Infrastrutture e Trasporti
Enrico Giovannini

L'ex presidente dell’Istat non può certo essere definito un debuttante, visto che ha cominciato a frequentare i corridoi e le sale del palazzo già nel 2013, quando fu chiamato a gestire il ministero del Lavoro da Enrico Letta.
Nato a Roma nel 1957, laureato in Economia e commercio all'Università Sapienza di Roma, dal 2002 insegna Statistica economica a Tor Vergata ed è membro del Club of Rome.
Già responsabile statistiche per l’Ocse, è stato anche presidente dell'Istat dal 2009 al 2013, ma la sua carriera professionale inizia nel 1982 quando, all'età di 25 anni, entra per la prima volta come ricercatore in via Cesare Balbo.
Alla fine degli anni '80 abbandona temporaneamente l'Istat per andare a lavorare per l'Isco (Istituto Nazionale per lo Studio della Congiuntura).
Nel 2011, durante il governo Monti, per alcuni mesi è stato a capo della Commissione governativa incaricata di esaminare i redditi dei titolari di cariche pubbliche in sei principali Stati europei.
Dal 2011 al 2013 è stato presidente della Conferenza degli statistici europei, della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite. Sempre per l'Onu è stato presidente dello Statistical Advisory Board per il calcolo dell’Indice dello Sviluppo Umano. Tra gli altri incarichi di prestigio c'è anche la presidenza del Board del progetto “International Comparison Programme” condotto dalla Banca Mondiale per il calcolo delle parità dei poteri d’acquisto a livello mondiale.
Nel 2013 viene chiamato da Giorgio Napolitano a far parte del gruppo dei saggi incaricato di avanzare proposte programmatiche in materia economico-sociale ed europea.
L'anno successivo è stato nominato “Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica”.
Nell'ottobre del 2016 fonda l'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (AsviS) presieduta da Pierluigi Stefanini (presidente del Gruppo Unipol), che riunisce oltre 270 istituzioni e associazioni della società civile e nel 2017 inaugura il suo primo Festival italiano dello sviluppo sostenibile che si compone di oltre 220 eventi a carattere nazionale. Un'esperienza che gli tornerà molto utile e certamente avrà il suo peso per il nuovo ministro dei Trasporti chiamato a lavorare d'intesa col nuovo dicastero per la Transizione ecologica. Un tema molto caro a Giovannini, tant'è che per qualche giorno è stato in lizza proprio per quella poltrona poi soffiatagli da Cingolani. Basti pensare che nell'ultimo rapporto dell'ente si legge testualmente che “fin da maggio l’ASviS aveva indicato la transizione ecologica e digitale, la lotta alle diseguaglianze a partire da quelle di genere, la semplificazione amministrativa, l’investimento in conoscenza, la difesa e il miglioramento del capitale naturale come priorità delle politiche di rilancio. Questa impostazione si ritrova pienamente negli obiettivi dell’iniziativa Next Generation EU”.
Da Piazza di Porta Pia Giovannini è chiamato a gestire non solo la mobilità a 360° (logistica, strade, porti, aeroporti e ferrovie) ma anche l'eredità dalla sua predecessora, la PD Paola De Micheli, di alcuni dossier molto caldi fra cui: Alitalia e concessioni autostradali.
Giovannini insomma giocherà un ruolo fondamentale nella gestione dei fondi che arriveranno nell’ambito del progetto europeo Next Generation Eu. E non è difficile immaginare cosa aspettarsi da un ministro che quando era presidente dell'Istat ha portato da 0 a 400 i precari in questo Istituto.
Per capire la politica che seguirà da ministro del governo Draghi si tenga presente che in una recente intervista Giovannini ha richiamato l'urgenza di “avviare una nuova fase del capitalismo per affrontare i grandi temi del XXI secolo ”, con “un piano di politica economica che nell'immediato non può che essere keynesiana ”, per usare questa citazione del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, il quale peraltro fino a ieri martellava che "vanno tenuti in considerazione i vincoli che derivano dall'elevato livello del debito " e ora, nell'immediato però, ha sposato la ricetta keynesiana. Ricetta che rispetto all'austerità e al rigore di bilancio è semplicemente l'altra faccia della medaglia: non cambia la sostanza della questione ma solo la forma, la tattica a cui si affida la classe dominante borghese per tentare di superare la grave crisi economica in atto.
 

24 febbraio 2021