Con la fondazione Med-Or della Leonardo
Il governo Draghi potenzia l'intervento dell'imperialismo italiano nel Mediterraneo e nel Medio Oriente

Marco Minniti, ex ministro dell'Interno nel governo Gentiloni ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti nei governi Letta e Renzi, ha lasciato il suo seggio di deputato del PD per andare a presiedere la fondazione Med-Or di Leonardo (ex Finmeccanica), l'industria italiana partecipata per il 30% dal ministero dell'Economia leader nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza.
Di questa misteriosa fondazione si sa solo quel che è stato riferito alla stampa, cioè molto poco, dato che non esiste un sito ufficiale di questo organismo, che non compare nei motori di ricerca e nemmeno sul motore di ricerca interno a Leonardo stessa. Perciò dai giornali si apprende solo che lo scopo della fondazione, che come dice il nome è rivolta ai paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente, è quello di “creare un ponte attraverso il quale fare circolare idee, programmi e progetti concreti, rendicontabili e coerenti con il ruolo dell’Italia nel mondo globalizzato, sia sotto il profilo del trasferimento di tecnologie tradizionali e innovative sia sotto il profilo dell’alta formazione e del trasferimento capacitivo in sinergia con prestigiose Istituzioni accademiche e della ricerca nazionali e corrispondenti nei Paesi in cui vengono svolte le attività”.
L'intento sarebbe quello di creare un “soggetto nuovo, globale e collaborativo, al fine di unire le competenze e le capacità dell’industria con il mondo accademico e così poter arrivare allo sviluppo del partenariato geo-economico e socio-culturale con i Paesi del Mediterraneo allargato, dell’Africa Sub-sahariana, del Medio Oriente e dell’Estremo oriente”. Esso avrà una “cabina di regia” formata da “eccellenze del mondo politico-istituzionale, industriale ed accademico” ed avrà anche “una funzione attiva nello sviluppo di programmi strutturali nei settori dell'Aerospazio, della Difesa e della Sicurezza”, con un budget non dichiarato ma che sarà “consistente”, permettendo di “consolidare le relazioni con gli stakeholder (investitori-lobbisti, ndr) dei paesi d'interesse”.
 

Una costituzione e degli obiettivi volutamente oscuri
Come si vede la ragione sociale e gli obiettivi ufficiali di questa fondazione sono volutamente alquanto criptici e oscuri. Ciononostante al di là delle frasi fumose si capisce benissimo che essa ha a che vedere con gli armamenti di ultima generazione, la loro esportazione e il loro uso in quei paesi e lo sviluppo delle tecnologie più innovative per produrli mettendo insieme le “eccellenze” industriali e accademiche, pubbliche e private. Anche perché Leonardo, diretta oggi dall'ex ad di Unicredit e presidente di Mps, Alessandro Profumo, e la cui fondazione Leonardo è presieduta dal rinnegato Luciano Violante, non è solo la più grande impresa nazionale di armamenti (in particolare aerei, elicotteri, sistemi elettronici per la difesa) che rappresentano circa il 70% del suo fatturato, ma è anche la decima a livello mondiale e la terza in Europa. É logico perciò che una sua fondazione rivolta ai paesi del Mediterraneo, allargato fino alle regioni sub-sahariana e del Medio Oriente, abbia per scopo la conquista di nuove quote di mercato in quei paesi promuovendo accordi politico-militari coi rispettivi governi.
La scelta stessa di Minniti per dirigerla e promuoverla la dice lunga suoi suoi veri scopi, al di là delle scarne e fumose notizie date in pasto alla stampa. Nato a Reggio Calabria 65 anni fa, l'ambizioso ex ministro dell'Interno ha percorso tutta la filiera che dalla Fgci calabrese lo ha portato fino a candidarsi per la segreteria del PD nel 2018, prima di ritirarsi e optare per il sostegno a Zingaretti. Il grosso salto lo fece entrando nel gruppo dei “D'Alema boys”, diventando il consigliere del capofila dei rinnegati, Massimo D'Alema, al tempo del suo governo tra il 1998 e il 2000. Da allora in poi la sua è stata una carriera sempre in ascesa: eletto in parlamento nel 2001, seggio che lascia solo adesso dopo 20 anni ininterrotti passati tra Camera e Senato, diventa viceministro dell'Interno nel secondo governo Prodi (2006-2008), e poi responsabile dei servizi segreti con Enrico Letta e Matteo Renzi, per approdare infine al Viminale come titolare con il governo Gentiloni.
 

I “meriti” di Minniti agli occhi della borghesia imperialista
È soprattutto in questa veste che Minniti costruisce e afferma la sua immagine di grande contiguità e dimestichezza con gli ambienti, i meccanismi e i segreti degli apparati dello Stato. Ricordiamo in particolare nel 2017 il suo “decreto sicurezza”, precursore di quelli di Salvini, che conferiva ai sindaci poteri di ordinanza simili ai questori, compreso il famigerato “Daspo urbano” da lui inventato, per ripulire le città da senza fissa dimora, immigrati, accattoni ed emarginati. Ed è sempre sua la definizione dell'aumento della “percezione di insicurezza” da parte dei cittadini, che a suo dire giustificava la “necessità e urgenza” del decreto, nonostante per sua stessa ammissione i reati fossero diminuiti nel 2016 del 9,4%.
Ma è soprattutto con la sua politica contro i migranti e le navi delle Ong, poi seguita e ampliata fino ad oggi dai suoi successori Salvini e Lamorgese, che ha acquisito i suoi “meriti” maggiori agli occhi della borghesia imperialista, spingendosi per primo a stringere patti segreti diretti con le bande armate di trafficanti in Libia per bloccare i migranti nei campi di detenzione e impedire le partenze dei barconi; patti coperti da un accordo ufficiale con il governo di Al-Sarraj che la stessa Onu dichiarò “disumano” per le condizioni in cui venivano costretti i migranti nei lager libici. Non c'è dubbio che la sua pluriennale esperienza coi servizi segreti e le missioni in terra africana gli siano valse le credenziali ottimali per essere chiamato a dirigere la fondazione Med-Or di Leonardo.
Specie se si considera che già nel 2009 questo rinnegato aveva fondato, insieme al piduista, capo dei Gladiatori e golpista Cossiga, suo grande amico e sponsor politico insieme a D'Alema, un'altra fondazione altrettanto misteriosa come la Icsa, avente per oggetto la sua eterna vocazione, la sicurezza, benedetta trasversalmente anche da Gianni Letta e dal prodiano Arturo Parisi. Fondazione presieduta da un generale dell'Areonautica e con un comitato scientifico di militari, agenti dei servizi e accademici legati al mondo dell'industria e della difesa, che risultò finanziata dai servizi segreti con 12.500 euro per organizzare un convegno contro lo Stato islamico, nonché con 40.000 euro dalla famigerata CpI Concordia, società operante anche a livello internazionale, implicata in diverse vicende di finanziamenti illeciti alla politica.
 

Med-Or strumento della dottrina imperialista draghiana
Dunque anche la scelta di un presidente con il curriculum di Minniti è significativa per capire i veri caratteri e scopi di Med-Or. Ma questi si capiscono ancor meglio se si inquadra la nascita di questa fondazione nella politica estera “convintamente europeista e atlantista” del nuovo governo Draghi, così come il banchiere massone l'ha proclamata in parlamento. Una politica cioè, secondo le sue stesse parole, fortemente proiettata “verso le aree di naturale interesse prioritario come i Balcani, il Mediterraneo allargato, con particolare attenzione alla Libia, al Mediterraneo orientale e all'Africa”.
La fondazione Med-Or di Leonardo guidata da Minniti è quindi uno strumento della dottrina imperialista draghiana del “Mediterraneo allargato”, che se ne servirà per penetrare meglio in quelle regioni con accordi diretti tra soggetti economici e politico-militari, non seguendo ma viaggiando in parallelo con i ministeri degli Esteri e della Difesa e i canali diplomatici ufficiali. Come ha fatto da sempre e continua a fare l'Eni per quanto riguarda il petrolio e il gas, ma in questo caso nel campo degli armamenti ad alta tecnologia, degli accordi militari e dell'intelligence.
Med-Or è un altro chiaro segnale che con Draghi la grande finanza ha preso il potere direttamente nelle sue mani, e non soltanto per guidare la politica economica e interna ma anche la politica estera e militare imperialista nel “Mediterraneo allargato” fino al Medio Oriente e all'Africa.
 
 

10 marzo 2021