Grande e combattiva manifestazione di solidarietà con i compagni di lotta colpiti dalla feroce repressione poliziesca a Piacenza
Lavoratori e sindacalisti in piazza sfidano a testa alta la repressione del governo Draghi
Contro il governo Draghi e la tracotanza padronale “Carlo e Arafat liberi subito”. Cantata in piazza Bandiera Rossa
Scuderi: "Chi attacca i sindacalisti e i lavoratori in lotta attacca tutto il PMLI"

In risposta al violento attacco scatenato dal governo del banchiere massone Draghi e dalla ministra col manganello Luciana Lamorgese contro gli indomiti lavoratori in lotta e i dirigenti dei sindacati di base, con alla testa il Si Cobas, il 13 marzo oltre tremila lavoratori, in gran parte addetti della logistica e spedizioni, facchini delle cooperative, giovani, studenti e nutrite delegazioni di operai italiani e migranti provenienti da quasi tutte le zone industrializzate del Centro-Nord e del Sud Italia a bordo di 12 pullman, sono scesi in piazza a Piacenza tutti uniti e compatti nell'esprimere solidarietà e sostegno ai compagni di lotta arrestati, denunciati, perquisiti e picchiati a sangue dai reparti antisommossa della celere nei giorni scorsi.
Una grande e combattiva manifestazione indetta da Si Cobas e dal Collettivo Politico ControTendenza Piacenza per ribadire che la classe operaia non abbassa la testa e non si lascia intimorire dalla feroce repressione poliziesca e dalla persecuzione giudiziaria scatenata dal governo del capitalismo, della grande finanza, della Unione Europea imperialista e dalla vergognosa ammucchiata dei partiti borghesi che lo sostengono col chiaro intento di criminalizzare chi osa opporsi al sistema capitalista e alle istituzioni borghesi e si batte per difendere i propri diritti e le tutele sindacali e salariali.
Fin dalle prime ore del pomeriggio i manifestanti “armati” di striscioni, cartelli e tantissime bandiere rosse con la falce e martello e del Si Cobas si sono radunati nei pressi del parcheggio Cheope, tra il Viale del Pubblico Passeggio e Via IV Novembre, e al grido di “Carlo e Arafat non sono criminali, sono solidali” hanno cominciato a gridare slogan per chiedere l'immediata scarcerazione dei due compagni sindacalisti del Si Cobas, Carlo Pallavicini, vice segretario provinciale del Si Cobas, fondatore del Collettivo Politico ControTendenza Piacenza e ex consigliere comunale di Piacenza eletto nel 2007 e nel 2012, per Rifondazione Comunista e poi per la lista "Sinistra per Piacenza" ai tempi dei sindaci Roberto Reggi e Paolo Dosi, e Mohamed Arafat, segretario provinciale del Si Cobas, entrambi arrestati il 10 marzo con l'accusa di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni personali aggravate, violenza privata e occupazione di suolo pubblico, per aver guidato lo sciopero di tredici giorni contro la tracotanza padronale al centro logistico Tnt FedEx nel capoluogo emiliano nel febbraio scorso.
Bersagliati dagli slogan anche i reparti della celere e soprattutto il questore Filippo Guglielmino che “deve essere immediatamente allontanato” per aver scatenato una vera e propria caccia ai lavoratori in sciopero culminata col blitz del 10 marzo che ha portato oltre ai due arresti anche a 5 divieti di dimora nel comune di Piacenza, almeno 6 avvisi di revoca dei permessi di soggiorno, 21 indagati con possibili misure di sorveglianza speciale, sequestro dei PC e ben 13.200 euro complessivi di multa per presunta violazione delle misure di contenimento anticovid.
Segno evidente che per il governo Draghi gli assembramenti sul posto di lavoro vanno bene perché generano profitto per i padroni, ma non vanno bene e addirittura costituiscono un crimine da reprimere manu militari quando sono una manifestazione della lotta di classe fuori dai cancelli delle fabbriche e dei magazzini.
Di fronte all'incalzare della protesta e alla crescente partecipazione di massa andata oltre ogni rosea previsione, le “forze dell'ordine” hanno blindato completamente l'area del parcheggio e le vie circostanti con decine di autoblindo e centinaia di agenti in assetto antisommossa della polizia, carabinieri e guardia di finanza pronti a intervenire. Una provocazione in piena regola che si è palesata pochi minuti dopo l'inizio della manifestazione quando i manifestanti sono stati accerchiati e spinti nella “tonnara” all'imbocco di Viale del Pubblico Giardino, contro la Barriera lato Piazza Genova, e quindi costretti ad assembrarsi e a infrangere il distanziamento e le regole anticovid.
Una trappola studiata a tavolino per creare il pretesto e attaccare il corteo. Trappola che è miseramente fallita grazie al senso di responsabilità del servizio d'ordine della manifestazione che con grande freddezza ha fatto indietreggiare il corteo fino al luogo del concentramento e ha allestito il palco degli interventi lungo le ringhiere sovrastanti il parcheggio del Cheope.
“Questa è una provocazione – hanno denunciato diversi manifestanti - vogliono spingerci a reagire con la forza. Non cerchiamo lo scontro, anche perché sappiamo che è proprio quello che vorreste”. Sappiate però che gli arresti e le manganellate non ci fanno paura “Risponderemo colpo su colpo ma saremo noi a decidere il luogo e la data dello scontro”. Oggi siamo qui per ribadire che “noi non siamo criminali, i criminali sono i padroni e il governo Draghi” e che “La repressione non ci ferma. Carlo e Arafat liberi subito”!
Oltre al SI Cobas con delegazioni giunte da tutta Italia, erano presenti il Fronte della Gioventù Comunista, il PCL, il Partito dei Carc, i Proletari Comunisti, il Movimento 7 novembre dei disoccupati, Potere al Popolo e altre realtà politiche e sociali aderenti al Patto d'Azione anticapitalista per il Fronte unico di classe.
Presente anche una delegazione del PMLI, diretta dal compagno Erne Guidi, composta da militanti e simpatizzanti della Toscana e della Campania che, oltre alle bandiere e al cartello contro il governo Draghi, indossavano corpetti con la locandina realizzata ad hoc contro la repressione governativa delle lotte operaie che riportava la "Solidarietà militante ai lavoratori della TNT/FEDEX e ai compagni del SI Cobas". Una locandina molto apprezzata, fotografata e filmata dai media e dai manifestanti.
Prima della manifestazione il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, nel trasmettere con un messaggio "ai membri della delegazione del Partito i profondi e riconoscenti ringraziamenti dei dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il Segretario generale, per la generosa, solidale ed esemplare partecipazione all'importante manifestazione nazionale a Piacenza" ha affermato: "Chi attacca i sindacalisti e i lavoratori in lotta attacca tutto il PMLI".
La presenza del PMLI in prima fila, al fianco dei lavoratori, è stata molto apprezzata dai manifestanti e documentata con decine di foto e riprese video pubblicate in rete fra le quali il video pubblicato in prima pagina nell'edizione on line de Il Fatto Quotidiano dove si vedono in primo piano il cartello e le bandiere del PMLI.
Nel corso degli interventi diversi sindacalisti e manifestanti hanno attaccato il capitalismo e il governo Draghi, chiesto una manifestazione nazionale unitaria antidraghiana a Roma e inneggiato al socialismo.
Alla fine dell'intervento di un disabile in carrozzina che inneggiava alla lotta di classe e al socialismo, è partito spontaneo dalla piazza il canto di "Bandiera Rossa".
Altri interventi invece hanno giustamente sottolineato come da Milano a Prato, da Modena a Piacenza, da Torino a Napoli è in corso un attacco senza precedenti da parte del governo e dei padroni contro le lotte dei lavoratori e del Si Cobas a suon di manganellate, arresti, denunce, perquisizioni, processi, procedimenti penali, multe, serrate e licenziamenti, che fanno parte di una precisa strategia repressiva e intimidatoria a livello nazionale tesa a reprimere ogni forma di dissenso e far pagare la crisi del sistema capitalista aggravata dalla pandemia ai lavoratori con la complicità dei vertici sindacali confederali.
Molto importante l'intervento del Coordinatore nazionale del Si Cobas Aldo Milani che ha ribadito: “La questura di Piacenza non ha ancora capito chi siamo noi: non siamo criminali, ma siamo pronti alla battaglia per i nostri compagni. L’unica vera associazione a delinquere è la borghesia e il suo Stato! Libertà per i compagni arrestati. Ci accusano di essere sindacati scorretti a differenza di Cgil, Cisl e Uil che non hanno fatto niente per Piacenza. Invece noi abbiamo dato il sangue per la città. Qui si pensa di intimidirci, invece noi diventiamo sempre più forti perché teniamo alta la testa”.
Al termine del suo intervento Milani ha confermato lo sciopero generale nazionale dei Rider, della scuola e della logistica del 26 marzo e un 1°Maggio di lotta internazionale del lavoro.
Presente anche una delegazione degli operai della Texprint di Prato guidata dal responsabile locale del Si Cobas Firenze Prato, Luca Toscano, che durante il suo intervento ha denunciato che a Piacenza come a Prato il governo attua la stessa politica repressiva contro le lotte dei lavoratori come testimonia la brutalmente aggressione davanti ai cancelli della Texprint dove i lavoratori dopo quasi 60 giorni di sciopero sono stati sgomberati dal picchetto di protesta a suon di arresti e manganellate il 1° e il 10 marzo scorso dalle “forze dell'ordine” della ministra Lamorgese.
Alla manifestazione ha partecipato anche una delegazione di lavoratori napoletani guidata dal portavoce del Movimento di Lotta - Disoccupati "7 Novembre" Eduardo Sorge che ha detto: “La risposta di queste ore, gli scioperi in tantissimi magazzini, la mobilitazione di oggi hanno dimostrato la forza che queste lotte stanno esprimendo ed il pericolo, per i padroni, di diventare riferimento per i milioni di lavoratori italiani ancora fermi ma che verranno colpiti ulteriormente dalla crisi capitalistica e pandemica. Torneremo fuori ai cancelli e magazzini, torneremo più forti di prima”.
Dal palco ha parlato anche un compagno iscritto alla CGIL a nome della componente di opposizione “Riconquistiano tutto-il sindacato è un altra cosa” che ha espresso solidarietà ai compagni arrestati e appoggio alla lotta.

17 marzo 2021