Indagini a Milano, Torino, Roma, Napoli, Campania e Sicilia
Covid, due miliardi di affari opachi, mazzette, sprechi e appalti
Nel Lazio indagati l'ex ministro FI Romano e il dalemiano De Santis

 
Ci sono attualmente decine di distinte indagini della magistratura ordinaria in Italia - tra le Procure interessate ci sono quelle di Roma, Milano, Napoli, Torino, Bari, Reggio Calabria, Savona, Imperia, Prato, Siracusa, Messina e Trani - relative a illeciti penali su servizi, appalti e forniture relativi all'emergenza Covid-19 che interessano almeno due miliardi di euro di competenza di Regioni, Comuni e Asl, e l'impressione è che i magistrati siano soltanto all'inizio del loro lavoro.
Oltre alla magistratura ordinaria per ciò che riguarda i reati, si sta interessando alle spese dell'emergenza legata al Covid-19 anche la magistratura contabile per ciò che riguarda l'incongruità delle spese pubbliche legate all'emergenza e l'Autorità nazionale anticorruzione per ciò che riguarda le numerose e macroscopiche differenziazioni dei costi delle forniture sull'intero territorio nazionale.
Nelle inchieste giudiziarie della magistratura ordinaria c'è letteralmente ogni tipo di illecito penale immaginabile, dai reparti ospedalieri perfettamente allestiti e mai aperti, ai conflitti di interesse, alle forniture di materiale sanitario totalmente fuori norma fino a giungere alla corruzione e alle mazzette.
Per ciò che riguarda la Lombardia, a Milano la Procura della Repubblica sta indagando almeno su 8 tra i 457 affidamenti diretti con procedure di emergenza, per un totale di 430 milioni, effettuati a partire dalla fine di febbraio dello scorso anno – curati dalla centrale acquisti regionale per conto della Regione Lombardia, di venti ospedali e di quattro aziende sanitarie – aventi a oggetto la fornitura di materiale sanitario legato all'emergenza pandemica.
Tra le otto assegnazioni - sulle quali indagano i magistrati milanesi - non andate a buon fine e che hanno portato a un ingente danno per le casse pubbliche ci sono quelle della società di intermediazione internazionale Enuma Ltd di Hong Kong che ha guadagnato 1,6 milioni di euro per avere fornito mascherine non a norma e camici difettosi, della Sunflower Ltd di Hong Kong, produttrice di materiale per sanificazione che, pur avendo incassato oltre 500mila euro, ha consegnato materiale non conforme, sulla società indiana Surgimill Medical Systems Private Ltd che, pur essendo produttrice di lettini sanitari e pur avendo incassato quasi tre milioni di euro, ha consegnato letti non sanitari, che non possono essere utilizzati dagli ospedali.
Sia la Procura di Milano che quella di Como indagano poi sulla vicenda che ha portato agli arresti domiciliari nell'aprile dell'anno scorso l'imprenditore Fabrizio Bongiovanni, titolare della società Eclettica srls di Turbigo (MI). Bongiovanni, che aveva ricevuto dalla centrale acquisti della Regione Lombardia 10 milioni di euro per la fornitura di 72mila mascherine, aveva consegnato però soltanto 60 mila dispositivi, trattenendone 12mila al fine di venderle separatamente al di fuori dei canali ufficiali, in frode al fisco. Ulteriori indagini poi permettevano di scoprire che l'indagato aveva già attestato il falso alla dogana dell'aeroporto di Malpensa per importare altre 550mila mascherine, di cui 500mila erano state destinate a una società municipalizzata e le restanti 50mila erano state vendute separatamente, anche stavolta in frode al fisco.
La Procura di Milano sta poi indagando per il reato di frode nelle pubbliche forniture a carico degli amministratori della società svizzera Vivendo Pharma e di quella perugina Fitolux Pro srl, che hanno incassato oltre 7 milioni di euro per 2 milioni di mascherine mai consegnate, e lo stesso reato viene ipotizzato dallo stesso ufficio giudiziario a carico del presidente lombardo Attilio Fontana e ad altre tre persone (tra cui suo cognato e un funzionario della centrale acquisti della Regione Lombardia) per una fornitura di camici effettuata senza gara pubblica per oltre 500mila euro da parte di Dama spa, società amministrata dal cognato del leghista Fontana, poi trasformata goffamente in donazione dopo che era emerso il conflitto d’interesse.
Infine, i magistrati milanesi hanno aperto indagini anche sulle forniture vaccinali, contestando il reato di inadempimento di contratti di pubbliche forniture alla società farmaceutica svizzera Falkem Swiss, la quale, oltre a non aver consegnato alla Regione Lombardia parte della fornitura di vaccini già pagata, ha fatto a tale regione un prezzo cinque volte superiore rispetto a quello fatto al Veneto e all'Emilia Romagna, fatto che induce i pubblici ministeri del capoluogo lombardo a vederci ancora più chiaro sui controlli relativi alle spese effettuate dalla Regione governata da Fontana.
Passando alla capitale, la Procura di Roma - insieme a quelle di Siracusa, Savona e Imperia – ha aperto un fascicolo già nell'aprile dello scorso anno nei confronti dell'ex parlamentare leghista Irene Pivetti che, in qualità di amministratrice della società Only Italia Logistics srl, aveva fatto sequestrare 500mila mascherine cinesi destinate alla Protezione Civile, in quanto ritenute non idonee e di scarsa qualità, che era una piccola parte delle 15 milioni di mascherine per le quali lo Stato aveva pagato 25 milioni di euro. La Pivetti, insieme ad altri quattro indagati, è accusata dalle Procure di Roma, di Siracusa, di Savona e di Imperia dei reati di frode in commercio, falso ideologico, uso di atto falso, ricettazione, fornitura di prodotti non conformi, violazione di dazi doganali e reati fiscali, e all'inizio di giugno 2020 anche la Procura di Milano apre un fascicolo a carico suo e di altre cinque persone con l’accusa di riciclaggio, sempre in relazione a operazioni di importazione di materiale sanitario dalla Cina legato all'emergenza del coronavirus.
È poi ancora in pieno svolgimento l'indagine della Procura di Roma aperta già a maggio del 2020, della quale è titolare il procuratore aggiunto Paolo Ielo, che vuole fare chiarezza sugli almeno 72 milioni di euro finiti nelle tasche di un gruppo di mediatori capeggiati da Mario Benotti per la fornitura di mascherine cinesi acquistate dall'allora Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19 Domenico Arcuri. Nell'inchiesta nove persone sono indagate per i reati di ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, traffico di influenze, oltre che per svariati illeciti in materia di responsabilità amministrativa degli enti.
Ancora a Roma, la Procura indaga dallo scorso settembre sulla fornitura di 5 milioni di mascherine FFP2 e di 430.000 camici da parte della società European Network Tlc srl, diretta dall'imprenditore Andelko Aleksic, alla Regione Lazio tra marzo e aprile del 2020 per un prezzo complessivo di circa 22 milioni di euro. A fronte dei contratti sottoscritti con la pubblica amministrazione, che prevedevano la consegna di dispositivi di protezione individuale marcati e certificati CE e rientranti nella categoria merceologica di prodotti ad uso medicale, l’impresa milanese facente capo ad Aleksic, come hanno accertato i magistrati romani, ha dapprima fornito documenti rilasciati da enti non autorizzati a rilasciare la specifica attestazione e in seguito, per superare le criticità evidenziate durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dalla Cina, ha prodotto falsi certificati di conformità forniti dagli imprenditori, attivi nel settore della stampa, Domenico Romeo e Vittorio Farina. Agli inizi di marzo 2021 Aleksic, Farina e Romeo - indagati, a vario titolo e a seconda delle posizioni, per frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata e traffico di influenze illecite – sono finiti agli arresti domiciliari, e risultano altresì indagati a piede libero per traffico di influenze illecite anche l'ex ministro e parlamentare di FI Saverio Romano e l'imprenditore salentino, stretto amico di Massimo D'Alema, Roberto De Santis: “Vittorio Farina - scrive il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma nell'ordinanza di custodia cautelare a carico dei tre arrestati - vanta rapporti con personaggi noti, come Roberto De Santis, l'ex senatore Saverio Romano, soggetti attraverso i quali riesce ad avere contatti con pubblici amministratori che in questo periodo si occupano delle forniture pubbliche di dispositivi medici Dpi” .
Per ciò che riguarda la Campania, a Napoli la Procura indaga già dalla fine della scorsa estate sulla costruzione degli ospedali prefabbricati negli spazi prospicienti le principali strutture sanitarie, individuando criticità nei bandi, nei tempi di costruzione e nelle realizzazioni, e alla metà di febbraio la notifica di proroga delle indagini preliminari è stata notificata a 15 indagati. Tra questi i nomi più di spicco sono quelli di Enrico Coscioni, presidente dell'Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali nonché consigliere per la sanità della Presidenza della Regione Campania, di Italo Giulivo, coordinatore dell'Unità di crisi della Regione Campania, di Roberta Santaniello, dirigente della Protezione civile della Regione Campania, di Antonio Limone, presidente dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, e di Luca Coscone, presidente della Commissione lavori pubblici e trasporti del Consiglio regionale della Campana, tutti accusati del reato di turbata libertà degli incanti.
Passando a Torino, la locale Procura iniziò a interessarsi degli illeciti legati all'emergenza sanitaria già dal 16 marzo 2020, quando a Nichelino, un centro alle porte del capoluogo piemontese, furono arrestati il funzionario comunale Antonio Pastorelli e la dipendente della ditta di pulizie La Lucentezza srl di Modugno (BA) Michelina Marchese: i due furono sorpresi dalla polizia giudiziaria spedita dalla Procura torinese davanti alla sede comunale, mentre la donna consegnava al funzionario 8mila euro al fine di assicurare alla ditta pugliese l'appalto del servizio di sanificazione bandito dal Comune.
Da quel momento i magistrati inquirenti del capoluogo piemontese hanno dovuto occuparsi di altri affari poco chiari nati all'ombra dell'emergenza sanitaria, come i due Covid hospital prefabbricati che, allestiti durante il 2020 e costati complessivamente 4,5 milioni di euro, si sono rivelati un inutile dispendio di denaro pubblico: uno, aperto in primavera, è stato chiuso in estate, smobilitato e in parte riallestito in una struttura ospedaliera sottoutilizzata della città, mentre l'altro, costruito in gran fretta all'inizio dello scorso novembre, aveva già chiuso i battenti prima di natale.
Non è un caso che la magistratura di gran parte dell'Italia si stia interessando agli ospedali temporanei, sorti in gran fretta per l'emergenza legata al Covid-19, e al giro impressionante di soldi utilizzati per costruirli, come è accaduto per quello di Bari che non ha mai ospitato neppure un paziente, o a quello di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) che dal mese di marzo 2020 era stato programmato come centro di rianimazione ma che – pur avendo avuto a disposizione sei nuovissimi letti speciali, noleggiati ognuno al prezzo di complessivi 85.644 euro in sei mesi nonché una dotazione di monitor all'avanguardia – non ha mai funzionato, tanto che la maggior parte dei ricoverati sono stati trasferiti negli ospedali di Messina.
Restando in Sicilia, anche la Corte dei Conti vuole vederci chiaro su sprechi di denaro pubblico dovuti alla spesa per le sanificazioni, giudicata sproporzionata: il 5 marzo 2021, nella sua relazione letta durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario della sezione siciliana della Corte dei Conti il procuratore generale della Corte dei Conti per la Regione siciliana, Gianluca Albo, ha affermato che “ci sono indagini in corso coordinate con Procure della Repubblica della Sicilia ” a causa di “spese esorbitanti per sanificazioni, non utilizzo di reparti che dovevano servire a compensare la mancanza di ambienti per l’emergenza covid ”, aggiungendo che “le indagini, in alcuni casi ancora in corso, non consentono di rassegnare elementi di dettaglio ”.
L'allarme lanciato dal magistrato contabile siciliano sullo sperpero di denaro impiegato per la pandemia varca, del resto, i confini dell'Isola e si estende a tutto il territorio nazionale, come ha evidenziato un'istruttoria dell'Autorità nazionale anticorruzione dell'agosto 2020: nel documento si legge che per camici, mascherine e visiere, le variazioni di prezzi pagati dagli enti pubblici che gestiscono la pandemia in tutta Italia oscillano tra il 300% e l’800% in più, tanto che il costo di una visiera è andato da 1,40 euro di Reggio Calabria a 12,25 di Trapani, che quello di una tuta oscillava da 6,60 a Modena a 27,90 a Bolzano, che quello di un ventilatore pagato 1.000 euro a Ferrara è stato pagato quasi 40mila a Bologna.
Infine c'è chi aveva lanciato l'allarme sin dalla scorsa primavera sulle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata sugli affari legati al Covid-19, come il capo della Procura della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, il quale ha recentemente scoperto, durante un'indagine, che la Regione Calabria ha acquistato una ingente quantità di mascherine dall'impresa Antinfortunistica Gallo srl di Sellia Marina (CZ) il cui fondatore e attuale titolare, Antonio Gallo, è ritenuto dai magistrati inquirenti il braccio imprenditoriale della ‘ndrangheta crotonese.
Insomma l'emergenza Covid è stata l'occasione per far esplodere tutto il marcio che impregna il sistema economico e politico capitalista. Lungi dal rendere più efficiente ed efficace il contrasto alla diffusione del coronavirus, la dittatura antivirus del governo Conte, la militarizzazione del Paese e la cosiddetta semplificazione delle procedure, tanto care al banchiere massone Draghi, hanno finito per alimentare la corruzione sulla pelle dei malati e della intera popolazione.

10 marzo 2021