Dichiarazione comune CES-CCSCS
I sindacati bocciano l'accordo Ue-Mercosur

 
L’accordo commerciale Ue-Mercosur "non include garanzie forti e vincolanti che assicurino la protezione e il rispetto dei diritti dei lavoratori" e deve essere rinegoziato "per tenere debitamente conto delle preoccupazioni dei lavoratori e dei sindacati di entrambe le parti", a partire dal "rispetto e la piena applicazione delle norme fondamentali del lavoro e dell'ambiente, nonché dei diritti umani, una precondizione essenziale per qualsiasi accordo commerciale tra le due regioni. La loro inosservanza non deve essere tollerata" sostiene la dichiarazione congiunta resa nota agli inizi di febbraio dalla Confederazione dei sindacati europei (Ces) e dal Coordinamento delle organizzazioni dell'Unione del Cono Sur (Ccscs) che bocciano il trattato di liberalizzazione commerciale in via di apporvazione tra l'Unione europea e i quattro paesi del Mercosur, l’area di libero scambio dell’America latina, Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay.
L'intesa politica per la definizione di un accordo commerciale che darebbe vita alla più grande zona di libero scambio mai creata dalla Ue era stata annunciata al vertice del G20 di Osaka del 2019, a conclusione di vent'anni di negoziati col Mercado Común del Sur (Mercosur). L'intesa prevede uno sviluppo dei rapporti commerciali attraverso l’eliminazione progressiva dei dazi sul 93% di tutti i prodotti europei e un trattamento preferenziale per il rimanente 7%, la semplificazione delle procedure doganali e una equivalente facilitazione per l'esportazione dei prodotti dei paesi latinoamericani in Europa, compresi quelli già ritenuti molto concorrenziali come carne bovina, pollame, riso e zucchero di canna.
All'annuncio dell'accordo la Confindustria italiana esultava perché le imprese europee avrebbero avuto "un accesso prioritario ad un mercato, molto protetto in termini di barriere tariffarie e non" e già faceva i conti a favore delle esportazioni italiane in settori quali macchinari e prodotti chimico-farmaceutici. Un entusiasmo non condiviso da alcuni settori economici quali l'agricoltura che temeva una maggiore concorrenza. Il percorso del negoziato per la messa punto dei termini definitivi dell'accordo non si è ancora concluso e la presidenza portoghese che l'1 gennaio ha assunto il turno semestrale al vertice del Consiglio dell’Ue si è impegnata a chiuderlo e a dare il via alla ratifica senza tener conto neanche di una serie di critiche delle organizzazioni ambientaliste che denunciavano il rischio di deroghe agli standard di sicurezza alimentare europei a fronte per esempio di un uso massiccio di pesticidi e di ormoni della crescita in Argentina e Uruguay.
I negoziatori europei e sudamericani già avevano ignorato le richieste avanzate nel 2016 da Ces e Ccscs sulla tutela dei diritti dei lavoratori e sul rispetto dell'ambiente e le due confederazioni sindacali sono tornate a ribadire la loro contrarietà a un accordo che tra le altre "non tiene conto delle sensibilità e delle asimmetrie tra le due parti, in particolare il rischio di indebolire le industrie nazionali dei paesi del Mercosur e di mettere sotto quotazione il settore agricolo dell'Ue" e che non mette alcun vincolo alla liberalizzazione dei servizi pubblici.

24 febbraio 2021