Interno
Luciana Lamorgese (prefetto)

Nata a Potenza nel 1953, laureata in giurisprudenza, avvocata, lavora per il Viminale dal 1979. È stata viceprefetta e prefetta a Varese negli anni '90 fino ai primi anni 2000, poi prefetta di Venezia dal 2010 al 2013. In quell'anno viene nominata capo di Gabinetto dell'allora ministro dell'Interno Angelino Alfano e confermata nell'incarico anche da Marco Minniti.
Nel 2017 il PD Minniti la nomina prefetta di Milano, e dal novembre 2018, dopo essere già andata in pensione, ringraziata pubblicamente da Salvini per "il buon terreno di lavoro che lascia a chi verrà", viene nominata Consigliere di Stato dal Consiglio dei ministri del primo governo Conte. Lamorgese è la terza donna a ricoprire il ruolo di ministra dell'interno dopo Rosa Russo Iervolino e Annamaria Cancellieri.
Non si conosce una sua appartenenza o simpatia partitica, per cui viene considerata un ministro tecnico e non politico. Si dice che sia stata voluta fortemente da Mattarella, ma c'è anche chi dice che invece Mattarella avrebbe preferito un politico. La scelta è caduta su un tecnico per via dei veti incrociati tra M5S e PD, anche per stoppare le ambizioni di Di Maio che in prima battuta voleva per sé il ministero lasciato da Salvini. Ma intanto si pensa ad affiancarle due viceministri politici come Emanuele Fiano (PD) e Carlo Sibilia (M5S).
Lamorgese è stata scelta anche per la sua fama di funzionaria "equilibrata" nell'affrontare il problema della collocazione dei migranti, la più adatta per "voltare pagina" dopo Salvini: suo era infatti il "patto per l'accoglienza dei migranti", che prevedeva la redistribuzione di alcune migliaia di richiedenti asilo da Milano nei comuni limitrofi, che trovò un'ostinata opposizione di diversi sindaci della Lega ma anche alcuni del PD.
Viene considerata "equidistante" dai partiti, tuttavia alcune intercettazioni del 2012 fecero emergere anche la sua amicizia con Isabella Votino, allora portavoce dell'ex governatore leghista della Lombardia Roberto Maroni. Vergognosi i suoi blitz assai duri per sgombrare i migranti dalla stazione di Milano e gli sgomberi, ben 127, da lei ordinati di palazzi occupati soprattutto da immigrati e tossicodipendenti.
Evidente la continuità della sua gestione del Viminale con quella dei predecessori Salvini e Minniti, in tema di gestione dell'"ordine pubblico" e dei migranti, fatto da manganelli e repressioni di ogni genere, come testimoniato da "Il Bolscevico", cosa inasprita dalla restrizione degli spazi di democrazia borghese voluti dal dittatore antivirus Conte.
 

24 febbraio 2021