Innovazione tecnologica e la transizione digitale
Vittorio Colao

 
Vittorio Colao è il super manager delle multinazionali che Draghi ha piazzato alla guida del superministero per l'Innovazione Tecnologica.
58 anni, ex AD di Vodafone, nominato cavaliere del lavoro da Napolitano, membro del comitato esecutivo della sua università, la Bocconi, Colao è nato a Brescia il 3 ottobre del 1961 e si porta dietro un conflitto di interessi senza precedenti essendo da giugno 2019 consigliere d’Amministrazione di Verizon, il più grande colosso americano e mondiale del 5G, con compiti di Corporate Governance and Policy, Finance assolutamente incompatibile con la carica ministeriale che è stato chiamato a ricoprire.
Colao è anche membro del cda di Unilever, colosso mondiale di servizi e beni di consumo con un portafoglio di circa 400 marchi in oltre 190 paesi, e consigliere del fondo americano General Atlantic che va a caccia e investe in startup innovative.
Laureato in Economia e Commercio alla Bocconi, ha ottenuto un MBA all'Università di Harvard. Dopo aver lavorato alla Morgan Stanley a Londra è tornato a Milano dove ha lavorato alla Mckinsey & Company.
Nel 1996 è diventato ad di Omnitel Pronto Italia e dal 2001 è stato ceo regionale di Vodafone per l'Europa meridionale. L'anno successivo è diventato membro del cda. Nel 2004 ha lasciato la Vodafone e fino al 2006 è stato amministratore delegato di Rcs MediaGroup. Nel 2006 è rientrato in Vodafone come vice amministratore delegato a capo della divisione Europa e poi, dal 2008 al 2018, di nuovo amministratore delegato.
Non a caso, il 10 aprile 2020, il dittatore antivirus Conte lo aveva già piazzato a capo della task force di esperti, sottoposta al controllo diretto di Palazzo Chigi e svincolata da ogni controllo parlamentare e di legittimità della Corte costituzionale, affidandogli la totale gestione su tutto il territorio nazionale della cosiddetta fase 2 dell'emergenza coronavirus che prevedeva non solo una “graduale riapertura e ricostruzione del Paese” ma addirittura “il cambiamento dell’Italia”.
Il rapporto prodotto dalla task force di Colao è stato presentato a Roma nel giugno 2020, ma il governo non ha mai messo in pratica le proposte del super-manager, tanto che i rapporti tra lui e Conte si sono chiusi con grande freddezza.
Ora Colao potrà recuperare nel governo Draghi quel programma di “Robotica”, “automazione spinta”, “Internet delle cose” e “machine learning” che prevede una totale ristrutturazione dei processi produttivi con un impatto devastante a livello occupazionale.
"Vedo un periodo di transizione nel quale perderemo molti posti di lavoro ripetitivi – ha sentenziato Colao in una intervista del 20 dicembre 2019 al settimanale Sette del Corriere della Sera - ma non solo, perché verranno anche eliminate funzioni aziendali intermedie, ci sarà un appiattimento dei livelli gestionali. Le aziende devono fare subito... più imprenditorialità, più concorrenza e alleggerimento della burocrazia... lo Stato deve investire nella scuola, nella sanità, nell’ambiente e non rilevare aziende in crisi”.
In perfetta sintonia col programma di governo di lacrime e sangue del premier Draghi, molto stimato da Mattarella ma anche da Zingaretti e da Renzi (che aveva pensato a lui per la direzione della Rai). Insomma con Colao le multinazionali capitaliste sono arrivate direttamente al governo senza bisogno di intermediari di sorta.

24 febbraio 2021