Il PMLI ci indica la strada da percorrere con la costruzione di un largo fronte unito anti-draghiano basandosi sull'insegnamento dei nostri Maestri

di Andrea Bartoli, operaio del Mugello (Firenze)
Nella parte introduttiva ben si evidenzia la pericolosità del costituito governo Draghi. A partire da quanto fatto dal presidente della Repubblica Mattarella che ha di fatto consegnato l'Italia nelle mani della grande finanza e dell'Unione europea imperialista, accelerando così la trasformazione dell'Italia stessa da Repubblica parlamentare a repubblica presidenziale. Cosa quest'ultima che non è certo una novità: basti pensare ai tentativi fatti con i vari referendum che, a parte l'ultimo, hanno sempre vista respinta quell'idea dagli elettori italiani. Quindi corrisponde a realtà il fatto che, nei momenti di grande difficoltà del capitalismo, come quello attuale, la classe dominante borghese non ha alcun pudore o remora a ricorrere a un metodo anticostituzionale per mantenersi al potere.
A riprova di ciò valga il comportamento tenuto da quasi tutti i componenti dell'arco parlamentare borghese e dei rispettivi partiti che, pur di mantenere i loro scranni e i loro lauti stipendi, non hanno esitato un attimo a riunirsi tutti in una grande ammucchiata. In questo frangente si è manifestata anche la, prevista, involuzione del Movimento 5 Stelle che conferma ancora una volta la natura borghese e corruttrice del parlamento stesso. Dico prevista involuzione perché, ancora una volta, il PMLI aveva visto lontano: quando nacque e si sviluppò il M5S (ormai più di 10 anni fa) già allora ammoniva con lungimiranza a non cadere in quella trappola.
E chi è Mario Draghi lo ha denunciato perfettamente il nostro amato “Il Bolscevico” attraverso la sua biografia: uomo di potere, sulla breccia ormai da 35 anni, rappresentante della grande finanza all'interno dell'apparato statale borghese. Un personaggio che non è una novità assoluta nel panorama politico italiano e internazionale e che per i ruoli svolti all'interno dell'apparato ha influenzato e diretto le scelte antipopolari dei governi che si sono succeduti dalla sua comparsa ad oggi. Governi, ovviamente, sia di “centro-destra” che di "centro-sinistra".
Un esempio: egli enuncia che a un certo punto verrà meno il divieto di licenziamento e che potranno essere colpiti anche lavoratrici e lavoratori con contratto a tempo indeterminato nell'ottica di salvare alcune aziende piuttosto che altre. Parole forti e preoccupanti che sembrano delineare per il futuro, in Italia, un mondo del lavoro ancora più precario e malpagato, dove solo i più forti o i più accomodanti si salvano e i più deboli sono lasciati in balìa di stessi. E poi, in base a quale metro si misurerà chi si salva e chi no? In base a settori economici, settori di lavoro? Si preferirà fare alcune produzioni e altre trasferirle all'estero come nel caso delle mascherine che al momento del bisogno non c'erano perché da noi quasi nessuno le produceva più? Quest'ultimo è un esempio se si vuole anche banale, ma secondo me è fortemente indicativo di una situazione che si verrà a creare e che mi preoccupa, da operaio e delegato sindacale, proprio per il ruolo che i sindacati confederali avranno in questo frangente, ovvero un ruolo collaborazionista.
E Mario Draghi svela appieno qual è la sua vera natura quando dice che "l'unità è un dovere", un'altra frase fatta che segue la scia di "siamo tutti sulla stessa barca". L'unità è un dovere, al massimo, quando l'unità stessa la si è costruita su basi chiare e sincere, confrontandosi tra pensieri diversi per poi fare una sintesi e muoversi: come sappiamo bene noi marxisti-leninisti che questa pratica la usiamo con partiti, associazioni e movimenti a noi più vicini come pensiero. Pratica questa irrealizzabile con politicanti borghesi, ricchi e padroni proprio perché le prospettive sono diverse. La bandiera rossa con la falce e martello è antagonista del vessillo di Cavour, della grande finanza e della massoneria.
Per tutta questa serie di ragioni e per controbattere al meglio il governo Draghi e i suoi lacchè, il PMLI ci indica la strada da percorrere anche con i 5 appelli lanciati per la costruzione di un fronte unito anti-draghiano. Un fronte nel quale i componenti non si limitino solo alla risposta immediata ma che lavorino per il futuro nell'ottica dell'avvento del socialismo, a partire dai partiti con la bandiera rossa e la falce e martello e il proletariato. Ma non solo: un fronte nel quale le anticapitaliste e gli anticapitalisti, le ragazze e i ragazzi di sinistra del Movimento studentesco lottano e allo stesso tempo acquisiscono le conoscenze appropriate per far sì che il loro impegno sia costruttivo anche per il futuro. E poi, un fronte nel quale ci devono essere necessariamente anche le intellettuali e gli intellettuali democratici anti-draghiani. Un'apertura, questa, della quale noi marxisti-leninisti non dobbiamo aver paura o timore poiché in questo preciso momento storico è necessaria. Bene ha fatto il Partito a puntualizzare, dopo l'uscita del Documento del Comitato centrale, sulla questione. Che credo fra noi abbia creato qualche dubbio che, secondo me, viene dissipato quando si chiarisce che: "in questo momento è meglio la democrazia e il parlamento borghesi che la dittatura aperta della grande finanza". Questa ultima frase non è una invenzione dell'oggi, è quanto ci insegnano i nostri Maestri.
Sulla proposta di fronte unito aspettiamo altre risposte agli appelli lanciati per una giusta e chiara unità sull'obbiettivo che ci permetterà, ancora una volta, di capire chi parla e agisce correttamente e coerentemente e chi no. E che al di là di chi risponderà positivamente o negativamente non avrà a inficiare o al dover rinunciare al nostro lavoro marxista-leninista.
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

17 marzo 2021