Documento del Comitato centrale del PMLI
Contro il governo Draghi del capitalismo, della grande finanza e dell'Ue imperialista. Per il socialismo, il potere politico del proletariato e per difendere gli interessi del popolo

 

Il nuovo governo, che succede a quello del trasformista liberale Giuseppe Conte, affossato da Italia Viva di Matteo Renzi, è una disgustosa ammucchiata dei partiti della destra e della “sinistra” borghesi attorno al banchiere massone Mario Draghi. Esso è il risultato di un golpe bianco del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale senza consultare i partiti del parlamento ha assegnato, attraverso Draghi, il potere politico direttamente alla grande finanza e all'Ue imperialista. Un avvenimento che non ha precedenti, nemmeno nei governi Ciampi e Monti.
Nominando presidente del Consiglio Draghi con quella inusuale procedura e imponendo un governo che “non debba identificarsi con alcuna formula politica”, Mattarella di fatto ha trasformato la forma di governo da parlamentare a presidenziale. A riprova che nei momenti di grande difficoltà, la classe dominante borghese non ha alcun pudore a ricorrere a qualsiasi mezzo, costituzionale o incostituzionale, pur di mantenersi al potere.
Quasi tutti i partiti del parlamento si sono prestati a questa macelleria costituzionale e a questa ammucchiata governativa. Anche se in un primo tempo non si sprecavano i “mai”: “il M5S non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi”, “Governo con Conte o elezioni”, “Mai più con Renzi”, “Mai col PD”, “Mai con i 5 Stelle”, “Mai con Berlusconi”, “Mai con la Lega e Salvini”, “Mai con Draghi”.
Invece, senza rossore, ma dando un'ulteriore prova di essere partiti inaffidabili, non credibili e senza principi, M5S, PD, Leu, IV, FI e Lega siedono beatamente sulle comode poltrone ministeriali attorno a Draghi, che controlla i dicasteri chiave attraverso i ministri che ha scelto personalmente. Una eterogenea compagine governativa in cui le donne, non a caso, sono in netta minoranza e con dentro ex comunisti revisionisti pentiti, ex democristiani doc, pentastellati venduti e opportunisti, fascisti del XXI secolo, razzisti, banchieri, alti magistrati, baroni e supermanager, ognuno al servizio della lobby capitalista di riferimento. Tutti, naturalmente, “per il bene del Paese”, come si sono affrettati a dichiarare.
A parte i dissidenti più a sinistra e coerenti del M5S e un deputato di Leu, l'unico partito del parlamento che sta all'opposizione è quello dei fascisti doc di Giorgia Meloni, la quale però ha promesso di fare un'“opposizione patriottica e responsabile”. L'astuta ducetta spera con ciò di poter strappare voti ai suoi alleati governativi FI e Lega.
I media hanno cantato lodi sperticate a Mario Draghi definendolo “salvatore della patria”, “Tutto il mondo ci invidia Draghi”, “L'italiano più famoso nel mondo”, “La risorsa migliore della Repubblica italiana”. Anche “il manifesto” trotzkista, a caldo e finché non si sono rivoltati gran parte dei suoi lettori, ha fatto parte del coro ed era persino disposto a “baciare il drago”.
In realtà Draghi non merita tutto questo clamore perché, come ha documentato con dovizia di particolari “Il Bolscevico”, è un importante esponente del capitalismo, della finanza italiana e internazionale, dell'Ue imperialista, delle banche e della massoneria. E con questa veste non ha mai fatto del bene all'Italia.
Qui basta ricordare solo tre episodi. Come direttore generale del ministero del Tesoro, nominato per la prima volta dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti, democristiano di destra, Draghi nel 1992 ha partecipato all'incontro che si è svolto sul Royal Yacht Britannia della regina Elisabetta con rappresentanti della finanza internazionale in cui si sono presi accordi per privatizzare gioielli del patrimonio industriale e finanziario pubblico italiano.
Come governatore della Banca d'Italia esortò il governo a innalzare l'età pensionabile e autorizzò Monte dei Paschi di Siena ad acquistare Banca Antonveneta, al triplo del suo valore, dal Banco Santander.
Come governatore della Banca centrale europea, proposto dal governo Berlusconi, nel 2011 ha firmato la lettera che chiedeva al governo Monti la privatizzazione dei servizi (sanità e scuola incluse), “accordi a livello di impresa, in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende”, lo smantellamento del pubblico impiego, il taglio della spesa pubblica, l'abolizione dell'articolo 18 e l'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione.
Pur di tutelare gli interessi del capitalismo e dei capitalisti, Draghi ha servito indifferentemente sia i governi di “centro-sinistra” sia i governi di “centro-destra”, come quelli di Amato 1 e 2, Ciampi, Berlusconi 1 e 2, Dini, Prodi, D'Alema 1 e 2.
 

Il programma di Draghi
Ora Draghi si propone di incardinare l'Italia nelle tradizionali alleanze imperialistiche pronunciando al Senato questa lapidaria frase: “Questo governo sarà convintamente europeista e atlantista”. Noi non ci stiamo perché ciò significa vincolare il nostro Paese a decisioni politiche, economiche, sociali e militari dell'Unione europea e della Nato che colpiscono l'autonomia, l'indipendenza e la sovranità nazionali. Allo stesso tempo Draghi ha indicato le aree di influenza e di intervento dell'imperialismo italiano affermando che “resta forte la nostra attenzione e proiezione verso le aree di naturale interesse prioritario, come i Balcani, il Mediterraneo allargato, con particolare attenzione alla Libia e al Mediterraneo orientale, e all'Africa”. Quanto ai migranti ha dichiarato che “cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri”.
E per il lavoro? Ha annunciato che a un certo punto “verrà meno il divieto di licenziamento”, che possono essere colpiti “anche i lavoratori con contratti a tempo indeterminato”, e che “sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche”, il che vuol dire che alcune saranno protette altre no. Non ci siamo proprio. Occorre invece bloccare permanentemente i licenziamenti, dare il salario pieno per la cassa integrazione, proseguire con la cassa integrazione Covid finché dura la pandemia, ripristinare l'articolo 18, estendendolo anche alle aziende con meno di 15 dipendenti, dare 1.200 euro al mese ai senza reddito e ammortizzatori, “ristori” adeguati, assicurare il diritto di sciopero e di manifestazione durante la pandemia e abrogare i decreti sicurezza.
Il Programma nazionale di ripresa e resilienza che ha in testa Draghi è orientato a rafforzare il sistema economico capitalistico dando le briciole del lauto banchetto dei capitalisti alle masse lavoratrici e popolari. Non va bene. Noi riteniamo che la maggioranza delle risorse, il 75%, del Recovery plan, deve essere concentrato sul Sud d'Italia con queste priorità: lavoro, sanità e scuola rispettando la parità di genere.
Per addolcire la bocca al M5S Draghi nel suo discorso programmatico ha dato un largo spazio all'ecologia e al clima. Vedremo cosa farà di concreto, intanto rileviamo che tra i suoi ministri personali non c'è alcun ecologista.
Nel tentativo di attirarsi il consenso dei giovani, Draghi ha promesso di “consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti”. Ma come è possibile perdurando lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e senza rimuovere le cause - il capitalismo - che lo producono e che generano le ingiustizie salariali, le disuguaglianze sociali e le classi?
Draghi ha concluso il discorso dichiarando che “l'unità è un dovere” per “avviare una Nuova Ricostruzione del Paese”. Ma unità con chi e a favore di chi? E' un fatto innegabile che non ci potrà mai essere unità tra proletariato e borghesia, tra oppressori e oppressi, tra sfruttatori e sfruttati. Specie nel nostro caso che si vuole “ricostruire il Paese” col vessillo di Cavour, della grande finanza e della massoneria.
 

Fronte unito antidraghiano
L'opposizione del PMLI al governo Draghi non potrà che essere netta, intransigente, senza esclusione di colpi, sconti e soste. Ma da sola non basta per rendere dura e difficile la vita a questo governo. Occorre costruire il più rapidamente possibile un largo fronte unito di tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali, religiose antidraghiane.
Pertanto lanciamo cinque calorosissimi appelli. In primo luogo ci rivolgiamo ai Partiti con la bandiera rossa e la falce e martello - con molti di essi collaboriamo già nel Coordinamento delle sinistre di opposizione - perché si incontrino al più presto per concordare una linea unitaria antidraghiana e le relative iniziative per applicarla, nonché per elaborare un progetto per una nuova società. Chi tra essi ha un maggiore rapporto con le masse prenda l'iniziativa della convocazione degli altri Partiti.
In secondo luogo ci rivolgiamo al proletariato perché rifletta sul compito che Marx ha indicato nel 1864 alle operaie e agli operai di tutto il mondo, in occasione dell'inaugurazione dell'Associazione internazionale dei lavoratori, e cioè “conquistare il potere politico è diventato il grande dovere della classe operaia” . E con questa consapevolezza assuma un atteggiamento di lotta dura contro il governo Draghi e il capitalismo ponendosi l'obiettivo della conquista del potere politico e del socialismo.
In terzo luogo ci rivolgiamo alle anticapitaliste e agli anticapitalisti sempre più numerosi e combattivi presenti nella CGIL, nei sindacati di base, nelle Assemblee delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi, nei centri sociali e nei vari movimenti di lotta perché rompano col riformismo, il parlamentarismo, il costituzionalismo e imbocchino la via dell'Ottobre per il socialismo, cominciando a spendere la loro forza per buttare a gambe all'aria il governo Draghi.
In quarto luogo ci rivolgiamo alle ragazze e ai ragazzi di sinistra del movimento studentesco e in ogni altro movimento, compresi quelli ecologisti e del clima, perché siano gli alfieri della lotta contro il governo Draghi e studino il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, a partite dal “Manifesto del Partito comunista” di Marx ed Engels e “Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo” di Mao, per verificare se esso è la teoria giusta per conquistare il nuovo mondo a cui aspirano.
In quinto luogo ci rivolgiamo alle intellettuali e agli intellettuali democratici antidraghiani perché valutino senza pregiudizi la posizione del PMLI su questo governo e, se la ritengono di qualche interesse, si confrontino con noi per ricercare una intesa comune.
Uniti possiamo fare un gran bene alla democrazia e al parlamento borghesi. Ideologicamente, come essi sanno benissimo, noi marxisti-leninisti siamo agli antipodi da questi orpelli della borghesia preferendo la democrazia proletaria e le istituzioni rappresentative socialiste a democrazia diretta. Ma in questo momento è meglio la democrazia e il parlamento borghesi, anche se attualmente il PMLI tatticamente non è presente in esso, che la dittatura aperta della grande finanza.
Che si riesca o meno a costruire, con queste fondamentali forze, un fronte unito antidraghiano e anticapitalista, il PMLI andrà fino in fondo nella lotta contro il banchiere massone Draghi. E continuerà a lavorare con perseveranza, tenacia ed entusiasmo per creare le condizioni soggettive necessarie per il passaggio dal capitalismo al socialismo per via rivoluzionaria. Non stancandosi di invitare tutti coloro, di ambo i sessi e di qualsiasi orientamento sessuale, che vogliono il socialismo di creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, cioè le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.
L'Italia di Draghi, del capitalismo e della dittatura della borghesia non è la nostra Italia. L'Italia futura che da sempre hanno in mente i marxisti-leninisti è quella che vede il dominio del proletariato e del socialismo, la cancellazione di ogni tipo di disuguaglianza e l'inizio della soppressione delle classi che avverrà nel comunismo, la fine della disoccupazione e della povertà, il lavoro per tutti, il benessere del popolo, piena libertà e democrazia per il popolo. In sostanza una nuova economia e un nuovo Stato modellati secondo gli interessi del proletariato e delle masse lavoratrici e in grado di affrontare qualsiasi emergenza, a partire da quella sanitaria.
Per questo grandioso futuro i marxisti-leninisti italiani non si risparmieranno, mettendo sempre al primo posto gli interessi del PMLI, del proletariato e del socialismo. Consapevoli che ancora per lungo o lunghissimo tempo, dato l'attuale livello di coscienza politica del proletariato, degli sfruttati e degli oppressi e delle nuove generazioni, saremo poco numerosi a cimentarci in questa titanica e pionieristica impresa di rovesciare cielo e terra. Consapevoli che il lavoro politico dei marxisti-leninisti non è un fuoco di paglia, ma un continuo accendere scintille per dar fuoco all'intera prateria. Convinti che non c'è cosa più bella, più utile, più rivoluzionaria, più appagante che servire con tutto il cuore il popolo e lavorare per il trionfo della nobile causa del socialismo. L'unica causa in grado di emancipare il proletariato e l'intera umanità.
Non diamo tregua al governo del banchiere massone Draghi!
Avanti con forza e fiducia sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri vinceremo!
 
Il Comitato centrale del PMLI
 
Firenze, 17 febbraio 2021