Sciopero nazionale in Myanmar
Piazze stracolme contro i golpisti
Per il ritorno alla democrazia e la liberazione degli oppositori arrestati

 
Uno sciopero nazionale pienamente riuscito e un paese bloccato, testimoniato dalle immagini delle grandi manifestazioni in tutto il paese, ha segnato lo scorso 22 febbraio il punto più alto raggiunto dalla protesta delle masse popolari del Myanmar contro la giunta militare guidata dal generale Min Aung Hlaing che ha preso il potere a Naypyidaw, messo in galera i leader dell'opposizione della Lega Nazionale per la Democrazia (NDL) di Aung San Suu Kyi che aveva vinto nettamente le elezioni dello scorso novembre e imposto il coprifuoco. Una misura che non ha impedito l'inizio delle proteste subito dopo il golpe dell'1 febbraio e la loro crescita nonostante la sempre più pesante repressione dell'esercito, arrivato in alcune occasioni fino a sparare sui manifestanti e responsabile di quattro morti oltre a diverse centinaia di arresti, per il ritorno alla democrazia e la liberazione degli oppositori.
Promosse dalle organizzazioni sindacali con l'adesione di organizzazioni sociali, ong, organizzazioni professionali e di categoria, le più grosse manifestazioni si sono svolte nella principale città del paese Yangon, nella capitale Naypyidaw e a Mandalay con centinaia di migliaia di dimostranti. Per nulla intimoriti dalla giunta militare che dalla televisione di Stato accusava i manifestanti di incitamento alla ''rivolta e anarchia'', di incitare "in particolare adolescenti e giovani emotivi a un percorso di confronto in cui subiranno la morte", una minaccia messa in pratica già il 20 febbraio a quando i militari avevano ucciso due dimostranti a Mandalay e uno a Yangon. Finora si era registrata una sola vittima, una ventenne ferita nella capitale Naypyitaw il 9 febbraio e morta 10 giorni dopo, diventata uno dei simboli della protesta.
I due giovani uccisi a Mandalay partecipavano a una manifestazione davanti un cantiere navale in sostegno allo sciopero dei lavoratori delle compagnie di trasporto di Yadanarbon sul fiume Ayeyarwady contro la giunta golpista. I lavoratori si erano rifiutati di interrompere lo sciopero come chiesto dai militari e avevano impedito a una barca di merci di salpare per la città di Bhamo. I soldati che presidiavano l'ingresso del cantiere respingevano i manifestanti e sparavano lacrimogeni e proiettili di gomma, poi proiettili veri che colpivano a morte i due giovani.
La lotta della masse popolari del Myanmar non si ferma ed è aiutata dalle sempre più numerose condanne internazionali della repressione della giunta militare contro l'opposizione democratica, salvo la Cina. Il socialimperialismo cinese finge di non voler mettere bocca in quelle che continua a definire come questioni interne del paese ma che sono questioni strettamente connesse ai legami coi militari di Naypyitaw che vuol difendere dall'attacco dei rivali imperialisti, Usa in testa; Pechino non vuol certo mollare il vantaggio che si è costruita prima del 2011, negli anni dell'embargo contro la giunta militare e rimosso con la finta apertura democratica che portava al primo governo con la presenza della Aung San Suu Kyi nel 2016. Tolta di mezzo dopo la vittoria nelle elezioni dell'8 novembre 2020 che le avevano concesso la maggioranza in parlamento.
Mantenere il controllo politico del paese ma anche degli affari, è la linea guida dei vertici militari birmani che come i loro colleghi egiziani guidati dal golpista Al Sisi non sono solo il braccio armato della borghesia, possiedono una parte significativa delle società nazionali e sono direttamente una parte della classe borghese che si tiene stretto il potere. Il golpista Min Aung Hlaing è uno dei principali azionisti della Myanmar Economic Holdings, di proprietà dell'esercito, e nelle mani di componenti della sua famiglia sono al sicuro parecchie società e quote di maggioranza di varie compagnie fra le quali quella di telecomunicazione Mytel, società di servizi di sdoganamento di farmaci e materiale medico che rendono miliardi di dollari in tempi di pandemia.

24 febbraio 2021