Kosovo
I nazionalisti di “sinistra” battono quelli di destra
La diserzione dalle urne cala ma resta il primo partito col 53%

 
Nelle elezioni politiche del 15 febbraio, il partito nazionalista di “sinistra” Autodeterminazione (Vetevendosjie, VV) guidato da Albin Kurti e dalla Vjosa Osmani ha ricevuto il 48% dei voti validi e sfiorato la conquista della maggioranza assoluta dei 61 seggi del parlamento di Pristina. Kurti è stato premier per pochi mesi all'inizio del 2020, alla guida di una coalizione caduta per lo sgambetto dell'altra componente, la LDK, e ha centrato la campagna elettorale della sua rivincita sulla lotta soprattutto contro la corruzione dilagante, una piaga cresciuta nelle strutture pubbliche, denunciata anche dalle Ong, che ha coinvolto diversi dirigenti politici dei primi anni dell'indipendenza del Kosovo dalla Serbia. Indipendenza dichiarata unilateralmente il 17 febbraio 2008 sostituendo l’amministrazione sponsorizzata dall’Onu che era stata creata dopo il bombardamento del Paese da parte della Nato nel 1999.
Queste sono state le quinte elezioni del Kosovo e le più partecipate con una affluenza alle urne del 47%, superiore del 2.5% alle precedenti del 2019. Ha disertato le urne la maggioranza del milione e 800 mila elettori.
Diserzione e voto a VV hanno comunque punito i partiti nazionalisti di centro e di destra che guidavano il governo e esprimevano il presidente: la Lega democratica del Kosovo (LDK), il partito del defunto Ibrahim Rugova e primo presidente del Kosovo, rispetto alle scorse elezioni ha perso undici punti percentuali e 13 seggi, scendendo al terzo posto con il 14% dei voti validi, superata anche dal Partito Democratico del Kosovo (PDK) di Enver Hoxhaj che perdeva meno consensi della Lega, restava fortissimo solo nell'area della valle della Drenica e arrivava al 18%. Del PDK era Hashim Thaqi, l’ex presidente e ex capo politico dell'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck), dimessosi il 5 novembre scorso prima di essere arrestato e portato all’Aja per affrontare un processo per crimini di guerra e contro l’umanità perché ritenuto responsabile, assieme a altri tre ex leader kosovari, di aver guidato strutture di detenzione illegali dove gli oppositori del movimento venivano tenuti in condizioni disumane, torturati e talvolta uccisi.
Superava di poco la soglia del 7% e poteva entrare in parlamento l'altra formazione con una presenza territoriale circoscritta a Decani e ai villaggi intorno controllata dagli uomini dell’Uck, l’Alleanza del Futuro (AAK) dell’ex premier Ramush Haradinaj. I 10 seggi su 120 del parlamento riservati alla minoranza serba sono andati alla Srpska Lista (SL), il partito che non guarda a Pristina, considera ancora il Kosovo parte della Serbia e risponde alle indicazioni del governo di Belgrado.
Albin Kurti e la Vjosa Osmani, fuoriuscita dalla LDK dopo lo sgambetto al governo di coalizione guidato da VV del marzo scorso hanno indicato che le priorità del loro esecutivo saranno la giustizia e il lavoro e non il dialogo con la Serbia, come "suggerito" dalla Ue. Intanto vedremo se farà un passo indietro rispetto all'ultimo colpo del governo a guida LDK che sotto la pressione dell'imperialismo americano, quando l'amministrazione della Casa Bianca era nelle Mani di Trump, aveva riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele in cambio del riconoscimento della sua sovranità. Un riconoscimento suggellato l'1 febbraio con l'annuncio di Pristina e Tel Aviv di aver ufficialmente stabilito relazioni diplomatiche bilaterali.

24 febbraio 2021