcosa, anche se di poco conto, al revisionismo significa svuotare gradualmente il marxismo-leninismo-pensiero di Mao dai suoi contenuti rivoluzionari e scivolare gradualmente nel campo della borghesia e della reazione. Cedere al revisionismo significa cedere alla borghesia. Guardiamo la storia del PCI. La borghesia gli ha chiesto di rinunciare alla rivoluzione socialista e alla dittatura del proletariato e di accettare e rispettare la logica e le regole del parlamentarismo e della democrazia capitalistica ed esso ha ceduto. Gli ha chiesto di rinunciare all'internazionalismo proletario e all'unità con gli autentici partiti comunisti e di rispettare le alleanze imperialistiche dell'Italia ed esso ha ceduto. Gli ha chiesto di rinunciare al materialismo dialettico e storico, al marxismo-leninismo e al centralismo democratico e di accettare il "pluralismo" culturale, sociale e politico ed esso ha ceduto. Gli ha chiesto di rinunciare all'economia socialista e di accettare l'economia di mercato ed esso ha ceduto. Di cedimento in cedimento esso ha cosi sostanzialmente cancellato ogni suo legame con Lenin e con l'autentico movimento comunista internazionale e si è pressoché ricongiunto con la socialdemocrazia e con la 2ª internazionale.
È inutile che i revisionisti di tutte le risme e di tutte le nazioni ora si ricerchino e si riuniscano. Il loro tradimento della causa della rivoluzione socialista e dell'emancipazione del proletariato è talmente palese che nessuno accordo e scambio reciproco di patenti comuniste lo potrà coprire. In economia, in politica, in filosofia e in ogni campo o si sceglie la via marxista-leninista o la via borghese. Una terza soluzione non esiste. Quindi bisogna essere risoluti e coerenti nella scelta, o di qua con la rivoluzione o di là con la controrivoluzione. Noi abbiamo scelto la via marxista-leninista e non siamo disposti in alcun modo a rinunciarvi. Non imporla se per convincere la classe operaia a imboccare la via marxista-leninista dovremo impiegarci una vita. Finché avremo fiato ed energie da spendere continueremo a perseverare nella via marxista-leninista perché è l'unica che sia capace di assicurare l'emancipazione del proletariato.
La via marxista-leninista in Italia è tracciata nettamente dalla linea politica del nostro Partito che ha al suo centro l'abbattimento violento della dittatura della borghesia e l'instaurazione della dittatura del proletariato. L'opposizione di classe al sistema economico capitalistico, al governo e alle istituzioni borghesi, l'antifascismo, l'antiparlamentarismo e l'astensionismo elettorale, l'antiriformismo e l'antilegalitarismo da una parte; la difesa strenua degli interessi immediati e a lungo tempo delle masse proletarie e popolari, nonché dell'indipendenza e della sovranità dell'Italia e delle conquiste democratiche e progressiste dall'altra, costituiscono degli anelli d'acciaio della nostra linea politica. Spezzare anche uno solo di questi anelli significherebbe distruggere tutta la nostra linea politica. Noi non permetteremo a chicchessia di alterare o mutare questa nostra linea politica, e ci adopereremo con tutte le nostre forze per renderla ancora più acuminata e tagliente. Chi vuole davvero la rivoluzione socialista, e non a parole non ha altra strada che venire e rafforzare PMLI e seguire la sua linea politica.
L'evoluzione della situazione nazionale e internazionale dimostra ogni giorno di più quanto sia giusta la linea politica del PMLI. Il governo tripartito Cossiga non ha risolto, e non poteva risolvere, il problema della stabilità politica del Paese, anche se ha riammesso nella "stanza dei bottoni' il PSI e ha creato le condizioni per un'opposizione di facciata del PCI. Perdurando il dominio borghese, nella situazione di sfascio generale che esiste in Italia, la stabilità politica è una chimera. Se la borghesia ammetterà il PCI al governo ci potrà essere un periodo di relativa calma sociale, ma quando i nodi politici, economici e sociali ritorneranno al pettine e le rivendicazioni e le aspirazioni dei lavoratori verranno ancora una volta sacrificate alle esigenze del capitalismo, la ribellione delle masse esploderà con la violenza dell'uragano. La rivolta popolare di Palagonia, che noi salutiamo con grande entusiasmo, è un chiaro segno di quello che potrebbe accadere alle istituzioni borghesi e ai partiti ad esse asserviti e che rimangono sordi ai richiami e ai bisogni delle masse.
Dobbiamo fare seria attenzione a non farci confondere con alcuna forza istituzionale, noi siamo costituzionalmente e nei fatti contro questo sistema, questa economia e questo governo. Per cui il nostro posto deve essere sempre alla testa delle ribellioni popolari e delle lotte politiche, economiche, sindacali, sociali e culturali delle masse. Il governo tripartito Cossiga è un pessimo governo per struttura, composizione e programma e noi lo dobbiamo combattere duramente denunciando con forza i suoi atti concreti che vanno contro gli interessi delle masse e della nazione.
Dopo l'aggressione del socialimperialismo sovietico in Afghanistan e le minacce di intervento militare in Iran da parte dell'imperialismo americano, il pericolo di una nuova guerra mondiale si è gravemente avvicinato, anche se i fattori di rivoluzione non cessano di svilupparsi. Dobbiamo intensificare la pressione sul governo affinché l'Italia si svincoli dai suoi legami con gli USA e la Nato e acquisti un'effettiva indipendenza ed equidistanza dalle due superpotenze. Non vogliamo che il nostro popolo diventi carne da cannone per l'imperialismo americano. Questo deve cessare le ritorsioni, i ricatti e le minacce contro l'Iran il quale ha il pieno diritto di riavere lo Scià e di avere l'assicurazione dagli Usa che non ficcheranno più il naso nei suoi affari interni. Noi condanniamo risolutamente l'allineamento della CEE con gli Usa per quanto riguarda le sanzioni diplomatiche ed economiche contro l'Iran, e chiediamo che il parlamento italiano respinga questa pericolosa politica bellicista e suicida che è contraria alla pace mondiale e ai nostri stessi interessi nazionali.
L'URSS deve ritirare le sue truppe dall'Afghanistan, e finché non lo fa noi chiediamo che il governo italiano congeli le relazioni diplomatiche, sospenda gli accordi economici, commerciali, finanziari, culturali e turistici con essa e annulli tutti i permessi di attracco delle navi sovietiche nei porti Italiani.
Di fronte al pericolo di guerra mondiale, dobbiamo estendere la nostra lotta contro le due superpotenze e la nostra propaganda fra le masse popolari della necessità di ricorrere alla guerra civile rivoluzionaria nel caso in cui l'Italia venisse coinvolta in una guerra imperialista mondiale e alla guerra popolare rivoluzionaria per la salvezza nazionale se l'Urss osasse invadere il nostro sacro suolo nazionale.
Può succedere che di fronte alle difficoltà, a ritardi nel raggiungere determinati risultati, ad autoillusioni a calcoli personali sbagliati, a pressioni della borghesia e del revisionismo qualcuno si stanchi e perda la fiducia nella via marxista-leninista, ma questo non lo può autorizzare a scaricare sulla linea del Partito la propria crisi politica e personale e la propria rinuncia alla vita rivoluzionaria. Quello che non va in questo caso non è tanto la linea del partito quanto iI proprio cambiamento di campo e la propria collocazione di classe.
La nostra linea politica è una potente arma dl lotta che può essere maneggiata e usata solo da chi è effettivamente e fino in fondo rivoluzionarlo, chi non ha i garretti saldi è impossibile che riesca a sorreggerla, difenderla e proporla alla classe operaia e alle masse popolari. Noi fondatori del Partito, dobbiamo essere i più ardenti e i più preparati propagandisti della linea del Partito. In primo luogo la dobbiamo diffondere all'interno del Partito in quanto i nuovi militanti non possono che averne una conoscenza superficiale, incompleta e libresca. Occorre perciò che gliela spieghiamo in modo vivo partendo dal loro livello di coscienza e dalla loro esperienza politica concreta. l nuovi compagni quando entrano nel Partito raramente si presentano come dei libri bianchi su cui si può scrivere in bella calligrafia la linea del Partito. In genere hanno già fatto un'esperienza di partito o comunque escono da una ben determinata influenza ideologica e politica. Nostro compito è di trasformare, con la loro attiva collaborazione, la loro concezione del mondo e la loro pratica sociale e politica attraverso il materialismo dialettico e storico, il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la nostra linea politica. Non si tratta di un lavoro semplice e rapido, ma è essenziale per formare del bravi comunisti, dei militanti coscienti, responsabili e risoluti del Partito.
I membri candidati non vanno lasciati in balia di se stessi e impiegati immediatamente in prima linea o in compiti in cui ancora non sono preparati e sproporzionati alle loro forze. Altrettanto sbagliato sarebbe farli vivere nella bambagia e al riparo da qualsiasi urto della lotta di classe. I comunisti si formano nello scontro con i nemici di classe, ma se non posseggono una giusta linea politica rischiano di girare a vuoto e di fare più male che bene. Dobbiamo perciò prestare una maggiore attenzione alla formazione teorica e politica dei membri candidati affinché la loro azione pratica sia efficace e la linea politica del Partito sia patrimonio comune di tutti i compagni, fondatori o no, dirigenti e semplici militanti.
 

Essere d'esempio ai nuovi militanti
Essere d'esempio al nuovi militanti è un altro importante compito dei fondatori del Partito.
L'esempio è essenziale per un rivoluzionario. Esso vale più di mille discorsi e incitamenti. Le chiacchiere non fanno farina. Le opere, i fatti, le azioni, la coerenza col marxismo-leninismo-pensiero di Mao, la dedizione appassionata alla causa della rivoluzione, il modo con cui si affrontano e sì risolvono i problemi collettivi e personali esercitano una enorme influenza sui compagni. La necessità di avere davanti degli esempi, cioè qualcuno che incarni i propri ideali, i propri sentimenti e le proprie aspirazioni e li sappia esprimere a più alto livello, è un'esigenza umana del tutto naturale e legittima. Tutte le persone, indipendentemente dalla classe a cui appartengono, che ne abbiano più o meno coscienza, hanno dei modelli a cui si riferiscono e su cui si ispirano. I nostri massimi modelli sono Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, ma se accanto a noi abbiamo un compagno esemplare ne ricaviamo lo stesso dei benefici, degli insegnamenti e degli incoraggiamenti. Nel nostro Partito ci dovrebbe essere una gara per diventare dei comunisti esemplari. Non certo per ricercare elogi e meriti ma per essere a posto con la propria coscienza rivoluzionaria, per essere elementi attivi e di prima linea nella lotta contro il capitalismo, la DC e il revisionismo, e per esercitare un'Influenza positiva sui compagni.
Per diventare dei comunisti esemplari bisogna essere molto severi con se stessi, senza lasciarsi andare ad alcuna forma di liberalismo verso di sé. Ciascuno di noi sa quali sono i propri punti forti e quali quelli deboli. Dobbiamo sviluppare i primi ed eliminare o limitare i secondi.
Se siamo dei bravi organizzatori, oratori, redattori di volantini o di articoli dobbiamo perfezionare queste nostre doti e attitudini sul piano politico, teorico e tecnico in modo da essere in questi campi veramente rossi ed esperti. Se invece non possediamo queste caratteristiche dobbiamo sforzarci di averle almeno in una certa misura, perché sono indispensabili nella lotta di classe e perché non possiamo dipendere dalla supplenza di altri compagni nei compiti che sono comuni a tutti i militanti del Partito.
Bisogna stare attenti che i nostri difetti personali (individualismo, precipitazionismo, abulia, disordine, spigolosità di carattere, timidezza, ecc.), così come i problemi personali (contraddizioni familiari, salute, difficoltà economiche, disoccupazione, ecc.) non incidano negativamente sulla nostra attività politica. In ogni caso dovremo essere capaci di liberarci per quanto è possibile dei nostri difetti personali e di non essere paralizzati o travolti dai nostri problemi personali. Dobbiamo prendere risolutamente in pugno la nostra vita e darle un indirizzo totalmente rivoluzionario.
Naturalmente questo lavoro educativo su noi stessi costa grandi sacrifici e un grosso sforzo, ma è assolutamente necessario farlo se vogliamo dare un contributo più grande alla causa della rivoluzione, al consolidamento e allo sviluppo del Partito e alla formazione dei nuovi militanti. Per orientare correttamente la nostra vita e per essere sicuri di non sbagliare, di non recare danno al Partito e alla rivoluzione, dobbiamo attenerci a quanto ci ha insegnato il presidente Mao: "Un comunista deve essere di ampie vedute, sincero, leale e attivo, deve mettere gli interessi della rivoluzione al di sopra della sua stessa vita e subordinare gli interessi personali a quelli della rivoluzione; sempre ed ovunque, deve essere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata, in modo da consolidare la vita collettiva del Partito e rafforzare i legami tra il Partito e le masse; deve pensare più al Partito e le masse che agli individui, più agli altri che a se stesso. Solo così può essere considerato un comunista" (Contro il liberalismo, 7 settembre 1937).
Le occasioni per dimostrare di essere dei comunisti esemplari non ci mancano. La vita di partito e la partecipazione alla lotta di classe ci forniscono ogni giorno mille motivi per essere d'esempio ai nuovi compagni.
Esaminando autocriticamente l'apporto personale che diamo alla realizzazione dei sei compiti fissati dall'8ª Sessione plenaria, abbiamo l'esatta misura se siamo dei comunisti esemplari e che cosa ci manca per esserlo davvero.
Nelle cose grandi come in quelle piccole dobbiamo sforzarci di accontentare sempre il Partito e di seguire la sua volontà. Mettere gli interessi del Partito e della rivoluzione al di sopra dei propri interessi personali, è il principio guida che regola i nostri rapporti col Partito e le masse. Che si tratti di un lavoro intellettuale o di compiere un'azione pratica, che si tratti di organizzare un'attività o di seguire un ordine, che si tratti di elaborare un piano o di partecipazione alla sua realizzazione, in ogni caso bisogna avere uno spirito di servizio verso il Partito e le masse e assolvere il proprio compito con la massima serietà e scrupolosità.
Non dobbiamo essere noi a scegliere ciò che ci piace e ciò che non ci piace fare, ma dobbiamo lasciare che sia Il Partito a stabilire quello che dobbiamo fare e su quale linea dobbiamo muoverci. Questo non significa, naturalmente, che il singolo militante del Partito deve avere un atteggiamento passivo, di puro esecutore di ordini. Significa semplicemente comprendere lo spirito e il metodo con cui devono essere trattati i rapporti tra militante e Partito. C'è sempre in agguato il pericolo dell'individualismo piccolo-borghese che dobbiamo combattere per evitare che il Partito si frazioni e perda la sua unità e la sua combattività rivoluzionarie.
Il Congresso di fondazione del Partito ha coniato una parola d'ordine molto importante: Essere con e del Partito. Questa parola d'ordine sintetizza molto bene lo spirito rivoluzionario dei militanti del nostro Partito, e noi dobbiamo conformare ad essa la nostra vita rivoluzionaria. Dal momento che abbiamo scelto di militare nel PMLI, la nostra vita non appartiene a noi stessi ma al Partito e alla rivoluzione. La nostra è una scelta globale che non esclude nessuna parte di noi. Dobbiamo essere una cosa sola col Partito, e per esso dobbiamo essere pronti a sopportare qualsiasi sacrificio e privazione. Se non fosse così il nostro Partito non potrebbe esistere e il proletariato non disporrebbe di combattenti a sua disposizione 24 ore su 24.
Il carattere della militanza marxista-leninista non ha alcun riscontro con la militanza nei partiti revisionisti, e richiede un'alta coscienza politica e una dedizione assoluta alla causa rivoluzionaria. È ovvio che questo tipo di militanza non può essere vissuta compiutamente dai membri candidati fin dal momento stesso in cui entrano nel Partito. Occorre del tempo perché essi ne capiscano il valore e l'assumano come atteggiamento naturale della loro vita. La militanza marxista-leninista non si impara sui libri ma si apprende dalla pratica, soprattutto vedendo al lavoro i compagni con maggiore anzianità di Partito. Se noi fondatori del Partito non siamo dei buoni comunisti ma degli elementi di retroguardia, fiacchi, indisciplinati, egoisti e non preparati è probabile che anch'essi saranno dei cattivi comunisti. Se invece noi siamo dei comunisti irreprensibili su tutti i piani, preparati, dinamici, generosi, disciplinati, e coraggiosi è quasi certo che essi saranno bravi comunisti quanto e più di noi. È provato che è il nostro esempio che determina in gran parte il futuro rivoluzionario dei nuovi militanti del Partito.
Grandi sono perciò le nostre personali responsabilità in ordine alla costruzione del Partito, alla trasmissione della linea politica e alla formazione dei nuovi militanti. Forse non ne avevamo preso coscienza fino in fondo, e allora è bene che se ne discuta in senso critico e autocritico sulla base delle proprie esperienze personali affinché venga migliorato e rafforzato il nostro ruolo di fondatori del Partito. Prendiamo risolutamente in mano le sorti del nostro amato Partito, e lavoriamo alacremente insieme, ciascuno stando al suo posto di combattimento, per assicurargli un grande e luminoso avvenire.

17 febbraio 2021